Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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Se sia meglio il governo di scopo del presidente o quello completamente senza scopo di Monti (Huffington Post, 06-04-13)
di Jiga Melik
Se il professor Monti avesse una maniglia in testa, sarebbe una valigia trasportabile da chiunque. Purtroppo non ha la maniglia e così viene considerato solamente nel suo status di pentola senza coperchio. Di fronte a queste semplici considerazioni, ci si domanda che senso abbia inseguire un governo di scopo, quando abbiamo pronto il governo Monti che è già senza scopo. Monti ha l’assenza di personalità giusta per questa mission. E’ un politico duttile, squisitamente passivo, neanche si nota. Il suo fine non è governare, quella è una cosa scandalosa che non ha mai fatto. Il suo relativo carisma è andare in Tv e parlare sotto tono come se fosse di Oxford per non essere notato quando vara una tassa. Di fronte a un tale potenziale mancato, è emersa l’idea di un governo esattamente speculare al governo di scopo: il governo completamente senza scopo. D’altronde, la maggioranza della popolazione ha del tutto smarrito il significato della politica. Quando a un variegato campione sociale è stato chiesto se fosse favorevole a un governo senza mai scopo, il 71% ha risposto di odiare la vita senza sesso. Ma quello che i politologi considerano il punto di forza di Monti, è la sua enorme ininfluenza sul paese. In Europa, molti sono veramente colpiti dall’estraneità da fachiro del professor Monti sia rispetto agli italiani che alla propria batosta elettorale. Non si accorge di niente: siede sui chiodi arrugginiti del suo dieci per cento e sorride col tetano. Alla fine, la gente se ne dimentica. Del resto è sempre stato così. Quando il professore va al ristorante e ordina un piatto, i camerieri fanno immediatamente sedere i clienti che entrano sopra la sua testa. Appare naturale allora la proposta che giunge dal web-laboratorio della politica di far governare Monti. L’Italia potrebbe andare avanti lo stesso, se al posto di Monti governasse un granchio o al limite Alfano, naturalmente con preferenza per il granchio. Ma cosa farebbe, ci si domanda, il governo senza scopo di Monti? Quello che fa ora: niente. In effetti, l’impressione che Monti faccia parte della realtà, deriva da ricordi nebbiosi. Alla domanda se lui esista veramente, la recente campagna elettorale ha dimostrato di no. Sì, c’è la foto alle Invasioni Barbariche, ma il tipo con gli occhiali e il cane in braccio può essere un pensionato sul punto di suicidarsi. A tutte queste opportunità, va aggiunto che il professore deve andarsene perché ci sono state le elezioni e lui ha perso. Mi direte: anche Bersani. Sì, andateglielo a dire. L’idea migliore che circola al Quirinale è che in futuro il governo Monti potrebbe continuare a governare anche mentre c’è un altro governo. Essere un governo-ruota di scorta, messo nel bagagliaio del governo in carica. In questo modo, lui ed Elsa Fornero potrebbero essere tra noi anche fra duecento anni, come quelle tombe nelle chiese sopra cui si cammina senza pensare che sotto ci sono delle salme. Insomma, tagliando la testa al topo, Mario è il patrimonio invisibile del paese. Un polivalente assistente presidenziale a orologeria che accorre ticchettando al richiamo subsonico di Napoletano – il presidente della repubblica è un telepate, glielo ha insegnato Togliatti, Giorgio lo ha insegnato a D’Alema che non lo vuole insegnare a nessuno. Quando il presidente emette le sue onde mentali, Mario fa tic e tac e lo raggiunge. Ad esempio, il presidente è a tavola con gli ospiti del Quirinale, sbuccia una mela e pensa: “Mario”. Il prof. sente rimbombare tra le meningi il nome che gli è caro, il proprio, e ovunque si trovi inizia a correre verso il Colle, guidato dalla forza mentale del presidente della repubblica. Fin qui le opportunità politiche. Certo, ci sono delle dure polemiche. Le associazioni animaliste contestano a Napolitano l’uso disinvolto della telepatia con Monti e il fatto che non abbia potuto usufruire del trattamento primaverile contro le zecche. E poi ai pranzi telepatici i maltrattamenti ci sono. Dopo le pennette e i tradizionali straccetti della crisi fatti con la carta del Messaggero, quando si arriva all’ammazzacaffè il presidente Giorgio è alterato e invita gli ospiti a giocare a Mario. Le regole sono assai crudeli: dare un ordine telepatico al professore e ovunque lui si trovi farlo andare di corsa al Quirinale in meno tempo possibile. Più è lontano, più fa ridere vederlo arrivare trafelato. D’altra parte, non è colpa di nessuno se il prof. obbedisce a un richiamo mentale anche se viene emesso da un ministro greco. E i pericoli ci sono. Domenica dopo pranzo, un sottosegretario canadese ha iniziato a giocare a Mario. Ha chiuso gli occhi e ha pensato: “Vieni subito a nuoto”. Monti era all’isola del Giglio e stava bevendo un pinot grigio di fronte alla Concordia. Ha dato retta a questo sconosciuto di Ottawa e si è tuffato. Nessuno se n’è accorto, ma ancora non è tornato.
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