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Messaggi di Luglio 2020

 

Chi Tocca le Lobby si "scotta"

Post n°2634 pubblicato il 29 Luglio 2020 da paperino61to

L’altro ieri su un portale assai noto, ho scritto una domanda e una mia considerazione, al gruppo del quartiere dov’ero iscritto. In sintesi dicevo che la maggior parte degli ambulanti del mercato NON indossano la mascherina o se c’è l’ hanno, posizionata non correttamente( sotto il mento). Neanche i 15 verbali fatti dai vigili in merito a questa cosa ( gli ho fermati per farli notare che gli ambulanti non rispettano le norme Prescritte) non servono come deterrente, ho proposto di inasprire la sanzione, con la sospensione della licenza temporanea di una settimana. APRITI CIELO!!!

Non sto a dirvi gli insulti dei commentatori, evidentemente appartenenti alla Lobby o alla Casta degli ambulanti, le minacce di “spaccargli il muso” ( se è convinto di riuscirci, prego si accomodi pure). Dal domandarmi se vado in centro e sicuramente sono senza mascherina( il Mago Magò è meglio se fa altro nella vita). Fino a propormi di segnalarmi a FB e sbattermi fuori dal gruppo.

Gli ho anticipati io andandomene dal gruppo e a fatica a cancellare il post messo, e in quanto alla fantomatica redazione di FB, mi comunica che non chiuderanno il profilo per ora. Promessa Non mantenuta, infatti sorpresa di oggi è che è  il mio account è stato sospeso, senza che la Direzione Fantomatica venisse a leggere o cosa posto sul mio profilo quindi amici che siete su Fb ora sapete il  motivo per cui non mi vedete più.

Si evince ancora una volta come un cittadino che vuole siano Rispettate regole non scritte da lui ma dal Governo con la OMS( S come Sanità), non  devono valere per certe categorie, ovvero figli e Figliastri. Dove i figli portano Voti(ai politici) e i Figliastri soldi( quelli delle multe).

I “poveretti” si lamentavano con me, perché dovrei provare a lavorare con 40 gradi. Solo una persona ha accennato che in fabbrica la si usa senza se e senza ma.

Ebbene, io capisco che non sia il massimo lavorarci sei ore( questo è il loro orario standard e 11 ore al sabato), ma capisco che chi lavora in fabbrica e in catena di  montaggio, sta sicuramente peggio di questi “poveretti”. In fabbrica, ti richiamano una volta poi arriva la sanzione, ovvero la multa. E sempre gli operai non hanno la possibilità di Aumentarsi la paga oraria per recuperare i soldi dati dalla multa, cosa che i “poveretti” lo possono fare, sono Esperti in Aumenti Non Giustificati. E non parlo di come  se ne infischiano nel mettere le loro pedane o muletti, al posto della auto che un residente o cittadino qualunque potrebbe parcheggiare( anche qui le multe servono a ben poco), e non parliamo di furgoni messe sopra le strisce in modo da impedire di passarci sopra, ma di essere costretto di camminare nella strada.

 Inoltre a questi Diversamente intelligenti, sfugge un particolare, che le Regole, ne l’Obbligo di indossare la mascherina NON l’ho scritta ne approvata ne tantomeno proposta IO!!

Aggiungo un’ultima cosa NON sono io che prolungo l’Emergenza Covid, ne sono io che dichiaro aumenti di Focolai e di gente che infetta dal virus, questo al di là di come uno la possa pensare o meno sul Covid e misure prese.

Concludo dicendo che questa è l’Italia, dove le persone che se vengono toccati sul vivo si inc.., minacciano , insultano, ma quando le Regole e Obblighi, riguardano altri, applaudono con approvazione, addirittura si schierano contro chi protesta. Coerenza ZERO!!

Purtroppo le Lobby o Caste, vedete voi come definirle hanno questo in comune: Io son io e tu conti un c…

 
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Morte di un usuraio(7 capitolo)

Post n°2633 pubblicato il 26 Luglio 2020 da paperino61to

 

   Riassunto: Il commissario Berardi indaga sulla morte di Alessandro Fusco pensionato ed ex impiegato postale, ma usuraio a tutto andare. I sospettati sono tutte le persone cadute in mano alla vittima. L'indagine non porta a nulla, anche gli amici non dicono granchè che potrebbe dare una svolta. Berardi sente che gli sfugge qualcosa, ma non riesce a mettere a fuoco questa cosa. Ordina a Tirdi di indagare a fondo sugli amici di Fusco. Emerge solo che De Luca, titolare di una sartoria è uno scommettitore di corse ai cavali, quasi sempre perdente. La svolta dell'indagine avviene grazie al suo amico giornalista che in un'intervista al commissario in merito alla venuta del Duce per l'inaugurazione dello stabilimento Mirafiori della Fiat, domanda se sta indagando su qualcosa. Berardi allora capisce cosa gli sfuggiva, il De Luca quando è venuto in questura aveva detto di aver letto sul giornale del delitto, cosa falsa, visto che il giornalista dice al commissario che nessun giornale sia la Stampa che altri giornali locali hanno parlato di questo delitto, gli ordini dei  direttori sono solo di scrivere del Duce, della Fiat e intervistare l'architetto che ha progettato lo stabilimento.                                                   

 

Poi si picchia le gambe con le mani, china la testa e ripete di nuovo la stessa frase:

“Io ho letto la notizia sul giornale, può darsi che non sia stata la Stampa…non ricordo di preciso”.

“Può essere, ma vede, io qui ho anche le copie di altri giornali, e su nessuno di esso da notizie del delitto, come se lo spiega che lei lo sapesse?”.

L’uomo sbianca in volto, la paura prende il sopravvento, il suo raziocinio nel pensare sparisce, riesce solo a dire :”Com’è possibile? Giuro che l’ho letta la notizia”.

Poi china la testa, con le mani si picchia sulle gambe.

“Lei ha mentito De Luca, sapeva che sul giornale non c’era scritto nulla, ma si è reso conto solo dopo dell’errore che aveva fatto. Sperava non c’è ne accorgessimo e ammetto che è andato vicino molto vicino. L’inchioda anche la testimonianza del titolare della bisca dove va a scommettere sui cavalli, e soprattutto un foglio con una cifra di trentamila lire segnata in rosso, non c’è scritto il nome, ma non credo di sbagliare nel dire  che siano i soldi che doveva al Fusco. Il direttore di banca ci ha parlato dei vari prelievi effettuati da lei”.

“Ho sempre avuto il vizio di scommettere alle corse, è come una malattia che entra nel sangue e non riesci a smettere. Avevo chiesto al Fusco di aiutarmi, dovevo pagare i fornitori e gli stipendi. Lui me li aveva prestati, ma ho dovuto firmare un foglio dove glieli restituivo con una percentuale altissima. Non riuscivo più a far fronte a questa richiesta , l’ho supplicato, scongiurato, ma nulla da fare, quel maledetto non ne voleva sapere. Hai firmato, ora sono problemi tuoi se non mi ridai i soldi in tempo, arrangiati, fai quello che vuoi, ma entro una settimana mi saldi il debito”.

Le parole si mescolano al pianto.

“Non sono pratico di armi, non ho mai sparato. Seguivo il Fusco da giorni e prima che entrasse in quel locale, ho provato di nuovo a chiedere una dilazione nei tempi di pagamento, mi ha risposto di non seccarlo. Sono rimasto fermo a guardarlo mentre

entrava in quel ristorante, volevo entrarci pure io, ma poi ho deciso di andarmene. Fatto qualche passo, noto un pezzo di corda buttata per terra, in quell’attimo ho deciso che dovevo ucciderlo. Torno indietro e lo vedo seduto con le spalle alla porta, il proprietario del ristorante era sicuramente in cucina. Lui era vecchio, non avrebbe avuto la forza di reagire, dovevo solo fare tutto velocemente prima che rientrasse il titolare”.

“Tirdi, prendi due agenti e portalo alle Nuove. De Luca, firmi la confessione al mio collega”.

“Signor questore, l’aggiorno sul delitto di via Belfiore….”.

Faccio un’altra telefonata al mio amico della Stampa e racconto per filo e per segno l’indagine risolta.

“Quindi grazie a un povero cronista hai risolto il caso? Mi devi un pranzo, ricordalo!”.

Esco dall’ufficio, il sole è ancora alto nel cielo, l’ideale per fare ancora due passi e pensare che se il mondo fosse migliore non ci sarebbero ne usurai ne vittime, perché alla fine anche De Luca è una vittima.

                                               Fine

 

Un grazie a voi che avete partecipato a questa nuova indagine, il commissario e i suoi uomini assieme al sottoscritto Vi Augura Buone Ferie. 

 

 
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Morte di un usuraio(6 capitolo)

Post n°2632 pubblicato il 23 Luglio 2020 da paperino61to

 

Riassunto: Un omicidio viene perpetrato in un ristorante della città, dall'indagine il commissario Berardi viene a scoprire che la vittima oltre che essere un x impiegato delle poste e ora in pensione, era in realtà un usuraio. Dagli interrogatori delle persone cadute sotto le grinfie del Fuscco( la vittima) ognuna di essa aveva un motivo per ucciderlo. anche la cerchia ristretta degli amici viene interrogata senza cavarne nulla. Purtroppo sembra non esserci un colpevole per questo delitto, ma il commissario ordina ai suoi uomini di indaagare a fondo sugli amici della vittima, nella speranza che vi possa essere qualcosa che possa portarlo all''arresto dell'assassino. 

 

Anche su De Luca non trovo nulla che possa farmi sospettare dell’omicidio, scommettere non è reato.

Rileggo tutte le dichiarazioni degli interrogati, so per certo che mi sfugge qualcosa ma non riesco a mettere a fuoco cosa sia. Un particolare, ne sono sicuro, importante per risolvere il caso. Niente, da fare per quanto mi sforzi non lo trovo. Dopo un paio di ore in ufficio, decido di fare una passeggiata, svolto in via Roma quando mi sento chiamare, è il mio amico giornalista che lavora alla Stampa.

“Ciao Berardi, posso offrirti qualcosa?”.

E’ seduto a un tavolino, accetto volentieri.

“E’da parecchio che non ti si sente e manco ti si vede, sei in pensione?”.

“Magari caro amico mio, purtroppo ne devono ancora passare di anni prima di andarci.  Tu invece che mi racconti?”.

“Che vuoi che ti racconti! Sono tutti i giorni alle prese con questa benedetta inaugurazione dello stabilimento Fiat, lo hai saputo che viene Mussolini?”.

“Si, non si parla d’altro, anche in questura hanno allertato tutti per vigilare sulla sicurezza del Duce”.

“Senti, posso domandarti un favore? Vorrei intervistarti per sapere la tua opinione in merito”.

“Stai scherzando? Cosa vuoi che conti la mia opinione alla gente”.

“Berardi, non fare il modesto. Sei il più famoso commissario della città se non del paese. Pure Farinacci ti tiene in considerazione!”.

Conosco troppo bene il mio amico per sapere che non accetterebbe un no come risposta.

“D’accordo, quando vuoi farla questa intervista?”.

“Anche subito se vuoi, andiamo in redazione immediatamente”.

 

“Allora iniziamo…sei pronto?”.

Le domande a cui vengo sottoposto durano un’ora circa, alcune mie risposte vengono modificate e edulcorate:” Berardi lo faccio per non correre il rischio di venirti a trovare alle Nuove, lo sai vero?”.

Sorrido al pensare che mi possa portare la frutta in carcere.

“Lo so, difficile possa parlarne bene, ho una mia visione molto pessima di quello che potrà portarci questo periodo , e non è inaugurando uno stabilimento nuovo che tutto questa visione sparisca. Saprai come me che gli operai si lamentano per la bassa paga e per il tenore di vita che il governo gli impone, siamo sempre allertati per eventuali sommosse”.

“Già, ma sai anche te che questi discorsi sono etichettati come comunisti?”.

“Purtroppo si…allora se hai finito posso andare? Ho un’indagine in corso”:

“Aggiornami, non ne sapevo nulla. Che è successo?”.

“Il delitto in via Belfiore, la vittima si chiamava Alessandro Fusco, pensionato di facciata ma usuraio di professione ”.

“Storia interessante, non volermi male Berardi ma ho l’ordine del direttore, di parlare solo dell’arrivo del Duce e della Fiat e come noi anche gli altri giornali locali”.

Queste parole sono come una luce nella nebbia, domando se è sicuro che non abbiamo scritto altri articoli in merito all’omicidio.

“Certo che si…facciamo così, chiamo il bocia che lavora con noi e dico di portarmi le Stampe degli ultimi cinque giorni…vanno bene o vado a ancora più indietro nel tempo?”.

“Vanno benissimo”.

“Ecco qua le copie, guardali pure con calma”.

Riguardo ogni copia almeno un paio di volte per esserne sicuro, nessun articolo è stato scritto sull’indagine in corso.

“Senti posso prendere questa copia? Te la riporto appena concluso il caso”.

“Se vuoi tienila pure, mi sta venendo il sospetto che hai risolto l’omicidio…vedo un luccichio nei tuoi occhi…”.

“Ammetto che ho un ipotesi in testa e se viene confermata ti lascio l’esclusiva del caso, ciao e grazie”.

Ritornato in questura leggo il rapporto di Tirdi sulle spese impreviste di De Luca, nessuno dei vicini o negozi che lo conoscono sanno di queste spese. Alcuni negozianti ipotizzano che il loro cliente scommettesse: “A volte si lamentava di come era andata la corsa di quel cavallo”.

Rileggo il verbale rilasciato dal diretto interessato e l’ipotesi che mi è venuta in mente si rafforza sempre di più.

 “ Tiridi, ho come l’impressione che i pezzi del puzzle combaciano.”.

“In che senso commissario?”.

“ Fai portare in commissariato il De Luca e vedremo al momento opportuno di giocare la nostra carta! Portati Perino se è libero”.

De Luca arriva scortato dai miei due agenti, il suo volto denota rabbia e stupore insieme.

“Commissario, protesto per il trattamento subito, prelevato nella mia sartoria come fossi un delinquente…lo sa il danno di immagine che mi avete recato davanti ai miei dipendenti e clienti presenti? E poi ho un mucchio di lavoro arretrato”.

“Si segga signor De Luca, mi scuso per i miei agenti, a volte sono un po’ burberi e dimenticano la buona creanza. L’ho fatta accompagnare qui perché avrei bisogno di porle alcune domande in merito all’assassino del Fusco”.

Gli occhi dell’interrogato diventano due fessure piccole, le mani si muovono costantemente mentre risponde.

“La vedo nervosa signor De Luca, qualcosa non va? Problemi sul lavoro?”.

“No…no, commissario è che oggi non mi sento tanto bene, non vedo l’ora di andare a casa a distendermi”.

“Strano, è arrivato dicendo che lei ha molto da fare in ditta, si vede che ho capito male io. Ora le leggo il suo verbale di deposizione”.

Dopo averlo letto domando se conferma la sua versione: “Sto rivolgendo questa domanda a tutti quelle persone convocate qui, sia agli amici che ai debitori del Fusco”.

“Si confermo commissario, ho detto la verità! Ora posso andare?’”.

“Io la farei anche andare a casa, ma vede, c’è un piccolo particolare che non quadra in quello che lei ha appena riconfermato”.

“Non...non capisco cosa voglia dire…” si asciuga la fronte, le mani si muovono sempre più convulsamente.

“Lei ha detto che ha saputo del delitto dalla Stampa, giusto? E lo ha riconfermato in questo momento”.

Un flebile si esce dalla sua bocca: “Posso gentilmente avere un bicchiere d’acqua? Per favore”.

“In questa indagine c’era un particolare che mi sfuggiva, sapevo che mi era passato davanti ma non riuscivo a capire qual era. Nel frattempo quel particolare è venuto alla luce e lei ha confermato la mia ipotesi”.

“Non capisco commissario di cosa mi sta accusando?” .

“Di aver ucciso il Fusco!”.

Il bicchiere colmo d’acqua cade sui pantaloni dell’uomo dopo questa affermazione.

“Lei è pazzo! Pazzo…io un assassino?” una risata echeggia nell’ufficio.

“Questa è la Stampa con cui lei si è presentato da me, dicendo di aver saputo del delitto tramite questo giornale. Solo l’assassino poteva sapere del delitto! Lei ha ucciso il Fusco, aveva un debito con lui e non sapeva come fare per pagarlo!”.

“Falso, lei sta mentendo! Io…io non ricordo su quale giornale ho letto la notizia dell’assassinio”.

“Non ricorda perché nessun giornale locale, Stampa compresa, ha parlato del delitto, qui ci sono gli altri quotidiani, nessuno parla della morte di Fusco. Lei sta mentendo!”.

L’uomo sbianca in volto, la paura prende il sopravvento, il suo raziocinio nel pensare sparisce, riesce solo a dire :”Non è vero…so di averla letta la notizia… vi prego deve credermi commissario”.

(Continua)

 

 
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Morte di un usuraio(5 capitolo)

Post n°2631 pubblicato il 21 Luglio 2020 da paperino61to

 

Riassunto: Fin dall'inizio dell'indagine, il commissario Berardi si trova davanti a un muro invalicabile. Il delitto perpetrato ai danni di un usuraio, ha molti assassini potenziali, tutti sono caduti nelle grinfie di Alessandro Fusco. Gli amici della vittima non sanno dire nulla in proposito al vero lavoro del Fusco, pensionato da anni ed ex impiegato statale. Eppure il commissario sente che gli sfugge qualcosa, un particolare che porterebbe all'arresto dell'assassino.

 

 

 

Andare da Mamma Gina è sempre una scelta piacevole, non solo è una splendida persona con cui parlare ma anche un’ottima cuoca.

Anche lei mi domanda della venuta del Duce a Torino: “Arriva al 15 maggio, giorno dell’inaugurazione dello stabilimento di Mirafiori”.

“Mi sembra una buona cosa quello stabilimento, darà lavoro a tante persone, non crede commissario?”.

Rifletto un attimo poi rispondo di si omettendo di dire che darà anche molto sfruttamento, purtroppo da come la vedo io si andrà verso un mondo dove lo sfruttamento imperverserà in tutto il mondo. Spero di sbagliarmi, lo spero vivamente.

“Oggi abbiamo agnolotti al plin, brasato al barolo, Toma di Bra oltre i salumi e come dolci il bunet  o la torta alla Mamma Gina”.

“Elimini il bunet e vada per la sua torta, per il resto va tutto benissimo”.

Mentre aspetto che arrivi il pranzo rifletto sul delitto Fusco, sento che mi sfugge qualcosa, un particolare importante, ma per quanto ci pensi vedo solo nebbia davanti ai miei occhi.

“Commissario la vedo pensieroso, qualcosa non va?”.

“Nulla di che Mamma Gina, pensieri di lavoro…ha presente quando ha la sensazione che le sfugge qualcosa e non sa che cosa?”.

“Lo so bene caro figliolo, ma vedrai che troverai quello che in questo momento ti sta sfuggendo”.

Sorrido a quelle parole, questa donna ha sempre una parola di conforto per me. E’ come una seconda mamma lo ammetto, e parecchie volte mi ha spronato a non lasciarmi abbattere durante un’indagine.

Finisco il pranzo e dopo l’immancabile amaro esco dal locale, il cielo è senza nuvole, bellissimo. Decido di fare una passeggiata al parco del Valentino, sono a due passi da quel posto meraviglioso.  Percorro il sentiero, a quest’ora non si vede anima viva, si ode solo il canto degli uccelli, le piante ti fanno ombra, sembra di essere nel paradiso terrestre.

Tornato in questura ordino a Tirdi di indagare su Trivoli, Parusso e De Luca: “Dovete indagare su ogni cosa che fanno o che hanno fatto, come passano il tempo, che lavoro svolgono, tutto quello che si riesce a sapere”.

Solo nel fine pomeriggio riesco a sapere qualcosa di più sugli amici del Fusco. Ho scartato per età anagrafica i coniugi Gentili.

“Sul Trivoli, commissario, poco da dire, è titolare di una farmacia in via Cavour numero 6, la sua abitazione è proprio sopra alla farmacia. Non è sposato, ogni tanto va a giocare a carte al circolo di via Bellezia 20. Non ha precedenti penali. Il Parusso ha un precedente per aggressione a un carabiniere. L’avevano fermato per un controllo, lui era alticcio e dal diverbio è passato direttamente alle mani. Si è fatto un paio di mesi alle Nuove. Questo fatto risale però in gioventù, da allora è filato dritto”.

“Lavora? Sposato?”.

“Si lavora in una piccola tipografia, è sposato con Luigina Consoli e abitano in zona san Paolo in corso Racconigi 123. Nel tempo libero aiuta la moglie che ha una piccola merceria poco distante da dove abitano”.

 “Su De Luca sappiamo che è titolare di una sartoria in via Verdi 7. Non è sposato, abita in via Mazzini al numero 5. Fa vita normale, l’unica concessione è giocare ogni tanto alle corse dei cavalli”.

“Giocatore incallito?”.

“Mi sono informato, gioca discrete somme . Ho chiesto al proprietario del locale dove scommette e ha riferito che perde sovente. Negli ultimi anni avrà vinto un paio di volte, sempre somme modeste che non lo ricompensano dalle perdite ”.

Prendo l’agenda trovata a casa della vittima ma il nome  di De Luca non è segnato.

“Bisognerebbe fare un salto a casa del Fusco”.

Tirdi mi guarda perplesso e domanda il perché.

 

 

 

“Meglio fare di nuovo un controllo, saltasse fuori un’altra agenda”.

“Crede che il Fusco ne abbia avuta un’altra magari nascosta?”.

“Chi lo sa, tentare non nuoce…”.

 “Ora vai pure a casa da tua moglie, io andrò adesso a casa del Fusco…senti domani , cerca di capire in quale banca versa l’incasso del negozio il De Luca e se è il caso parla con il direttore”.

“Crede che sia stato socio in affari con la vittima?”.

“Non lo so, potrebbe anche essere oppure no…noi indaghiamo intanto”.

Dopo diverse ore esco dall’alloggio del Fusco senza aver trovato nulla. Nessuna agenda nascosta, nessun nascondiglio segreto. L’unica nota interessante dei fogli sparsi con su scritto delle cifre in rosso, una in particolare è scritta in grande: Cinquantamila. Cosa vogliono dire non ne ho la più pallida idea, posso solo ipotizzare che siano soldi che gli dovevano, visto la professione di usuraio che svolgeva, ma di quale persona o persone si trattassero non lo so.

“Commissario, ho quello che mi aveva chiesto su De Luca”.

“Bravo Tirdi, allora cosa hai scoperto?”.

“De Luca ha un conto corrente alla banca di via Arcivescovado, il direttore mi ha detto che negli ultimi tempi ha prelevato somme di denaro consistenti. Il De Luca si è giustificato che erano per spese impreviste”.

“Quindi il suo conto in banca scendeva velocemente?”.

“Si, ma non quel tanto da metterlo a rischio. Il direttore della banca ha inoltre detto che il De Luca aveva anche investito dei soldi in titoli di stato, nulla di che, ma gli rendevano una cifra annua che gli permetteva di vivere decentemente”.

“Unica cosa interessante è il prelievo di denaro, senti vai a vedere se riesci a scoprire queste spese impreviste”.

“Va bene, provo a sentire i suoi vicini se sanno qualcosa.

(Continua)

 

 

 

 
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Morte di un usuraio(4 capitolo)

Post n°2630 pubblicato il 20 Luglio 2020 da paperino61to

 

     Riassunto:  L'indagine sulla morte di un usuraio di nome Alessandro Fusco da parte del commisario Berardi e dai suoi uomini è sempre più complicata. Tanti nomi e tutti quanti potevano avere il movente per uccidere. Interrogati anche gli amici della vittima, solo uno di essi aveva sentore che il Fusco  fosse un usuraio, ma non ha mai approfondito la cosa. Solo le donne e una coppia di anziani vengono scartate dall'aver effettuato l'omicidio stringendo con forza uuna corda intorno al collo dellaq vittima.                       

 

 

 

Il questore ci chiama a rapporto per darci le ultime direttive provenienti da Roma, che  riguardano la messa in sicurezza del Duce.

“Vi ho appena letto il rapporto ministeriale, assieme al corpo dei carabinieri e alla milizia di questa città, l’intero isolato dove alloggerà nostra eccellenza il Duce, verrà pattugliato notte e giorno. Il comando dei carabinieri ci ha chiesto di stilare un foglio con i nomi degli agenti e dei turni che dovranno coprire. Ora andate pure…Berardi si fermi ancora un attimo per favore”.

“Come sta andando l’indagine sul delitto di via Belfiore? Per fortuna nostra sembra che ai cronisti non interessi questa storia”.

“L’ho notato pure io. Per ora nessun passo in avanti. Di sicuro, Fusco era un usuraio, ha diverse proprietà immobiliari e vari conti correnti, di certo i proventi non arrivano dalla sua pensione di impiegato postale”.

“Ha idea di chi possa aver commesso il crimine?”.

“No signor questore, ai miei occhi tutti i debitori possono essere dei potenziali assassini”.

“Ovviamente, e dei suoi amici che mi dice, ne avrà avuto qualcuno?”.

“Per ora quelli che ho interrogato non sapevano nulla del doppio lavoro, chiamiamolo così,di Fusco. Solo un certo Trivoli aveva un sospetto, che però non ha mai appurato con la vittima. Devo ancora interrogare un certo De Luca, è via per lavoro e arriva domani mattina”.

“Bene Berardi, lei continui la sua indagine, la esento dal partecipare alla sicurezza sul Duce, mi tenga aggiornato se vi sono sviluppi, arrivederci”.

Esco soddisfatto dal suo ufficio, non fa per me fare l’addetto alla sicurezza di qualcuno anche se questa persona è Benito Mussolini. D’altronde ci sono altri colleghi molti più preparati di me in fatto di sicurezza.

 

Il resto della giornata prosegue interrogando i restanti debitori, quelli con a fianco la parola: saldato.

Nulla di nuovo emerge, tutta gente disperata che si era messa nelle mani di Fusco e come la Rispoli, anche un paio di donne hanno avuto in più una richiesta sessuale.

“Commissario posso dirle una cosa?” mi domanda Tirdi.

“Dimmi”.

“Hanno fatto bene ad ammazzarlo…so che non dovrei pensarlo e figuriamoci dirlo, ma Fusco era un essere ignobile!”.

“Hai ragione Tirdi, ma non è con la giustizia privata che si risolvono le cose anzi è la cosa peggiore. La legge del taglione lasciamola agli antichi”.

L’indomani mattina verso le undici si presenta De Luca Fabio, è arrivato alla sera da Novara. Sulla quarantina, alto e corporatura robusta e una parlantina sciolta.

“Mi scusi commissario se arrivo solo ora in ufficio da lei, ma ho dovuto passare in sartoria per dare le disposizioni ai dipendenti”.

“Prego si segga, lei ha una sartoria in via Verdi 7 vero?”:

“Esatto, è da quindici anni che l’ho aperta. Ma credo che lei non voglia domandarmi del mio lavoro?”.

“Lei sappiamo che è amico di Fusco Alessandro, cosa sa dirmi di lui?”.

L’uomo sta zitto qualche minuto poi con voce flebile mi dice: “Povero Fusco, ho letto oggi sulla Stampa quello che gli è successo…poverino, ma chi è l’assassino?”.

“E’ quello che voglio scoprire. Eravate amici da tanto tempo?”.

“Da diversi anni, avevo abitato in via Barbaroux al numero 2, dove abita, scusi, abitava il Fusco. Poi mi sono trasferito in via Mazzini cinque, l’affitto era meno esoso”.

“Lo frequentava?”.

“Capitava qualche volta. Era una persona affabile, gentile non solo con me. Ma perché mai l’hanno ucciso?”.

 

 

“Le ha mai raccontato di avere problemi?”.

“Chi il Fusco? Mai sentito lamentarsi, anzi, avevo come l’impressione che la vita gli sorridesse e non poco, detto tra me e lei”.

“Come mai aveva questa impressione?”.

“Di preciso nulla, solo una sensazione…una volta accennò che voleva comprarsi una villa o qualcosa del genere dalle parti…non ricordo dove, ma rimasi stupito una villa…credevo scherzasse, e quando gli ho chiesto in merito lui non ha risposto”.

“Perché rimase stupito? Una persona se ha i soldi può comprarsi una villa”.

“Commissario, sa anche lei come me che il Fusco era un impiegato postale in pensione. Ora non conosco l’importo di una pensione da impiegato, ma non credo che arrivi a potersi permettere una villa”.

“Ha mai avuto sentore che il Fusco avesse altri introiti oltre la sua pensione?”.

“No! Come le ho detto ci frequentavamo raramente e a parte quella sua mezza dichiarazione sull’acquisto di una villa non so dirle nulla in merito”.

“Va bene signor De Luca, come ho detto a tutti gli interessati in questa indagine si tenga a disposizione”.

Gli interrogatori sono finiti e sono sempre allo stesso punto: chi è l’assassino?.

De Luca non ha aggiunto nulla di nuovo, a parte una sua sensazione su altri introiti che arrivavano in tasca a Fusco. Un po’ come il Trivoli che aveva un vago sospetto, ma nulla di più.

“Tirdi, vado a pranzo da Mamma Gina, se ti va puoi venire”.

“No grazie commissario, quando esco vado a fare spesa, mia moglie non si sente bene oggi”.

“Nulla di serio spero! Se hai bisogno di qualche giorno di ferie, prendile pure”.

“Il medico ha detto che deve stare a letto il più possibile, è una gravidanza difficile e per non correre rischi meglio attenersi a cosa dice il medico. La ringrazio commissario, se ne avrò bisogno gliele chiederò”.

(Continua)

 

 

 

 

 

 

 
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