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Post n°541 pubblicato il 07 Gennaio 2017 da meninasallospecchio
Qualche anno fa, più o meno in questo periodo dell’anno, ho scritto un raccontino vagamente macabro. Evidentemente, per qualche ragione, nella mia mente esiste una sorta di collegamento fra le festività natalizie e la morte. Non vorrei che la prendeste male, non iniziate a toccarvi le parti basse. Chi mi legge (ormai siamo rimasti in pochi) conosce la mia abituale leggerezza, e per me parlare di morte non è diverso dal parlare di qualsiasi altro argomento. La morte è parte della vita, una cosa che ci riguarda tutti, che non ha senso ignorare o escludere dai nostri discorsi, dalle nostre riflessioni. Per inciso lo humour nero è forse quello che più mi affascina. Difficilmente mi trattengo dal fare battute che qualche volta vengono anche considerate molto negativamente, ma tant’è. Non è che io non provi compassione, ma non amo le lagne, in nessuna circostanza. Il tema è tornato in auge per un episodio verificatosi il giorno di Santo Stefano. Mentre mi trovavo a una grande festa di ballo folk, uno dei partecipanti, un signore di soli 61 anni, è andato giù lungo stecchito mentre stava ballando. Le persone che erano lì con me sono rimaste piuttosto sconvolte, mentre la mia prima reazione è stata serafica. Non lo conoscevo e, per la verità pensavo pure che fosse più anziano. Cosa si può desiderare di meglio che morire ballando, riflettevo. Già. C’è soltanto un altro modo paragonabile. Ed effettivamente c’ho un po’ la paranoia, come nel raccontino di cui sopra: non di schiattare io, ma che ci scappi il morto. Insomma, a parte la circostanza delle manette, che mi ero inventata senza sapere che prima di me lo aveva già fatto Stephen King, l’idea che possa capitare una cosa del genere… un uomo che non dovrebbe essere lì, al quale viene un coccolone mentre sta con te. Che fare? “Non posso credere che tu ci abbia pensato veramente”, ti dicono gli uomini se provi ad affrontare il discorso. Ma secondo me un uomo di una certa età (forse anche una donna) che ha un’amante, dovrebbe fare tipo un testamento biologico, in cui indica le sue volontà in caso di morte improvvisa o impossibilità a decidere. Una cosa tipo: chiama il mio amico XY e insieme portatemi nel tal posto e dite che sono morto lì. Oppure: chiama l’ambulanza e dì che mi trovavo a casa tua per il motivo tal dei tali. No, perché è vero che quando uno è morto non gliene frega più un cazzo di niente. Però resta lo stesso una faccenda imbarazzante. Una volta, tanti anni fa, capitò una cosa del genere nella mia piccola città, e ce lo ricordiamo ancora adesso. A moglie e figli non è che faccia tanto piacere, anche se si consolano pensando che il bastardo è crepato. Se poi uno non muore è ancora peggio, perché a quel punto si ritrova mezzo moribondo in balìa di una moglie che pensa a come fargliela pagare. No, secondo me bisognerebbe prepararsi per tempo. E della povera amante ne vogliamo parlare? Che a quel punto si ritrova con la fama di una che fa schiattare i cristiani. “Mi fai morire”, si dice: ma mica solo per modo di dire. Oppure chissà, magari aggiungerebbe un fascino perverso, eros e thanatos. Certo sarebbe meglio evitare. Nel cassetto del comodino, insieme a vibratore e preservativi, tenere anche la Trinitrina e un defibrillatore, just in case.
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