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Omicidi con ballo ( 9 capitolo)

Post n°3146 pubblicato il 26 Gennaio 2024 da paperino61to

 

Riassunto: Alle due vittime se ne aggiunge un'altra un certo Buso pregiudicato noto alle forze di polizia, accanto al corpo un rotolo di soldi e anche nella perquisizione nell’alloggio vengono trovati altri soldi. Un testimone racconta una persona si è allontanata in gran fretta ed era piuttosto alta. Berardi è sicuro che la vittima ricattava il suo assassino. Il commissario va a parlare con Bersezio, titolare del Royal e scopre il nome della misteriosa ragazza che ossessionava Cialli: Iside Pavan, la ragazza abitava con Paola e Adele le quali lavorano al Royal. Il commissario scopre anche che la sala da ballo è solo una facciata, Bersezio spaccia droga e alcune delle lavoranti vendono il loro corpo ai clienti. Il commissario accetta di nuovo un invito della Valenti, donna frequentatrice del locale. Il commissario accetta l’invito e nota un uomo che lo sta fissando, quando costui viene notato si dilegua, Berardi lo segue ma inutilmente, l’uomo è scappato dal retro del locale. Un barbone afferma di averlo visto uscire e la descrizione collima con le altre: alto, occhiali scuri. Pietro è il nome del barbone confessa di essere stato minacciato dagli uomini di Bersezio, in particolare da Buso. Berardi ancora una volta ha la conferma che i tre delitti sono legati al Royal. Pietro viene convocato in questura e dal colloquio viene a sapere che Iside Pavan, la ragazza che ossessionava Cialli non era affatto sparita, l’ha vista entrare nel portone a fianco dove abitano Adele e Paola, inoltre viene confermato che la sala da ballo è una copertura per gli affari illeciti di Bersezio.

Berardi e Perino vanno dalle ragazze e scoprono che la Pavan era nascosta nel loro alloggio nonostante le due amiche mentissero sulla sua presenza. La ragazza è scappata perché non solo ha visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere ma anche sentito: l’ordine di uccidere Castello e la Gisolo, ma il mandante non è Bersezio ma la misteriosa persona già descritta da diversi testimoni, aggiungendo il particolare dell’anello al mignolo destro. Su Cialli riferisce che voleva entrare nel giro, ma che la persona misteriosa non voleva saperne e ha minacciato Bersezio se lo avesse fatto. Berardi convince la Pavan ha nascondersi fuori città dai suoi amici a Viù. Dall’incontro con la Valenti dove descrive la misteriosa persona non viene a saperne molto di più. La sera seguente entrando dal retro del locale per non farsi notare da Bersezio nota che la Valenti viene trascinata dagli uomini di quest’ultimo, capisce che la donna è in pericolo e interviene prontamente nella fuga si nascondono nella chiesa vicina.

 

Dopo diversi minuti di silenzio Edna mi domanda perché volevano farle del male.

 

“Posso immaginarlo, ti hanno vista con me e credo che l’ordine sia arrivato dal misterioso uomo”.

“Ma perché? Non so chi sia, che faccia abbia…non so nulla…nulla!”.

“Lui non lo sa però, sa solo quello che Bersezio gli ha riferito, che tu quella sera eri con me e non ci vuole molto a capire che io ero nel locale per indagare”.

Lei mi guarda e si stringe ancora di più a me.

“Ora cerca di non pensarci, vieni andiamo dietro a quella colonna, saremo più nascosti se dovessero entrare quei malviventi”.

Sento il vociare di donne e capisco che è mattina, sono le credenti che stanno recitando le loro preghiere. Sveglio Edna è ora di andare: “Chiedo al sacrestano di farmi fare una telefonata…aspettami qui”.

La donna non ne vuol sapere ha troppa paura. Chiamo in questura e dico a Perino di venirci a prendere.

“Edna, ora andiamo a casa tua, prepari una valigia e ti portiamo in un posto sicuro”.

Non dice nulla, mi guarda solo l’aggressione l’ha scioccata.

“Commissario ma cosa è successo?”.

Spiego i fatti a Perino e scuote la testa dicendo che potevo chiamarlo, sarebbe venuto anche lui a dar manforte contro quei delinquenti.

“Ora la priorità è dare sicurezza alla signora Valenti, non posso chiedere di nuovo ai miei amici di ospitare anche lei”.

“Potremmo portarla da Adelma, è sola e sicuramente farà piacere un po’ di compagnia ed in più è dalla parte opposta della città”.

“Sei sicura che non farà storie ad avere un ospite?”.

“No, ci parlo io”.

“D’accordo, però fai stare con loro anche uno dei nostri, magari Mammoliti”.

 

 

 

Accompagno Edna al suo appartamento e salgo con lei. La porta è aperta: “Aspetta qui e non entrare fino a quando non ti chiamo”.

Entro con la pistola in mano, l’alloggio è tutto a soqquadro, gli uomini di Bersezio sono venuti a cercarla e hanno sfogato la loro rabbia nel non trovarla.

“Entra ma fai in fretta a prendere la tua roba, sicuramente torneranno”.

Ha le lacrime agli occhi, sento che sta per crollare ma la sprono a muoversi.

“Presto Perino, andiamo da Adelma, sono entrati nell’alloggio della Valenti”.

L’auto parte a gran velocità e prende via XX Settembre per dirigersi poi verso corso Giulio Cesare. La distesa di prati è immensa, un paio di cascinali e qualche condominio si parano ai nostri occhi.

“Ci stanno seguendo?”.

“No commissario, non vedo nessuno. Volevo dirle che Mammoliti dovrebbe già trovarsi sul posto, l’ho avvertito via radio”.

“Bravo, hai fatto bene”.

Guardo Edna, non è più la donna brillante e spiritosa che conoscevo, questa storia la segnerà per sempre purtroppo.

“Eccoci arrivati commissario”.

L’abitazione di Adelma è al fondo di Corso Vercelli, attorno vi è solo una fattoria.

“Buongiorno commissario era ora che veniste a trovarmi…ma vedo che è in dolce compagnia di una splend…mio dio ma che le è successo a questa ragazza? Venga signorina, ecco si appoggi a me”.

Mammoliti sbuca dal retro: “Ho parcheggiato l’auto dietro la casa così che dalla strada non si vede”.

“Bravo collega, ora gli ordini sono questi…”.

Torniamo in ufficio pensando a come agire, è chiaro che il misterioso uomo ha impartito l’ordine di uccidere Edna perchè crede che sia una testimone scomoda. Purtroppo brancolo nel buio su chi possa essere, ipotizzarlo non serve ci vogliono le prove. Nel pomeriggio mi metto in contatto con lei, la quale mi dice che la Valenti sta meglio e che in questo momento sta dormendo.

 

 

 

Vado dal questore per informarlo di ciò che è successo e il suo volto si rabbuia.

“Lei è stato molto sconsiderato Berardi, ha fatto di testa sua rischiando non poco. Quello che conta è che la donna sia salva grazie a lei, ma la prossima sua iniziativa che intraprende mi avverti. Ora come intende procedere con Bersezio e la sua banda?”.

“Alcuni dei nostri li stanno tenendo d’occhio, nel momento in cui la droga ci avvertono in modo da intervenire. Bisogna prenderlo in flagranza di reato altrimenti se la cava, nessun tribunale lo condannerebbe senza prove certe”.

“La testimonianza della Valenti? Hanno tentato di sequestrarla, questo è un dato di fatto, c’è anche la sua parola”.

“Un avvocato potrebbe dire che la donna è andata di sua spontanea volontà con quei due uomini, ha…diciamo una certa nomea di vivere alle spalle dei maschi”.

“Capisco. Intanto è sotto protezione, non credo che si rifaranno vivi anche perché non sanno dove si sia nascosta. Del misterioso uomo che mi dice?”.

“Sono dell’idea che è lui il vero capo di quello che succede al Royal o che almeno cerchi di prendere il comando e non si fa scrupoli a dimostrarlo uccidendo chi può rappresentargli un pericolo”.

“Invece dell’altra persona…quel Cialli”.

“Da quello che abbiamo saputo è che anche lui vorrebbe entrare nel giro e che Bersezio tentenna dopo esser stato minacciato dal nostro misterioso amico”.

“In che senso minacciato?”.

“Da una testimonianza, il nostro amico ha detto chiaro e tondo che se Cialli entrava nel loro giro lui avrebbe parlato del traffico di droga e non solo di quello che succede nel locale. Il Bersezio per ora non si è espresso sul Cialli ma è chiaro che non vuole rischiare di perdere tutto”.

“Due galli nel pollaio vedo…chissà magari può portare qualcosa a nostro favore”.

Mai parole furono più profetiche, ma questo lo avrei saputo all’indomani mattina. Nel frattempo chiamo Maria, la sento felice e ne sono contento, mi domanda quando arrivo e le dico a breve, ma lei sa che non sarà così, che fino a quando l’indagine non sarà finita non potrò partire.

Dentro di me sa che ha ragione solo in parte, l’altra ragione per quanto cerchi di nasconderla a me stesso porta un nome e cognome: Edna Valenti.

Verso il tardo pomeriggio ci arriva una chiamata anonima che ci avverte che all’interno di un auto parcheggiata in borgata Vanchiglia c’è un uomo riverso.

“Perino, prendi un collega e vai a vedere”.

Mezz’ora dopo mi chiama dicendo che l’uomo dentro l’auto è Cialli.

Rimango stupefatto, e domando se è morto.

“No, respira a fatica, l’hanno conciato male, molto male. E’ stato picchiato, e gli hanno inferto una coltellata all’altezza del cuore che è stata deviata da una costola, ora è alle Molinette”.

Chiamo Tirdi e insieme andiamo all’ospedale, domando dell’uomo che è stato portato qui in gravi condizioni, l’infermiera mi manda dal dottor Livio.

“Buongiorno commissario, come posso esserle d’aiuto?”.

“Hanno portato un uomo di nome Cialli, il mio collega mi ha detto che è stato aggredito”.

“Il suo nome è Cialli? Non aveva documenti che io sappia. Si è grave, non sappiamo se passerà la notte, la coltellata non ha reciso organi per fortuna, ma le botte prese…quelle sì che hanno fatto danni, la milza spaccata, fegato a pezz, ginocchia frantumate e alcune dita della mano destra spezzate…sono andati sul pesante”.

“Immagino che non si possa parlare con lui?”.

“Non è in condizioni, però la mia infermiera ha voluto trascrivere alcune parole dette dal paziente, premetto che non sappiamo se abbiamo capito bene, farfugliava con un filo di voce”.

Mi porge il foglietto: “Lu…è stat…l…ma…ma…pa…apo…apo…”.

“Ecco questo è quello che la mia infermiera ha capito o crede di aver capito”.

“Grazie dottore, vedremo di capirci qualcosa. Se vi sono novità di miglioramento chiami, faccio venire un nostro agente a guardia della stanza dove è ricoverato il Cialli”.

“Crede che ritorneranno per finirlo?”.

“Probabile, ora lui è l’unico che può dirci chi lo ha aggredito e il perché”.

Usciamo dall’ospedale e domando alla scientifica se hanno trovato impronte cma come immaginavo nulla di nulla, solo dei professionisti sanno come svolgere questo tipo di lavoro.

“Crede che Cialli abbia pestato i piedi a qualcuno al Royal?”.

“Sicuramente al nostro misterioso amico e questo ha deciso di eliminarlo e qualcosa mi dice che il prossimo sarà Bersezio”.

“Delle parole scritte dall’infermiera che ne dice? Sembrano senza senso”.

“A noi sembrano senza senso ma non a lui, voleva farci sapere chi è stato a conciarlo in quella maniera…ora bisogna capire che cosa volesse dire”.

“Pronto? Ufficio del commissario Berardi…ciao Adelma, te lo passo subito”.

Un tuffo al cuore mi assale, che sia successo qualcosa ad Edna? Rispondo con voce tremolante.

“Buongiorno commissario, mi scusi se l’ho chiamata, volevo solo farle sapere che la signorina sta bene e si è ripresa dallo spavento, ha chiesto di lei, le farebbe piacere vederla…il suo agente è sempre qui…va bene gli dirò che passa nel pomeriggio?”.

Dopo lo spavento ora sono più sereno, la mattina sembra non passare più, dopo pranzo decido di andare a trovare la Valenti.

Mi faccio accompagnare da un taxì, l’autista mi domanda come mai mi guardo sempre indietro:” Crede che qualcuno ci stia seguendo?”.

“Deformazione professionale mi creda nulla di più”.

Faccio fermare l’auto a circa un chilometro dal luogo dove è nascosta la donna.

“Ma è sicuro? Qui non c’è nulla”.

“Si sicuro, tenga il resto e grazie”.

Quando l’auto sparisce dalla mia vista incomincio ad incamminarmi. Meglio essere prudenti, una sana camminata non ha mai ucciso nessuno.

“Marco…” La Valenti esce di casa di corsa e mi abbraccia e mi bacia con passione.

“Ciao Edna, come stai? Vieni entriamo in casa saremo più sicuri”.

“Commissario”.

“Ciao Mammoliti come va?”.

Bene grazie, nulla da segnalare”.

“Meglio così, buongiorno Adelma”.

La donna mi sorride e sussurra un grazie per essere venuto.

“Cosa mi racconti Marco?”.

“Qualcuno ha deciso di farla finita con Cialli, è in ospedale in condizioni gravi”.

“Mio dio…ma chi può essere stato?”.

“Il nostro misterioso uomo, quello che non solo ha ucciso Castello e la Gisolo ma anche un uomo del Royal un certo Buso, ed ha cercato di uccidere anche te”.

“Chi può essere? Credi che sia Bersezio?”.

“No! Non credo che sia lui, anzi se come ipotizzo, la prossima vittima potrebbe essere proprio lui”.

Gli accenno anche al foglietto con le frasi sconnesse dette dal Cialli all’infermiera.

“Cosa vorranno dire? Sono senza senso…”.

“Qualcosa vorranno dire, ma va a sapere…non credo che siano deliri di una persona che sa che sta per morire”.

“Non credi che sopravviva?”.

“Il medico lo ha detto chiaramente, sarebbe un miracolo se succedesse”.

Mi stringe la mano forte, le lacrime fanno la loro comparsa sul volto di Edna.

“Non devi avere paura, qui sei al sicuro, stai pure certa che lo prenderemo. Ora devo andare appena posso tornerò a trovarti”.

Torno indietro a piedi circa due ore abbandonati fino alle fermata della corriera. Forse sono eccessivo nell’essere prudente ma preferisco così, dovesse succedere qualcosa alla Valenti non me lo perdonerei mai.

“Bentornato commissario, come sta la signora?”.

“Alla notizia di Cialli è ripiombata nella paura”.

“la capisco…non ha idea di chi sia questo assassino?”.

“No, sapeva solo che Cialli in qualche modo si dava da fare per entrare nelle grazie di Bersezio, ma non ne sapeva il motivo”.

“Che si fa ora? Io ho provato a rileggere le frasi sul foglio, ma non vengo a capo di nulla”.

“Non te la prendere vedrai che riusciremo a decifrarlo, ora vieni andiamo a fare una visita a Bersezio”.

(Continua) 

 

 

 

 

 
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