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Indagine al buio (3)

Post n°3062 pubblicato il 11 Maggio 2023 da paperino61to

Riassunto: Il commissario si riprende da uno scontro a fuoco con la banda di Taballi, noto da tempo alle forze dell'ordine. Purtroppo per il commissario il risveglio non è dei più sereni, infatti nella sparatoria è rimasto cieco. Una pallottola ha sfiorato la tempia ledendo il nervo ottico. Il medico che lo ha in cura è ottimista. Mentre è degente all'ospedale una notte entra nella sua stanza un misterioso personaggio che gli domanda aiuto. Nel raccontore il fatto a Perino, quest'ultimo rimane scettico nonostante sul braccio di Berardi vi siano dei lividi come se fosse stato stretto in una morsa, alla domanda se è solo in stanza, la risposta del collega è affermativa ipotizzando nella mente del commissario che abbia solo sognato. 

 

Non so perché ma non mi convince la spiegazione che io abbia sognato e tanto meno come mi sono procurato i lividi sull’avambraccio.

Maria nel pomeriggio passa a trovarmi e assieme a lei mamma Gina.

“Marco, guarda che ti aspetto nel locale!”.

“Tranquilla mamma Gina, appena il dottore mi dice che posso uscire vengo a trovarti”.

Sento le due donne bisbigliare ma non capisco cosa si dicono.

“Il dottore che ha detto? E’ già passato?”.

“Si Maria, stamattina presto, ha detto che le ferite stanno guarendo e che a breve potrò alzarmi”.

“E…e per la vista?”.

“Non sa darmi una certezza, secondo lui ritornerò a vedere, ha chiesto a un suo amico specialista”.

La mano di lei sfiora la mia guancia. Povera Maria quanto la sto facendo soffrire.

Stando a letto sento il formicolio alle gambe, chiedo all’infermiera se può aiutarmi ad alzarmi dal letto.

“Commissario si appoggi a me, ecco così molto lentamente”.

“Grazie signora…Luisa se non sbaglio?”.

“Si commissario è il mio nome, bravo un passetto dopo l’altro…così’, molto bene”.

La notte arriva e lo capisco dal silenzio, capisco come si sente chi è cieco. Un brivido mi sale dalla schiena: cieco!!

L’indomani l’infermiera mi aiuta nel mio giretto nella stanza, le gambe non mi tremano più e anche io mi sento un po’ più sicuro.

“Bravissimo commissario, ecco si tenga a me non abbia paura di stringermi il braccio, ho tanta di quella ciccia che non sento nulla, mio marito lo sottolinea sempre” e si mette a ridere.

La sua risata contagia anche a me: “Grazie Luisa per quello che fa per me, ero stufo di starmene sempre nel letto, non passa più la giornata”.

“Lo immagino ma deve avere pazienza mi creda, ho sentito il dottore che entro la prossima settimana la vuole mandare a casa”.

Ecco una notizia che mi rallegra in parte fuori da un letto di ospedale, ma la paura poi di rimanere cieco cancella il rallegrarsi.

Luisa sembra intuire il mio pensiero e mi esorta ad avere pazienza e fede.

Il tarlo dell’uomo che mi chiedeva aiuto mi fa distoglie dai pensieri cupi.

Chi era quella persona? Perché chiedeva aiuto? E soprattutto dov’è finito?

Tirdi viene a trovarmi nel pomeriggio e parlando di questa faccenda, anche lui come Perino esprime la sua perplessità e poi aggiunge: “Commissario sto pensando una cosa, se lei avesse ragione sulla scomparsa di questa persona non crede che la sua vita sarebbe a rischio?”.

“Capisco dove vuoi arrivare, lo sarebbe senz’altro nelle mie condizioni, ma se ci muoviamo con cautela non credo che ci siano rischi, ammesso che non sia stata frutto della mia fantasia”.

Quando si è costretti a stare fermi in attesa di notizie il tempo non passa mai, ci si sente impotenti, non parliamo poi sdraiato in un letto di ospedale.

 Il dottore entra mentre il mio collega è ancora con me.

“Rimanga pure non c’è problema, allora commissario ho saputo che ha iniziato a camminare seppure solo per brevissimo tempo. Bene è un’ottima cosa, continui pure così e se vuole esca anche dalla stanza, ovviamente senza strafare; per quanto riguarda le ferite oramai si sono rimarginate del tutto”.

Tirdi domanda per quanto riguarda la vista e il dottore risponde che la prossima settimana verrà a visitarmi uno specialista, è un suo amico che lavora in un ospedale a Marsiglia.

“Commissario sono splendide notizie”.

“Si Tirdi ottime” anche se ammetto che la paura di rimanere cieco mi attanaglia sempre di più.

“Se si sente posso accompagnarla a fare un giro, ho ancora un po’ di tempo prima di rientrare al lavoro”.

“Perché no? Sono stufo di stare in questa stanza e poi…”.

 

 

 “E poi ha il tarlo di quell’uomo che chiedeva aiuto. Oramai la conosco commissario, forza andiamo”.

Respiro a pieno polmoni, avevo dimenticato com’era bello sentire il profumo dell’aria in questo periodo, faccio passi lenti appoggiandomi a Tirdi.

“Ecco commissario, si segga lentamente.”

“Grazie Tirdi, certo che sono conciato male…”.

“Non dica così, sono, anzi siamo tutti convinti che lei tornerà quello di prima”.

Non replico alla sua affermazione, spero abbia ragione, lo spero non solo per me ma anche per Maria, che vita sarebbe la sua accanto a un cieco?

“Novità in questura?”.

“Nessuna e l’unico caso di cui si occupa Perino è il ritrovamento di un uomo sulle sponde del Po”.

Questa affermazione mi provoca un brivido lungo la schiena.

“Come si chiama?”.

“Non aveva documenti”.

“Dov’è stato ritrovato il corpo?”.

“Perino mi ha riferito che era sotto il ponte Balbis”.

“Non è distante dalle Molinette”.

“Lei pensa che sia l’uomo che le ha chiesto aiuto?”.

“Non lo so, senti Perino se ha delle novità in merito, tu tienimi informato”.

 “D’accordo commissario, riferirò al collega, ora però devo rientrare in ufficio, venga che la riaccompagno in stanza”.

Seduto nel letto ripenso a ciò che mi ha detto Tirdi, la mia mente inizia a fare ipotesi, congetture ed è un bene per il mio spirito, mi fa pensare meno alla mia cecità.

Dal silenzio nei corridoi capisco che il giorno ha lasciato posto alla notte.

Chissà Maria cosa sta facendo, mi sento in colpa per quanto mi è accaduto, so che è stupido pensarlo ma non posso farne a meno.

 

 (Contiuna)

 

 

 

 
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