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Auto biografia del papero ( parte terza )

Post n°751 pubblicato il 02 Febbraio 2012 da paperino61to

Ricordate quando si andava al giardino a giocare da piccoli,  ovviamente dopo avere fatto i compiti, quegli stramaledetti compiti. Io vivevo con i nonni materni perché i miei erano in quel periodo separati.

Entrambi erano nonni stupendi, solo che mio nonno era un tantino più severo. Quando fissava delle regole erano quelle ed era meglio attenersi senza ma e senza se.

Ai giardini ci si divertiva in tanti modi, va bene anche andare dietro alle ragazzine, ma a quell’età non lo si pensava proprio, il pallone era il nostro desiderio, l’oggetto scuro dei nostri sogni. Certo a volte si giocava insieme al ( finto) sesso debole, chi non ha giocato ai quattro angoli alzi la mano ? A nascondino ? O a guardie e ladri ?

A proposito di nascondino, quella volta eravamo io e un mio amico nascosti talmente bene che pur passandoci davanti chi ci cercava non ci vedeva. Avremmo vinto se..appunto esiste un se. Il mio amico che si vantava di essere una buona forchetta, anche quel giorno tenne fede al suo giuramento. Non ricordo cosa mangiò,ma ricordo perfettamente che a un certo punto emise strani suoni accompagnati da odori non certo piacevoli.

Insomma dopo dieci minuti abbondati di suoni e odori non proprio da parfum pour home , il caro amico si lanciò in un urlo assordante : “ Cagato “ seguito dal più completo : “ C…mi sono cagato addosso “.  Con una frase del genere si concluse la nostra partita a nascondino tra le risate di tutti tranne della sua mamma quando avrebbe visto il contenuto nei  pantaloni del figlio.

Riprendiamo ora il filo del discorso, parlavo del pallone. Si organizzavano dei tornei, senza nulla in premio se non un po’ di sana presa in giro. Si sceglievano i giocatori, cercando di fare le squadre equilibrate , non tutti gli scarsi da una parte sola.

Prevalentemente il campo era situato nel giardino dove c’erano delle panchine, delle altalene e i vari giochi. Il tutto per la gioia di chi al pomeriggio si trovava lì. Immaginate un’ orda di ragazzini fiondarsi su una panchina piena di donne o vecchi solo per prendere il pallone che era finito  li sotto. Le frasi che ci rivolgevano non erano proprio carine, ma non ci toccavano più di tanto anche perché a volte ci requisivanoil pallone e non potevamo più giocare .

Eravamo giunti alla finale, ricordo che era mattina. Pronti via…si incomincia. Tutti a correre, tirare, entrare anche duro sulle gambe altrui. Si va avanti senza guardare l’ora, e il tempo passa quando si fanno le cose che piacciono. Ad un certo punto domando l’ora : La mezza.

Bene, anzi male, malissimo. I miei nonni mangiavano a mezzogiorno ed era una delle regole di cui parlavo prima. Sorse in me il dilemma , mollare gli amici ,i compagni oppure proseguire ? Eravamo vicini alla vittoria finale, di solito si fissava un tetto di punti per arrivare a vedere chi vinceva ( 12 , 15, 20) oppure anche con il classico due goal di scarto. In pochi secondi decisi di continuare, avevo tra i piedi la palla buona per vincere, al diavolo la pasta , carne impanata e patatine fritte, li c’era il coronamento di una stagione.

Finita la partita corsi come un fulmine a casa, tre piani di corsa anzi volando e veloce a lavarsi le mani. Sedetti a tavola. Mio nonno non disse una parola, mia nonna idem. Vidi che i loro piatti erano già nel lavandino, mentre quello mio non c’era proprio. Chiesi spiegazioni e il nonno mi disse : “ Guarda l’ora, le regole son regole e si devono rispettare”. Lo disse con un tono che non ammetteva repliche.

Saltai il pranzo con un bel pianto, e fino all’ora di merenda non vidi nulla da mangiare. Da quel giorno  capìi che le partite vanno bene, la voglia di non mollare gli amici anche, ma che a stomaco vuoto non faceva per me, e se ci sono delle regole anche se non si capiscono o condividono bisogna rispettarle.

Per la cronaca quella partita la vincemmo , su un mio assist alla  “ Causio “al centravanti che la mise dentro con un tocco leggiadro a porta sguarnita.

 
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