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Post n°412 pubblicato il 10 Marzo 2015 da meninasallospecchio
Per la rubrica Forse non tutti sanno che... su Senza fallo, detta anche 'sticazzi, oggi vi parlerò del diavoletto di Cartesio. E' un esperimento scientifico sulla pressione. Prende il nome dal filosofo e matematico René Descartes (Cartesius in latino), ma pare non sia stato lui a idearlo, bensì l'italiano Raffaello Magiotti nel 1640. L'esperimento si effettua con vaso cilindrico quasi pieno d'acqua e chiuso con una membrana elastica. All'interno c'è una figurina tradizionalmente a forma di diavoletto, con un foro all'estremità inferiore. Il diavoletto si riempie in parte di acqua, ma conserva nella testa una parte di aria che gli consente di galleggiare sulla superficie. Esercitando una pressione sulla membrana che chiude il vaso, l'aria si comprime e fa pressione sull'acqua. Poiché l'acqua non è comprimibile, esercita a sua volta una pressione sull'aria contenuta nella testa del diavoletto: in altre parole l'acqua sale e riempie quasi completamente il diavoletto, che così affonda. Rilasciando la membrana, l'aria torna ad espandersi espellendo l'acqua e il diavoletto torna a galla. Ma perché ci stai raccontando di questo cazzo di diavoletto, direte voi? Bella domanda. La verità è che lo vidi nei miei anni remoti da studentessa e mi rimase molto impresso. Ma non tanto per il suo significato scientifico. No, mi piaceva l'idea che nel 1600 ci fosse gente che cazzeggiava con i diavoletti di vetro immersi nell'acqua. Oltretutto non sapevo di Magiotti (che mi arriva ora da Wikipedia), pensavo fosse proprio Cartesio che si trastullava in questo modo: chissà perché con un giocattolino a forma di diavoletto. Mah. Tenete conto che io ho un debole per Cartesio, padre del razionalismo, autore dell'unico libro di filosofia che si riesca a leggere, e inventore della geometria analitica, cioè della matematica "bella". Quella che in terza liceo scientifico ti fa dire con soddisfazione: oh, era per questo che sono arrivata fino a qui. Insomma, era già un po' che volevo fare un post con questo titolo, anche perché dentro di me ho battezzato "diavoletto di Cartesio" una certa modalità di pensiero di cui vi parlerò. Ma a darmi la spinta definitiva è arrivato mio figlio, che deve portare a scuola l'occorrente per l'esperimento.
(continua)
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