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« CuckoldGita scolastica »

Le soglie critiche dell'età

Post n°189 pubblicato il 11 Maggio 2013 da meninasallospecchio

Mentre sta per scoccare il mio mezzo secolo di vita, penso di poter fare un piccolo assessment su quelle che sono le soglie di età considerate, a torto o a ragione, come passaggi significativi dell'invecchiamento.

La prima soglia, mi duole dirverlo, sono i 35. Certo a 35 anni si è ancora nel pieno del vigore fisico e mentale, ma... Il primo segno di cedimento lo dà la memoria. A un certo punto si comincia a non ricordare più i nomi: quello... sì, quello... come si chiama? Dai, lo sai chi voglio dire. C'è gente che la memoria non l'ha mai avuta e in un certo senso sono avvantaggiati, perché durante la giovinezza hanno potuto sviluppare delle strategie di supporto: hanno agende, note, scrivono bigliettini, prendono appunti. E chiedono a te. Che fino a ieri ti ricordavi tutto e all'improvviso sei diventato come loro. Ti pigliano pure per il culo: che me ne faccio di te? dicono. Non ci si rassegna; si continua a vivere nell'illusione di ricordarsi le cose, collezionando sbagli e figuracce.

I 40, ingiustamente sopravvalutati, vanno via lisci. Non si registra nessuna rovinosa caduta allo scoccare del quarto decennio. A meno che il mio non sia un caso particolare, visto che a 40 anni ero incinta, uno splendore di salute e di quegli ormoni della felicità che accompagnano gravidanza e allattamento. Tanto che, quando vengono meno, o si fa subito un secondo figlio, oppure ti viene la depressione post partum. Veramente ci sarebbe una terza via, come mi ha spiegato la mia amica psicologa, che si è curata la DPP trombandosi un africano. Lei sulla DPP ci ha fatto pure la tesi di laurea, ma non ha potuto scriverlo che si cura così. In ogni caso io a 40 anni stavo benone.

Il vero crollo avviene a 45. Il discorso capelli lo tralasciamo, perché quello è molto soggettivo. Ci sono donne che si devono già tingere i capelli a 25 anni e altre stronze come me che a 50 ce li hanno ancora naturali: è la genetica, baby. Ma per tutti i 45 sono il momento in cui la presbiopìa non può più essere ignorata. Menù del ristorante tenuto a due metri di distanza, passato all'amico che già si è rassegnato agli occhiali: leggi tu, per piacere, qui è troppo scuro. Per le donne è l'età dei problemi ginecologici: pre-menopausa o fibromi, emorragie, c'è di che sbizzarrirsi. Per gli uomini prostata e problemi cardiaci. Per tutti, crollo delle energie psico-fisiche. Non è la vecchiaia, eh, per quella c'è ancora tempo. Ma la parabola discendente prende una direzione verticale. Poi si ferma.

E veniamo ai 50. Le condizioni psico-fisiche globali sono assestate. L'unica novità di rilievo è dover stare attenti ai temibili "colpi d'aria", quelli per cui mia madre mi costringeva a compiere l'epico trasferimento estivo al mare rigorosamente a finestrini chiusi, in tempi in cui di aria condizionata non si era mai sentito parlare. Ora mi sa che lo farei anch'io, dopo che nel giro di un mese sono rimasta bell'e dura per ben due volte.

Ma la vera tragedia dei 50 è un irresistibile impulso ai bilanci esistenziali. Uno cerca di resistere: no, il bilancio esistenziale no! E invece si ritrova ogni 3 per 2 a valutare tutta la sua vita sotto i vari punti di vista: lavoro, rapporti sentimentali e di amicizia, famiglia, approccio a tutti gli aspetti dell'esistenza. Ho sbagliato tutto? Perché ho fatto così invece che cosà? E se avessi fatto in un altro modo come sarebbe andata? Affiorano ricordi, si saldano brandelli di vita, si dispongono a formare un quadro inaspettatamente coerente che racconta quello che siamo. A tratti ci piace, a tratti ci sembra che sia all'origine di tutto quello che non va.

Comunque non c'è niente da fare. E' come le rughe, i capelli bianchi e il colesterolo. A 50 anni viene questa malattia dei bilanci. Speriamo che passi presto.

 
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