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« Morte di un usuraio(6 capitolo)Chi Tocca le Lobby si "scotta" »

Morte di un usuraio(7 capitolo)

Post n°2633 pubblicato il 26 Luglio 2020 da paperino61to

 

   Riassunto: Il commissario Berardi indaga sulla morte di Alessandro Fusco pensionato ed ex impiegato postale, ma usuraio a tutto andare. I sospettati sono tutte le persone cadute in mano alla vittima. L'indagine non porta a nulla, anche gli amici non dicono granchè che potrebbe dare una svolta. Berardi sente che gli sfugge qualcosa, ma non riesce a mettere a fuoco questa cosa. Ordina a Tirdi di indagare a fondo sugli amici di Fusco. Emerge solo che De Luca, titolare di una sartoria è uno scommettitore di corse ai cavali, quasi sempre perdente. La svolta dell'indagine avviene grazie al suo amico giornalista che in un'intervista al commissario in merito alla venuta del Duce per l'inaugurazione dello stabilimento Mirafiori della Fiat, domanda se sta indagando su qualcosa. Berardi allora capisce cosa gli sfuggiva, il De Luca quando è venuto in questura aveva detto di aver letto sul giornale del delitto, cosa falsa, visto che il giornalista dice al commissario che nessun giornale sia la Stampa che altri giornali locali hanno parlato di questo delitto, gli ordini dei  direttori sono solo di scrivere del Duce, della Fiat e intervistare l'architetto che ha progettato lo stabilimento.                                                   

 

Poi si picchia le gambe con le mani, china la testa e ripete di nuovo la stessa frase:

“Io ho letto la notizia sul giornale, può darsi che non sia stata la Stampa…non ricordo di preciso”.

“Può essere, ma vede, io qui ho anche le copie di altri giornali, e su nessuno di esso da notizie del delitto, come se lo spiega che lei lo sapesse?”.

L’uomo sbianca in volto, la paura prende il sopravvento, il suo raziocinio nel pensare sparisce, riesce solo a dire :”Com’è possibile? Giuro che l’ho letta la notizia”.

Poi china la testa, con le mani si picchia sulle gambe.

“Lei ha mentito De Luca, sapeva che sul giornale non c’era scritto nulla, ma si è reso conto solo dopo dell’errore che aveva fatto. Sperava non c’è ne accorgessimo e ammetto che è andato vicino molto vicino. L’inchioda anche la testimonianza del titolare della bisca dove va a scommettere sui cavalli, e soprattutto un foglio con una cifra di trentamila lire segnata in rosso, non c’è scritto il nome, ma non credo di sbagliare nel dire  che siano i soldi che doveva al Fusco. Il direttore di banca ci ha parlato dei vari prelievi effettuati da lei”.

“Ho sempre avuto il vizio di scommettere alle corse, è come una malattia che entra nel sangue e non riesci a smettere. Avevo chiesto al Fusco di aiutarmi, dovevo pagare i fornitori e gli stipendi. Lui me li aveva prestati, ma ho dovuto firmare un foglio dove glieli restituivo con una percentuale altissima. Non riuscivo più a far fronte a questa richiesta , l’ho supplicato, scongiurato, ma nulla da fare, quel maledetto non ne voleva sapere. Hai firmato, ora sono problemi tuoi se non mi ridai i soldi in tempo, arrangiati, fai quello che vuoi, ma entro una settimana mi saldi il debito”.

Le parole si mescolano al pianto.

“Non sono pratico di armi, non ho mai sparato. Seguivo il Fusco da giorni e prima che entrasse in quel locale, ho provato di nuovo a chiedere una dilazione nei tempi di pagamento, mi ha risposto di non seccarlo. Sono rimasto fermo a guardarlo mentre

entrava in quel ristorante, volevo entrarci pure io, ma poi ho deciso di andarmene. Fatto qualche passo, noto un pezzo di corda buttata per terra, in quell’attimo ho deciso che dovevo ucciderlo. Torno indietro e lo vedo seduto con le spalle alla porta, il proprietario del ristorante era sicuramente in cucina. Lui era vecchio, non avrebbe avuto la forza di reagire, dovevo solo fare tutto velocemente prima che rientrasse il titolare”.

“Tirdi, prendi due agenti e portalo alle Nuove. De Luca, firmi la confessione al mio collega”.

“Signor questore, l’aggiorno sul delitto di via Belfiore….”.

Faccio un’altra telefonata al mio amico della Stampa e racconto per filo e per segno l’indagine risolta.

“Quindi grazie a un povero cronista hai risolto il caso? Mi devi un pranzo, ricordalo!”.

Esco dall’ufficio, il sole è ancora alto nel cielo, l’ideale per fare ancora due passi e pensare che se il mondo fosse migliore non ci sarebbero ne usurai ne vittime, perché alla fine anche De Luca è una vittima.

                                               Fine

 

Un grazie a voi che avete partecipato a questa nuova indagine, il commissario e i suoi uomini assieme al sottoscritto Vi Augura Buone Ferie. 

 

 
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