di Sara Gambèro
Isabella Ferrari, Fogliazza all’anagrafe, piacentina ormai trapianta a Roma da quasi 30 anni. Da quando, nel 1981, un tal Boncompagni prima e Vanzina poi, decisero che aveva la faccia giusta per fare rispettivamente televisione e cinema. Oggi Isabella, sempre bellissima, ha 44 anni anni, tre figli, un marito regista (Renato De Maria) ed è riuscita a passare indenne attraverso i film adolescenziali alla Sapore di mare, le fiction televisive (Distretto di polizia) e una sequenza di sesso forte nel suo ultimo film, Caos Calmo, che ancor prima di essere vista ha suscitato tante - forse troppe- parole. Ma lei minimizza: «Non sono mai rimasta legata a un personaggio, tantomeno voglio restare incatenata a una scena...».
Chi è il tuo personaggio, Eleonora Simoncini?
Eleonora è una donna sola, legata al potere che è l’unica cosa che conosce. Sta sempre con uomini vecchi che non la amano. Mi piaceva perché era molto diversa da tutti i ruoli interpretati fin’ora.
In che senso diversa?
Diciamo che ho sempre fatto personaggi alla disperata ricerca o pieni di amore, qui invece non c’è nulla di tutto ciò: Eleonora è profondamente sola e triste.
Però è fondamentale nella storia
Sì, perché ogni volta che Eleonora entra in scena qualcosa cambia, nella sua vita e in quella di Pietro. E come dice il regista, Antonello Grimaldi, lei è fondamentale, primo perchè motore della vicenda, poi perché è quella che fa rinascere il protagonista, facendogli elaborare definitivamente il lutto.
Come sei arrivata a questo ruolo?
La prima persona che mi ha chiamata offrendomelo e dicendomi che ero essenziale per quella parte è stato Antonello e io non ho avuto dubbi nell’accettare. Con lui avevo già fatto la seconda serie di Distretto di polizia e lo amavo molto.
Altre cose che ti hanno spinta ad accettare?
Sicuramente il fatto che Pietro fosse Nanni Moretti. Poi non avevo mai lavorato con Fandango, e questa poteva essere una buona occasione.
Ti ha pesato il fatto che fosse un ruolo minore, con poche battute?
Non ho mai pensato al fatto che ci fossero poche scene perché dal punto di vista qualitativo l’ho sempre sentito molto il personaggio. Anche perché sia il libro che il film sono incentrati su una figura maschile ma è una donna, il mio personaggio, il motore di tutto. Ed è bello interpretare ruoli minori ma essenziali, come questo.
Avevi letto il libro di Veronesi?
Ho letto sempre tutti i suoi libri, mi piace molto. Pensa che visualizzavo nella mente la scena del salvataggio, già molto prima che si decidesse di fare il film, ed era uno dei miei capitoli preferiti. È stato una sorta di preveggenza...
Come ti sei preparata al ruolo?
Leggendo le poesie di Saba.
Che tipo di rapporto c’è tra Eleonora e Pietro?
Diciamo che lei gli dà questa sorta di assegno in bianco: andare da lui è un modo di ricambiare il suo gesto, l'averle salvato la vita. Il fatto che Pietro l’abbia salvata senza chiedere nulla in cambio, in modo gratuito, è un qualcosa cui lei non è abituata.Quindi si dà nella maniera che conosce meglio, sottomettendosi, anche sessualmente. Anche se, attenzione, non penso che venga usata, perché per me Eleonora è una donna vincente.
E lei allora cosa guadagna da Pietro?
Attraverso Pietro risolve molti problemi, riconosce la sua vita, suo marito. Si libera. Forse chissà, lascerà anche l’amante vecchio che ha...
La famosa scena di sesso, ne parliamo?
È già stata molto raccontata, tecnicamente è un piano sequenza diciamo "molto vissuto". La scelta registica di girarla in questo modo ci ha aiutato molto a essere veri e il fatto che non ci dovesse essere amore, ma solo sesso, ancor di più.
Come l'hai affrontata?
Con "animo zen", quello con cui si affrontano le cose complicate della vita, con quel minimo di leggerezza che chiunque da qualche parte possiede. Poi tra un ciak e l’altro correvamo al monitor per vedere che non ci fosse nulla di volgare o di ridicolo.
Quindi è stato semplice?
Macché! Ovvio che è stato difficile girarla, ho vissuto lì il mio "Caos calmo". Mentre montavano i binari, i microfoni, mi pettinavano, dentro io cercavo di calmarmi. Poi nel girarla il caos ha lasciato il posto alla calma. Io e Nanni non ci siamo dati spiegazioni prima, ci siamo semplicemente affidati a una scelta registica precisa. Ho detto in una intervista che è stata la scena più forte della mia vita nel senso che è stata anche una delle più belle.
A parte questa, quale altra scena ha "sentito" più delle altre?
Quella in cui butto la fede. Non ci sono dialoghi ma la trovo molto intensa, simbolica.
E quella più faticosa?
Ho fatto molta fatica a fare la scena di salvataggio, rischiando di morire annegata. Anche se nessuno se ne è accorto. Manco Nanni!
Inviato da: tacchiaspillo_2008
il 11/02/2008 alle 14:53
Inviato da: mizar_s_light
il 02/02/2008 alle 08:50
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il 01/02/2008 alle 22:14
Inviato da: tacchiaspillo_2008
il 01/02/2008 alle 21:56
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il 01/02/2008 alle 17:43