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« La daga insanguinata (10...Ignoranza giovanile »

La daga insanguinata (11 capitolo)

Post n°2972 pubblicato il 22 Settembre 2022 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi assieme al maresciallo Rimaudo sono giunti alla fine delle loro indagini. Una pista di sangue incominciata a Savona e terminata nella città di Torino.Le vittime tutte donne e legate dal filo della prostituzione. Solo un paio di ragazze sono state fortunate a salvarsi. Una di queste era la fidanzata di un attendente delle SS: Wisel. Quest'ultimo viene ucciso, e l'arma del delitto è la stessa che ha ucciso le donne. Dalla testimonianza della fidanzata,Berardi viene a sapere che è stato proprio lui a dirle di scappare per salvarsi. Alla donna gli era stato ordinato dalla tenutaria del bordello di recarsi ad un appuntamento con una persona, inoltre riferisce che i due uomini litigavano ad alta voce ma in tedesco. Berardi intuisce che dietro ai delitti vi è il maggiore Luwz e concepisce un folle piano: entrare nell'albergo dove alloggia e cercare l'arma del delitto. Albergo presidiato da soldati delle SS. La dea della fortuna dà una grossa mano a Berardi, sotto nome di Pagliai, un signore che nel suo orto trova un'arma insanguinata e decide di portarla alla polizia. Il commissario capisce che è l'arma che stava cercando, fa rilevare le impronte dalla scientifica anche se non ha più dubbi di chi sia l'arma. Chiede al questore di convocare il colonello Kross, il prefetto e il maggiore Luwz. 


“Capisco e perdoni la mia domanda, ma è mai capitato che un ufficiale del suo corpo…diciamo perda la sua daga?”.

“Impossibile!! Ogni ufficiale sa che non la può perdere, sarebbe negligenza allo stato puro, verrebbe radiato da questo corpo immediatamente. Non transigo su questa dimenticanza!”.

“Bene, allora domando al maggiore Luwz come mai in questo momento non la indossi, sicuramente l’avrà dimenticata nella camera dell’albergo presumo…”.

Il soldato traduce la domanda al maggiore il quale risponde nella sua lingua.

“Ja, il maggiore dimenticato sua daga in camera”.

“Colonello, è alquanto bizzarro che un suo ufficiale la dimentichi dopo quanto mi ha detto sull’appartenenza al gruppo delle SS. Ma il maggiore non si preoccupi, per puro caso in questa busta ne ho una io!”.

Sul volto del colonello comparve l’incredulità mentre il prefetto si agitava nervosamente sulla sedia. Solo Luwz era impassabile.

“Questa è sua vero maggiore?”.

Luwz scosse la testa mentre il traduttore ripeteva in continuo la parola: NO!

“Ne è sicuro? Colonello chiedo a lei l’autorizzazione di prendere le impronte al maggiore Luwz, sono sicuro che siano le stesse che ci sono sul manico della daga. Tirdi, Perino entrate pure con le ragazze”.

Le due donne erano spaventate e tenevano la testa bassa.

“Simona, la prego guardi quell’uomo e mi dica se è lo stesso che ha tentato di ucciderla, non abbia paura, si fidi di me e dei miei uomini”.

Lentamente alza la testa e posa lo sguardo su Luwz poi un grido esce dalla sua bocca: “E’ lui, è quel maledetto, riconosco quel volto…vi prego portatelo via…vi prego”.

“Bene, ora tocca a lei Giulia, lo riconosce?”.

“Non ero vicino come le ho detto commissario, ma saprei riconoscere sicuramente la voce se l’uomo parlasse”.

Non vi fu bisogno di chiedere al maggiore di dire qualche cosa, Kross lo ordinò immediatamente e il maggiore obbedì a malincuore. Giulia asserì di riconoscere senza ombra di dubbio la voce.

“Grazie colonello, ora tocca a lei, le prove sono schiaccianti contro il suo maggiore. Il suo attendente Hans Wisel che parlava un italiano stentato, adescava le prostitute per conto del suo superiore, costui che ha una mente malata, dopo ogni rapporto le uccideva con la sua daga.  A proposito sono convinto che se i suoi uomini facessero una perquisizione nella camera del maggiore non la troverebbero. Gli omicidi come ha già detto il maresciallo Rimaudo erano sempre connessi con il passaggio del suo battaglione. Perché Wisel quella notte fu ucciso? Semplicemente perchè madame Giselle, amica del prefetto, concordò con l’attendente dietro un buon prezzo, di mandare una delle sue ragazze dal maggiore. Ovviamente la maitresse non sapeva del vizietto del maggiore altrimenti non credo avrebbe dato il consenso, ma anche se così non fosse sono sicuro che avrebbe chiesto la protezione sua, vero Tollini?. Ebbene, quando la signorina Lenzi ebbe ricevuto l’ordine di recarsi all’appuntamento, si trovò davanti il suo amante Wisel, il quale sorpreso dalla presenza della ragazza, le intimò di scappare. Luwz notò che la ragazza stava tornando indietro e chiese spiegazioni al suo sottoposto, il quale gli chiese di lasciar perdere quella donna. Sicuramente gli disse anche che era la sua fidanzata, ma Luwz in preda alla rabbia di non poter dare luogo alla sua perversione, tirò fuori la daga e uccise il suo attendente. Poi resosi conto di ciò che aveva fatto, salì in auto e scappò, arrivato a ridosso di un campetto in piazza Carducci gettò l’arma usata, dove in seguito viene trovata e consegnata al sottoscritto”.

Il volto di Kross era una maschera concentrata di rabbia e odio verso il maggiore. Luwz scuoteva la testa, le sue mani tremavano, poi alla fine crollò, si piegò sulle ginocchia con le braccia protese verso il suo superiore. Immagino domandasse pietà, una parola che non era nel vocabolario delle SS.

“Bene, herr Berardi ha ragione lei, io volevo la giustizia verso un mio soldato ucciso e prendo atto che è stato un mio ufficiale, a lui provvederò personalmente. L’ordine di fucilare i dieci uomini è annullato, ne prenda nota Tollini. Auf wiedersehen meine herren!”.
“Sei un grande Marco…grazie anche a nome dell’arma a cui appartengo”.
“Ho solo fatto il mio dovere Ettore, come d’altronde lo fai tu”.
“Che succederà commissario a Luwz?”.
“Nulla di buono Tirdi, pagherà con la sua vita i delitti commessi. Kross è un nazista ma in qualche modo ha un suo valore e dignità per la divisa che indossa e il ruolo che ricopre”.
“Bene, signor prefetto la lascio al suo lavoro e mi saluti tanto Alfonsina. Le dica che andrò a trovarla a breve, e di trovarsi un buon avvocato, poichè è accusata di falso in merito all’indagine sulla morte di Wisel e minacce alle ragazze…e aggiungerò anche qualche altro capo di imputazione, arrivederci!”. 
 

Sul volto dell’uomo comparve un rossore, ma decise di non aprire bocca, d’altronde cosa poteva dire? Con la testa abbassata uscì dall’ufficio, sicuramente sarebbe corso dalla tenutaria per avvertirla di scappare. Intanto Ettore al suo amico di avvertire Maria che poteva tornare a casa e che tutto si era risolto per il meglio.

“Dai Marco ora andiamo a cena, dici che la signora Gina ha preparato qualcosa di buono? Chiaramente vengono anche Tirdi e Perino e ancora di più paghi tu…sai come siamo fatti noi genovesi, le palanche preferiamo tenerle in tasca!”.

“D’accordo Ettore, ma tu ricorda che sei nato e cresciuto con i gianduiotti, altro che palanche”.

 


                                          Fine  


Un Grazie a tutti voi che avete seguito l'ennesima indagine del commissario. Come sempre la fantasia si mescola con la realtà di quei giorni e di personaggi realmente esistiti come il colonello Kross e il prefetto Toninelli. Le case di appuntamento che ho citato sono realmente esistite ed erano ubicate nelle vie citate nel racconto. Infine la Daga SS Dionstdolch modello 1936 era in dotazione a tutti gli ufficiali e gradi inferiori appartenenti al corpo delle SS. 

 
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