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Le Rovine di Aghabir ( quarta parte )

Post n°997 pubblicato il 18 Settembre 2012 da paperino61to

Quando spunta l’alba di un nuovo giorno bisogna sempre  ringraziare il buon Dio,ma da allora  per me non è affatto così, maledico ogni nuovo giorno che mi vede in vita.

Son otto lunghi anni che appartengo alla Legione , per loro sono solo un numero , un animale da macello, non conta il motivo per cui ho fatto domanda perchè dal momento che firmi tu appartieni a loro, compreso  la tua anima .

L’alba però stavolta porta i volti dei Tuareg di Ben Aziz, la sentinella che sparò un colpo in aria urlando  : - “ Alarme , les Tuareg, alarme “.

In un attimo tutti  ci trincerammo chi dietro le rovine, chi nelle buche, i fucili erano pronti a fare fuoco, i nervi erano  tesi allo spasimo, cercavamo di vedere oltre quel maledetto sole che già  abbagliava gli occhi.

-         “ Regarder capitaine “ esclamò il sergente, e dicendo ciò indico con il dito l’altura.

-         “  Mon Dieu “, tutto ciò che seppe dire il capitano. Finalmente si rese conto che eravamo l’esca. Le dune erano un brulicare di cavalli con sopra i Tuareg e l’intera duna era di colore bleu non sabbia.

-         “ Quella è solo l’avanscoperta mes amis “ dissi ridendo amaro.

-         “ Perché non attaccano ? “ urlò l’inglese, i nervi gli stavano cedendo.

-         “ Semplice,mon ami , aspettano che il sole si alzi ancora un po’ così noi siamo abbagliati completamente , compris ? “ rispose  Henry .

Iniziarono il loro canto di guerra,  una litania che ti penetra dentro il cervello, crescendo fino a renderlo  insopportabile e allora i tuoi nervi saltano  e inizi a sparare o scappare senza sapere che sei morto ugualmente.

Dopo parecchi minuti la litania cessò, era l’ora dell’attacco, in sella al cavallo un Tuareg alzò la sciabola e urlò. La marea stava avanzando verso di noi, ora la partita era iniziata,noi contro di loro, noi a resistere a tutti i costi più che possiamo fino all’arrivo di Duprè.

I colpi sparati all’unisono falcidiarono le loro prime fila, il crepitio della mitraglia apriva larghe fila nel nemico ma nonostante tutto continuavano ad avanzare, poi un lungo fischio arrivato dalle dune lo fece smettere e tornare da dove erano venuti.

 

- “ Regarder , se ne vanno “ urlò il capitano.

 “ Se ne vanno ma torneranno “ dissi io ,  “ non molleranno facilmente l’osso, hanno voluto assaggiare la nostra forza e contare quanti eravamo, ma vedrete che tra poco spunteranno di nuovo “.

Infatti fu così , a breve distanza eccoli che ritornano giù come diavoli sputati fuori dall’inferno, si ricomincia a giocare,il primo premio la vita. Scavalcarono le buche che avevamo scavato con facilità , altri passarono sopra agli stessi cadaveri caduti nelle buche dell’attacco precedente.

Il corpo a corpo prese il posto dei fucili, ormai era una lotta disperata all’arma bianca, la mitragliatrice non smetteva la sua voce di morte, ma i tuareg nonostante le alte perdite continuavano a venire avanti. Caricavo e sparavo, sparavo e caricavo il fucile, non sentivo più le mani dal dolore.

Nonostante la disparità riuscimmo a farli fuggire e verso il primo pomeriggio un po’ di calma ci consentì di curare i feriti e dare una sepoltura ai morti.

- “ Sergente, fate la conta “.

- “ Agli ordini capitaine“.

La conta fu fatta in fretta, di 37 che eravamo siamo rimasti in 15 più 3 feriti gravi. In un paio di attacchi ci avevano decimati, chissà se Duprè l’avesse messo in conto oppure se ne era infischiato bellamente, ma soprattutto sto figlio di una buona donna era nelle vicinanze che si godeva lo spettacolo oppure no ? Dentro di me dissi di si , era a godersi lo spettacolo.

La sete nel pomeriggio si fece sentire e per fortuna il pozzo era sempre pieno di acqua ,un ferito spirò verso sera. Nella notte vi furono altri attacchi ma riuscimmo sempre a rimandarli indietro.

La sera calò di nuovo,lasciando sulla sabbia altri sette di noi , la conta era sempre più facile.

-         “ Italien “ mi chiamò Henry

-         “ Dimmi francese “

-         “ Ti stringo la mano e chiedo scusa “.

Lo guardai sorpreso : “ Perché ? Per che cosa ? “.

“ Ho sempre pensato che gli italiani fossero codardi e vigliacchi invece parbleu mi sbagliavo di grosso. Son fiero di averti conosciuto mon ami “.

Avrei voluto dirgli che non tutti gli italiani sono come Biagino e Villeto, il podestà o il preive di Canale , ma decisi di stare zitto .

 

 

 

 

 

 
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