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Un blog creato da Jiga0 il 21/11/2010

Schwed Racconta

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JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED

 

Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.

 

 

 

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LA SHOAH E IL MANICOMIO ELETTORALE (Il Secolo XIX, 27 gennaio 2013)

Post n°78 pubblicato il 30 Gennaio 2013 da Jiga0

La giornata del promemoria

di Alessandro Schwed 

Per qualche ora, è divampata la lotta tra le elezioni e quelle foto in bianco e nero. Le mani tese oltre il filo spinato. Dietro, ciminiere. Nel fumo, sei milioni di ebrei. La distanza da quelle ciminiere è quella dalla Storia trascorsa e anche quella che ci divide da un film di fantascienza. Eppure, la spinta di una minoranza estrema (che però vota) all’odio antisemita occhieggia dietro il sipario elettorale. Non è una fiaba nera con i nazisti che incontrano Alien e gli fanno deporre uova nei sotterranei di una sinagoga.  E' che ci sono gruppi di spostati italiani e sognano di fare del male agli ebrei. Si organizzano per farlo proprio mentre sembra che stia nascendo la nuova cultura della memoria e che nelle scuole si parla della Shoah. La grande morte ebraica che per tutta le seconda metà del Novecento è stata avvolta da un silenzio imbarazzato, il tortuoso disagio di parlarne davanti a quelle persone, gli ebrei – da dove venivano, chi erano, ex morti? Quale il loro luogo?  E da parte ebraica, l’imbarazzo di essere guardati come esangui portatori di un'immane macchia, un pantano di sangue, filo spinato e silenzio. Erano gli anni Cinquanta e gli ebrei stavano in silenzio. Della Shoah parlavano tra sé, e allora non si chiamava Shoah,  ma Olocausto, parola inoculata a forza con l’idea di essere un sacrificio vivente sull’altare bestiale del mondo. La Giornata della Memoria è stata un salto in avanti della coscienza europea come di quella ebraica. Ora, esauritosi il solletico della compassione, la Giornata della Memoria é la cartina di tornasole di cosa l’Europa pensi degli ebrei, del fascismo, della Seconda guerra mondiale. E così, la Giornata della Memoria è la giornata della memoria elettorale. Serve a ricordarsi per chi votare. E' un promemoria ideologico. E' in quelle ore di promemoria generale che l’ex presidente del consiglio dice per la seconda volta in diciannove anni che Mussolini ha fatto anche cose buone. Punta a sedurre un piccolo popolo, una tribù di tatuati che vive molto  più in basso delle sua sua pioggia di ville e Tv, giovani italiani senza alfabeto e in cerca di ebbrezza. Sono loro a militare nel nuovo nazismo. Come un pendolo, un’ora  sognano di uccidere ebrei e quella dopo i neri - per il fatto che gli ebrei sono ebrei e i neri, neri. Le intercettazioni telefoniche della magistratura riportano i dialoghi di due militanti napoletani di Casa Pound, ragazzi che vivono la crisi dei valori, della famiglia, della cultura sessuale, poveri di soldi e orientamenti, rimpinzati delle deliranti parole d’ordine sul masso-sionismo. Ecco lo stralcio di una loro intercettazione. Il tema è dare fuoco al negozio di un orafo. Ebreo. ''Vogliamo appicciare il negozio? (…) è un sionista di merda (…). “Gli ebrei 'di spirituale hanno ben poco”. “Sono il primo a dirtelo…”. Segue il proposito di stuprare una studentessa universitaria. Ebrea. “…Passa e la salutano tutti, gli arabi che la salutano con rispetto, si con rispetto (…) Io a questa qua la devo vattere (Ndr: picchiare). La stupro e le faccio uscire il sangue dal c…”. Finale negazionista: ““Perché io pure sono d'accordo che non sono mai esistite le camere a gas”. Era a questi “ragazzi” che si riferiva Beppe Grillo nella seconda settimana di Gennaio, aprendo elasticamente a Casa Pound, per fini elettorali? “Avete idee condivisibili, alcune più, alcune meno. Ma se un ragazzo di Casa Pound vuole entrare a far parte del Movimento, non vedo problemi oggettivi”. La  posizione fu subito smentita per la rivolta del Movimento Cinque Stelle. Nella sensibilità di un artista del livello di Grillo, il  miglior comedian italiano da decenni, un Lenny Bruce genovese che sceglie per teatro la catastrofe italiana. Uno che ha trasferito l’energia nella rivolta totale, e che preferisce una fine spaventosa a uno spavento senza fine. E che a un tratto dialoga con un movimento di ispirazione nazista. “Non vedo problemi oggettivi”, dice Grillo, forse beffardo, portatore di un’ottica che si candida come nuova. “…Avete idee condivisibili, alcune più, alcune meno” - quali più condivisibili e quali meno, sarebbe meglio dirlo, e non sfiorarlo. Poi Grillo dice e disdice, sostiene che certe cose non le ha mai espresse. Si comporta  da politico consumato. Grida all’imboscata, si incavola, urla che non è fascista. Io gli credo. Infatti non è in questione un suo eventuale  fascismo, ma che stesse facendo l’apprendista stregone col fascismo. A dire “non vedo problemi oggettivi”, “idee più o meno condivisibili”, c’è il pericolo di perdere sensibilità ed essere risucchiati nella società anestetica: odiare e gridare senza accorgersene, coi fatti che scivolano su di noi, impalpabili. Nella crisi delle idee, nella sordità che spegne le critiche altrui, e anche dei suoi, le proprie idee sono sempre giuste. Che hanno di particolare dei ragazzi nazisti? Sono ragazzi normali, vanno a ballare, fanno colazione al bar, solo che lo fanno da nazisti. Che male c'è? La normalità non è così diversa dalla normalità di una volta. Dietro le parole d’ordine e i tatuaggi i ragazzi sono ragazzi, le città sono illuminate dai lampioni come lo sono sempre state, le strade erano e sono strade, allo stadio la gente gridava e grida goal. Ma in mezzo alla normalità, i ragazzi nazisti praticano la sopraffazione perché sono nazisti e per ora ragazzi. Poi cresceranno e un giorno saranno uomini nazisti di mezza età, e infine ottuagenari nazisti,e naturalmente a un certo punto salme naziste. Vogliamo andarci insieme al bar, soprattutto con delle salme? Allora: dicembre 2011: uno di Casa Pound uccide due neri al mercato fiorentino di San Lorenzo. Spara in mezzo alla folla dei neri perché sono neri.  Accade in mezzo alla nostra normalità.  Il punto è definire la normalità, tracciare confini. Anni fa, nel corridoio di un grande albergo di Firenze campeggiavano foto in bianco e nero di Hitler e Mussolini in visita solenne alla città. Nelle foto, la loro macchina scoperta passa in mezzo alla folla oceanica. Vi si vedono volti sorridenti, donne e uomini eleganti. Le due persone sulla macchina che passa tra la folla in festa sono responsabili del più grande crimine della Storia.  Dove sta andando la nostra macchina? Chi c’è sopra?

 

 

 

 

 
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