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UOMINI e dintorni.... IMPARARE A FIDARSI, IMPARARE A TACERE ( - Momento di autocritica femminile - ) Cosi come vorremmo che gli uomini capissero che dietro in ogni donna “emancipata” si cela la “bambina” bisognosa di rassicurazione….anche noi gentil donzelle dovremmo sempre tenere a mente che nell’intimo di ogni uomo si cela un “cavaliere dalla lucente armatura” che più di ogni altra cosa vuole servire e proteggere la donna che ama. Per far emergere il cavaliere che c’è in ogni uomo occorre donargli fiducia. Solo quando un uomo sente di godere della fiducia di una donna è in grado di portare in superficie la parte più nobile di sé diventando sollecito ed interessato. La sfiducia dell’altro, invece, ottunde la sua vitalità e la sua energia e, se persistente, dopo un po’ smette di provare interesse. Immaginiamo un cavaliere che erra per il paese con una lucente armatura. Improvvisamente sente una donna che piange. Il cavaliere ha un sobbalzo, sprona il cavallo ed al galoppo raggiunge il castello dove la donna è prigioniera di un drago. Il nobile cavaliere sguaina la spada ed uccide il drago. Riconoscente la principessa lo accoglie con tutti gli onori. I cancelli si aprono ed il cavaliere viene festeggiato dalla famiglia della principessa e dagli abitanti della città, invitato a restare presso di loro ed acclamato come eroe. Lui e la principessa si innamorano. Fin qui nulla di nuovo, una tipica fiaba medievale. Ma i tempi cambiano e le principesse si emancipano. Un anno dopo il nobile cavaliere parte per un altro viaggio. Sulla via del ritorno sente la sua amata principessa gridare aiuto. Un altro drago ha attaccato il castello. Il Cavaliere sguaina la spada per uccidere il mostro. Ma ecco che la principessa gli grida dalla torre: “ Non usare la spada, usa questo laccio sarà più efficace…!!!” Gli getta il laccio e gli mostra come utilizzarlo. Esitando, lui fa come consigliatogli dalla principessa. Lo avvolge attorno il collo del drago e tira con forza. Il mostro muore tra il sollievo generale. Di nuovo il Cavaliere viene accolto come eroe ma lui questa volta sente un disagio; è oppresso dalla spiacevole sensazione di non aver fatto nulla per meritare gli onori che gli vengono tributati. Il fatto di avere usato il laccio e non la sua spada lo indice a pensare di non essere degno della fiducia e dell’ammirazione dei cittadini. Si sente un po’ depresso e dimentica di lucidare l’armatura. Trascorre ancora un anno. Il Cavaliere parte per un altro viaggio. E’ armato della sua spada ma la principessa lo trattiene e, ammonendolo a guardarsi dai pericoli, gli ingiunge di prendere anche il laccio. Di ritorno a casa il Cavaliere vede che un altro drago che insidia il castello. (Mih…ma quanti draghi ci sono in questa fiaba, ci sarà mica un circo in zona?) Ancora una volta il Cavaliere si precipita verso di lui con la spada …ma poi….esita….pensando che forse dovrebbe usare il laccio. La breve incertezza gli è fatale perché il drago, eruttando fiamme, gli brucia il braccio destro. Nella confusione della lotta lui alza la testa e vede la principessa che gli fa cenno dalla finestra. “ Il velenoooooo” grida lei “..il laccio con questo drago non funzionaaa!” Gli getta il veleno che lui versa nella gola del drago uccidendolo. Tutti lo acclamano eroe e festeggiano la liberazione ma il Cavaliere prova vergogna. Un anno dopo si prepara a partire per un altro viaggio. E’ sul punto di uscire quando la principessa gli ricorda di stare attento e di portare con sé il laccio ed il veleno. Seppure infastidito dai suoi suggerimenti, lui decide di assecondarla. Il Cavaliere è in viaggio quando sente le grida di aiuto di un’altra donna. Mentre si precipita in suo soccorso non è più depresso e si sente di nuovo vivo e sicuro di se. Ma quando sguaina la spada per uccidere il drago, lo coglie nuovamente l’esitazione. Devo usare la spada, si chiede, il laccio od il veleno? Che cosa direbbe la principessa? Per un momento resta sconcertato, ma poi ricorda le sensazioni provate durante il suo primo incontro con la principessa, quando era armato solo della sua spada. Con rinnovata sicurezza, getta via laccio e veleno e carica il drago con la sua fidata lama. Lo uccide e la popolazione lo porta in trionfo. Il Cavaliere dalla lucente armatura non tornò mai più dalla sua principessa. Rimase nel nuovo villaggio dove visse per sempre felice. Alla fine si sposò, ma solo dopo essersi accertato che la sua nuova compagna non sapesse nulla di lacci e veleni. Ricordare che nell’animo di ogni uomo si nasconde un cavaliere dalla lucente armatura ci aiuterà a non trascurare i suoi bisogni primari. Sebbene un uomo apprezzi a volte la sollecitudine e l’aiuto, dosi troppo massicce minano la sua sicurezza e lo allontanano da noi. *** Si…si..si..lo so quello che state pensando: “perché se non gli dicevamo del laccio e del veleno che eravamo vive oggi?. Perché lui sarebbe sopravvissuto? Una volta gli poteva andar bene…ma tre volte di seguito è culo!” Ne convengo. L’ho pensato pure io! Ma questa si chiama sfiducia! Mie care bisogna imparare a tacere talvolta, guardarlo lottare in silenzio sperando che se la cavi ma senza suggerimenti. D’altra parte la morte dell’eroe è un mito contemplato dalle favole …e ricordate che per il cavaliere una morte onorevole è sempre meglio di una principessa petulante!!! Morale: Fate come le donne siciliane, mute state! |
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