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Non scrivetemi lettere
Post n°304 pubblicato il 10 Febbraio 2014 da meninasallospecchio
Non ho mai pensato seriamente a come uccidere mia madre, forse dovrei farlo. Invece la lettera esiste davvero. E' qui davanti a me, chiusa. Forse la leggerò prima di bruciarla, non ho ancora deciso. Prima dovrei uccidere mia madre, metaforicamente, se non nella realtà. Lei è un pezzo del puzzle che non può andare a posto, deve essere eliminato. Ma questo è un altro discorso. Ora quello che volevo dire è: perché la gente scrive queste cazzo di lettere? Sembra una tipica minchiata da donnette psicolabili, però la fanno anche gli uomini. Evidentemente si scrive quello che non si ha il coraggio di dire o si teme non verrebbe ascoltato. Ma chi non ha voglia o interesse ad ascoltarti, ne ha ancora meno a leggerti. Se voglio parlare da sola e darmi ragione scrivo il blog. A volte penso che tutti dovrebbero averne uno. Dovrebbero dartelo quando nasci, come il codice fiscale. Tieni, questo è il tuo blog: scrivi lì e non scassare la minchia al prossimo. E vedi di non farti bannare. Mentre ci stavamo lasciando il mio ex mi scriveva, anche se vivevamo insieme: mail, lettere. Una volta mi scrisse una mail di delirio paranoide totale. La lessi e poi feci Shift-Canc, perché non mi venisse mai l'idea di leggerla un'altra volta. Si chiama igiene mentale, rimozione del tartaro dal cervello. Non ricordo neanche cosa dicesse, non lo voglio ricordare e sicuramente non vorrebbe nemmeno lui. La mail del mio primo marito l'ho tenuta invece, così posso ancora farmi del male, eventualmente. Me la scrisse dopo 10 anni che c'eravamo lasciati: se io avessi detto, se tu avessi fatto, il festival del periodo ipotetico. A cosa serve questa roba? Sempre nel periodo del delirio, il mio ex mi scrisse anche una lettera di carta. In quella non c'era polemica, non c'erano recriminazioni; era una lettera d'amore, pulita. Anche lui poteva essere una persona migliore di quello che era stato con me, ma era troppo tardi. Soltanto i bambini pensano che le cose rotte si possano sempre aggiustare. La lettera l'ho letta una volta sola, ma non l'ho buttata. Ho pensato che forse fra 20 anni mi farà piacere rileggerla, anche se comincio a dubitarne. So esattamente dove si trova e faccio in modo che non mi capiti in mano per errore. Avrei in quel caso lo stesso atteggiamento che ho con i cadaveri dei topi: se posso me ne tengo alla larga, ma se proprio devo li posso prendere in mano perché razionalmente so che sono morti e non possono farmi niente. Vi sembro spietata? Forse. Ho scritto e ricevuto bigliettini, messaggini: li tengo, è una cosa diversa, quelli sono ricordi belli. Se una relazione funziona le parole sono un regalo e ne bastano poche. Ma non scrivo lettere e non voglio riceverne. Cerco di fare in modo che le mie frustrazioni non producano detriti inutili da far smaltire a qualcun altro con patetici tentativi di colpevolizzazione. Esiste sempre un numero fino a cui contare per rendere superfluo quello che apparentemente sembra così indispensabile dire. E non voglio fare da discarica per i fallimenti degli altri. Chi non ha con me la relazione che vorrebbe avere, mi incolpi pure, se crede, ma se ne faccia una ragione. Non scrivetemi lettere.
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