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Nymphomaniac II - tabł e ribellione

Post n°331 pubblicato il 28 Aprile 2014 da meninasallospecchio

Il resto del Volume 2 è scuro e drammatico, a tratti durissimo. Joe è diventata frigida e ha perso l'unica fonte di piacere e ragione di vita. Non per questo rinuncia al sesso; anzi, alza la posta nel tentativo di ritrovare le sensazioni perdute.

Mi fermo un attimo su una questione che non ho trovato nelle recensioni, dove pure si fa notare come il film affronti a testa bassa più di un tabù, dalla religione alla pedofilia. Ma c'è un altro grande tabù: la maternità. Soltanto io ho notato che la frigidità di Joe corrisponde esattamente al periodo in cui ha una famiglia? L'amore con Jerome, a cui segue la vita di coppia, la gravidanza, la maternità: Joe ritrova l'orgasmo soltanto quando lascia marito e figlio; la sera di Natale, tanto per metterci il carico da 90.

La dicotomia è tale che Joe rifiuta il parto naturale: teme che far passare il bambino attraverso quell'organo che lei ama e che ora non le sta dando il piacere che vorrebbe, peggiorerebbe la situazione. Come la capisco, qua il mio inconscio si potrebbe scatenare. Comunque lasciatemelo dire: quello sì che è un grande tabù. La maternità come destino della donna e insieme negazione del sesso. Certo, i benpensanti potrebbero replicare che è stata fatta molta strada da un punto di vista culturale per superare la dicotomia fra le due destinazioni del sesso della donna. E però non sarà mai possibile fino in fondo. Perché il sesso è libertà, libertà estrema e incondizionata, e non può convivere con utilità e responsabilità. La libertà sessuale della donna passa attraverso il rifiuto della maternità: lo sappiamo, la letteratura ci gira intorno da secoli o da millenni, a questo tema. E quello genera il vero, grandissimo senso di colpa della donna, la religione non è niente al confronto. Per trovare un corrispettivo maschile altrettanto forte bisogna pensare alla pedofilia. Insomma, non a caso i più grandi tabù sono legati alla riproduzione e alla tutela dell'infanzia, a guidare le nostre menti è l'imperativo supremo della conservazione della specie.

Joe sceglie la libertà, che ritrova fra le cinghie e le frustate di K. Questa parte è così estrema da far agitare lo spettatore sulla poltrona. Troppo forte per essere erotica, troppo bizzarra nell'ambientazione per essere credibile. Il parallelo con la passione di Cristo è tirato per i capelli (e del resto neanche il numero delle frustate coincide, come ci spiega puntuale Seligman): non è tanto Joe a ripercorrere il cammino di Cristo verso la redenzione, quanto forse la stessa passione ad essere spiegata in modo simbolico come un cammino di conoscenza attraverso al dolore. 

Però tutta questa parte secondo me risente negativamente della freddezza di Von Trier. Abbandonato il registro caricaturale, la mancanza di coinvolgimento pesa sulla credibilità della storia. Lars Von Trier non capisce il sadomaso oppure è reticente? Le motivazioni di Joe sono spiegate, anche se un po' frettolosamente. La sua non è espiazione, soltanto un'altra forma di ribellione, che la spinge a cercare, per ritrovare il piacere, proprio quanto ci sia per lei di più esecrabile. La violenza, e insieme la negazione del rapporto sessuale, che è ciò che lei più desidera. Tutto questo in una bizzarra ambientazione ambulatoriale, come se K fosse una sorta di dottore che somministra una cura alle sue pazienti. Ancora una volta c'è del vero in questa visione surreale, ma narrativamente lascia insoddisfatti. K è troppo atroce per essere caricaturale e troppo ben interpretato per essere soltanto deus-ex-machina e non personaggio. E allora lo spettatore si pone la stessa domanda che Joe rivolge a lui: qual è la sua parte? Che cosa ottiene lui? Von Trier non ci risponde e lascia un vago senso di incompiutezza su tutta la vicenda. Non prima di averla addolcita con l'anatra muta, una visione piuttosto allegra e ludica del fisting, curiosamente in contrasto con il personaggio, quasi appiccicata alla storia; come se Von Trier avesse voluto inserirla (scusate l'involontaria ironia) per completezza antologica o più verosimilmente perché piaceva a lui.

 

(continua)

 

 
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