Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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Cinturino torna dalla guerra
Eccomi in treno che torno a casa. A un tratto la guerra è finita e io guardo l'Ucraina dal finestrino...Lo vedi, il treno è pieno di ragazzi italiani. Torniamo. Ero prigioniero...sono finito in Russia... Appoggio la testa allo schienale...ancora non mi abituo alla libertà. Una ventata dai binari, un treno di gente che canta. Scommetto che la mamma è in carrozzella davanti all'uscio. Vedo il cartello con la scritta: Italia. Sul treno gridano: l'Italia! Grido anch'io. Ecco, guarda: Bolzano. Sul marciapiede c'è una folla che urla, ma che succede? sono donne, gridano ciao, battono le mani, c'è anche una bandiera, ragazze, mamme coi bambini in braccio, bambine coi fiori, donne coi capelli bianchi, la guerra è finita, il suono dell'italiano è dolce. Quella ha gli occhi come la mamma nella foto da fidanzata, una ragazza regala una pentola di patate, c'è il latte, il pane fresco, una frittata. Mi affaccio al finestrino, mi danno qualcosa, bevo vino e neanche lo so, mi piego fuori, una ragazza mi abbraccia, è bella, rido con le lacrime, ciao Bolzano, non ti dimentico per tutta la vita. Non è finita, Piacenza, Reggio, alle stazioni le donne, i fiori, il ragù, una festa lunga come l'Italia, sono un ragazzo italiano che torna a Montalcino. E' il 2 di luglio e adesso arrivo. A Siena c'è il Palio. A Montalcino la corriera si ferma alla tornata della piazza. Davanti alla fiaschetteria incontro lo zio Bruno: fa una faccia. A casa si apre la porta, per prima vedo la mamma.
Poi senti. Dopo una decina di gior ni sono andato a lavorare alla fornace. Siamo liberi, dissi, si comincia un'altra vita.
Alessandro Schwed
2005 - Le voci di Montalcino
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