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La villa del mistero( capitolo quarto)

Post n°2393 pubblicato il 26 Settembre 2018 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi e Perino vengono sorpresi dalla tempesta di neve. Trovano ospitalità in una villa non distante da Mondovì. In questa dimora si sono verificati due atti tragici: la morte della figlia del proprietario e la scomparsa di una domestica. Un biglietto anonimo mette in atto l'indagine da parte del commissario.Nella perquisizione della stanza della domestica, Berardi trova due lettere: uno è dell'ospedale di Alba, la ragazza era in stato interessante e l'altro reca l'orario di un presunto appuntamento. Inoltre non comprende il perchè non sia stata effettuata l'autopsia sulla figlia che si è suicidata. Anche qui il commissario ha seri dubbi, visto che una sola pasticca di barbiturici non porta di sicuro al decesso. 

 

 

Siamo sempre allo stesso punto di partenza, una ragazza morta e una scomparsa, peccato che la prima non può morire per una pastiglia sola di barbiturici e sulla seconda l’ipotesi è una sola: ha avuto paura di qualcuno.

Il paesaggio è immerso nel bianco, il cielo grigio presagisce altra neve.

Se non smette di nevicare sverniamo qui.

Rientrando nella stanza noto Umberto in un corridoio adiacente che si guarda attorno con circospezione, ha in mano un sacchetto di carta, aspetto giri l’angolo e decido di seguirlo.

Nel corridoio vi è solo una porta,  un paio di candelabri appesi ai muri fanno si che la luce sia tenue, entro anche io nella stanza e la trovo vuota.  Il domestico è scomparso! Controllo dietro a una libreria per un eventuale passaggio segreto ma non vedo nulla. Il camino è spento e il divano è intatto, nessuno si è seduto.

Racconto la cosa a Perino e dalla sua espressione capisco la sua incredulità.

“ Ho controllato e ricontrollato, non c’è nulla in quella stanza. Ma una persona non scompare in quella maniera, sicuramente ci deve essere un passaggio”.

“Provi a chiederlo al domestico”.

“ Non credo mi risponderebbe, anzi negherebbe di essere stato li…non so perché, ma ho la sensazione che nasconda qualcosa”.

“Cosa potrebbe nascondere?”.

“Non ho idea”.

Il manto bianco copre letteralmente il muro di cinta della villa, mentre in lontananza le montagne sono innevate in tutta la loro totalità.

La domestica più anziana mi domanda se gradisco una tazza di the ed io l’accetto volentieri.

La seguo in cucina dove trovo i dipendenti della villa. Ognuno sembra intento nel suo lavoro, ma credo che una domanda sulla scomparsa di Betty mi verrà posta.

“Commissario…” a parlare è la moglie del giardiniere.

“ Commissario… la scomparsa di Betty ci preoccupa…ecco, vorremmo sapere cosa ne pensa…se abbiamo il giusto timore che le sia successo qualcosa”.

Poso la tazza dopo aver sorseggiato il the, e rispondo che c’è qualcosa di anomalo: “Dalla mia esperienza posso dire che una persona che si allontana senza portare con sé nulla lo fa solo perché è in pericolo di vita”.

La cuoca si gira cercando di non far notare che sta piangendo. Umberto è sbiancato in volto. Domando se sanno qualcosa che possa aiutarmi nella ricerca, chiedo se hanno mai avuto sentore di un fidanzato.

La risposta è stata quasi unanime, un no secco, solo il giardiniere scuote la testa borbottando qualcosa  a denti stretti.

“Se sa qualcosa è meglio che lo dica!”.

L’uomo mi guarda con i suoi occhi sembrano due fessure. Poi si volta e se ne va sbattendo la porta della cucina.

“ Domando scusa commissario, mio marito vuole fare il burbero ma era legato come tutti noi a Betty”.

“Posso anche accertarle signora, ma suo marito deve capire che se sa qualcosa o visto qualcosa ha il dovere di parlare, solo mettendo insieme i pezzi potremmo trovare la vostra Betty e capire il perché sia scappata”.

La donna si toglie il grembiule ed esce dalla stanza per poi rientrare una decina di minuti con il marito. L’uomo a testa bassa chiede scusa e dice di aver visto la ragazza un paio di giorni  prima della scomparsa recarsi nel capanno situato a un paio di centinaia di metri dalla villa.

“ Era sola, ma si guardava intorno. Non so se lo faceva perché aveva paura di qualcuno o perché non voleva essere seguita”.

“ Lei l’ha seguita?”.

A questa domanda il suo sguardo diventa torvo e risponde con un secco no.

“Secondo lei aveva un appuntamento al capanno?”.

“Credo di si, ma non ne sono sicuro, posso dire che anche Adele, la figlia dell’avvocato si recava al capanno. Di solito lo faceva in compagnia della Betty”.

“Mettiamo che qualcuno aveva dato appuntamento alla Betty, quando è tornata com’era di umore? Avete notato qualcosa di strano?”.

“Io si!” a parlare era la cuoca. Racconta che quando la ragazza è entrata in cucina dal retro non l’ha salutata ed è scappata di corsa nella sua stanza.

“Sembrava piangesse, si teneva il volto tra le mani”.

“ Betty le ha mai parlato di questa cosa?”.

“No, ed io non le ho mai chiesto nulla. Solo ora mi pento, forse avrei dovuto …”.

“Signora, non si prenda colpe che non ha, non serve a nulla. Bene signori, se mi indicate dove si trova questo capanno io e il mio collega lo raggiungiamo”.

Quel pomeriggio ci fu un attimo di tregua per quanto riguarda la neve. Perino e io, seppur con fatica riusciamo a giungere al capanno. L’interno è buio, troviamo una candela e l’accendiamo.

C’è una brandina, un tavolo con sopra un paio di bicchieri e una bottiglia di vino, delle sedie e un armadio.

Appeso a una trave c’è un rastrello. Apro l’armadio ma non c’è nulla a parte una coperta e un paio di cuscini.

( Continua)

 

 
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