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Omicidi con ballo ( 1 capitolo)

Post n°3136 pubblicato il 08 Gennaio 2024 da paperino61to

 

“Ciao Perino, dove vai di corsa?”.

“Buongiorno commissario, abbiamo ricevuto una chiamata da un tizio. Chiede di recarsi immediatamente in Corso Oporto al numero 15. Di più non so dirle, la voce era alquanto agitata”.

“D’accordo fammi sapere appena sai qualcosa di più”.

Non invidio Perino, uscire nel primo pomeriggio con questo caldo è da matti, in ufficio abbiamo il ventilatore ma il fresco non si sente.

Invidio Maria che è al mare con Lidia e Ettore. Non voleva andare senza di me, ma io purtroppo non posso prendere ferie perché siamo sotto organico.

“Ordine del Prefetto, Berardi mi spiace non poterla accontentare”.

“Pazienza signor questore sarà per un’altra volta, se riesco vado a trovare i miei amici nel fine settimana”.

“Buongiorno commissario”.

“Ciao Tirdi, ma non eri in ferie?”.

“Lo ero, ma rinuncio agli ultimi giorni, la figlia ci fa impazzire, dorme di giorno e di notte è arzilla come pochi, io e mia moglie siamo distrutti”.

“Mica l’avrai mollata così tua moglie?”.

“No, l’ho mandata dai miei parenti a Vinadio, chissà che l’aria di montagna non concili il sonno alla piccolina…e Perino? Non lo vedo in giro”.

“E’ uscito di cors…” non concludo la frase che il telefono squilla.

“Pronto, qui commissario Berardi…”.

“Commissario sono Perino, dovrebbe venire qui e anche di corsa. Ho già chiamato il dottor Stresi e la scientifica”.

Perfetto, un cadavere in questo periodo è quello che ci vuole.

“Andiamo Tirdi, secondo me era meglio se andavi anche tu a Vinadio, ho come l’impressione che abbiamo una grana da risolvere”.

“Omicidio?”.

“Presumo di sì, il tuo collega ha chiamato sia Stresi che la scientifica”.  

L’aria calda ci avvolge in tutta la sua totalità, salire sull’auto è un’impresa e l’interno è un forno.

“Se andassimo a piedi?”.

“Buona idea Tirdi, ma in che condizioni arriveremmo? Dai saliamo in questa sauna a quattro ruote, tiriamo giù i finestrini e speriamo ci sia un po’ di corrente”.

Il numero 15 di Corso Oporto è un officina e all’ingresso vediamo un nostro collega.

“Commissario, Perino e tutta la banda sono dentro, il proprietario si trova nel suo gabbiotto è sotto shock.

“Commissario Berardi, ora i morti me li fa trovare anche in auto, mentre c’era poteva dirgli di guidare fino all’obitorio, almeno mi risparmiavo questa gita fin qui visto il caldo che fa”.

Il buon dottor Stresi non cambia mai.

“Cosa abbiamo qui?”.

“Un cadavere, probabile orario di morte tra le 2 e 4 di stanotte. Un paio di fendenti alla gola”.

“Perino, hai trovato documenti o qualcosa che attesti chi sia la vittima?”.

“Si! Alfredo Castello di anni 46, residente in Via Torricelli 2”.

“Il titolare dell’officina?”.

“E’ in stato confusionale, Stresi le ha fatto un’iniezione di calmante”.

L’uomo è disteso su una brandina, appena mi vede si alza barcollando.

“Stia seduto non si preoccupi, lei si chiama?”.

“Tommaso Diberti, sono il proprietario dell’officina”.

“Mi racconti come è andata, senza fretta, si prenda pure tutte le pause che le servono”.

“Stamattina verso le sei mi chiama il signor Luigi Cialli, direttore della Schiaparelli, la conosce?”.

“Si, vada avanti”.

“Mi dice che la sua auto non parte e mi chiede aiuto. Infatti non c’è verso di metterla in moto, torno in officina e prendo il carro attrezzi. Smonto il motore e quando apro il bagagliaio vedo il cadavere, il resto lo sapete”. 

“L’auto è quella immagino”.

“Esatto!”.

“Mi può dare l’indirizzo di questo Cialli?”.

“Abita al numero 20 di Corso Genova, è una villetta di due piani, ed è di sua proprietà”.

“Grazie Diberti, se avremmo bisogno ancora di lei l’avviseremo, si tenga a disposizione”.

Usciamo dall’officina e vedo all’angolo con via Ponza un bar.

“Vieni Tirdi andiamo a bere qualcosa di fresco…chiama anche Perino, tanto rimanere lì è inutile”.

Entriamo nel locale e ci dirigiamo verso un tavolo libero.

Il cameriere arriva subito e ordino delle bibite fresche.

“Scusate posso farvi una domanda? Stamattina mentre preparavo i tavoli fuori, ho visto arrivare parecchie vetture e pure un ambulanza in direzione del corso, sapete se è successo qualcosa?”.

“Non credo, non siamo di queste parti” risponde Perino.

Gli domando se conosceva un certo Alfredo Castelli.

“Il nome non mi dice nulla, sa qui vanno e vengono parecchie persone”.

“Grazie lo stesso”.

Risaliamo in auto e il forno a quattro ruote è ancora peggio dell’andata.

In ufficio faccio spalancare tutte le finestre comprese quelle del corridoio e anche la porta rimane aperta tentando di fare un po’ di corrente.

“Tirdi, vedi se ti riesce a sapere qualcosa di più della vittima e tu Perino convoca il Cialli, se dovesse fare storie digli che lo vai a prendere con la camionetta, sicuramente non sarà una bella pubblicità per lui”.

Chiamo Maria per sentire come sta, per fortuna tutto bene, è contenta di fare da zia alla piccola di casa Rimaudo.

“E’ adorabile, Marco, dovresti vederla”.

“Lo farei volentieri, ma per ora mi accontento di un cadavere ritrovato in un’automobile”.

 “Capisco, quindi nel fine settimana non sai se riesci a venire qui?”.

 La vittima è stata uccisa da due fendenti, tutte e due alla gola come ha confermato Stresi. Il suo abito è di una marca famosa, ne deduco che Castello non fosse un indigente. Nel suo alloggio di via Torricelli troviamo un’agenda, vi sono dei nomi e orari di appuntamento. Nel suo armadio parecchi abiti, stessa cosa per le scarpe.

I nomi sull’agenda sono prevalentemente di donna, solo una decina di uomini. Nel condominio nessuno lo conosceva bene:” Lo vedevo ogni tanto, buongiorno, buona sera nulla di più”.

“Lo vedevo uscire alla sera tappato come un damerino, sembrava uno di quegli attori del cinema americano tanto era bello”.

“Insomma commissario quelle poche testimonianze lo descrivono come le ho detto”.

“Nulla che ci possa aiutare, i nomi sull’agenda sono dei nomi propri, in città c’è ne sono a centinaia di questi nomi, nessun cognome che possa esserci utile”.

“Avete frugato per bene nell’alloggio?”.

“Si! Tolto l’agenda e un rotolo di soldi, circa ventimila lire, null’altro. Dimenticavo questo biglietto, è di un locale: Le Royal. ”.

 “Che lavoro svolgeva questo tizio e che locale è quello che hai appena detto?”.

“Di sicuro non faceva il poliziotto, non so perché ma mi dà l’impressione che fosse un gigolò. Sul locale devo informarmi, sembra una balera o qualcosa del genere”.

Sento bussare alla porta, è Perino con un uomo.

“Buongiorno commissario, le presento il signor Luigi Cialli”.

“Protesto per i metodi violenti e…”.

“Faccio le mie scuse signor Cialli, purtroppo a volte i miei uomini si fanno prendere la mano…vai pure Perino e come potrai immaginare una nota di biasimo non te la leva nessuno”.

Osservo Tirdi che si volta per non mettersi a ridere.

“Si segga pure, possiamo offrirle qualcosa?”.

“No! Voglio solo sapere il motivo di questa mia presenza in questura. Ho un’azienda da mandare avanti…io!”.

“Le ruberò solo pochi minuti mi creda. Lei ha telefonato al signor Diberti per fare portare via la sua auto?”.

“Confermo, ho tentato varie volte di metterla in moto ma non ci sono riuscito e sono tornato in casa ed ho chiamato il proprietario dell’officina spiegando che avevo bisogno del suo aiuto”.

“Quindi Diberti arriva con il carroattrezzi e porta via l’auto esatto?”.

“Ha provato anche lui ad avviarla ma ha desistito ed ha dovuto tornare con il carroattrezzi”.

“Le è già successo che la sua auto non partisse? Era parcheggiata in strada?”.

“No mai avuto problemi, si, era parcheggiata fuori dal cortile di casa, ma perché me lo domanda?”.

“Capisco, lei ha chiamato verso le sei se non sbaglio”.

“Esatto, per le sette dovevo essere in ditta e a causa di questo inconveniente sono arrivato un’ora dopo!”.

“Credo che abbiamo finito almeno per il momento, se le viene in mente qualcos’altro ci chiami, questo è il numero dell’ufficio”.

L’uomo prende il biglietto e se lo mette in tasca poi prima di uscire domanda come mai perdiamo tempo per un auto che non parte: “Credevo che i soldi che pago con le tasse servissero ad altro, alla sicurezza della città per esempio”.

“Signor Cialli, mi creda le sue tasse servono anche a questo. Vede non vorremmo che si ritrovasse un altro cadavere dentro la sua auto, gliene basta e avanza uno! Ora se non le spiace abbiamo un’indagine da mandare avanti e grazie per la collaborazione…arrivederci!”.

Cialli rimane a bocca aperta e vorrebbe ribattere ma riesce solo a farfugliare qualche cosa che non capisco ed esce dall’ufficio imprecando.

“Commissario, spero sia lui l’assassino, come lo vedrei bene in manette questo arrogante”.

“Calma Tirdi, anche a me non è simpatico ma non credo che sia lui l’assassino, almeno per ora”.

Nel pomeriggio ho notizie del locale, è una sala da ballo, si trova in Corso Sommeiller vicino a via Nizza.

“Che dite di farci un salto?”.

Il locale è chiuso, suono il campanello. Una donna viene ad aprire e con fare seccato ci invita di tornare verso le nove di sera.

“Siamo della polizia e vorremmo parlare con il responsabile”.

 

Il suo volto diventa ancora più arcigno:” Aspettate vado a chiedere se può ricevervi”.

Dopo qualche minuto ritorna ed entriamo nel locale, un uomo ci viene incontro.

“Buongiorno signori sono Paolo Bersezio, in cosa posso aiutarvi?”.

“Buongiorno, sono il commissario Berardi. Stiamo indagando su un omicidio. Crediamo che la vittima possa essere stato un vostro cliente, il suo nome è Alfredo Castello”.

“Il nome non mi dice nulla, ma sa qui passa molta gente”.

Mostro la fotografia della vittima.

“Aspetti un attimo chiamo, chiamo le inservienti, se qualcuno può aiutarvi sono proprio loro”.

Quattro ragazze arrivano al richiamo dell’uomo. Come età sono intorno ai vent’anni o qualcosina in più.

“Buongiorno signorine, sono il commissario Berardi, mi scuso con voi se vi ho disturbato ma ho bisogno del vostro aiuto”.

Un brusio aleggia nel locale, si guardano tra loro e ridacchiano.

Mostro loro la fotografia chiedendo se lo conoscono.

Come falchi sulla preda si avventano sulla foto.

“Un bell’uomo…un pensierino lo potrei anche fare”.

“Smettila Clara, dai sii seria, il commissario ci ha chiesto aiuto”.

“Lo so, Laura, scherzavo”.

“Mi sembra di averlo visto solo l’altra sera, ma sa qui di gente ne viene parecchia”.

“Dammi la foto Renata”.

La ragazza la fissa per alcuni minuti: “Si, ne sono sicura è lui!”.

“Vada avanti per favore signorina…”.

“Claudia è il mio nome. Dicevo questa persona era presente anche ieri sera, in compagnia di una donna e di un altro uomo”.

“Sta dicendo che era un frequentatore assiduo di questo locale?”.

“Assiduo non so dirle, di sicuro un paio di volte l’ho visto, mai da solo sempre in compagnia di donne”.

 (Continua)

 

 

 

 

 

 

 
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