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« L'avvocatoOroscopo »

Diversi

Post n°381 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da meninasallospecchio

Passiamo tutta l'infanzia e l'adolescenza a farci mille pare per essere uguali agli altri: stessi vestiti, stesso zaino, stesso linguaggio. E poi passiamo tutta l'età adulta a tentare di essere diversi o a crederci tali.

Qualcuno coltiva questo sentimento adolescenziale, un tempo doloroso e ora compiaciuto. Guai a fargli notare che sta dicendo o facendo qualcosa di assolutamente normale, che sta ripetendo con aria sussiegosa quella stessa minchiata fintamente originale che hai già sentito mille volte. 
- Io non sono "tutti" – reagisce indignato, quando sbuffi il tuo fastidio o al più sorridi con tolleranza.

Invece sì che lo sei, e lo sono anch'io, e lo siamo tutti, appunto.

Cantava Guccini tanto tempo fa:

Queste cose le sai perchè siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perchè siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d' azione o di parola,
volando come vola il tacchino... 

La banalità è come le sabbie mobili: più ti dibatti per uscirne e più ci sprofondi dentro. Siamo 7 miliardi su questo pianeta, come si può pensare di essere originali? Le nostre idee, le nostre azioni, i nostri gusti, per quanto possano essere minoritari, appartengono comunque ad altre centinaia di migliaia o milioni di persone. E spesso non sono nemmeno minoritari, se va bene spacciamo per anticonformismo qualche moda intellettuale, talvolta nemmeno quello. 

Anche il male che facciamo o subiamo è banale: trito e ritrito, è già capitato a milioni di altri prima di noi, e ad altri capiterà in seguito. E banale è anche la nostra reazione, i sensi di colpa e l'indignazione, la sofferenza, la vendetta. Tutte cose già viste e sentite, niente a cui non si possa sopravvivere.

La banalità, come la mancanza di senso, appartiene alla condizione umana. Negarla, oltre che idiota, è intellettualmente poco dignitoso, come non avere le palle per guardare in faccia la realtà.

La buona notizia è che nelle sabbie mobili non si sprofonda. A parte che non sono mai molto profonde, e poi il corpo immerso a metà, galleggia. Anche le sabbie mobili non sono come ce le hanno raccontate nei film, anche loro sono in qualche modo una cazzata, persino la banalità si rifiuta di essere tragica. Alla fine bisogna conviverci, serenamente.

Ancora Guccini:

D' altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d' aver capito che vivere è incontrarsi,
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare... grattarsi! 

 
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Commenti al Post:
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 04/12/14 alle 22:47 via WEB
Si è vero siamo tutti (quasi) uguali:
Passiamo tutta l'infanzia e l'adolescenza a farci mille pare per essere uguali agli altri: stessi vestiti, stesso zaino, stesso linguaggio. E poi passiamo tutta l'età adulta a tentare di essere diversi o a crederci tali. Qualcuno coltiva questo sentimento adolescenziale, un tempo doloroso e ora compiaciuto. Guai a fargli notare che sta dicendo o facendo qualcosa di assolutamente normale, che sta ripetendo con aria sussiegosa quella stessa minchiata fintamente originale che hai già sentito mille volte. - Io non sono "tutti" – reagisce indignato, quando sbuffi il tuo fastidio o al più sorridi con tolleranza. Invece sì che lo sei, e lo sono anch'io, e lo siamo tutti, appunto. Cantava Guccini tanto tempo fa: Queste cose le sai perchè siam tutti uguali e moriamo ogni giorno dei medesimi mali, perchè siam tutti soli ed è nostro destino tentare goffi voli d' azione o di parola, volando come vola il tacchino... La banalità è come le sabbie mobili: più ti dibatti per uscirne e più ci sprofondi dentro. Siamo 7 miliardi su questo pianeta, come si può pensare di essere originali? Le nostre idee, le nostre azioni, i nostri gusti, per quanto possano essere minoritari, appartengono comunque ad altre centinaia di migliaia o milioni di persone. E spesso non sono nemmeno minoritari, se va bene spacciamo per anticonformismo qualche moda intellettuale, talvolta nemmeno quello. Anche il male che facciamo o subiamo è banale: trito e ritrito, è già capitato a milioni di altri prima di noi, e ad altri capiterà in seguito. E banale è anche la nostra reazione, i sensi di colpa e l'indignazione, la sofferenza, la vendetta. Tutte cose già viste e sentite, niente a cui non si possa sopravvivere. La banalità, come la mancanza di senso, appartiene alla condizione umana. Negarla, oltre che idiota, è intellettualmente poco dignitoso, come non avere le palle per guardare in faccia la realtà. La buona notizia è che nelle sabbie mobili non si sprofonda. A parte che non sono mai molto profonde, e poi il corpo immerso a metà, galleggia. Anche le sabbie mobili non sono come ce le hanno raccontate nei film, anche loro sono in qualche modo una cazzata, persino la banalità si rifiuta di essere tragica. Alla fine bisogna conviverci, serenamente. Ancora Guccini: D' altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni e pago la mia casa, pago le mie illusioni, fingo d' aver capito che vivere è incontrarsi, aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare, bere, leggere, amare... grattarsi!
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 04/12/14 alle 22:52 via WEB
Visto che hai scritto "quasi", ho riletto, perché pensavo avessi modificato 7 piccoli particolari come nell'Aguzzate la vista della Settimana enigmistica. Invece niente. Allora non siamo "quasi" uguali.
P.S. So già come mi risponderai, dirai che soltanto il nulla è sempre uguale a se stesso.
(Rispondi)
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 05/12/14 alle 18:33 via WEB
Se tu avessi aguzzato di più la vista le avresti viste eccome le vistose differenze visive!
Anche volendo non avrei potuto replicare in modo perfettamente identico il tuo post, che si diversifica dal mio per la giustificazione del testo, per il corsivo, per il colore del titolo, ecc.
Neanche fra i cristalli di neve, pur essendo tutti su base esagonale, ne esiste uno uguale all'altro ed anche nell'ipotesi che ne possano esistere due perfettamente identici, sarebbero comunque diversificati per lo spazio ed il tempo che occupano nell'esistenza.
Il Nulla, al contrario, non sarà mai uguale a sé stesso, perché, pur essendo il suo involucro un monolite inalterabile, al suo "interno" avvengono tutti le variazioni causate dell'esistenza e da altri moti diversi dall'esistere.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 05/12/14 alle 23:27 via WEB
Ai miei tempi si diceva che l'essere è e il non essere non è. Altro che questo nulla pieno di roba come un uovo...
(Rispondi) (Vedi gli altri 8 commenti )
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 06/12/14 alle 08:44 via WEB
"Come un uovo" è un paragone azzeccatissimo, Meninas.
Il Nulla è sì pieno zeppo, ma di "roba" in embrione.
Trattasi pur sempre di "Realtà", ma solo in potenza, non ancora espressa, non manifesta.
E noi siamo ancora quì, a disquisire sul come si debba crescere e sul modo migliore di evolvere.
Ma dal Nulla di questo "UOvo Cosmico" non usciremo finché qualcuno non prende l'iniziativa di rompere il guscio e tuffare il becco fuori.
L'uscita potrebbe essere verso le stelle, perché e da lì che sembra filtrare quel po' di luce extracosmica che illumina appena il buio pesto che c'è qui dentro.
Ne abbiamo una proprio qui vicino a noi. Però è un po' calduccia, mannaggia...
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 06/12/14 alle 11:13 via WEB
Non sono sicura di essere appassionata di ontologia quanto lo sei tu: preferisco disquisire del qui e ora, di ciò che è conoscibile. Come lasci trasparire anche tu, ai tempi nostri a occuparsi di ontologia è rimasta la fantascienza.
(Rispondi)
 
 
 
 
sagredo58
sagredo58 il 06/12/14 alle 13:01 via WEB
e gli informatici che però ne travisano il senso filosofico.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 06/12/14 alle 15:01 via WEB
Sì, quella degli informatici è più ontologia in senso stretto, quella di Alfredo è metafisica.
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
x il 25/05/15 alle 17:44 via WEB
che il p.o.r.c.o. mi assista :-). proprio riassumendo, l'essere è e il non essere non è lo disse parmenide, primo teorico della ontologia, x dire che ogni esistente non può non esistere e ogni inesistente non può esistere: esiste solo l'essere, e ha un solo modo di essere, identico a ogni cosa (e ha pure un limite, è finito, non infinito come il non essere). però con questa univocità ontologica non esiste la diversità, ogni ente essendoci è identico a ogni altro: x es. ogni cosa pensata o detta esiste, sennò ci sarebbero cose (nomi o pensieri) diverse da altre (i loro oggetti). così poi i sofisti dedussero che è impossibile dire il falso, cioè dire ciò che non è o non dire ciò che è. infine x platone, col "parmenicidio", l'essere anche non è, quando una cosa diverge da un'altra, e il non essere anche è, quando l'altra è identica a sé, identificabile: in questa ontologia relazionale, l'essere ha due modalità, unisce gerarchicamente identità tra loro diverse a diversità identificate, e l'irreale si divide in realizzabile e irrealizzabile. così ogni cosa sia reale o possibile è e non è (come già x eraclito, o come x te qui sotto il tono amaro nella scrittura), ma, non è perché è, mai viceversa. e dire il falso consiste non nel dire ciò che non è, ma nel dirlo come se fosse. invece quella di alfredo mi pare se non sbaglio una ontologia neoplatonica, o apofantica, della non-distinzione tra essere e non essere, dalla quale può derivare la mistica. vabbé, mi sa che era più chiaro prima :-)
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 25/05/15 alle 18:48 via WEB
In primo luogo vorrei dire: ma chi sei? :-) In secondo luogo vorrei aggiungere: ne hai una bella voglia, non solo di leggere tutte le mie cazzate, ma anche tutti i commenti. Che dire? Sono lusingata.
Detto questo, credo di aver capito quasi tutto, ed effettivamente quella di Alfredo è una forma, se non proprio di mistica, quanto meno di ascesi (ma anche una forma di cazzeggio :-) ).
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
x il 27/05/15 alle 18:07 via WEB
ahahah...io ho visto cose che voi umani...ahahah, invece no non so nessuno, gente de borgata...e manco suono con loro :-), anzi venerdì scado e mi devo trovà un nuovo datore di soldi. cmq leggerti è piacevolissimo: in una chiarezza che riconcilia col mondo, rido rifletto e imparo in un colpo solo. poi spesso nei commenti dici cose che starebbero bene pure nel testo.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 27/05/15 alle 21:19 via WEB
Wow, "una chiarezza che riconcilia col mondo", ora mi ci stampo una T-shirt :-))
(Rispondi)
 
je_est_un_autre
je_est_un_autre il 05/12/14 alle 17:07 via WEB
Stasera per essere originale uscirò di casa camminando all'indietro, voglio proprio vedere se saremo centinaia di migliaia o milioni a farlo.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 05/12/14 alle 17:29 via WEB
Magari non esattamente quella, ma a fare cazzate siamo in tanti :-)) L'assicurazione sulla vita copre i tentativi di originalità?
(Rispondi)
 
woodenship
woodenship il 05/12/14 alle 22:13 via WEB
Il problema non sta nell'originalità nello sparare cazzate:dici bene che siamo sette miliardi,quindi qualcuno che le abbia sparate e meglio di noi, le stesse,di sicuro da qualche parte,pure in Mongolia,c'è.Casomai ci resta la possibilità di cambiarne una virgola solo perchè,nel tentativo di sottrarla o aggiungerla,siamo scivolati sulla classica buccia di banana.Vedi,anche la casualità ha un suo certo peso nell'estetica della banalità,come anche in quella del male pur sempre anch'esso banale.Non fosse così non ci saremmo evoluti e non saremmo diventati delle scimmie glabbre.I peli li abbiamo persi perchè qualcosa deve essere cambiato nel corso dei millenni e qualcosa deve essersi aggiunto.Magari anche e solo i versi del grande Guccini dei tempi andati,quell'Omero che ancora adesso incanta sui ritmi di "Via Paolo Fabbri 43" e dell'avvelenata sempre del suddetto...E allora?Hai perfettamente ragione,ma ha anche ragione l'insuperabile Alfredo:spesso la diversità sta nei particolari,come a dire che è la forma a farsi sostanza.E ci si sostanzia su ciò che troviamo,nel tentativo di proiettarci sempre più in alto.Questo indipendentemente dalla boria presuntuosa o della talentuosità di risulta...........Un saluto ed un fiore...........W.........
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 05/12/14 alle 23:30 via WEB
Massì, magari a volte si vede luccicare qualche diamante in mezzo alla sabbia, sempre che non sia un'illusione, ma è per caso, appunto. Comunque io di peli ne ho persi parecchi, in soli 51 anni di evoluzione (o involuzione?) :-)
(Rispondi)
 
 
 
woodenship
woodenship il 06/12/14 alle 17:54 via WEB
Ecco,vedi?Neppure tu sei più uguale a te stessa:in 51 anni hai perso qualche pelo e magari acquisito tanta disillusione ed amarezza;sempre si acquisisce qualcosa in bene o in male.Così è in tutti gli altri campi dello scibile umano.Il problema,come già detto in precedenza,è quello della prospettiva con cui si guardano le cose e la sincerità con cui si fa i conti e ci si mette in gioco.Come non siamo in grado di determinare cosa saremo nel prossimo futuro,si possono azzardare solo ipotesi;allo stesso tempo non siamo in grado di determinare cosa sia arte o meno con precisione:ci si affida alla propria o altrui sensibilità per immettersi nel mercato e intercettarne gli umori.Ma resta il fatto che,comunque,l'arte come il futuro non è facile da interpretare.Dunque anche i diamanti che crediamo di veder luccicare solitari nella sabbia,alla fine potrebbero non reggere alla prova del tempo.Mentre certi grani,prima considerati di sabbia,potrebbero ad un certo punto rivelare di quelle proprietà e caratteristiche,tali, da renderli più preziosi dei diamanti.Ad es:il coltan,chi l'avrebbe mai detto un giorno che sarebbe stato ancora più prezioso?.......
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 06/12/14 alle 22:18 via WEB
Ma io non sto dicendo che il mondo sia tutto grigio e indistinto! Non la faccio così tragica. Anzi: disillusa magari sì, ma amara tutto sommato no. Ce l'ho soltanto con la mancanza di autoironia (e di consapevolezza) di chi si crogiola in un'illusione di diversità, velleità che spesso appartiene proprio al più insulso cliché.
Per il resto i materiali considerati preziosi in virtù della loro utilità anziché della loro bellezza sono destinati a tramontare. Un giorno il petrolio sarà considerato una robaccia sporca e puzzolente e il coltan un'insulsa sabbia nera.
(Rispondi) (Vedi gli altri 4 commenti )
 
 
 
 
woodenship
woodenship il 06/12/14 alle 22:31 via WEB
Sì,effettivamente quello che tu segnali è uno sport piuttosto diffuso,un passatempo di quelli più praticati...E'che,comunque,anche una certa amarezza mi sembrava di averla colta dai toni.Altrimenti non avresti accentuato un giudizio di già pessimo..........
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 06/12/14 alle 23:33 via WEB
Uhm... ho già parlato di questa cosa. Oltretutto per me il blog è un piatto che va gustato freddo :-) Per cui scrivo sì sulla base di suggestioni, ma spesso a distanza di tempo. La suggestione si è sedimentata e la scrittura prende la forma che mi pare più efficace o appealing, senza contare che viene magari percepita anche in modo diverso da come io la concepisco. Non so se il tono impresso al post rispecchia di più la suggestione o il mood del momento della scrittura. So che nella vita reale non mi descriverei come amara, però a volte mi piace scrivere con un tono amaro e ovviamente è finzione e non lo è, è comunque qualcosa che mi appartiene. Nello specifico, il mio pensiero è contenuto nell'affermazione che con la banalità bisogna convivere serenamente, e questo è quello che mi sforzo di fare, mettendoci quel po' di ironia che spero sempre mi assolva da tutti i peccati.
(Rispondi)
 
 
 
 
woodenship
woodenship il 08/12/14 alle 20:47 via WEB
Ma certo che la tua ironia ti assolverà dai tuoi peccati.Credo che sia quella e quella soltanto a far sì che si sia assolti dai nostri peccati.La vera tragedia è quando ci si prende troppo sul serio.E ce n'è già troppa di gente a farlo.Certo che io sono solo un lettore e posso giudicare nel momento in cui leggo,quindi ragionando sulla lettera e sul nondetto e quanto può trasparire e portarmi oltre lo scritto.Dunque se io dico che mi hai comunicato l'impressione di una donna che ha molta amarezza,non è perchè tu,nella realtà,sia una donna davvero che ha in sè molta amarezza.Ma che,il brano da te scritto,in quel momento in cui l'ho letto,mi ha comunicato proprio questa emozione.Dunque lo trovo già molto positivo in quanto a scrittura,poichè si scrive in forza del desiderio di comunicare,vero?Dunque,essendo d'accordo con te che bisogna imparare a convivere con la banalità,se si vuole sopravvivere.Non posso che dirti brava,perchè ci sei arrivata splendidamente a farmi ragionare su ciò e quindi a farmi fiorire nella mente fior di ragionamenti,tesi a dimostrare che la banalità del presente è anche il frutto del passato,ma che sarà la base dell'intelligenza del futuro per quanto possa sembrarci insignificante al momento...In ultima analisi:ci sono scrittori ironici che sono tristissimi nella propria vita e scrittori tristi nella scrittura che sanno vivere una vita brillante...Paradossi,si vive di paradossi,pensa che ironia la sorte..........
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 08/12/14 alle 23:10 via WEB
Anche tu mi hai fatto riflettere. E ho pensato che nei miei pochi e poco riusciti tentativi di scrivere racconti mi è sempre uscita una vena dark, anche al di là della mia intenzione originale. Quindi i casi sono due. O la mia scrittura è semplicemente influenzata dalle mie letture, ma il fatto che io prediliga autori un po' tetri vorrà pure dire qualcosa. Oppure questa vena amara mi appartiene veramente più di quanto io stessa immagini o di quanto il mio comportamento sociale nella real life possa far supporre. Del resto è mia profonda convinzione che la scrittura, quella di fantasia in modo particolare, si avvicini molto a un'esperienza di psicoanalisi.
(Rispondi)
 
sagredo58
sagredo58 il 06/12/14 alle 13:03 via WEB
Che sfiga, ho smesso di credere in Dio per autopromuovermi, ed ora mi ritrovo uguale a tutti ;-(
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 06/12/14 alle 14:58 via WEB
Non credere in dio autopromuove il genere umano, non vale per il singolo individuo :-)
(Rispondi)
 
 
 
sagredo58
sagredo58 il 07/12/14 alle 11:20 via WEB
Eccellente risposta :-)
(Rispondi)
 
GnothiTauton
GnothiTauton il 08/12/14 alle 19:49 via WEB
se Dio si occupa singolarmente di ciascun essere umano, noto o presunto che sia il mumero totale degli esseri umani viventi nel passato - presente - futuro, è proprio vero che la Pazienza Divina è infinita. (utile per spiegare il concetto di limite ad uno studente del Liceo Scientifico. Ma non solo)
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 08/12/14 alle 23:18 via WEB
Già. Questa sera mi fate riflettere. Non avevo mai pensato al fatto che, siccome per dio non esiste il tempo (come per il tizio di Interstellar), si deve occupare contemporaneamente degli esseri umani passati, presenti e futuri. Se gli serve una quantità di pazienza divina x per ciascun essere umano, tuttavia, non è detto che questa sia infinita. E' probabile che il genere umano prima o poi si estingua, quindi anche dio avrà più tempo libero. Anzi no, per lui è già successo o sta succedendo proprio ora.
(Rispondi)
 
 
 
GnothiTauton
GnothiTauton il 08/12/14 alle 23:30 via WEB
Fatto si è che se ne occupa anche dopo la breve vita terrena ...
(Rispondi)
 
 
 
 
GnothiTauton
GnothiTauton il 08/12/14 alle 23:32 via WEB
P.S.: Il Creato non si limita agli esseri umani. Anche se gli esseri umani, che campano comunque poco, si credono il centro e forse alcuni anche la ragione dell'universo : )
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 08/12/14 alle 23:37 via WEB
Be', certo, però sei stato tu a riferire la pazienza divina agli esseri umani. Comunque è vero, quando parlo di dio mi dimentico sempre qualche pezzo, si vede che non mi sono autopromossa abbastanza :-)
(Rispondi)
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 09/12/14 alle 10:39 via WEB
Di tutti questi commenti resterà qualche traccia forse fino a domani, forse fino al mese prossimo, ma fra un anno? E che succederà, per esempio, fra 13 miliardi di anni?
Ammesso pure che questo universo sia ancora in essere, ci sarà sempre qualcuno in grado di decodificare questo testo e di comprenderlo?
Se ogni cosa che ha avuto un inizio avrà anche una fine, a che serve darsi tanto da fare? A che pro?
E se invece tutto ciò che ha avuto inizio non avrà più fine, a che serve darsi tanto da fare adesso? Che fretta c'è se davanti c'è l'eternità?
Perché siamo qui? Perché siamo? Perché mi chiedo sempre perché?
Come è possibile che possa esistere qualcuno come me che si domanda sempre perché sta esistendo? E' evidente che neppure l'Esistenza si rende conto di quel che è ed allora ha creato qualcuno come me che potesse risolvere al suo posto l' angoscioso quesito: povera illusa...
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 09/12/14 alle 11:40 via WEB
Se dovesse restare traccia di questi commenti fra 13 miliardi di anni (ma anche solo un secolo), mi verrebbe una tremenda ansia da prestazione. Trovo la finitezza per certi versi più consolatoria dell'eternità. Del resto già gli antichi romani non capivano un cazzo dei geroglifici e della civiltà degli egizi, e i barbari hanno sradicato e distrutto la civiltà romana per un millennio. Non c'è niente di insolito nel fatto che una cultura vada perduta, è già successo altre volte.
Perché darsi tanto da fare? Boh. Io mi do da fare solo moderatamente :-) In fondo sarebbe l'eternità a togliere lo scopo. Perché darsi tanto da fare se c'è un'infinità di tempo? Già così non è mai il momento giusto per stirare :-)
Non credo che all'Essere freghi qualcosa della ragione per cui è, immagino che sia pago di esistere. Né tanto meno che ti abbia creato per risolvere la questione. La tua esistenza è frutto del caso, e per analogo caso può cessare in qualsiasi istante. L'Essere manco se ne accorge.
(Rispondi)
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 09/12/14 alle 13:06 via WEB
Che l'esistenza sia frutto del caso può essere anche vero, ma solo in parte.
Perché quando ero uno spermatozoo ho dovuto correre per fecondare l'ovulo di mia madre.
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 09/12/14 alle 14:42 via WEB
Ma chi ti dice che non ci fosse uno spermatozoo più meritevole? Magari si è solo impigliato nel muco...
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 09/12/14 alle 22:38 via WEB
Tu che sei così informata, come nascono gli spermatozoi?
Cioè, chi si accoppia per metterli al mondo?
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 09/12/14 alle 22:52 via WEB
Nessuno. La generazione degli spermatozoi è effettuata per mitosi e meiosi da parte di cellule specializzate che si trovano nei tubuli seminiferi dei testicoli.
(Rispondi)
 
Led_61
Led_61 il 10/12/14 alle 16:23 via WEB
La diversità tua conciste nell'approccio critico alla valutazione di quanto ti succede intorno data essenzialmente dalla tua cultura e dalle tue esperienze. Io noto una diversità nella composizione del tuo post che sa essere leggero e leggibile proprio perchè ironico mentre l'amarezza la ritrovo nei testi e nelle canzoni di Guccini, con cui ti sei formata anche se non ti vedo bere un fiasco di Chianti ma qualche vino più raffinato.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 10/12/14 alle 20:31 via WEB
Anche Guccini comunque è uno a cui piace divertirsi e stare bene. Non mi fare così snob, io sono una a cui piace mangiare alle sagre. Bevo vini più raffinati, ma sono cambiati i tempi, tutti beviamo vini più raffinati, anche il Chianti non sta più nel fiasco. Persino il Lambrusco avanza delle pretese :-)
(Rispondi)
 
ciaolaura
ciaolaura il 09/01/15 alle 14:41 via WEB
La prima volta che ho riflettuto sulla banalita' e l'essere tutti uguali è stato a 21 anni circa. Avevo avuto un super colpo di fulmine (l'unico della mia vita), sfociato in una storia d'amore (o almeno cosi' pensavo). Giravo con gli occhi a cuore, a 3 mt sopra il cielo, mi sentivo unica ecc ecc...e mi faceva incazzare come una bestia che piu' o meno tutti i 7 miliardi di persone che abitano questa terra almeno una volta provano la stessa cosa.
(Rispondi)
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 09/01/15 alle 15:40 via WEB
Eh... eppure tutto sommato la banalità della felicità dovrebbe essere più tollerabile di quella del dolore. Non avere neppure la consolazione che il proprio dolore sia speciale e unico fa davvero incazzare.
(Rispondi)
 
 
 
ciaolaura
ciaolaura il 16/01/15 alle 14:15 via WEB
Per me invece è stato consolante: quando ho scoperto che il signore di cui al mio intervento dopo 2 anni e mezzo di ammmmore e fidanzamento e promesse era fidanzato anche con un'altra ho pensato subito che beh....sicuramente sopravvivero' come hanno fatto gli altri. E infatti cosi' è stato. (poi diciamocelo, che a 23 anni il dolore, banale o no, si supera piu' facilmente).
(Rispondi)
 
 
 
 
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 16/01/15 alle 14:43 via WEB
Eh, ma avevi la consolazione di aver rifilato il pacco a quell'altra :-)
(Rispondi)
 
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