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Due di picche

Post n°329 pubblicato il 26 Aprile 2014 da meninasallospecchio

Correva l'anno 1995. A quel tempo viaggiavo molto per lavoro e, in quel periodo, stavo lavorando ad Amsterdam da qualche mese. A volte restavo là anche nei weekend, altre volte rientravo e poi il lunedì mattina partivo nuovamente per l'Olanda. Una di queste volte, mentre a Linate facevo la coda al check-in, davanti a me vedo un tizio che attira la mia attenzione. Era piuttosto alto, ben messo, capelli lunghi biondi con la coda, come si usava negli anni '90, vestito in giacca e cravatta. Fra me dico: però.

Vado al gate e lo rivedo, anche lui evidentemente era diretto ad Amsterdam. Fra me penso: era davanti a me al check-in, magari avremo i posti vicini sull'aereo, anche lui è da solo. Se siamo vicini attacco bottone, chissà che non si possa andare insieme a cena. Invece sull'aereo non è vicino a me. Partiamo, atterriamo, lo perdo di vista. Sliding doors.

Vado in ufficio, come al solito. Nel pomeriggio viene da me il capo di quelli per cui lavoro, un italiano anche lui. Mi dice: sai, c'è qui tizio, anche lui dall'Italia, mi dice nome e cognome, lo conosci? No, non lo conosco. Va bene, dice lui, te lo presento, così magari andate a cena insieme. Due minuti dopo arriva e insieme a lui chi c'è? manco a dirlo, il tizio dell'aeroporto! Bingo.

Insomma, la sera esco con questo tipo, un po' truzzo ma simpatico. Per fare bella figura voglio spacciarmi per veterana della città e portarlo a cena in uno dei miei posti preferiti, ma è lunedì e molti sono chiusi. Il tizio è affamato, lo sto facendo girare a vuoto per Amsterdam, lui comincia a innervosirsi: l'avevo detto che era truzzo. La mia strategia vacilla. Alla fine trovo uno dei miei ristorantini, cominciamo a mangiare e lui si rilassa. Chiacchieriamo piacevolmente. La serata trascorre senza eventi di rilievo a parte che gli comunico il mio programma per l'indomani, programma già deciso in precedenza e che avrei attuato anche da sola. Prevede la cosiddetta "wine & cheese cruise", cioè una crociera notturna sui canali di Amsterdam, con vino e formaggio. Approva con entusiasmo: l'avevo detto che era simpatico. Truzzo ma simpatico.

La sera dopo ci imbarchiamo per la crociera. Ovviamente il formaggio è quella minchia di Edam, l'unico formaggio esistente in Olanda, anche se loro lo declinano in mille modi diversi che creano ai loro occhi l'illusione di avere tanti formaggi. Sul vino stendiamo un velo pietoso. Comunque mangiamo e beviamo senza fare tanto i difficili. Sul barcone siamo gli unici seduti uno di fronte all'altro; gli altri sono tutte coppiette abbracciate fianco a fianco che limonano per tutto il tempo. Ma noi non ci facciamo inpressionare e continuiamo a chiacchierare con il supporto del vinaccio francese da supermercato di bassa lega. Infine, quando scendiamo dal barcone, sempre ridendo, ci fermiamo a guardare e commentare la vetrina di un sexy shop. Fra me penso: è fatta.

Mentre camminiamo per la strada chiacchieriamo e ridiamo ancora. A un certo punto, ad una sua battuta, rido e, sull'onda del feeling del momento, mi fermo e lo bacio. Rimane interdetto. La sua reazione blocca anche me, che però sto ancora sorridendo, mentre lui sembra veramente preoccupato. C'è una birreria, decidiamo di entrare per esaminare la situazione. Ah ecco, ho dimenticato un particolare: all'epoca ero sposata.

Al tavolo del pub il tipo mi racconta la seguente storia. E' cresciuto in un quartiere popolare nella cintura di Torino, frequentando bulli e conducendo lui stesso una vita da teppistello di periferia. Una volta ha avuto la pessima idea di accompagnarsi con la ragazza del giovane boss del quartiere, il quale, venuto a conoscenza del fatto, in compagnia di un sodale, lo ha braccato una sera nell'androne di casa sua. L'ha fatto inginocchiare con il coltello puntato alla gola. L'avevo detto che era truzzo. Insomma, pare che in quei lunghi istanti in cui ha temuto seriamente per la sua vita, abbia fatto tipo un voto alla madonna, che se fosse scampato non avrebbe mai più concupito donne sentimentalmente impegnate.

Protesto che mio marito non è un boss di quartiere malfamato, bensì un mite professionista. Non sarebbe affatto entusiasta di sapermi indaffarata in quel genere di business, ma non esiste nessuna possibilità che lo venga a sapere e, in ogni caso, avrebbe casomai qualcosa da dire con me, certamente non se la prenderebbe con l'occasionale compagno di scappatella. Ma le mie argomentazioni cadono nel nulla.

- Non facciamola tanto lunga, se non ti piaccio me lo dici e la chiudiamo qui – tento di razionalizzare.

- No, no, mi piaci eccome – protesta il truzzo. E in effetti, anche se tutta la faccenda appare poco credibile, non mi sta guardando come uno a cui non piaccio.

Vabbè, dopo aver messo una birra sopra al vino, rientriamo in albergo, mentre continuo a rivestire un bizzarro ruolo di molestatrice. In ascensore ci baciamo ancora: questa volta non saprei dire chi ha baciato chi, ma, mentre siamo vicini, avverto dai piani bassi segnali tangibili di apprezzamento. Glielo faccio notare, laggiù le idee sembrano più chiare. Quello che segue da parte sua è praticamente una fuga.

Rientro in camera, mi faccio una bella risata e me ne vado a dormire. Chissenefrega, almeno ci ho provato. Il mattino dopo a colazione io sono bella riposata . Lui è stravolto e mi si rivolge con aria accusatoria: non è riuscito a dormire. Oh, che ti devo dire? Ormai è diventato un teatrino e lo sarà anche nelle sere successive. Non avresti dormito comunque, gli dico.

 
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