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La cantina
Post n°409 pubblicato il 17 Febbraio 2015 da meninasallospecchio
(continua dal post 404) Tutta questa mia riflessione origina dalla recente inaugurazione di una nuova cantina e dalle polemiche che ne sono seguite. Sono comparsi articoli di giornale, foto su Facebook con immancabile corredo di indignazione: se ne parlerà ancora chissà per quanto tempo. Da parte mia, vedendo le foto, sono rimasta effettivamente un po' perplessa, ma mi sono riservata di giudicare meglio vedendola dal vivo. L'altra settimana, andando in montagna, ci sono passata davanti e il mio parere è, nella peggiore delle ipotesi, molto rumore per nulla. La cantina si trova nel comune di Barolo, alla base della collina di Cannubi, una zona cru del vino che dal paese prende il nome. A commissionarla un'imprenditrice della zona, fino a ieri estranea al mondo del vino e quindi probabilmente accolta con diffidenza, oltre che dal consueto conservatorismo rurale. Diffidenza anche in parte motivata, perché sul buon gusto della scritta che campeggia sull'edificio ho molte riserve. L'architetto cuneese Gianni Arnaudo ha immaginato la cantina come due scatole di vino, di quelle di legno, sovrapposte e sfalsate, con la scritta come un marchio. L'astemia pentita è la proprietaria, convertitasi al vino per amore delle Langhe. Il progetto è stato accettato dall'UNESCO e accolto con favore anche alla Biennale di Venezia. Come dicevo, prima di giudicare ho voluto vederla dal vivo. Due cose devo dire rispetto all'impressione che può fare vedendola in foto. La prima, che non si capisce dall'immagine, è che l'edificio è piccolo. Contiene soltanto gli uffici e una sala degustazione, il grosso della cantina si trova sottoterra. Tanto per dire, 50 metri più su c'è una villetta dello stesso colore che non è tanto più piccola di così e certamente non è più bella. Di fronte c'è Terre da vino, una cantina sociale di una certa dimensione, peraltro realizzata dallo stesso architetto, pure quella con qualche pretesa. La seconda differenza fra l'impressione fotografica e quella dal vivo è che la scritta, L'astemia pentita, frutto di discutibile senso dell'umorismo, in realtà non si nota neanche poi tanto. Ecco, per dare l'impressione del legno l'avrei fatta forse un pelino più scura, ma mi è stato fatto notare che scura lo diventerà. La cantina "pop", è stata definita. Insomma, io non la trovo così male. Non tale, comunque, da meritare un'indignazione degna di miglior causa. "Barolo è destinata a diventare la via Montenapoleone del vino e a perdere definitivamente la sua anima di paese agricolo": così si è espressa la figlia di uno dei patriarchi del barolo. Non so. Per me che guardo queste colline un po' con lo spirito della forestiera, tornata dopo essersene allontanata, sembra che di anima ce ne sia ancora parecchia, persino in queste critiche un po' attaccabrighe, che hanno un respiro così dolcemente provinciale. Certo il paese di Barolo, per noi che viviamo qui, di autenticità ne ha conservata poca, e credo se ne accorgano anche i visitatori. Temo che un po' sia inevitabile, ma non me la prenderei con gli architetti.
(Fine)
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