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« Murphy - Cartesio 1 a 0Accarezzare il diavoletto »

Il mio diavoletto

Post n°415 pubblicato il 13 Marzo 2015 da meninasallospecchio

(continua dal post 412)

Vado in un'altra farmacia e ripeto tutta la manfrina. Anche qui mi presentano dapprima il contagocce con il tappo a vite. Racconto di diavoli e filosofi, ma non c'è niente da fare: l'unico senza tappo è di plastica. Secondo il libro andava bene anche così, purché adeguatamente appesantito. Questa volta me lo fanno pure pagare, 50 centesimi.

A casa ripeto tutta la faccenda: immersione nella caraffa e verticalizzazione con fil di ferro. Decido di fare la prova con la bottiglia. Ovviamente non affonda in nessun modo, ma mi sono rotta le balle. Saranno cazzi della prof. Mando a scuola il figlio con bottiglia e tutto, anche se a dire il vero non so come potranno fare l'esperimento, visto che c'è la verifica di scienze.

Infatti il diavoletto passa in cavalleria. La bottiglia con il contagocce sta ora in camera di mio figlio nella remota eventualità che la prof riesumi Cartesio. Morale: siediti sulla sponda del fiume e vedrai passare il cadavere delle velleità degli insegnanti.

Ah, volevate sapere che post pensavo di scrivere sul diavoletto di Cartesio prima di tutta questa storia.

Be', sapete che si suole assegnare la veste di diavoletto al retropensiero maligno. Come quando si dice per esempio: c'è un diavoletto dentro di me che mi dice di non fidarmi di qualcuno, o che mi suggerisce di fare una carognata, o di sbattermene le balle di uno scrupolo. Come se avessimo un diavoletto appollaiato sulla spalla che ci sussurra cattive intenzioni all'orecchio.

Ecco, io ho un diavoletto così, ma mi suggerisce un retropensiero malignamente razionale, contro tutte le scelte, per così dire, dettate dal cuore. Per questa sua natura squisitamente razionale, l'ho battezzato diavoletto di Cartesio.

Il mio diavoletto ha questa caratteristica: ogni tanto si stacca da me e vola (ma i diavoli volano?) un po' più in alto sopra la mia testa. Da lì mi guarda dall'esterno e con il suo occhio critico e disincantato mi descrive la situazione. Il prototipo di questo intervento diavolesco ha avuto luogo tanti anni fa. Vi racconto una storia.

Una sera, io e il mio primo marito ci eravamo appena insediati nel nostro nuovo appartamento. Non eravamo ancora sposati, l'avremmo fatto un paio di mesi dopo, ma la casa era pronta e non c'era motivo di non andarci. Se mai c'è stato al mondo un uomo giusto per me, questo era lui: scelto con la saggezza dei vent'anni, avrei potuto selezionarlo a tavolino. Avevamo entrambi un buon lavoro, una bella casa nel centro di Torino, arredata con mobili di design, zero problemi. Da allora la mia vita è sensibilmente peggiorata, ma non mi lamento. Quella sera, la prima nella nuova casa, cenavamo insieme nella nostra cucina, l'appartamento ancora semivuoto per i mobili mancanti.

Ad un tratto il diavoletto si staccò da me e, volando in alto vicino al soffitto, mi disse: "D'ora in poi tutte le sere della tua vita saranno così: è questo che volevi?". Per un attimo sbiancai. Lo so: tutti quelli che stanno per sposarsi hanno una crisi di panico. La differenza era che nel mio caso non era panico, bensì un breve lampo di lucidità.

Da allora è passata molta acqua sotto ai ponti, ma il mio diavoletto di Cartesio è ancora in piena attività. E' lui che quando ti innamori, bisbiglia: lo sai che un giorno ti sveglierai e forse questo uomo dei sogni ti sembrerà un pirla? Ed è sempre lui che quando torni con entusiasmo a vivere nella tua città natale, ti ammonisce: ti ricordi, vero, che da lì sei già andata via una volta? Ovviamente poi le cazzate le fai lo stesso, perché in fondo è bello così. Anzi, sapendo che sono cazzate c'è persino più gusto a farle. E il diavoletto lo affondi nella sua bottiglia.

 
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