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Post n°355 pubblicato il 16 Luglio 2014 da meninasallospecchio
Sarà capitato anche a voi, suppongo, di leggere un libro, vedere un film, ascoltare un brano musicale, senza capire il famigerato messaggio, cioè, in altre parole, senza capire un cazzo. Poi, quando ve lo spiegano come fosse la cosa più ovvia del mondo, cascate ignominiosamente dal pero. Ah sì??! Devo dire che, benché mi consideri una lettrice e una spettatrice di film piuttosto avveduta, mi è successo in termini talvolta clamorosi di non capire una beata minchia. Vi racconterò qualche episodio emblematico a questo proposito. Potrebbe volerci più di un post. Il primo episodio che mi sovviene è forse giustificabile con la mia giovane età, sebbene io me la sia tirata da intellettuale fin dagli anni più verdi. Faccio una piccola digressione. Forse qualcuno ricorderà la riforma Rai del '75. La televisione di stato cessò di essere un monopolio democristiano e cominciò la lottizzazione: Rai 2, il secondo canale come si diceva allora, fu consegnata ai comunisti, mentre i democristiani conservarono il primo canale, più ricco di mezzi e ben visibile anche dalle campagne. I comunisti la televisione l'hanno sempre saputa fare, come dimostrarono anche anni più tardi con gli esordi di Rai 3. Fu una bellissima stagione. Cicli di film d'autore due volte alla settimana, Carmelo Bene, Bellocchio, Benigni; ma anche Arbore, Odeon... quanti ricordi. Il martedì e il sabato c'era il cinema d'autore: spesso preceduto da una breve (e odiatissima) presentazione di un critico e talvolta seguito da un dibattito in studio con il regista. Famose sono rimaste le comparsate televisive di Marco Ferreri, che non spiccicava parola e si limitava a rigirarsi una mela fra le mani. Uno di questi cicli fu dedicato al cinema dei fratelli Taviani. Ora bisogna dire che, da La notte di San Lorenzo in poi, i Taviani si sono messi a fare film gradevoli e comprensibili; ma i fatti che racconto si svolgono in un'epoca in cui i due registi producevano opere alquanto ostiche. Ma questo non scoraggiava la vostra autrice, all'epoca forse quattordicenne o poco più, imbevuta di ideologia de sinistra, per cui guardare i Taviani era quasi un obbligo più che una scelta. Insomma, il sabato sera tutta la famiglia riunita dormiva davanti ai Taviani in TV. L'episodio riguarda un film molto famoso, intitolato Sotto il segno dello scorpione. Ve lo racconto per come me lo ricordo, da allora non l'ho mai rivisto. C'è una specie di tribù che sta su un'isola, vestiti come pastori sardi. Lì c'è un vulcano pericoloso e allora questi si dividono in due fazioni, quelli che che vogliono andarsene dall'isola e quelli che vogliono restare. Non so come vada a finire perché l'ho dormito quasi tutto e non ho nemmeno notato che quelli che volevano andare via erano i giovani della tribù. Mi risveglio sui titoli di coda, ovviamente senza aver capito un cazzo, in tempo per vedere i registi in studio. Come fosse la cosa più scontata del mondo, il Taviani esordisce con: "Eh... abbiamo voluto fare un film sul '68". Ah sì??! Non so, forse ci si poteva arrivare. Magari se fossi riuscita a rimanere sveglia. Oppure ero giovane e non capivo un cazzo di mio. Però secondo me non aveva capito un cazzo neppure mio padre. E comunque giovane non lo sono più ma questi incresciosi incidenti mi capitano ancora.
(continua)
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