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Un blog creato da Jiga0 il 21/11/2010

Schwed Racconta

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JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED

 

Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.

 

 

 

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HEIL DISNEY!

Post n°44 pubblicato il 06 Maggio 2012 da Jiga0
 

Esce in Italia "Becchi e pervertiti", saggio di Freud del 1938 sul primo Disney

Abbiamo riso e avremmo dovuto tremare. Come scrive il filosofo Giorgio Agamben, in Walt Disney esisterebbe una premonizione non raccolta della bomba atomica e delle sue conseguenze catastrofiche. Mentre a Springfield la gente ha semplicemente l’itterizia, Paperopoli e Topolinia sono città piene di mutanti: marinai-anatra, poliziotti-mucca e cavalli che si accoppiano con mucche.  Deve essere successo qualcosa. O Walt Disney presentiva la bomba atomica, o quando era in California si faceva i tramezzini coi funghi,  allucinogeni. Scusate tanto: ma vi sembrano normali  delle anatre grandi come persone che si fanno la doccia, vanno a scuola e all’ora di pranzo mangiano i simili arrosto? Non solo sono dei mutanti: sono cannibali. Fanno i bravi paperi, vanno in chiesa e al ritorno a casa si siedono a tavola e mangiano le cosce di un parente.  “Coscia o petto?”. “Non lo so: chi c’è oggi?”. “Zio Harry, affogato nella pepsi”.  
       “E’ solo un equivoco che le fiabe animate dell’americano Disney facciano ridere - scrive Sigmund Freud nel 1938, un anno prima di morire – lui non vuole far ridere nessuno.  Cerca solo di condividere  i suoi incubi col resto del mondo perché a quarantanni ogni mattina si sveglia con le lenzuola intrise di orina”. Si tratta di un breve saggio di Freud, dal titolo “Becchi e pervertiti”, uscito da poco in Italia per Enrico Struzzo editore. Il medico viennese scrive ancora: “C’è quel ratto in canottiera, Mickey: lotta coi malviventi, compra mazzi di fiori per la sua ragazza-topo ma non riesce a nascondere la provenienza fognaria. Si copre di graziosi bottoni gialli, ma puzza fortissimo di cachicchio. Che c’è di bello? Disney è solo un uomo con le mutande ingiallite”. Poi Freud prosegue: “Analizziamo. Nei racconti di questo regista psicopatico che si è lasciato crescere i baffi alla Hitler, ci sono città dove vivono solo cani che fanno gli ortolani e muli che sono bancari.  Cani vestiti che passeggiano con al guinzaglio cani nudi. Adulti-anatra che si vestono solo fino all’inguine. E’ questo che deve farci sognare? Una società senza mutande? La fiaba si è suicidata”. A pensarci bene, adesso che Freud ci ha illuminato, forse capiamo perché Paperino vada in giro senza mutande: non per esibizionismo, o al limite per distrazione, ma perché le mutande sono l’incubo notturno di Disney e Paperino è il suo alter ego incontinente. E così è plausibile che le fantasie di Disney abbiano violato la psiche di molte generazioni.  Dietro lo scintillio dei disegni in movimento, ci sono indicibili segreti: intanto cannibalismo tutte le volte che c’è anatra all’arancia; e poi questa continua esibizione del deretano piumato senza alcun velo. Scrive Freud nel suo saggio: “E c’è un mistero: nella città delle anatre semi-nude e dei topi a malapena in mutande, sono tutti zii e zie, e i figli nascono nipoti. Dove sono finiti i genitori?”.  Freud non lo dice, ma è chiaro che i genitori sono stati mangiati da qualcuno, e viste le presunte simpatie naziste di Walt, cucinati rigorosamente al forno. Del resto, i figli orfani sono presentati come nipoti, non come orfani. Prendiamo i “nipotini” Qui, Quo, Qua, caso analogo a quello dei gemelli Tip e Tap e di quelle caramelline di Emy, Evy, Ely. Tutti questi nipoti vivono con lo zio o la zia, eternamente scapolo o zitella, e sono portatori di un cinismo atavico: nessuno di loro chiede mai dove siano finiti i genitori. Mai, neanche durante i pranzi cannibalici di Natale. “Qui, Quo, Qua…state cominciando a crescere: è il momento  di sapere chi erano babbo e mamma. Che ne dici, Qua?  Tu sei il più grande, sei nato diciotto secondi prima di Qui e Quo”. “Cazzo mi frega. Passami un’ala di zia Paperina e buon Natale”. In questo mondo paranoide di soli zii e nipoti, al massimo c’è una nonna che però non ha avuto figli, e non si capisce perché la chiamino Nonna Papera. Sarebbe stato più giusto chiamarla Uovo sodo, o al limite Uovo Ossidato.  In tale mondo di zii con le piume, si vuol far sparire la morte dei genitori che non sono mai esistiti, mentre è chiaro dove sono finiti. In questo senso, i cartoni di Walt Disney sono negazionisti.  I genitori non sono mai esistiti, si nasce e basta. E all’inizio della vita,  nessun inizio: nessun padre e nessuna madre. Come scrisse Freud in un altro suo saggio (Ndr: “L’Uomo Mosè”), in molti miti i fondatori scompaiono come Mosè che non entra nella Terra Promessa e scompare perché viene ammazzato e il suo corpo nascosto. Proprio come il padre di Paperino. Un’anatra ammazzata come un cane e nascosta da qualche parte. Speriamo sia ancora in frigo.  

Jiga Melik (Il Male, 2 marzo 2012)

 
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