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Collaborazioni

Post n°38 pubblicato il 14 Novembre 2006 da eltosco

Vuoi chiedermi di collaborare ad un progetto, giornale o programma radiotv? Beh, per qualunque comunicazione e proposta lavorativa, la mia mail è simonetoscano@hotmail.com

 
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Condominio fuorisede

Post n°37 pubblicato il 14 Novembre 2006 da eltosco
 
Foto di eltosco

Si chiamano Anna, Claudio, Lucia, ma potrebbero avere altri dieci, cento, mille nomi diversi. Sono i protagonisti di una favola moderna, metropolitana, forse addirittura gli interpreti ideali di un nuovo telefilm di successo: sono studenti fuorisede che occupano una buona metà di un grande caseggiato in via delle Province, cuore pulsante del quartiere universitario. Qualcuno potrebbe parlare di una trama già sentita, di una storia già vista (ricordate il telefilm-culto Merlose Place?), ma quella era ambientata a Los Angeles, a due passi da Rodeo Drive, la via dello shopping, e i protagonisti si chiamavano Joe, Robert, Jane. Non c’è paragone. Questa nostra storia potrebbe avere la semplicità di una commedia stile Poveri ma Belli e il fascino intrigante di una Beautiful all’amatriciana: insomma, un successo assicurato.

E in effetti gli ingredienti ci sono tutti. A partire dalla voce narrante: quale  miglior Cicerone in questo viaggio giovanil-condominiale, se non quella semplice e veritiera della portiera, che tutto vede e tutto sa, neanche a parlare fosse il palazzo stesso con voce propria?

Dunque, prima scena: ciak, azione! “I ragazzi sono silenziosi e non sporcano le scale – tiene a precisare Maria, iniziando il suo racconto – e quindi io non mi posso lamentare. Mi pare che questo basti, vuole sapere altro?”… Rifacciamola.

Secondo ciak: “I ragazzi fuorisede in questo palazzo sono tanti –ricomincia Maria - direi tre o quattro ciascuno per almeno una decina di appartamenti. Una folla che va e viene per le scale, tutti puliti sia chiaro – è un chiodo fisso – e tutti amici, come se si conoscessero da sempre. Se vuole sapere un segreto poi, tra la ragazza del sesto piano e quello del primo…psss… – mi scusi signora, non sento, può alzare la voce? – è nata una storia d’amore!” Bingo, a-m-o-r-e! Stavolta l’audience sfiora il 50 per cento.

E allora la seconda scena  di questo format, ovviamente, non può non avere luogo al sesto piano, in casa di Anna, la ragazza di cui sopra: “La storia è durata due anni, ma ora …diciamo che siamo in una pausa di riflessione”. Il rischio trama-banale è sempre dietro l’angolo, speriamo in qualche colpo di scena.

“Come l’ho conosciuto? -continua Anna - Per caso, anzi, per merito dei suoi amici: un giorno hanno suonato alla porta con una scusa, volevano il sale o lo zucchero o cose del genere, e hanno attaccato bottone con me e con una delle mie coinquiline. Poi ci hanno invitato ad una festa a casa loro e lì l’ho incontrato, e poi…- la voce si fa flebile, zoom sulla lacrima – …poi un’altra volta invece, sempre ad una festa – la ragazza ha capito il trucco e cambia discorso – la signora del piano sopra è arrivata infuriata perché diceva che facevamo troppo chiasso, minacciando di chiamare la polizia. Che esagerazione. Io non l’avrei mai chiamata. Però con lui ci chiamavamo dalla finestra…” Perfetto, il secondo episodio si chiude con un ragionamento sconnesso e romantico, titolo: “L’amore dà alla testa – discorsi in finestra a cinque piani di distanza”.

Atto terzo: gli altri inquilini. Qui la scelta delle storie è varia, si va dai ragazzi nati e cresciuti nel palazzo e i loro rapporti con i coetanei fuorisede, alla signor anziana che si lamenta, fino a chi ha fiutato l’affare e, proprietario di due appartamenti, ne affitta uno, (ovviamente in nero), ad alcune ragazze: tanto per pagarsi la vacanza (alle Hawaii) l’estate. Ovviamente lui è il primo della lista, ma sia il campanello sia il telefono suonano a vuoto. Passiamo oltre.

Claudio ha 28 anni, vive al secondo piano con i genitori. Da lui ci aspettiamo come minimo un’altra storia d’amore, magari disperato, e invece: “I fuorisede qui sono tantissimi, soprattutto calabresi e siciliani, tutti allegri e festaioli. Quello che non capisco, però – dice quasi dispiaciuto -  è perché non coinvolgano noi ragazzi di Roma”. In effetti la cosa è strana: “La sensazione è che tendano a chiudersi a riccio nei confronti degli altri inquilini – forse per paura della signora anti-schiamazzi – ma in ogni caso sono tranquilli, nessuno ha mai dato problemi, se si esclude piccoli episodi, come qualche “Forza Cosenza” scritto nell’ascensore”. E così anche l’atto terzo ha trovato un titolo: “La nostalgia di casa”. Un tema collaudato che funziona dai tempi di Renzo e Lucia.

Per concludere la prima puntata manca solo un ultimo ingrediente: la bella di turno. Stavolta ha le sembianze di Flaminia, 24 enne romana che (stranamente…), ha un rapporto diverso da Claudio con i suoi vicini, soprattutto maschi: “Con me sono tutti gentili. Con le ragazze del mio pianerottolo chiacchiero spesso, sono molto simpatiche. I ragazzi invece non li conosco molto, ma ogni volta che li incontro in ascensore mi invitano a qualche festa di laurea. Intendiamoci, io non ci sono mai andata, però il clima di allegria si percepisce nell’aria, soprattutto quando si torna a casa il sabato sera alle tre di notte e si trovano ragazzi che giocano a nascondino per il palazzo”. Per la gioia dei vicini.

“Qui ogni scusa è buona per festeggiare e fare amicizia. E poi voglio dirti un segreto: qualche giorno fa mi è capitato di vedere uscire dalla casa della mia vicina, con tanto di pigiama e cuscino sotto braccio, uno dei ragazzi del primo piano. Mi sa che hanno una storia!!!”.

Che simpatica Flaminia, non ha ancora capito che – in fondo - ci sarà pure un motivo se ai ragazzi del palazzo manca sempre il sale!!!

Simone Toscano

 
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Peter Pan, quando l'aiuto arriva dalle favole

Post n°36 pubblicato il 13 Novembre 2006 da eltosco
Foto di eltosco

A vederla così, dall’esterno, con il suo intonaco che pare verniciato di fresco, immersa nel cuore di Trastevere, la Casa di Peter Pan sembra un albergo per ricchi turisti. In realtà di “villeggianti” ce ne sono molti, ma né  ricchi né tanto meno turisti.

Sono i protagonisti di una favola toccante quanto quella dell’eterno bambino volante, forse meno allegra ma per cui comunque ci si augura, fin dall’inizio, un lieto fine. Sono bambini malati di cancro, accompagnati dai loro genitori.

Ma che cosa è la casa di Peter Pan? È qualcosa di più di un semplice pensionato in cui alloggiano famiglie sfortunate: è un sogno divenuto realtà.

Un cammino cominciato nel 1994 dagli incubi di alcuni genitori che avevano vissuto sulla propria pelle la lunga degenza dei figli; un’esperienza sicuramente toccante, che ha portato alla decisone di mettere a disposizione di altre famiglie in difficoltà il prezioso bagaglio della propria esperienza, per offrire a chi è stato appena colpito da questo dramma tutto il sostegno necessario per rendere meno duro il lungo iter delle terapie.

“Il principale obiettivo dell’Associazione Peter Pan – dice Flavia Romano, assistente alle risorse umane - è stato da subito quello di riuscire ad offrire un ambiente confortevole alle famiglie costrette a lasciare la propria casa per curare il bambino in un centro specializzato. Un ambiente che, per il clima di serenità e per i valori trasmessi, potesse rappresentare un contributo positivo alla terapia stessa”. Per queste famiglie, per questo sogno, l’Associazione ha lottato fino a realizzare, nel 2000, la Casa di Peter Pan, un porto sicuro nella tempesta della malattia; ora la famiglia non è più disgregata, i papà non dormono più nelle macchine, i bambini non sono più costretti ad interminabili ricoveri in ospedale..

La casa, situata in via di San Francesco di Sales 16, una traversa di via della Lungara nelle immediate vicinanze dell’Ospedale Bambino Gesù, accoglie i piccoli pazienti in cura presso il reparto di oncologia e le loro famiglie, che qui possono vivere come se fossero a casa propria.

Tutto è pensato per i bambini: le pareti color pastello, i fumetti preferiti dei bambini dipinti ovunque, persino intarsiati nel parquet, e ancora, i grossi spazi ludici pieni di libri, le matite e i giochi, le finestre affacciate sull’Orto Botanico, la grande cucina e la sala da pranzo in comune e il sorriso degli oltre 120 volontari sempre pronti ad aiutare i loro “piccoli ospiti”, dai momenti del gioco fino al trasporto in ospedale per le terapie.

La cosa che stupisce è che nel mondo di Peter Pan tutto è gratuito, perché l’Associazione, oltre all’impegno per la gestione della casa, è costantemente attiva nella raccolta fondi: organizzazione di spettacoli, gare sportive, feste ed eventi d’entertainment, tutto è finalizzato al sostegno delle sue strutture d’ospitalità e assistenza. E c’è spazio per tutti i tipi di offerte, dalle coppie di sposi che possono comprare le bomboniere realizzate dai volontari mani felici, fino alle aziende, che con 10.500 euro l’anno possono “adottare” una stanza della casa pagandone tutte le spese di gestione, dal sapone alle lampadine. Regalando a Peter Pan le vostre miglia accumulate nel programma Mille Miglia Alitalia, poi, bambini e le loro famiglie potranno viaggiare gratuitamente.

Ma la Casa di Peter Pan non è solo un tetto, è quasi un mondo a sé, dove si prova a dimenticare per un attimo l’asprezza della realtà, costruendo una rete di relazioni umane per sconfiggere l’altro mostro che è l’immancabile compagno della malattia: la solitudine. Perché Peter Pan ha voluto creare un posto veramente tranquillo per chi è costretto dalla malattia a stare lontano da casa, un luogo dove si possano trovare tutte le comodità di una abitazione tradizionale e che allo stesso tempo offra l’opportunità di condividere con altre famiglie preoccupazioni e speranze, per superare l’isolamento trovando conforto nell’aiuto reciproco.

“La casa di Peter Pan è un porto sicuro dove riposare e rilassarsi ritrovando il calore del proprio ambiente familiare – continua la Romano - e per molti rappresenta l’ unico punto fermo un frammento, questo, della loro vita. E in un ambiente familiare, non istituzionalizzato, i bambini, liberi di ridere e di giocare malgrado la malattia, sotto la guida di assistenti ludici, sono certamente in grado di recuperare più rapidamente le forze e sopportare meglio le terapie”. Senza contare che la possibilità di essere ospitati nella Casa di Peter Pan permette alla famiglia riunita, e quindi psicologicamente più forte, di affrontare con maggiore serenità l’iter della malattia. In quattro anni sono stati accolti circa 170 bambini con le loro famiglie.

“La maggior parte dei casi riguarda nuclei familiari provenienti dal centro e dal sud dell’Italia – dice la responsabile alle risorse umane - ma abbiamo avuto ospiti anche alcuni bambini che arrivano dall’estero: dal Kosovo alla Cina, passando per il Mozambico e l’Albania. Tutti casi in cui le famiglie non avrebbero potuto permettersi di vivere in una città cara come Roma per l’intero periodo, spesso lungo, dei ricoveri”.

E se le dodici stanze/abitazioni della Casa sono piene, non c’è problema: un accordo siglato con l’APRA (Associazione Provinciale Albergatori Romani) garantisce ospitalità gratuita alle famiglie negli alberghi vicino all’Ospedale nei casi in cui il numero delle richieste pervenute alla Casa superi quello della disponibilità delle stanze.

Nella Casa, Peter Pan ed altri personaggi del suo mondo incantato operano per assicurare la massima serenità ai suoi ospiti. Ed ecco allora che anche i volontari hanno nomi da fiaba: si va dagli assistenti Trilly, che accolgono i bambini e soprattutto le loro famiglie offrendo loro compagnia, ascolto e sostegno nelle ore serali, fino alle Wendy, che organizzano il tempo libero dalle terapia con animazione, giochi, corsi di studio personalizzati e passeggiate nel week end, e fino ancora ai Timonieri, che gestiscono i trasporti, e ai Mastro Geppetto che eseguono lavori di piccola manutenzione nella Casa.

“La Casa è un mondo che non ti aspetti – dice una volontaria dell’Associazione -. Quando arrivi qui credi di trovare tristezza e solitudine, invece trovi tanta vita, tanti bambini che hanno solo voglia di ridere e giocare, e ti fai in quattro per farli divertire. È l’unico spirito con cui è possibile affrontare questo dramma senza cadere in depressione. E stupisce che ad insegnartelo per primi siano spesso proprio i genitori dei bambini malati”.

Simone Toscano

 
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Aiko, la storia continua

Post n°35 pubblicato il 13 Novembre 2006 da eltosco
Foto di eltosco

“Aiko, nati per cambiare le regole”. Recitava così, quattro anni fa, l’editoriale che celebrava la nascita di questo giornale universitario, nato dalla passione di alcuni studenti di Scienze della Comunicazione, affascinati dall’idea di mettere nero su bianco sogni, aspirazioni, ideali che andavano scoprendo nell’incontro con il mondo universitario.

“Nati per cambiare le regole” è una frase, o motto che dir si voglia, sicuramente ricco di retorica, che potrebbe essere adatto a qualunque campagna pubblicitaria o elettorale: parole trite e ritrite, logore per quanto uso se ne è fatto nel corso dei secoli. Quante volte si è parlato di voglia di cambiare le regole? E quante volte, alla fine, ci si è riusciti concretamente? Poche forse, ma questa volta non importa. Aiko, per noi che sognavamo, era qualcosa in più, era tutto un mondo che si nascondeva dietro il nome della neonata principessina del Giappone, figlia dell’erede al trono imperiale Naruhito e della “principessa triste” Masako.

In quegli anni il Paese era a corto di eredi maschi in grado di assicurare una continuità dinastica all’impero del Sol Levante, e quindi, per la prima volta dopo secoli, si parlava di cambiare, di abolire e cancellare la legge salica allora in vigore, secondo cui solo gli uomini possono salire al trono. Un evento di portata storica: il Giappone dalle mille contraddizioni, lanciato verso il futuro eppure allo stesso tempo chiuso in una infinita serie di tradizioni nazionalistiche e maschiliste, si preparava ad aprire le porte della corte imperiale ad una donna. E tutto questo terremoto politico-sociale veniva provocato da una neonata, un essere minuscolo in grado di lottare, per il solo essere nato, contro regole ataviche. Un favola, un sogno che ci ha conquistato subito, un sogno che aveva un nome breve e accattivante: Aiko. Appunto.

Ma i sogni a volte passano, vanno in frantumi, cambiano. E anche quello delle donne giapponesi, e con loro quei nostri ideali, quelle nostre speranze, sono volati via nel vento. Nel settembre di quest’anno in Giappone è nato infatti Hisahito, primogenito del fratello minore dell’erede al trono del Sol Levante. Un maschietto insomma, destinato fin dalla nascita a esautorare la cuginetta Aiko - colpevole solo di essere donna -, e a cancellare ogni progetto di riforma della legge salica, osteggiata dai nazionalisti conservatori oramai fermamente al potere in Giappone. Una guerra tra bambini, con arbitri parziali e maschilisti, vinta a tavolino dal maschietto.

Ma Aiko - non il giornale ma la piccola principessina -  sicuramente saprà trarre insegnamento dal destino che la vita le ha riservato. Le due sillabe, ai e ko, significano infatti, in giapponese,  rispettivamente amore e figlia, mentre il nome completo è stato preso da un'opera di Mencio, in cui il filosofo cinese scrisse: "Una persona benevola ama gli altri; una persona rispettosa è una che rispetta gli altri. Quelli che amano la gente saranno da essa amati per sempre e coloro che rispettano gli altri riceveranno sempre rispetto". Amore dunque – parola anch’essa a rischio di retorica smielata -, perché è con l’amore e la tenacia che si possono ottenere i cambiamenti più grandi, anche quando il mondo rema nella direzione opposta.

E forse a pensarci bene, a quattro anni di distanza dal primo numero di questo giornale, possiamo dirci quasi sicuri che la piccola Aik un giorno ringrazierà il suo Dio (cioè l’Imperatore) di non essere salita al trono del Sol Levante, dove sarebbe stata imbrigliata da un infinito numero di rigide regole e convenzioni incapaci di permettere la libera espressione del pensiero umano. E forse quel giorno, quando sarà adulta, guarderà il cugino sfortunato, che ha preso il suo posto in quella gabbia dorata, e capirà che la fortuna più grande di questo mondo sta nell’essere liberi con il corpo e con la mente, e che non importa la posizione occupata nella piramide sociale per “cambiare le regole”. Quando questo giornale è nato pensavamo che per cambiare qualcosa, per migliorare ogni micro-mondo che ci circonda, fosse necessario sedere sul trono imperiale, occupare una posizione di potere. Ma non è così. Le rivoluzioni partono anche dalle cose infinitamente piccole, anche da una bambina. Noi finalmente l’abbiamo capito, ora tocca a Lei, ad Aiko.

Simone Toscano

Fonte, il nuovo numero di Aiko - novembre 2006

 
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In trasferta a Lucca

Post n°34 pubblicato il 12 Novembre 2006 da eltosco
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I MrMagoo a Lucca per il concerto...

 
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Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 10 Novembre 2006 da eltosco
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Gli italiani parlano con le mani

Post n°32 pubblicato il 10 Novembre 2006 da eltosco

Noi italiani parliamo con le mani...l'ho sempre pensato, ed è una cosa che a me piace molto... All'estero siamo famosi per questo, tutte le persone che ho conosciuto, dagli ungheresi agli americani, ridono per questa notra.:"attitudine"... ma è una risata di simpatia...meno male! Un bel vizio da non abbandonare!

Guardare per credere:


http://www.youtube.com/watch?v=r0i1pXsyWLI

 
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Sono un gonzo?

Post n°31 pubblicato il 08 Novembre 2006 da eltosco

Non ho mai creduto alle mail a catena, non ho mai creduto ai soldi regalati su internet... e manco alle rovesciate di Bonimba... Al massimo di Totti, quando ne fa, cioè mai... Ma stavolta voglio provare l'emozione di essere un gonzo, e raggiungere l'ebbrezza di essere stato turlupinato...

Un sito mi propone di mettere il link incollato sulla mia pagina e dopo 350 click di darmi una ricarica... Il ragionamento fila, considerando che probabilmente per ogni click ci si deve gustare una pubblicità (non l'ho ancora provato)... ma 350 click mi paion pochi... Voglio fare un esperimento, e appena raggiunta la meta scriverò qui se ci sono riuscito o meno... Chi mi dà una mano?

Ecco il link:

http://www.djsuonerie.it/contaref/ref.asp?ref=simonetosc

 
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Lo stile di vita Darfur

Post n°30 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da eltosco
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Come Dan Harrow piangente, come Sgarbi litigante, come Biscardi accavallante, anche Lo stile di vita Darfur delle Iene è entrato nella storia della tv italiana, specchio di un Paese deficiente...Deficiente ovviamente di cultura, di cultura spicciola, quel minimo che basta per sostenere una conversazione finto radical chic in un colloquio di lavoro.

In un servizio tv che è sembrato essere una piccola (anzi no, grande) rivincita per la sospensione della messa in onda di "Un terzo dei parlamentari fa uso di stupefacenti", le Iene hanno deciso di stupire gli italiani non con effetti speciali, non con stupefacenti droghe, ma solo ed esclusivamente con qualche domanda di cultura generale... Chi è Mandela? Dove è Guantanamo? Cosa è Pyongyang? Fino ad arrivare alla temutissima "Dove si trova il Darfur?".

Le risposte sono note... Come si direbbe in gero, zero zero carbonella...Nada de nada...Vuoto più totale, fino all'apoteosi de "il Darfur è uno stile di vita...il mangiare veloce...".

Ma sono davvero così ignoranti questi parlamentari? O sono semplicemente lo specchio della nostra Italia? Un operaio di Lambrate è davvero tenuto a conoscere il Darfur? E un parlamentare deve necessariamente sapere cosa è la Consob?

Forse il parlamentare sì, anzi, sicuramente. Ma quanti degli spettatori delle Iene avevano in tasca la risposta a tutte queste domande? Ho fatto una prova, e ho chiesto ad una mia amica di parlarmi di Mandela, Darfur e modulo all'italiana...

Sul modulo all'italiana era preparata, ma su Mandela non del tutto (con qualche aiutino di Veneriana memoria è arrivata a dire "negri"), su Pyongyang ha detto che era una persona, riuscendo però ad associarla alla Corea, e sul Darfur si è arresa...

Ignorante? Forse, igni tanto lo penso e glielo dico...però ogni volta che parlo con quella stessa amica, laureata allo Iusm con 110 e lode, strameritato, e si accenna a qualche nozione di anatomia o chimica che va poco oltre gambe, mani, tricipite, la scen muta la faccio io...E allora? Ha ragione lei quando mi dice "cosa serve a me sapere chi è il ministro dell'Economia se il mio lavoro è un altro!", oppure no?

Ai posteri l'ardua sentenza... Io intanto cercherò di applicarmi un po' di più in chimica, anatomia e fisica... Poi si vedrà...

P.s. Ovviamente il discorso non vale per i parlamentari...

 
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Le sei "non torture" contro i terroristi

Post n°29 pubblicato il 27 Ottobre 2006 da eltosco
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Sulla scia del clamore provocato dalla prima rivelazione dell’esistenza delle prigioni segrete della Cia, nel dicembre dell’anno scorso, un’inchiesta dell’emittente americana Abc ha descritto , citando fonti dell’intelligence americana, le sei tecniche di interrogatorio più efficaci utilizzate dalla Cia nella guerra al terrorismo. Le Enhanced Interrogation Techniques sono state introdotte nel marzo del 2002 e sono state utilizzate, secondo le fonti, su una dozzina di super prigionieri legati ad Osama Bin Laden, il mandante delle stragi dell’11 settembre 2001, incluso «l’architetto» degli attacchi Khalid Sheikh Mohammed . I prigionieri sarebbero, per anni custoditi in carceri segrete al di fuori degli Stati Uniti, sono stati trasferiti nella base cubana di Guantanamo. Sempre secondo le fonti di Abc solo un piccolo nucleo di agenti della Cia sarebbero stati addestrati e autorizzati a fare ricorso a queste tecniche durante gli interrogatori. Ecco quali sono.
1. "The Attention Grab": l’agente incaricato dell’interrogatorio prende il detenuto per la camicia e lo strattona per attirare la sua attenzione.
2. "Attention Slap": schiaffo a mano aperta sul viso con l’obiettivo di provocare dolore e indurre paura.
3. "The Belly Slap": schiaffo a mano aperta sullo stomaco. L’obiettivo è anche in questo caso di provocare dolore ma senza produrre lesioni interne o lividi. Medici consultati in qualità di esperti hanno sconsigliato l’uso del pugno chiuso poiché produce lesioni che durano nel tempo.
4. "Long Time Standing": Questa tecnica è considerata una delle più efficaci. I prigionieri sono costretti a rimanere in piedi, ammanettati al soffitto e con ceppi alle caviglie per oltre 40 ore consecutive. La stanchezza e la privazione del sonno sono particolarmente adatte a indurre confessioni.
5. "The Cold Cell": Il prigioniero viene lasciato in piedi e nudo in una cella climatizzata a circa dieci gradi centrigradi. Periodicamente il prigioniero viene bagnato con getti di acqua fredda.
6. "Water Boarding": Il prigioniero viene legato a una tavola inclinata, i piedi più in alto della testa. Il volto viene quindi coperto da cellophane e il prigioniero viene inondato di acqua. Il prigioniero viene assalito dalla paura di morire annegato e questo induce a confessioni volontarie nella speranza di interrompere il trattamento. Questa tecnica avrebbe una media di sopportazione di 14 secondi. Il più tenace dei prigionieri di al Qaida, Khalid Sheik Mohammed, si guadagnò l’ammirazione dei suoi carcerieri per aver resistito tra i due e i due minuti e mezzo prima di implorare gli agenti americani offrendosi di confessare.
27 ottobre 2006

Tratto dal sito: www.corriere.it

 
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Todo bien

Post n°28 pubblicato il 27 Ottobre 2006 da eltosco

Vamos bien...

 
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Crederci sempre, arrendersi mai...

Post n°27 pubblicato il 19 Ottobre 2006 da eltosco

Fa sorridere che una donna matura, che si dice tra l'altro di sinistra (di quella sinistra-champagne del Billionaire), e parla di libertà, di ideali, di valori e di vita genuina e semplice, inizi poi ogni sua puntata con uno slogan, che sarebbe meglio anzi chiamare motto, in puro stile ventennio...crederci sempre, arrendersi mai...

Manca solo la mascella volitiva e le mani ai fianchi...Una frase del genere potremmo accettarla da tutti...ma non da chi più e più volte si è sbracciato millantando e ammiccando al telespettatore una propria simpatia sinistroide...

Crederci sempre, arrendersi mai...e io cambio canale...

 
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The dream has gone

Post n°26 pubblicato il 19 Ottobre 2006 da eltosco

Il sogno è finito...un'altra volta...speriamo ricominci presto...

 
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Meno uno...

Post n°25 pubblicato il 14 Ottobre 2006 da eltosco

Meno uno...

 
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Almeno sul lavoro...

Post n°24 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da eltosco

Tutto a posto, di nuovo felice...Il lavoro sta finendo, ma questi ultimi giorni (lavorativamente parlando) sono stupendi...

 
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...

Post n°23 pubblicato il 07 Ottobre 2006 da eltosco
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Alle volte basta niente per toglierTi la felicità...ecco, appunto. Mi pareva strano che durasse già da un po'...buttiamoci sul lavoro, finché c'è...cioè una settimana, poi finisce anche quello...e vai col tango...

 
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Giornalista professionista!!!

Post n°22 pubblicato il 06 Ottobre 2006 da eltosco
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Sono passati venti giorni esatti dall'ultimo post...Venti giorni in cui pian piano è cresciuta la paura e l'ansia pre-esame di Stato...Ed è andata, chi l'avrebbe mai detto, chi avebbe mai sperato in un finale del genere...Sessanta sessantesimi all'orale, il massimo dei voti, complimenti della Commissione e libro in regalo...Non avrei mai sperato di concludere in questo modo un cammino iniziato più di due anni fa e andato avanti tra soddisfazioni e momenti difficili, stage che iniziavano e finivano, lavoretti al freddo e al gelo o sotto il sole cocente per qualche soldo in più in tasca, ore passate in redazione, a Lumsa News, a ridere e scherzare, o imprecando contro le correzioni fatte... Giorni bellissimi, nuovi amici, Tommasino, Davide, Stefano e tutti gli altri e le altre...riflettendoci ora, a distanza di qualche mese, un po' mi manca...e mi mancano...un periodo stupendo che nessun altro può capire...come essere tornati al liceo...Ieri sera siamo usciti a cena, per una pizza...e mi sono reso conto solo ora quanto, tanto, ho condiviso con loro e quanto a loro tengo...è bello essere contenti se un tuo amico ha ottenuto un contratto, ed essere dispiaciuti se qualcuno è disoccupato...è bello, perchè vuol dire che non c'è gelosia, che siamo tutti sulla stessa barca, che magari tra qualche anno continueremo a sentirci e aiutarci, ridendo dei vecchi tempi...Ieri sera, che serata...stupenda...uno dei giorni più belli della mia vita, anche più della laurea, anche perchè lì sapevo già quanto avrei preso, e d'altronde partendo da 110 non è difficile prevederlo...invece l'esame è un salto nel buio, Ti giochi tutto in pochi minuti...e sapere che è andato bene, anzi, benissimo, è una soddisfazione...Continua insomma il periodo felice, ed è bellissimo...Tra dieci giorni finisce il sogno, il Tg...speriamo bene...Per ora l'importante è godersi quello che c'è, e per ora ci riesco senza problemi, perchè ho tutto quello che potrei desiderare, tutto...Grazie...

 
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La festa della birra torna a Monaco di Baviera

Post n°21 pubblicato il 16 Settembre 2006 da eltosco
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Tre colpi ben piazzati ed ecco che la bevanda più amata dai tedeschi, e non solo, inizia a sgorgare dal grande barile da 200 litri. Poi il grido, in dialetto bavarese, "è spillata!", ed ecco che la festa ha inizio. Dove siamo? Ovvio, a Monaco di Baviera, e quella che si è inaugurata oggi è la 173esima edizione dell'Oktoberfest, la festa più famosa di tutta la Germania, che allieterà gli amanti delle bionde tedesche - le birre si intende - fino al prossimo 3 ottobre.

Quest'anno sono attesi ben sei milioni di visitatori, che per 18 giorni affolleranno queste lunghe tavolate in legno: vale a dire più di 300mila "bevitori" al giorno che, in media, berranno poco più di un litro di birra a testa.

I prezzi a dir la verità non sono dei più economici, circa 7 euro e 50 per un boccale da un litro, ma se a questo si aggiunge che a servire il tutto sono molto spesso delle giovani e sorridenti ragazze bavaresi, allora gli avventori non avranno di che lamentarsi.

Bere a stomaco vuoto però, si sa, fa male, e allora ecco pronto anche mezzo milione di polli che verranno serviti alla griglia assieme ad altre prelibatezze locali, dalle salsicce alla tipica torta bavarese ripiena di prosciutto. E allora, in alto i calici, pardon, i boccali, e buona bevuta a tutti.

 
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Tg5minuti

Post n°20 pubblicato il 15 Settembre 2006 da eltosco
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"Aria di novità per il Tg diretto da Carlo Rossella: da lunedì 18 settembre parte una nuova edizione, Tg5 Minuti, in onda dal lunedì al venerdì alle ore 17.00.
 
Per il Tg5 si tratta della quinta edizione della giornata, dopo quelle in onda alle 8 del mattino, alle 13, alle 20 e quella della notte.

Tg5 Minuti, a cura dei caporedattori Annalisa Spiezie, conduttrice del Tg5  delle 20, e di Gianluigi Gualtieri, conduttore del Tg5 notte, offre al pubblico di Canale 5 un aggiornamento in diretta sulle principali notizie del giorno a cavallo tra l'edizione del TG5 delle 13 e quella delle 20.
 
Il nuovo telegiornale durerà cinque minuti e sarà dunque incalzante per impaginazione, grafica, cura delle immagini e linguaggio.
Sigla nuova e inquadrature strettissime, una redazione dedicata e quattro volti che ogni settimana si alternano alla conduzione: il curatore Gianluigi Gualtieri, Laura Cannavò, fino a oggi conduttrice nell'edizione del mattino (sarà lei a esordire con il nuovo Tg), Maria Luisa Cocozza, una delle curatrici della rubrica "Gusto", e Luca Rigoni, capo della redazione esteri".

 
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L'estate sta finendo...

Post n°19 pubblicato il 15 Settembre 2006 da eltosco
Foto di eltosco

Manca ormai un mese, proprio un mese tondo tondo, alla fine di questa esperienza qui..di nuovo, per la terza volta, dovrò salutare tutti con il cuore in gola...lo scorso anno l'ultimo giorno ho fatto la foto che campeggia in alto questa pagina...e mi ha portato bene...

Anche questa estate è stata meravigliosa...basta poco (e poi poco non è) per rendere una vita felice...Basta "poco": basta vedere il proprio sogno che si avvera...lavorare sodo...quanta altra gente è felice di lavorare? Quanti altri vorrebbero rimanere anche più tardi del proprio orario di lavoro? Sono io un alieno?

E allora, la domanda è: quando il sogno finirà di nuovo, tra un mese, se ne andrà anche la felicità che questa estate ha portato?

 
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