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Autobiografia del papero ( 34 parte)

Post n°1014 pubblicato il 04 Ottobre 2012 da paperino61to

Dopo la ( in) gloriosa carriera scolastica, ho intrapreso quella lavorativa. Non volendo più fare spendere soldi ai miei genitori, decisi di smettere gli studi ( ammetto ancora adesso la mia colpa,  mea massima colpa ).

Eravamo tutti  e tre seduti a cena, quando dissi chiaramente la mia intenzione adducendo al fatto che un mio amico aveva trovato lavoro un anno prima, e nella sua ditta cercavano altre persone ; se la cosa poteva interessarmi dovevo andare a parlare con il titolare.

A mio padre andò di traverso il boccone, mia madre sospirò.

Era una ditta di litografia/ legatoria e copisteria, ed erano quattro soci .In questa ditta cercavano un apprendista  litografo in copisteria, e se era il caso   qualche volta è capitato dare una mano in legatoria.

Questa ditta si trovava in via Lamarmora, parallela a C.so Re Umberto ( sempre per chi è di Torino). Prendevo la linea 72 che passava sotto casa e poi il 12..ovviamente non sempre  arrivavo puntuale, specialmente al pomeriggio.

Dovevamo iniziare il lavoro alle 14, ma uscivano non prima delle 13,40/45 , e tra aspettare tram e bus, arrivare a casa,pranzare, ripartire, eravamo sempre in ritardo , non di molto ma quel tanto che le battute dei “ padroni” davano fastidio, per cui ogni tanto pranzavo in ditta, mentre il mio amico proseguiva la sua forsennata corsa a casa.

La copisteria aveva un retro , dove vi erano situate le macchine da stampa,. Era  una piccola stanza dove , anche grazie, a me era tutto in ordine e pulito, visto che ci trascorsi l ben tre anni , quindi  ero diventato il responsabile. Avevamo anche una radio, io sintonizzavo Radio Flash ( allora radio vicina al Partito Comunista ma  soprattutto perché trasmetteva del buon rock), ammesso che il titolare non lavorasse con me, altrimenti erano le solite radio con musica scadente.

Ricordo che quando ero da solo ( senza il titolare tra le   scatole ), se la canzone mi piaceva, spegnevo la macchina e alzavo il volume anche per la gioia dei vicini, afferravo la ramazza  come fosse una chitarra  sognando di suonare una bella e favolosa Fender ( Franco tu puoi capirmi vero ? )  .

Questo accadeva più sovente di quanto voi pensiate, specialmente quando davano in differita il concerto dei Rolling Stone’s a Torino del 1982.

 Pur non essendo pagato come vorrebbe la categoria dei poligrafici ( e alla fine della fiera le è costato parecchio al signor padrone fare il furbo), mi trovavo bene.

Purtroppo si sa che quando si deve passare di categoria è meglio mandarlo a casa  l’operaio, anche se è valido, altrimenti ti costa di più, prassi ahimè ancora in vigore al giorno d’oggi.

Quando non c’era la segretaria, toccava me servire i clienti per le fotocopie, ricordo che una volta anziché far andare un altro ragazzo che era li a sviluppare le  lastre, mollai la macchina da stampa per anticiparlo, era entrata una “ sventola “ di ragazza, veramente bella, peccato che non voleva fotocopie, ma un “ pirla “ che si iscrivesse all’  Euroclub, quello dove ogni mese ti tocca comprarti un libro anche se non lo vuoi. Perso nel suo sorriso e occhi firmai tutto quello che c’era da firmare, tranne un appuntamento con lei, purtroppo se ne uscì dal locale con un semplice ciao e non la rividi mai più.

In questa ditta era tutto a conduzione famigliare si può dire, due dei titolari erano cugini, gli altri amici ;  uno di questi era toscano , probabilmente questo è il motivo per cui ogni tanto scrivo parole in toscano oppure qualche volta ho un accento vagamente toscano.

Una frase che ancora adesso mi rimane in testa è la seguente : “ L’intelligenza non è obbligatoria “. Concordo con chi me l’aveva detto anche se di politica eravamo completamente all’opposto , però una cosa ci accomunava , eravamo entrambi “ gobbetti “.

Parlavo prima della segretaria, non so bene il motivo, sono passati ben 32 anni circa,  eppure non mi ha mai spiegato il perché si comportasse all’inizio così con me.

Prima ho accennato al fatto che capitava pranzare in ditta, i “ titolari “ lo facevano sempre , per non mangiare panini , mandavano la suddetta ragazza in una rosticceria che era sita all’angolo della via.

Ebbene , a chi non “ comprava “ il pranzo ? Volete un ‘indizio o ci siete arrivati da soli ? Dovevo partire io un attimo prima che chiudesse il negozio.

L’unica cosa che diceva era : “ Mi son dimenticata,scusami, non mi hanno detto che mangiavi qui “. Che dite , era credibile ?.

Il bello della vita , anzi il mistero della vita, è che questa persona è diventa poi mia moglie, e non si può certo dire che mi ha preso per la gola.

 

 
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