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La vera storia dei bond argentini

Post n°485 pubblicato il 17 Novembre 2015 da meninasallospecchio

Ora vi racconterò la verità vera sui bond argentini, perché negli anni si sono sentite tante cazzate. Dovrete avere pazienza, perché mi sa che sarà un po' lunga, ma dalla mia viva tastiera potrete finalmente sapere com'è andata veramente.

Correva l'anno 1997. Mi ero appena separata dal mio primo marito e lui aveva rilevato la mia quota del nostro appartamento. Ragione per cui mi stava dando dei soldi, in più riprese. Ad ogni tranche di denaro, andavo in banca a chiedere lumi sugli investimenti da effettuare. In una di queste occasioni, mi furono proposti i bond argentini. Non solo quelli a dire il vero, li scelsi io fra altre opzioni che in quel momento apparivano decisamente più avventurose.

Perché qui c'è la prima cazzata che è stata raccontata. Si è detto in seguito, dopo il default dell'Argentina del 2002, che gli investitori dovevano essere ben consapevoli del rischio che correvano a fronte di interessi favolosi. Un par di balle! Nel '97 l'Argentina non era affatto considerata un paese a rischio, benché ci fosse stata poco prima la crisi del Messico: crisi nella quale peraltro gli investitori non ci avevano smenato niente, perché gli Stati Uniti erano pesantemente intervenuti ad appianare il debito.

Nel '97 lo stato argentino aveva un rating con la A, più alto di quello che ha oggi l'Italia. Ovviamente il rating italiano non ha nessun senso, perché se fossimo davvero così a rischio dovremmo dare ben altri interessi, invece diamo lo zero virgola. Nel '97 i rendimenti dei BTP cominciavano a calare e ci si guardava intorno. I bond argentini li comprai sul mercato... boh, non so come si dice... secondario? Insomma, non erano una nuova emissione. Al prezzo da me pagato davano un rendimento del 7%. Oggi magari vi sembrerà tanto, ma nello stesso periodo comprai anche delle obbligazioni BEI, Banca Europea degli Investimenti, tipo la roba più sicura di questa terra, con la tripla A: e il rendimento era 5,75%. Non tanta differenza, come vedete. Non tale da giustificare una preoccupazione del tipo: marò, chissà che rischi corro per avere un rendimento così stratosferico, meglio che me li giochi tutti sul nero a Saint-Vincent che è più sicuro.

Questo nel '97. Due o tre anni dopo sui giornali si comincia a leggere che l'Argentina non se la passa tanto bene. Nel frattempo ho cambiato città e filiale della banca e mi ritrovo ad avere a che fare con un branco di storditi. Ma questo io ancora non lo sapevo. Vado in banca: che faccio, vendo? Ah, dimenticavo: sono scema, ma fino a un certo punto. Non ho investito in bond argentini una parte considerevole del mio patrimonio, potrei anche affrontare una perdita. Ma dalla banca mi dicono: no, non venda, perché i bond stanno a 90 sul valore nominale di 100 e ci smena il 10%. E già.

Morale mi tengo i miei bond e arrivo fino al 2002, quando il governo argentino, prima smette di corrispondere gli interessi e poi ci dice ciccia. Grazie per aver pagato le nostre cazzate con i vostri soldi, arrivederci e salutame a sorata. Automaticamente i bond sono carta straccia.

A questo punto la banca mi fa firmare una delega per una fantomatica class action dei risparmiatori italiani contro il governo argentino, anche se si sa benissimo da subito che non si caverà un ragno dal buco. Perché gli argentini hanno imbrogliato quasi soltanto gli italiani e gli americani, intesi come statunitensi: siamo noi che ci siamo comprati il debito dei "fratelli" argentini, gli altri europei non se li sono cagati manco di striscio. Ora cosa è successo? Che mentre l'Argentina andava dal culo con la sua dittatura militare del cazzo e l'assurda aggressione alle Falkland (che qualche Coglione con C maiuscola qui da noi ha anche avuto il coraggio di non condannare), i ricchi argentini portavano i loro soldi negli Stati Uniti. Insomma, in questi conti all'estero pare ci sia tre volte il debito pubblico del paese.

Negli Stati Uniti i possessori di bond argentini erano i potenti fondi pensione, i quali a loro volta intentarono una class action. Però loro avevano il coltello dalla parte del manico, perché se lo stato argentino non gli avesse dato soddisfazione, potevano sempre chiedere al governo americano di bloccare tutti i conti dei cittadini argentini. Morale, in qualche modo loro trovano un accordo, mentre noi "fratelli" italiani ce lo prendiamo in quel posto.

Ora, non so come la vedete voi, ma io mi sento di essere stata fregata dagli argentini molto più che dalle banche. Per conto mio questo post poteva pure intitolarsi "Perché odio gli argentini". Non sarà politically correct, ma io gli argentini li detesto. Tutti, da Maradona a Bergoglio, nessuno escluso.

Perché non è finita. Nel 2005 c'è una prima proposta di conversione dei nostri bond carta straccia, opzione rifiutata dalle nostre banche, mi sembra di aver capito. Almeno la mia banca non ritiene di informarmi. Al contrario mia madre, forse meglio consigliata di me, riesce a vendere i suoi penso alla banca stessa, uscendo con 1/3 dell'investimento iniziale. Nel 2010 arriva quella che doveva essere la soluzione finale. Il Parlamento argentino all'unanimità, e sottolineo all'unanimità, vota un provvedimento "proposta" ai detentori dei vecchi bond. Una proposta che non si può rifiutare, perché la risoluzione approvata contiene una norma che vieta per il futuro ulteriori proposte più convenienti di questa. Vieta. Quindi prendere o lasciare.

A me arriva una lettera di 20 pagine, fitte fitte, in cui si spiega in termini piuttosto tecnici tutta la faccenda. Sono sempre palanche, quindi mi prendo la briga di leggere e rileggere tutto due o tre volte, finché non sono sicura di aver capito bene. La lettera è in realtà il riassunto del documento completo di 100 pagine che è stato inviato alle banche. Vado quindi in banca a parlare con il cosiddetto consulente finanziario mangiapane a tradimento, per scoprire che il malloppone lui l'ha appoggiato da qualche parte senza manco guardarlo. Gli spiego tutto io. I vecchi bond sono convertiti in due tipi di obbligazioni diverse, secondo disponibilità.

Le nuove obbligazioni hanno rendimenti abbastanza elevati e scadenze 2033 e 2038. In teoria se uno prendesse quegli interessi per tutto quel tempo andrebbe pure bene, ma le speranze sono esili. E' chiaro che l'Argentina non può permetterselo e la loro conversione è pura fuffa. Infatti ho preso gli interessi per un paio d'anni e poi più niente. Avevo anche smesso di interessarmene, a quel punto li consideravo soldi persi.

Ora però, volendo chiudere il conto che ho ancora presso la filiale degli storditi, sono andata a vedere quanto valgono. Non so cosa sia successo, e nemmeno lo voglio sapere. Le obbligazioni hanno partorito delle altre obbligazioni in USD e dei warrant, e tutto insieme vale circa 2/3 del mio investimento iniziale; a parte ovviamente i mancati interessi per tutti questi anni.

Bon. Ho venduto tutto e ora per quanto mi riguarda l'Argentina può pure sprofondare.

 
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