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Post n°277 pubblicato il 04 Dicembre 2013 da meninasallospecchio

So che siete ansiosi di sapere come evolve la mia battaglia contro i topi iniziata al post 260, proseguita a intervalli e riassunta al post 270.

Riepilogo gli eventi delle ultime settimane. Si era appena dileguata la puzza di topo morto, una decina di giorni fa, al punto che ho potuto ospitare la mia amica nella stanza della carogna (cioè la mia). Ma la pacchia è durata un paio di giorni, dopo di che c'è stata una recrudescenza. Evidentemente il veleno della lavanderia ha mietuto un'altra vittima e anche questa è andata a morire nella canalina dei fili elettrici, come in un piccolo Gange dei topi.

A questo punto ho cominciato a pensare che il veleno non sia una buona idea e ho deciso di integrare le armi chimiche con quelle convenzionali: la colla topicida, ovvero catturare il prossimo topo, dead or alive. Mentre già si spandeva l'odore del terzo topo morto, il veleno della lavanderia continuava a sparire, quindi ho deciso di approntare lì la mia prima trappola. Mi serviva un pezzo di cartone. Rovistando nella carta straccia ho trovato i cartoncini di auguri per il compleanno di mio figlio. Perfetto, ho pensato.

Trappola per topi

Ma il topo non ha apprezzato la mia ironia. O forse si è trasferito, perché un altro topo è stato avvistato in un locale al piano terra adibito a cantina, che per ragioni storiche si chiama "la bottigliera". Dev'essere la mamma di Gigi, perché è tutta suo figlio ma un po' più grandina. Ho quindi approntato una seconda trappola, con un cartone più spesso, altro veleno e un pezzo di formaggio. Qualcosa è successo, perché quando sono andata nella bottigliera a controllare, non solo non c'era il topo, ma non c'era neanche il cartone.

L'ho poi trovato un po' più in là, nei pressi di un buco nel pavimento (questo succede a ristrutturare le case a metà). Il formaggio è saldamente incollato al cartone, ma di mamma topa neanche l'ombra. Boh, l'ho lasciato lì, fino a quando me ne dimenticherò e finirò per metterci un piede sopra.

Intanto non solo il blog, ma anche le mie conversazioni in chat vertono principalmente sui topi. Da un lato mi faccio grossa dispensando consigli a Veste Amichevole, il quale ha anche lui un topo sul balcone. Dall'altro a mia volta pendo dalla tastiera di un nuovo amico di chat, detto il Rapper, anche se non è un rapper manco per niente. Forse piuttosto il Ratter, vista la sua enciclopedica cultura in fatto di topi, nonché vasta esperienza sul campo. Pare che abbia una casa in campagna dove una volta ha trovato numerose carogne di topi suicidatisi in un secchio d'acqua. Più saggiamente di me, lui non vive in una casa in cui anche i topi si suicidano. Comunque il Rapper mi spiega tutti i miei errori, dalla consistenza del supporto su cui mettere la colla al fatto che i topi vogliono un'esca kosher, che non deve essere stata toccata dalle mani impure degli umani.

Mah. Sto cominciando a battermene l'anima anche dei topi. Come dice Primo Levi, l'uomo si abitua a tutto. Si parva licet. Molto parva.

 

 
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