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« I miei erroriLa vera storia dei bond ... »

Parliamo un po' di soldi

Post n°484 pubblicato il 15 Novembre 2015 da meninasallospecchio

L'altro giorno ho finalmente venduto i bond argentini. Ma forse non dovrei dirlo: in Italia parlare di soldi è quasi vietato. O meglio, si può parlarne, ma soltanto per lagnarsi che sono troppo pochi. Non importa quanto uno è ricco o anche semplicemente benestante. Non vi dirà mai: ho tutto il denaro che mi serve per far fronte alle necessità e anche per togliermi qualche sfizio. Mai. Qualunque cifra guadagni, piangerà sempre miseria.

E siccome lo fanno tutti, alla regola non si può contravvenire. Perché se avete un discreto stipendio, lavorate in due in famiglia, non vi fate mancare niente e magari negli anni vi siete pure comprati un appartamentino al mare, non vi scappi detto: be', non ci possiamo lamentare. Sarete automaticamente considerati come Rockfeller. No, bisogna sempre dire che non si arriva a fine mese. I commercianti intervistati in TV, da quando ho l'età della ragione, ovvero più o meno dagli anni '70, asseriscono ogni anno di aver venduto il 30% in meno dell'anno precedente. Come nei paradossi di Zenone, evidentemente non si arriva mai a zero, ma sempre il 30% in meno.

Nelle aziende gli stipendi sono il terzo segreto di Fatima. Nessuno, nemmeno sotto tortura, rivelerà al collega quanto guadagna. Perché pensa, o gli hanno lasciato credere, di guadagnare di più. Probabilmente non è vero, e se lo scoprisse avrebbe forse qualche ragione da farsi, ma crede sia più astuto tacere. Idem per gli aumenti: ti do l'aumento, ma non dirlo a nessuno, perché l'ho dato soltanto a te. Come no.

Nei paesi anglosassoni gli stipendi sono pubblici. In azienda si sa quanto guadagnano i colleghi. Gli aumenti vengono pubblicati in bacheca insieme alle motivazioni che li hanno determinati. Tizio ha ottenuto l'aumento X perché ha raggiunto gli obiettivi Y e Z. Così sai che cosa devi fare se vuoi l'aumento anche tu. Ci vuole tanto?

Sì. Ci vuole un rapporto sereno con il denaro, non viziato da dubbie e pelose sovrastrutture etiche. Da noi si sono saldate le istanze cattoliche, che considerano il denaro sterco del demonio, con quelle comuniste che identificano il capitale con sfruttamento e oppressione. Ma esiste anche il denaro guadagnato onestamente, con il lavoro, magari neanche eccezionalmente retribuito, con il risparmio, con l'oculatezza degli investimenti (quest'ultima non è il mio caso, vedi bond argentini). Insomma, denaro del quale non si capisce perché si dovrebbe vergognarsi; anzi, di cui ci sarebbe da andare fieri, cosa c'è di male?

Che poi tutta questa segretezza, questa condanna di un sano desiderio di benessere economico, alla fine serve soltanto a occultare i peggiori traffici. Se le questioni economiche, a tutti i livelli, fossero gestite con trasparenza, si capirebbe anche chi paga le tasse e chi non le paga, chi si arricchisce in maniera illecita, da dove arrivano e dove vanno i soldi. No, molto più comodo fingersi in bolletta, indignarsi con i capitalisti, parlare di cammelli e aghi (che poi pare sia una cattiva traduzione, a me era sempre parsa una minchiata, a dire il vero).

E ovviamente, stando alle dichiarazioni, nessuno vuole arricchirsi. Facciamo tutto per i figli, è la frase ricorrente. Sapete cosa fanno gli americani per i figli? Gli pagano il college. Punto. Studiare in un college di alto livello costa almeno quanto un discreto appartamento qui da noi. Noi ai figli compriamo l'appartamento, non sia mai che debbano cavarsela da soli. Negli Stati Uniti invece li mandano al college: gli danno una buona istruzione e poi che si arrangino, a quel punto l'appartamento se lo compreranno da soli. Nemmeno gli stra-ricchi, o forse soprattutto loro, lasciano tutto ai figli: lo considerano immorale. Troppi soldi, meglio darli in beneficenza. Come un giocatore di Monopoli che, ritirandosi dalla partita, restituisce tutto al banco. Perché il capitalismo è un gioco, dove arricchirsi è lecito e auspicabile, ma bisogna lasciar giocare anche gli altri. E siccome il gioco è una cosa estremamente seria, esistono meccanismi come l'antitrust e la tassa di successione, che tengono il gioco aperto.

Noi ci vantiamo di essere più equi, ma stiamo sprofondando in un sistema feudale dove le uniche ricchezze possibili sono quelle di famiglia, dove le classi sociali sono totalmente bloccate, l'istruzione o le capacità individuali non danno accesso a niente. Tutto ammantato da un sublime disprezzo per il vile denaro che fa comodo soltanto a chi il denaro ce l'ha.

E dei bond argentini vi parlerò la prossima volta.

 
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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gioconda il 17/11/15 alle 21:39 via WEB
Mi hai rubato la domanda! Ma perché rispondi ai commenti di Alfredo con toni alquanto acidi? E poi la tua pensione chi pensi che la pagherà?
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 17/11/15 alle 22:01 via WEB
Acidi? Ma no, Alfredo non se la prende, lui è un generatore semi-automatico di commenti. La mia pensione non la pagherà nessuno, non credo affatto che ci saranno ancora soldi quando toccherà (toccherebbe) a me.
(Rispondi)
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 17/11/15 alle 21:59 via WEB
Poco. Ultimamente faccio la prof a metà tempo; a dire il vero non lo ancora quanto guadagnerò, ma presumo poco.
(Rispondi)
 
 
sagredo58
sagredo58 il 18/11/15 alle 12:14 via WEB
Ovviamente era solo una battuta :-) Io sono tornato a guadagnare quello che prendevo nel 1996 :-)
(Rispondi)
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 18/11/15 alle 14:03 via WEB
Già. Anche il mio ex si sta chiedendo se accettare un lavoro, forse a tempo indeterminato, distante da dove vive ora, guadagnando forse quello che prendeva a quell'epoca o giù di lì. Il massimo l'abbiamo toccato fra il 1999 e il 2001, poi dal 2002 i nostri guadagni hanno preso a diminuire e la diminuzione non si è ancora fermata.
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
x il 23/11/15 alle 18:11 via WEB
da quanto ne so io, il marxismo dell'800 era contro il capitale come proprietà privata dei mezzi di produzione, perché ok lo stipendio reso pubblico (benché se hai il più basso magari nn ti va di dirlo a tutti) ma il problema è fissarne la cifra. a me pare più semplice che i mezzi di lavoro appartengano ai lavoratori, magari associatisi x usarli. quindi nn me la prenderei manco con tutti gli argentini, sennò le colpe dei forti le pagano i deboli (come te).
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 24/11/15 alle 00:24 via WEB
Mah, altro che proprietà dei mezzi di produzione, io comincio a pensare che persino la democrazia forse non è una buona idea.
(Rispondi)
 
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