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viaggi,amori e amici

 

PER UN'AMICA DAVVERO SPECIALE

Riesco a sentirti. I tuoi pensieri mi attraversano, la tua malinconia mi accompagna, il tuo dolore mi trafigge. Sei lontana, Amica di questi anni amari, ma io continuo a sentire con te ogni palpito. Nessuna distanza sarà mai abbastanza, perché nel momento esatto in cui ci siamo detti di sì, non siamo più stati due persone diverse, ma un'unica vita. Vita da piangere, vita da tacere, vita da sorridere, vita da camminare. Impercettibilmente insieme. Stretti da un filo doppio, ovunque sei.

 

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TRIBUTO A KATELUNA

 

 

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Secondo capitolo,pima stesura

Post n°34 pubblicato il 30 Gennaio 2013 da shtekel
 

La nave attraversò il cielo con un rombo.

Il fumo delle fiamme che l’avvolgevano era visibile da molti chilometri di distanza, passo attraverso i cieli europei nella sua disperata, ultima corsa, come un vecchio atleta che sa che quella sarà la sua ultima corsa e ci mette tutto quello che è rimasto di lui.

Alla fine della sua grande parabola andò a schiantarsi nelle immense steppe asiatiche, nelle vicinanze dell’antica città carovaniera di Bukhara ,Uzbekistan.

-Stano posto dove atterrare- Fù il primo pensiero del Tenente Colonnello Yuri Karamazov,Membro dell’URSS,il servizio segreto uzbeko, essendo un uomo di grandi capacità ma di scarsa immaginazione non collegò l’ironia del fatto che un tempo quello stesso luogo era il grande snodo commerciale che muoveva la seta e le spezie asiatiche verso l’Europa e l’oro e l’argento europei verso l’Asia,lì passavano tutti i giorni mercanti di popoli talmente lontani tra di loro di essere tanto alieni tra di loro quanto le creature che lui cercava di immaginare fossero dentro là dentro.

La nave era lunga circa 60 metri e larga 6 nella parte dove lui pensava ci fosse l’alloggiamento dei motori, era difficile giudicarne le caratteristiche, aveva l’apparenza di una di quelle navi in cui, nella space opera militare, i grandi capitani terrestri affrontano terribili e oscure razze aliene. Ma i terrestri erano loro, e lui era relativamente sicuro, soprattutto per via del suo peculiare mestiere che gli permetteva un accesso ad una gemma di informazioni piuttosto varia, che nessun paese possedesse niente del genere, non ancora almeno.

È difficile immaginare a sua sorpresa quando, più o meno nella parte centrale della nave si apri un vano.

Lui alzò il braccio ed i soldati alzarono i fucili, qualcuno tremò nervoso.

Gli ordini erano chiari: contenimento. nessuno doveva avvicinarsi a più di 30 metri alla nave e, ovviamente, niente doveva passare il perimetro, almeno finché i capoccioni non avessero deciso cosa fare.

La nave non era passata esattamente inosservata agli occhi del mondo, era comparsa all’improvviso nelle vicinanze di Marte e, con un’andatura zigzagante, si era diretta a forte velocità verso la Terra, il punto preciso d’impatto era stato imprevedibile fino all’ultimo, anzi, i tentativi di previsione erano stati del tutto fuorvianti, soprattutto dopo essere stati abituati ad immaginare gli alieni atterrare sopra le grandi città e rivolgersi all’umanità da grandi schermi piazzati sulle navi.

Ma non un suono, non un singolo segnale era stato captato dalla nave, né durante avvicinamento al pianeta né tantomeno durante quella che lui, ex pilota di caccia MIG riteneva professionalmente un atterraggio decisamente discutibile.

Un suono di metallo strisciato proveniente dalla nave interruppe i suoi pensieri professionali su come avrebbe reagito il suo caposquadra se avesse effettuato un atterragio simile, nel buio del portello se ne apri un altro, seguito da uno sbuffo di fumo e da una figura che ne usciva fuori in velocità…

-Ma è un umano!- esclamò abbastanza perplesso uno dei soldati,  Yuri si appuntò mentalmente il nome del soldato in modo da punirlo in seguito quando avrebbe dovuto essere vigile ed in silenzio.

L’ “umano” notò Yuri, non era esattamente come Yuri se lo era immaginato.

 D’altronde non aveva neanche calcolato la possibilità che fosse umano.Durante il suo addestramento il suo istruttore soleva dire che le sue rotelle giravano alla perfezione, ma lentamente.

Indossava quella che non sarebbe sembrata una tuta spaziale neanche a due imbecilli fatti di acido.

Portava una lisa camicia nera, con le maniche arrotolate e quelli che una volta dovevano essere dei pantaloncini di un  tessuto simile ai jeans,portava dei guanti neri a mezze dita, alla cintura era attaccato un corto bastone e un piccolo oggetto che Yuri decise che fosse un apparecchio di comunicazione ,o di visione?

Era scalzo. La pelle chiara e i capelli castani,si era lanciato fuori ed adesso si era seduto appoggiandosi allo scafo della nave,che secondo la conoscenza di yuri delle leggi fisiche,nonostante dallo schianto fossero passate quasi quattro ore, sarebbe dovuto essere ancora rovente.

No, non se li era proprio immaginati così. Yuri iniziò a sentirsi quasi irritato dall’ apparententemente  totale menefreghismo di questi esseri per le sue credenze.

L’apparentemente umano,stranamente vestito viaggiatore dello spazio sembrò accorgersi solo a quel punto di essere circondato di uomini armati, mentre riprendeva fiato li guardò prima con attenzione poi,con una scrollata da spalle, estrasse dalla cintura l’oggetto che Yuri aveva decretato dispositivo di comunicazionevisione, sentì i suoi uomini smettere di respirare e lui gli intimò di non muoversi ma di non sparare, non ancora…

L’essere aprì la scatola e cominciò  a manovrare qualcosa che era dentro la piccola scatola ma che, dalla sua angolazione, Yuri non riusciva a vedere, dopodiché infilò una mano nel terreno, prese un po’ di terra e la mise nella scatola, continuando a maneggiarci un altro po’, alla fine estrasse quella che sembrava una sigaretta fatta a mano.

-ci manca solo che mi chieda se ho da accendere!- pensò Yuri sempre più irritato da tutta la faccenda che già iniziava a profilarsi come nient’altro di un brutto scherzo, già si vedeva dileggiato da tutti i sui colleghi per tutti gli anni a venire per essere cascato nel vecchio scherzo di “ guarda! un UFO!” tanto in voga presso i colleghi d’oltreoceano.

Fù la fiamma che vide comparire dalla mano dell’Essere(evidententemente umano solo in apparenza),che gli fece capire che non era uno scherzo.

L’essere aveva schioccato le dita e adesso dal suo pollice fuoriusciva una fiammella con cui si stava accendendo la sigaretta. Diede un paio di boccate, durante le quali continuò ad ansimare come appena uscito dalla nave. Quindi smise, prese altre due boccate d’aria e poi espirò, iniziando a respirare normalmente.

L’essere diede una sequenza di colpi sullo scafo, Yuri pensò subito al codice Morse ma non trovò riferimenti nella sequenza, Fù allora che sbucarono altri cinque Esseri, tre maschi e 2 femmine, altrettanto stranamente abbigliati, se non fosse che una delle femmine era talmente chiara di carnagione e con i capelli completamente bianchi che Yuri, oramai lanciato nella sua ricerca di similitudini, ritenne albina, in compensò non trovò nessuna spiegazione  per due dei maschi, uno dei quali doveva essere alto almeno due metri e mezzo ed era di carnagione tendente al verde e dai capelli azzurri mentre il secondo non raggiungeva secondo lui neanche il metro tanto che, prima di vederne la folta barba e la stazza vera e propria Yuri avrebbe potuto pensare che fosse un bambino.

Tutti quanti fecero la stessa operazione,la corsa, l’appoggiarsi allo scafo, il prepararsi ed accendersi quelle “sigarette”.

Nessuno di loro mostrò particolare interesse nei loro confronti.

 
 
 
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IL MIO SOGNO

Il viandante

Davanti a un incrocio di strade deserte
 mi sono voltato a guardarmi indietro,
lungo era stato il cammino fin li',
dalle terre felici da cui ero partito,
dalle terre felici ero stato scacciato.

Troppo grandi i tuoi sogni,mi avevano detto,
troppo vicino alla luce sei voluto andare,
troppo grande l'amore che avevo voluto,
troppo in fretta l'amore l'avevo perduto.

E in mezzo al deserto mi sono trovato,
nessun uomo nero mi aveva guidato,
nessun uomo bianco mi aveva seguito,
questo fu' il prezzo da Lei pattuito.
"nove mesi e ancora nove dovrai camminare,
per aver solo un briciolo di quello che fu' il tuo amore".
Questa la maledizione che mi fu' pronunciata,
da chi.da lontano,mi nego' la mia amata.

Ma nel deserto non fui mai da solo,
altri viandanti camminavano con me,
tanti,quanti gli uccelli in volo.
Ognuno ha una storia da raccontare,
ognuno ha una pena che lo porta a soffrire.
come pietra essa pesa sulla loro coscienza,
di chi,troppo spesso,non ha avuto clemenza,
come corda ci lega a questo luogo tetro,
nessuno di noi puo' tornarsene indietro.
questo,ahime',e' il nostro destino,
continuare da soli sul nostro cammino.

E davanti all'incrocio mi sono fermato,
sentendo un profumo del mio passato
davanti a me lei!e' finito qui il viaggio?
avanti di un passo e scompare il miraggio!
di colpo le gambe mi hanno ceduto
con la faccia nella sabbia sono caduto
il mio spirito di nuovo svuotato,
dall'ombra di chi tanto,tanto avevo amato.

Le forze ho raccolto e mi sono rialzato
ancora una volta mi sono pulito,
ancora una volta mi sono asciugato,
dalle lacrime il mio volto rigato,
dal dolore il mio cuore ferito.

Appoggiato a una pietra mi addormentai,
e un'antica figura nel buio sognai,
di luce il suo corpo era stato tessuto:
la luce del mio amore,il mio amore perduto.
dal suo androgino corpo mi gunse una voce,
un canto di vita,un soffio di luce,
"coraggio viandante!il tuo viaggio non puo' finir qui!
tanti ti aspettano lungo il cammino,
ben altre sprprese ti riserva il destino!

 
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