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Il delitto va in scena al lunedì ( Sesto capitolo )

Post n°2039 pubblicato il 25 Gennaio 2016 da paperino61to

 

 

“ Suo marito ha avuto sentore di questa sua relazione?”.

“ Ho avuto il dubbio che lo sapesse, ma in tal caso io non sarei ancora viva. No,Paolo è stato ucciso per altro…ma lei pensa che c’entri mio marito?”.

Le esposi tutto quello che sapevamo, compreso la famosa busta portata dal ragazzino a casa di Oliveri.

“ Non è possibile…mio marito…”.

“ Senta signora, lei andava a Villar Perosa con una macchina guidata dall’autista, non è possibile che abbia parlato con suo marito?”.

“ Impossibile, l’autista è mio fratello…mentre…ma aspetti un attimo…qui abbiamo due autisti, mio marito ne ha uno da diversi anni, un fedele servitore sotto ogni punto di vista”.

Riflettei su questa sua frase.

“ Mi faccia capire, lei agli incontri con Oliveri veniva accompagnata da  suo fratello,  mentre suo marito usciva con l’altro autista”.

“ Si, esatto, mio fratello accompagna sempre me, mai mio marito”.

“ Come mai?”.

“ Diciamo che non lo vede di buon occhio, se non fosse per me sarebbe già a spasso da parecchio tempo”.

“ Capisco. Senta signora, sa dove si recava suo marito quando lei era con il signor Oliveri?”.

“ Non sempre mi diceva dove andava, menzionava Novara, Albenga, a volte si assentava anche un paio di giorni, ma principalmente il giorno prescelto era il lunedì.”

“ Il Marchese, ci ha riferito che è stato tre giorni ad Albenga prima del delitto, lei conferma?”.

Rimase stupita da questa mia domanda:” Assolutamente no, è stato via ma non per tre giorni, è andato in Svizzera , a Lugano…ma sul motivo per cui andasse è stato piuttosto reticente ”.

“ Uso un termine magari non adatto, ma so che suo marito è il cassiere del partito fascista qui a Torino lo conferma?”.

“ Si, il termine non è  propriamente quello, ma indica ciò che dice. È mio marito che raccoglie i fondi dati dalle persone benestanti alle feste organizzate…in merito…c’è una frase di Paolo che mi viene in mente solo ora…”.

 

“ Dica pure tutto quello che le viene in mente può essere utile”.

“ Paolo mi disse di avere il sospetto che non tutti questi fondi venissero dati al partito, ma che Ezio ( mio marito) se ne intascava una parte “.

“ Rubava in sintesi! Aveva le prove il signor Oliveri in merito a questa affermazione, e lei era a conoscenza se suo marito andava sovente a Lugano?”.

“  Che io sappia non andava sovente…ogni tre o quattro mesi, ma mio marito non sempre mi diceva dove andava quando spariva per un giorno intero. Paolo se ha scoperto qualcosa …non ha fatto in tempo a dirmelo…lo hanno ucciso”.

Si coprì il volto con le mani mentre singhiozzava.

“ Bene signora, la ringrazio e abbia fiducia in me, prenderemo l’assassino. Una sola cosa, la sua domestica è fidata?.

“ Si commissario, Adele è fidata…avessi dei figli le affiderei a lei…nessuno saprà della nostra chiacchierata…so che farà il suo dovere…dovesse venirmi in mente altro la avviserò…so di potermi fidare”.

Uscimmo dalla villa con la certezza che il caro Marchese De Savio non era lindo e pulito come voleva far credere. Tirdi mi domandò se non era il caso di parlarne con De Bono, risposi di no, meglio non far trapelare nulla.

Tornammo in ufficio e trovammo Perino che ci stava aspettando.

“ Commissario, ho chiesto di lei, ma nessuno sapeva dov’era. Hanno ammazzato un tizio, giù dalle parti di via Livorno”.

“ Chiamato Stresi?”.

“ Si, sul posto ho mandato anche  un paio di agenti”.

“ Andiamo allora…Tirdi tu vai a mangiare”.

Come in tutti i delitti si formano sempre dei campanelli di gente intorno dove succedono dei delitti. Il cadavere era su una macchina seduto al posto di guida.

“ Buongiorno Berardi, come sempre riesce a farmi rinviare il pranzo. Lo fa apposta, lo ammetta una buona volta!”.

“ Caro dottore, lo faccio per lei, sua moglie si lamenta sempre che è in sovrappeso”.

“ Vabbè, se da anche retta alle donne  siamo a posto”.

“ Mi dica dottore, che abbiamo qui?”.

“ Un tizio ammazzato con un colpo alla nuca sparato da distanza ravvicinata”.

 

“ Quindi potrebbe aver sparato una persona seduta di fianco?” domandai al dottore.

“ Si, non ci sono dubbi. C’era un’altra persona con la vittima”.

“ Perino, hai trovato dei documenti sul morto?”.

“ Si commissario, si chiamava Pietro Sarasso e abitava in via Mazzini numero quindici “.

“ E che è venuto a fare da queste parti e soprattutto con chi  è venuto?”.

“ Altra cosa commissario, la macchina è intestata a un certo Ezio De Savio…”.

Rimasi di sasso a questa scoperta.

“ Quindi può essere l’autista del marchese…quello che Robertino asserisce di aver visto nel cortile della Questura”.

“ Credo sia proprio così” rispose Perino.

Tornammo alla macchina e  diedi ordine agli agenti presenti sul luogo di portare la vittima all’obitorio appena il dottore avesse finito il suo lavoro.

“ Perino, appena arrivati in Questura convoca il De Savio urgentemente. Chiederemo a lui di effettuare il riconoscimento”.

Dopo un paio di ore il marchese era innanzi alla sala mortuaria.

“ Berardi, non so cosa sia questa sciocchezza, chiamarmi per vedere un cadavere. Ho altri problemi per la testa. Sa che il mio autista è scappato con la mia macchina? Ha rubato tutto quello che avevo in cassaforte!”.

Lo guardai senza dire nulla. Perino gli domandò se aveva fatto denuncia, la risposta fu un si secco: “ Alla caserma di Chieri”.

Entrammo nella stanza, Stresi era ancora lì. Scoprii il lenzuolo che ricopriva il morto.

“ Si, è lui…quella carogna del mio autista” esclamò il marchese.

“ Bene marchese, grazie della collaborazione. Ora però devo porgerle alcune”.

De Savio accennò con la testa che era disponibile nel rispondere.

“ Quando ha visto il suo autista l’ultima volta?”.

“ La sera prima che sparisse con i soldi…mi avvisò che il giorno dopo aveva bisogno di una giornata libera”.

“ Sapeva per cosa gli serviva?”.

“ No, e manco sapevo che prendeva la mia auto…”.

“ Quindi non ha idea del perché fosse andato in via Livorno e tantomeno con chi?”.

“ Assolutamente non so nulla…avete trovato i soldi rubati?”.

“  Nell’interno della macchina non si è trovato nulla e manco addosso al suo autista”.

 

De Savio firmò il documento dove riconosceva la persona morta ed uscì dalla camera mortuaria.

Dopo qualche minuto uscii anche io lasciando il dottore alle prese con il suo lavoro.

“ Perino, io torno a piedi, ho voglia di fare una camminata. Tu vai al commissariato di Chieri e fatti dare la fotocopia della denuncia fatta dal marchese”.

Il caldo sole del pomeriggio scaldava le strade di Torino. I passanti camminavano lentamente cercando di godersi i raggi del sole. Molte persone erano sedute sulle panchine del parco, in lontananza un gruppo di bambini giocava a palla.

Passai da Mamma Gina  per salutarla e sincerarmi del suo stato di salute.

Tornato in Questura, trovai Tirdi in ufficio che  stava sbrigando delle pratiche.

“ Buongiorno commissario allora come è andata? Chi è la vittima?”.

“ E’ l’autista del De Savio”.

Tirdi  rimase interdetto e smise di fare ciò che stava facendo.

 “ Già, l’uomo che consegnò la busta a Robertino…strano che sia stato ucciso!”.

“ Direi molto strano, il marchese che ha detto in merito?”.

“ Che Sarasso  gli ha rubato i soldi dalla cassaforte ed è scappato con la sua auto. Lui ha fatto denuncia  e spera che si trovi la refurtiva”.

“ Se posso dire una cosa commissario, per me la faccenda puzza e non poco”.

“ Son d’accordo con te. La moglie di De Savio ha asserito che la vittima era un fedele servitore del marito quindi perché comportarsi in questa maniera? Sapendo poi che il marchese è una persona vendicativa…”.

La porta dell’ufficio si aprì, era Perino che tornava da Chieri con in mano un foglio e un sorriso stampato sul volto.

“ Commissario, ho la fotocopia della denuncia del marchese…e guardi il giorno e l’ora in cui l’ha sporta”.

Presi il foglio leggendolo molto attentamente, quando ebbi finito avevo anche io il sorriso stampato in volto.

Tirdi ci guardava come fossimo due matti, ma appena lesse il foglio anche lui capì il perché stavamo sorridendo.

( Continua)

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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