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« ProfDi puffi, api e architetti »

Baffetto

Post n°489 pubblicato il 08 Dicembre 2015 da meninasallospecchio

Nella mia città c'è un mercato radical-chic. In teoria sarebbe un mercato ortofrutticolo normale, il cosiddetto Mercato della Terra, ovvero quello dei coltivatori locali che portano i loro prodotti a km 0. Si tratta quindi di un mercato piuttosto piccolo, che si tiene il sabato mattina in una piazza del centro storico. Un po' più in là, ai margini del centro, c'è il mercato normale, quello dei professionisti che vendono un po' di tutto, comprese che so? angurie o arance, mentre lì ci sono solo prodotti locali.

Fra i clienti ci sono molti turisti, stranieri incuriositi, ma soprattutto italiani, lombardi che impazziscono per i nostri prodotti. E poi ci sono gli indigeni come me, disposti a spendere qualcosina in più per il buon cibo. Perché la qualità è migliore, l'etica pure, ma i prezzi sono un pochino più alti, anche se variano molto da un banco all'altro. Ci sono i produttori di formaggio di Castelmagno, che devi accendere un mutuo per comprarlo, ci sono quelli del cavolfiore biologico che mi è costato 4 euro, ma ci sono anche banchi normali con prezzi abbastanza equi. Fra questi c'è Baffetto.

Le prime volte che frequentavo questo mercato, giravo un po' qui un po' là, comprando da diversi banchi. Ma se fra questi c'era il banco di Baffetto, si rivelava una pessima idea. Baffetto ha una clientela selezionata di gente molto paziente. Perché lui è da solo a servire, e oltretutto se la prende molto comoda. Ogni tanto risistema le cassette sul banco, toglie quelle vuote, ricompatta quelle piene, il tutto mentre una decina di clienti aspetta il suo turno. Turno che tarda a venire perché, e questo l'ho scoperto in seguito, quasi tutti i suoi clienti fanno una spesa completa e quindi ci mettono un bel po'.

Le prime volte mi spazientivo, lui mi rispondeva male, e alla fine l'ho lasciato perdere. Però, da aprile in avanti, le sue erano le più belle fragole del mercato. Allora ho iniziato ad andare da lui per le fragole, e, poco per volta, ho pensato che mi conveniva prendere tutto da lui e via. Poi le fragole sono finite, ma ormai andare da Baffetto per me è diventato un rito.

Baffetto si rifiuta di prendere un aiutante, a chi protesta per la lentezza risponde in modo piuttosto scorbutico. Ma con i clienti che conosce è simpatico e non disdegna qualche chiacchiera, di modo che i tempi si allungano ulteriormente. Non ti lascia toccare la merce, né tanto meno servirti da solo. Con gli habitués fa qualche eccezione, ma loro stessi, conoscendolo, chiedono umilmente il permesso prima di toccare alcunché e in ogni caso lo fanno soltanto quando arriva finalmente il loro turno.

Baffetto esaudisce le richieste fornendo anche qualche spiegazione sull'origine e la stagionalità dei prodotti, eventualmente anche le ricette su come cucinarli; pesa ogni comanda su una bilancia meccanica e annota con la biro su un suo foglietto; poi sistema i sacchettini in un angolo dietro di lui, avendo cura di non schiacciare la frutta. Alla fine accomoda il tutto nei sacchetti di nylon o nelle borse fornite dai clienti e fa il conto sul suo foglietto. I clienti fanno il giro intorno al banco per andare vicino a lui a pagare e prendere le borse, il tutto con estrema calma e cordiali saluti.

Baffetto si rifiuta di dare i numerini come fanno altri banchi. Ma se qualcuno protesta sui turni lo tratta malissimo e se quello se ne va per ripicca, si dichiara soddisfatto. A suo modo di vedere i clienti devono comportarsi civilmente in modo spontaneo. Quando arrivo al suo banco, il sabato mattina in genere sul tardi, trovo un confuso assembramento tutto intorno. "Chi è l'ultimo?" chiedo, e poi mi armo di pazienza. Mal comune mezzo gaudio e gli affezionati clienti di Baffetto finiscono per socializzare durante la lunga attesa.

Comprare da lui è una scelta di vita, dico a qualche impaziente novizio, che, sorriso sulla labbra, commenta l'esasperante lentezza del nostro venditore.

"Io sono della Brianza.", dice un signore a Baffetto. "Se fossimo in Brianza, lei avrebbe già fatto fallimento".

"Ma noi qui siamo langhetti e la prendiamo con calma", gli risponde un'elegante attempata signora. "Mi dia la zucca più buona che ha, che devo fare la minestra a Vittorio", aggiunge indicando orgogliosa il nipotino.

"Dove devo andare per mangiare il bue grasso?" chiede ancora il signore brianzolo.

"A Carrù!!!" gli risponde in coro tutto il parterre di Baffetto.

"Ma no, io voglio restare qui, non c'è un ristorante dove posso mangiare il bollito?"

Ancora la signora: "Allora deve andare da Gemma a Roddino, dica che la mando io. Aspetti che le do il numero". Il padre di Vittorio sottrae biro e blocchetto a Baffetto, rallentando ulteriormente le operazioni, e tutti siamo lieti di renderci utili al brianzolo.

"Me le ha portate le mele cotogne?" chiedo, quando tocca finalmente a me.

"Certo," mi risponde Baffetto, "me ne sono ricordato ieri sera."

"Bene. E mi dia anche una decina di pere madernasse, ma me le scelga piccole".

"Oh, le madernasse", commentano altri lombardi dietro di me, "sono una cosa tipica di qui. Credo si facciano cuocere".

"Sì, con il vino", replico felice di diffondere cultura, "se vuole le spiego come si fa".

 
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meninasallospecchio
meninasallospecchio il 09/12/15 alle 23:38 via WEB
Non voglio calmare un uomo che dà in escandescenze. Non voglio escandescenze. Non voglio calmare. Non voglio un uomo. Faccio la coda da sola. E chiacchiero con altre persone.
 
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