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La seconda lettera - Il contenuto

Post n°309 pubblicato il 14 Febbraio 2014 da meninasallospecchio

Che cosa dice la lettera? Non so bene cosa scrivere, dovrei riportarla per intero; oppure evito di scendere nei dettagli e mi limito a dire per sommi capi che mi invita a "riconciliarmi" con il mio ex, qualunque cosa questo significhi, visto che siamo in rapporti più che civili. Ci siamo lasciati da più di due anni. La storia non ve l'ho mai raccontata e non ve la racconterò, perché ci sono cose che non si possono scrivere in un blog pubblico. Mi limito a sottolineare due aspetti: non c'erano storie di corna e c'erano dei validissimi motivi. Altro non aggiungo. Sono passati due anni. Benché nello svolgersi dei fatti io abbia avuto mille dubbi, in questi due anni non c'è stato mai neanche un secondo di ripensamento. Ho un milione di problemi pratici e logistici, ma sto incomparabilmente meglio. Tutto per me è migliorato: l'umore, la salute, persino l'aspetto fisico, la vita sociale, i rapporti con mio figlio, addirittura il suo rendimento scolastico. A distanza di due anni anche il mio ex è sereno e ha fatto delle scelte di vita che in ogni caso gli precluderebbero di tornare indietro; e io sono contenta per lui.

Questo per spiegare l'assurdità della cosa. Chiunque mi conosca sa e vede che la mia vita è cambiata in meglio. Chiunque tranne mia madre.

Nella lettera dice di aver pensato, vedendomi sofferente e depressa e sentendosi in dovere di aiutarmi, alla soluzione giusta per me. Devo chiedere perdono al mio ex. Geniale. Devo chiedergli perdono per averlo "cacciato". E' interessante notare come mia madre abbia sposato appieno la versione non del mio ex, ma della sua famiglia. Sono loro che dicono che l'avrei "cacciato". Lui non lo dice, per due buoni motivi. Primo, perché sa che non è vero. Secondo, perché se dicesse una cosa del genere, in una frazione di secondo si troverebbe in mano le chiavi di casa e io mi prenderei quelle del suo appartamento in affitto, in città. Perchè stare in questa casa non è un privilegio, è un lavoro, tanto che me ne andrò appena possibile a costo di lasciarla vuota.

La lettera in realtà è piuttosto lunga. In mezzo ci sono perle del tipo "da sola non ce la puoi fare". Ecco. Non so se chi mi legge ha figli, ma sull'ABC del genitore c'è scritto: non dirai MAI a tuo figlio che non ce la può fare. Semplicemente non si fa, in buona o in cattiva fede. Nemmeno Totò Riina direbbe a sua figlia che non ce la può fare. Va bene, sono ancora viva, per fortuna ho avuto anche un padre e lui "non ce la puoi fare" non me l'ha mai detto, anzi. Ringrazio di non aver mai avuto un rapporto con lei, nemmeno da bambina, così ho evitato di farmi asfaltare l'autostima.

 

(continua)

 
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