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Nonno rock in trasferta

Post n°3083 pubblicato il 22 Giugno 2023 da paperino61to

Il nonno rock è tornato alla base ieri verso l’una del pomeriggio. Con il figlio grande siamo andati a Milano per un concerto con la M di musica Maiuscola. So bene che molti di voi inorridiscono alla parola Hard Rock, ma vi posso garantire che rispetto ai cantanti e gruppi di adesso quelli sanno Suonare e Cantare per davvero.

Partenza per Milano alle 13, 30, tanto in albergo fino dopo le 14,30 non ti fanno entrare. Arrivati a Milano la calura ci assale anche se a Torino non scherza. Prendiamo un taxi, anche perché non so districarmi con metro e bus non conoscendo la città.

Quattro chiacchere nel viaggio con il tassista, anche lui patito di questo genere musicale. L’hotel è molto bello, anche se a 4 stelle ho avuto la fortuna di usufruire di un offerta niente male, idem per i biglietti con Italo presi tempo prima.

Un paio di ore di riposo e poi via verso il concerto, per fortuna siamo riusciti a trovare un tassista, non so perché ma ho come impressione che a Milano sia più facile vincere al superenalotto che trovarne uno (su tre numeri dati, due ti mettevano in linea con il solito dischetto, senza poter parlare con un essere umano, mentre il terzo il numero manco ci pensavano a rispondere).

Arrivati a destinazione(Ippodromo) notiamo un’interminabile coda, tiro fuori i biglietti e domando alle persone preposte al servizio d’ordine, tre persone tre risposte uguali:” Dovete mettervi in coda, il settore è giusto”.

Circa un’ora e mezza di coda “santiando” come diceva Montalbano e imprecando( non solo io per la verità) per l’incapacità del responsabile a gestire la cosa, bastava aprire i cancelli verso le 13/14 e la gente sarebbe defluita all’interno dell’ippodromo senza sorbirsi il sole e con esso il caldo.

Finalmente entriamo, ci rechiamo agli stand per prendere delle bottiglie di acqua per dissetarci. Poi il figlio va verso quelle dove vendono le magliette, quando nota i prezzi scappa di corsa rimanendoci male, i prezzi erano sui 45/50 euro. Non ha voluto che gliela comprassi e mi è spiaciuto. Io la mia l’ho presa in un negozio a Torino con 20 euro, non sarà originale ma chi se ne frega. Nel frattempo il parco si riempie sempre di più, un mondo variegato ma con tutti la stessa passione: l’Hard Rock.

Finalmente alle 19 circa entra il gruppo di spalla, ovviamente si fa per dire, i Def Leppard, nome famosissimo negli anni 80/90’ ed le note riempiono l’aria facendoci dimenticare il caldo.

Ammetto che di questo gruppo conoscevo solo un paio di canzoni, ma sono rimasto piacevolmente stupito da come picchiavano duro.

Alle 20, 30 smettono di suonare, con il figlio cerchiamo un posto dove sederci, vediamo una specie di muretto e appoggiamo la schiena, anzi appoggio solo mia che mi urlava pietà.

Alle 21, 30 entrano i Motley Crue, e appena inizia il primo riff di chitarra accompagnato dal basso e batteria si capisce subito che aria tirerà. Uno tsunami di note senza concessioni di pausa, a parte la bellissima ballata di “Home sweet home”. Come se il tempo non fosse passato per i componenti della band, mancava solo il chitarrista originale, ma da parecchio tempo aveva problemi di artrite reumatoide, sostituto dall’ex chitarrista dei Marylin Manson (così mi ha detto il figlio). Questo gruppo lo ricordavo al concerto di Torino degli AC/DC nel lontano 1984, io mi ero sposato da pochi mesi e come regalo alla moglie un bel concerto di Hard Rock, mica è da tutti no? J

Già allora si intuivano le potenzialità enormi che aveva questo gruppo. Pezzo dopo pezzo si saltava, si cantava aizzati anche dal batterista (ex marito di una certa Pamela Anderson), a completare il gruppo due coriste/ballerine a far battere i cuori ai maschietti presenti.

Le note si espandevano nella notte immaginando chi avrebbe voluto dormire, ma in fondo per una volta all’anno ci si può anche stare no?

Arrivati all’ultimo pezzo io e il figlio siamo schizzati via prima di ritrovarci in mezzo alla folla che usciva.

Andiamo verso il posteggio dei taxì in zona e sorpresa, l’unica che c’era manco ti risponde alla domanda se è libero, anzi tira su il vetro del finestrino e continua a parlare al cellulare.

Un paio di tizi ci hanno chiesto se avevamo bisogno di taxì: “Vi portiamo noi”, un no grazie è stata la risposta, sicuramente saranno state delle brave persone ma a volte fidarsi è bene ma non fidarsi è ancora meglio.

Dopo una decina di minuti arriva il tassista e saliamo a bordo, nonostante una ragazza cercasse fregarci a entrare prima lei (saltando la coda di gente presente).

Finalmente esausti, accaldati arriviamo in hotel e la sonnolenza di accompagna fino al mattino, che dopo colazione lasciamo la stanza per recarci in stazione, anche qui due chiamate dalla reception per poter vedere il tassista.

Sorge il dubbio che l’abbiamo con noi sabaudi J

A parte questi inconvenienti è stata una giornata meravigliosa e passarla con un figlio anche se è già un uomo da parecchio tempo non ha prezzo…alla prossima dal vostro nonno rock.

 

 

 

 
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