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Autobiografia del papero ( 42 parte)

Post n°1157 pubblicato il 03 Gennaio 2013 da paperino61to

 

Normalmente  una persona  quando si sposa decide ( ammesso che abbia la possibilità finanziaria ) di fare il viaggio di nozze all’Estero oppure nelle città  regina dell’ Arte del nostro paese: Firenze, Roma,  Venezia ecc.. 

 

                      

Il papero e paperina invece decisero per Ventimiglia ( Liguria), anzi per la verità decisi io, e chiedo pubblicamente scusa alla consorte per quella scelta.

Senza nulla togliere alla città ligure per il nostro viaggio di nozze, non è esattamente una meta né di arte né tantomeno ambita, tenendo conto che il viaggio si svolse intorno al 20 maggio, quindi fuori stagione per i canoni delle città di mare.

Purtroppo a quei tempi ero piuttosto terrorizzato ad andare all’Estero, a parte la mia paura totale di volare ( ancora adesso a malapena mi avvicino all’aeroporto ) anche il non sapere la lingua perfettamente  qualche parola  di francese, pur avendolo studiato, di inglese solo i titoli dei dischi, troppo poco per andare a Londra.

Quindi finimmo a Ventimiglia, con il trenino che faceva capolinea. Si perché anche andare in auto fin là era troppo per me, ammetto ero un tantino negativo , tipo : e se la macchina si blocca ? Se bocciamo ? ecc..

                  

Ma sulla macchina venne in soccorso mia moglie , che ebbe la bella idea di perdere il libretto di circolazione il giorno prima della partenza.

                

Non dico i bip bip censurabili che mi uscirono quel momento, non tanto perché fosse successo, capita , anche se non dovrebbe, ma per il fatto che il libretto era intestato a mio padre.

Decidemmo di partire lo stesso , avendo  prenotato la pensione. Al mattino presto con la nostra valigia partivamo per la nostra luna di miele.  La pensione era carina, non distante dal mare, tranquilla, la nostra stanza dava su un cortile interno.

Questo cortile aveva una peculiarità, era pieno di gatti , non avevo visto mai tanti gatti così in vita mia.

                 

Subito non facemmo caso, ma ( giuro che è vero) quando sul menù compariva la parola “ coniglio” drizzammo i radar; era cucinato  in tutti i modi possibili.

Quello che rafforzò i nostri dubbi era   che i gatti nel cortile cominciarono a diminuire . La cosa ci sembrò strana, ma solo dopo il terzo giorno notammo che stava succedendo veramente. La pensione fungeva anche da ristorante, come vedete il quadro è completo.

In ogni caso passammo una settimana splendida, anche grazie al tempo che era bello e mite. Come  viaggio   “ classico “ all’Estero andammo a Montecarlo , e anche li grazie al papero, dovemmo ritornare a Torino, perché la patente di guida non era valida per l’Estero,  solo la Carta d’identità andava bene.

Io da furbone l’avevo lasciata a casa, pensando che i francesi facessero storie, peccato che mi sbagliai .  Nel giro di un giorno siamo tornati a Torino e ripartiti , ma  eravamo giovani e la sfacchinata non l’abbiamo sentita per nulla.

Dopo Ventimiglia , dove potevamo andare se non in montagna ?  Quindi andammo ad Aosta.  Qui alloggiammo a metà pensione, nel senso che a pranzo mangiavamo fuori , e alla sera ovviamente no, anche per via della temperatura non proprio ideale per sostare su una panchina.

 

                    

A proposito di panchina eravamo seduti al parco a goderci il sole, quando uno stormo di colombi passò sopra le nostre teste, e potete immaginare cosa fecero .  

 

                       

Quindi non crediate che la cacca , pestata o no , porti fortuna , sono colossali balle, altrimenti sia io che la paperina saremmo stati i  più fortunati del mondo.

Finita la nostra avventura del viaggio di nozze, tornammo a casa, felici e contenti, il futuro ci aspettava, e per la verità anche mio padre. C’era sempre la questione del libretto dell’auto perso dalla paperina .

Andammo da mia suocera, avevamo parcheggiato l’auto sotto casa sua e salimmo.  Appena entrati in casa mi disse che dovevo portarla in alto come una Santa . Domandai perché, io sapevo che le suocere di solito si mettono al forno.

 Dietro la schiena aveva il fatidico   libretto di circolazione, l’abbracciai forte e non smisi mai di dirle grazie. Un signore che abitava nella casa e che ci conosceva ,aveva visto  il libretto per terra vicino all’auto ( ne io né la consorte l’avevamo notato), e lo portò a lei,  ma noi purtroppo eravamo già partiti.

                             

Qualcuno dirà che è grazie ai colombi che l’abbiamo ritrovato, altri grazie al miracolo della Santa suocera, come sia andata non lo so, sta di fatto che per anni il libretto di circolazione lo presi io e non la moglie.

 

 
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