Creato da simonjoyce il 14/02/2010

LUDWIG

I love somenthing, I hate somenthing, I need somenthing

AVVERTENZE

Tutti gli scritti firmati simonjoyce, tutti i video ed i brani musicali col nome Blackfriars e DeWindt fanno parte della mia creazione artistica, letteraria ed intellettuale. L'uso e la diffusione, anche parziale, senza consenso, nonchè l'usurpazione della paternità saranno perseguiti a norma. Qualora le immagini pubblicate, prese dalla rete, violassero un copyright, è sufficiente segnalarmelo e provvederò tempestivamente a rimuverle

 

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ELENCO GIORNI PUBBLICAZIONI

20/02 - Sogno di una domenica mattina di quasi estate;
21/02 - The evil inside me - episodio uno - Ombra;
21/02 - The evil inside me - appendice ad episodio uno - miss Parker;
21/02 - Parigi val bene una messa - parte prima;
28/02 - The evil inside me - episodio due - alpha;
03/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (1a e 2a parte);
04/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (3a parte);
28/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (1a parte);
31/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (2a parte);
11/04 - Parigi val bene una messa - parte seconda;
26/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (3a parte);
29/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (4a parte);
02/06 - Oltre - 1a e 2a parte;
28/06 - Oltre - 3a parte;
04/07 - Oltre - 4a e 5a parte;
24/10 - Oltre - 6a parte;
31/10 - Oltre - 7a parte;
20/02/11 - Oltre - 7a bis parte;
12/06 - Oltre - 8a parte;
10/07 - Oltre 9a parte;
18/07 - everyday can be the last day
18/08 - Oltre - 10a parte.

 

Messaggi di Aprile 2013

Oggi

Post n°344 pubblicato il 21 Aprile 2013 da simonjoyce

La domenica e' talvolta fatta di riti, non che mi piaccia poi molto la monotonia ma tant'e'. Un appuntamento fisso e' la messa alla tv, io non la guardo, le volte che sono entrato in chiesa e' stato per un matrimonio altrui o per un funerale. Vado in chiesa di mia spontanea volonta' quando sento dentro di me il bisogno di parlare con Lui. Parliamo poco a dire il vero, talvolta ci scontriamo. Comunque passata la messa mi sono soffermato ad ascoltare le parole del Santo Padre. Ritengo che possa essere l'uomo giusto al momento giusto ma questo non centra. Mi ha colpito una frase che ho voluto scrivere su carta perche' non si perdesse nel tram tram del quotidiano: la vita bisogna metterla in gioco per i grandi ideali. Gli ideali... dove sono finiti gli ideali grandi o piccoli che siano? Siamo ancora capaci di inseguire un ideale? O forse ci abbassiamo troppo spesso a inseguire un materialismo trasformato in esigenza dalla maggioranza, dalla normalita' presunta. Tutto e' merce di scambio? Tanto tempo fa, da qualcuno ammantato di buoni sentimenti (attenzione riempirsi di belle parole e' semplice), fui tacciato di essere un idealista e che avrei fatto meglio a scendere a compromessi, si anche nei sentimenti. Insomma piuttosto menti ma non rimanere senza... Risposi che idealista o meno, preferivo non ingannare nessuno. Che mai avrei ceduto alla materia. Gli idealisti, sono "pericolosi", risposi, perche' sono disposti a morire per l'idea che inseguono ma sono quelli che non si vendono. Dunque perche' piegarsi a qualcosa che non da il gusto cercato, snaturandosi, turandosi il naso se vogliamo qualcosa che ci renda la felicita' vera piena e che non sia un surrogato, anche se significa aspettare (attivamente).

Non mi nascondo che nella vita ci vogliano dei compromessi, nelle relazioni di ogni tipo, ordine e grado. Ma i compromessi sono accettabili sui dettagli, sugli angoli da smussare. Ma sul nucleo no, su valori che sentiamo nostri, no. Non saremmo noi stessi, saremmo qualcuno in cui non ci riconosceremmo. Non saremmo noi, e cosa c'e' di peggio che vivere come qualcuno che non si e'? Allora e' bene inseguire il proprio ideale anche se la strada impervia, perche' saremo pienamente noi stessi. Dunque oggi traccio una riga e riparto.

Ps: non sono un filosofo che si arroga il potere di elargire il "verbo" con un blog, ma una testa pensante e Dio sa bene quanto ce ne sia bisogno di teste pensanti. Libera mente in libero spazio.

 

 

 
 
 

SIMPATICHE CANAGLIE

Post n°343 pubblicato il 18 Aprile 2013 da simonjoyce

 
 
 

Due galli, un pollaio

Post n°342 pubblicato il 15 Aprile 2013 da simonjoyce

Potevo intitolare con il solito "oggi" ma dato che e' una situazione che persevera da anni si ben capisce che il titolo sarebbe stato mistificatorio.Io e mio padre siamo due persone agli antipodi su quasi tutti i fronti eccezion fatta per l'onesta' (e' una nostra maledizione). Mi son sempre detto che non c'e' peggio di chi trasforma l'ignoranza in arroganza. E per ignoranza non intendo solo quella che si debella sui libri, non dico scuola perche' questa talvolta e' deleteria se fatta da persone sbagliate nel ruolo sbagliato. Solo buoni maestri producono buoni allievi. L'occasione per l'ennesimo conflitto e' stato il pranzo. Anzi prima, perche' essendo lui diabetico (la sua noncuranza l'ha pagata cara e la fa pagare) deve misurare il livello della glicemia. Valore 61... basso, pericolosamente basso, e non e' la prima volta. Cio' che mi ha fatto inalberare e' stata la sua considerazione successiva: "Ma chi se ne frega... tanto se crepo che fa'". La mia reazione e' stata veemente perche' sono anni che sento un tale menefreghismo becero ed egoistico, che il mio livello di tolleranza e' ai minimi. Dopo che ci si sacrifica, dopo che sei stato piu' dietro ai suoi problemi che ai tuoi, sentire continuamente un tale atteggiamento mi fa esplodere. Sara' per questo che le persone piagnine e poi strafottenti mi stanno sul...Ho dedicato piu' tempo alle problematiche famigliari che a me stesso alle mie aspirazioni e tutto si risolve in un chissenefrega. Ho lasciato che tutto fosse sulle mie spalle per ottenere un chissenefrega. Potrei avere io un tale atteggiamento, non ho nessuno, non una famiglia. Ma se un giorno diventassi padre (improbabile) non direi mai a un figlio una cosa del genere sapendo la situazione difficile. Non e' da padri, e' da vigliacchi. E chi molla e' sempre un vigliacco.Qualcuno potrebbe persino interpretare il tutto come un atto di supremo sacrificio, oh no non e' cosi', non da chi ha moglie e figlio. Non da chi sventola chissa' quale superiorita', infondata. Che cavolo ci sto a fare? Non lo so piu', solo non mi piace passare da vigliacco, altrimenti...

 
 
 

Oggi

Post n°341 pubblicato il 11 Aprile 2013 da simonjoyce

Chi ha un lavoro lo tenga stretto e non rompa!

 

La mia cittadina e' una di quelle che ha lottato per mantenere in vita l'ospedale. Oggi mi e' capitato di dovervi sbrigare una cosa piuttosto semplice. Burocratica. Sul lavoro sono un duro, un rigoroso per meglio dire, mi piace l'ordine, l'organizzazione, il saper come, quando, chi fa' qualcosa. L'ho imparato in uno studio commerciale serio durante un bel po' di anni. L'ho messo a disposizione di un'azienda. Oggi, dicevo, mi sono ritrovato in una sorta d'ufficio che fungeva da sala d'attesa liberamente accessibile, con documenti sparsi, alla merce' di chiunque. L'ordine d'arrivo lasciato alla educata autogestione. E tre persone che nella maggior parte del tempo sono andati avanti e indietro per ogni piccola inezia: la matita, la penna, il telefono, la risata... con intorno quindici persone che non erano certo li' a passare il tempo. Quando al medico serviva qualcuno, quel qualcuno si era allontanato chissa' dove. Ho pensato: "Questi li pagano. Avranno una pensione ed hanno messo su famiglia, ....tacci loro". Poveri tornano a casa stressati. Se a qualcuno e' capitato di lavorare in uno studio di quelli tosti sa bene cosa voglia dire gestire le piu' disparate richieste di un centocinquanta clientidire mediamente incazzati, furbetti e che cascano sempre dal pero anche dopo decenni di imprenditoria, con una media di ottanta telefonate al giorno. Si buttava il sangue e la sera eri talmente stanco che temevi il giorno dopo. I documenti svolazzanti? Saresti stato ucciso all'istante.

Questa cosa e' stata il colmo (i nomi sono di fantasia):

- Scusa Lucia, il corriere ha portato .... sono tre mesi che sono senza.

- Non lo so, sono arrivate delle cose, ma non so.

- Da Mottola o Manduria?

- Adesso chiedo. Che ora e' andato via un corriere

- Altrimenti faccio richiesta per l'esterno.

- Ora chiedo a Maria. Maria e' arrivato qualcosa per la maternita'?

- Non lo so non ho aperto le scatole.

(ma cribbio non c'e' un registro di carico e scarico? Un fascicolo con le copie delle bolle. un .azzo di archivio?)

-Chiedi a Roberta

- Ciao Robi. Come stai? Tuo marito si e' ripreso? Quanto mi e' dispiaciuto. Senti una cortesia ti ricordi che l'altro giorno ti lasciai una bolla rossiccia mi pare e mi dicesti lasciamela? Come no, quella rossa, vedi da Manduria, Mottola, insomma con la M. Vabbe' vedi se la trovi, devo vedere una cosa. Ciao bella, ciao

- Mo vediamo, perche' mi sembra che e' lo stesso che andato via poco fa'.

Chiama in ditta per contattare un certo Marco, il corriere, poco piu' di un ragazzetto, e linee sono occupate. E si spazientisce. (lei!). Non solo si rivolge a noi ( gia' incazzati per l'attesa) dicendo che il suo lavoro e' davvero difficile.

Nessuno ha risposto ed e' stato meglio cosi', per lei. Nell'attesa della Robi, comincia a chiacchierare con quella della maternita':

- Sono gia' le dodici, che prepari?

 E via cosi'

(muovere il sederone no, vero?)

Finalmente quell'altra trova la cavolo della bolla, ma non c'e' niente. Questo sul cartaceo... perche' i farmaci erano gia' stati sballati. Senza che nessuno verificasse ogni corrispondenza.

Allora, la signora aveva solo pochi compiti da fare e neppure complessi.

Ricevere la merce, verificare la merce che fosse corrispondente al cartaceo, catalogare la bolla, provvedere allo smistamento della merce. Farsi una rubrica di tutti i corrieri abituali. E tenere i documenti in ordine. Invece sono passati quarantotto minuti per una miserevole schifosa .azzo di bolla

Non voglio pensare cosa voglia dire aver lavorato cosi' per trentanni. Mi tremano i polsi. Pero' e' una gran botta di sedere arrivare alla pensione in queste condizioni! E c'e' tanta gente in giro che cerca un lavoro.... che tristezza.

Nda: mi scuso per il linguaggio un po', come dire, colorito.

 

 

 
 
 

Michael Kadelbach - I Know

Post n°340 pubblicato il 10 Aprile 2013 da simonjoyce

Una voce che farebbe sciogliere anche il ghiaccio

 
 
 

La vendetta dell'angelo crudele (incipit) - di SJ

Post n°339 pubblicato il 09 Aprile 2013 da simonjoyce

 

"Mi chiedo se nella memoria il tempo abbia un senso; e quanto ne debba passare prima di accantonare nel profondo ogni evento che ci riguarda. Ma piu' verosimile e'che di taluni ricordi non ci si possa mai liberare, si puo' nasconderli forse o far finta di nulla. Ma essi sono li', sempre. Ogni volta che chiudiamo gli occhi, ogni volta che siamo soli.

Avevo quattro anni quando vidi per l'ultima volta mio padre. C'era vento, e le lacrime scivolavano via. Per la prima volta mi bacio' sulle guance, mi accarezzo' i capelli e mi lascio' una collana con una croce tra le mani. Non l'ho piu' rivisto.

Sono passati venti anni da allora e a volte quando chiudo gli occhi vedo quell'addio in tutti i suoi tristi dettagli. Piansi tanto, mentre la nave andava via. Ero rimasta sola tra le acque gelide. Poi dopo qualche ora, vidi. Una luce abbagliante, come se il Sole fosse sceso in terra. Feci in tempo a coprirmi gli occhi con le mani e cosi' rimasi non so quanto. Avevo paura, di vedere. Quando ne ebbi il coraggio, il mondo, quello che era famigliare non esisteva piu', ormai.

Il cielo e le acque colorate di slavato rosso, sembravano confondersi l'uno nell'altro. E cosi tutto rimase, nei giorni a venire. Prima che venissero a recuperarmi la dove un tempo c'era l'antartide.

Ma il peggio venne dopo; l'innalzamento degli oceani, le guerre seguenti agli egoismi ed alla paura, e le carestie che seguirono cambiarono tutto. Il mondo tutto cambio' ed io con esso"

Maggiore Yumi Inaco, capo servizi strategici del Gerf sezione asiatica.

File cancellato

 

"Mia piccola Yumi, quando sarai abbastanza grande da comprendere, ho disposto che ti venga consegnato questo mio diario. Sara' l'unico modo perche' tu possa conoscere tuo padre. Mi vergogno di questa parola, non sono stato un buon padre neanche quando la tua mamma ci ha lasciato da soli. Questo pensiero mi tormenta. Ma se la speranza che ci accompagna divenisse concreta, allora saro' accanto a te in tutti i giorni a venire.

Figlia mia, non sai quanto mi e' costato lavorare a questo progetto e quanti dubbi ruotino ancora a poche ore dalla partenza, nella mia testa. Spero davvero che le nostre buone intenzioni non ci conducano all'inferno. Con amore, il tuo papa'."

Dal diario personale del Dott. Kazu Inako - Caporeparto scientifico del Gerf

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"Stamane nella zone delle Red Mountains e' stato scoperto fortuitamente un grave incidente stradale risalente a non piu' di ventriquattro ore fa. Nell'evento hanno perso la vita il Dott. Frank Driscoll - del National Red Mountains Space Observatory - e sua moglie. Pare che l'auto su cui viaggiavano sia sbandata finendo in una scarpata profonda non meno di un centinaio di metri ed abbia poi preso fuoco. Solo dopo un'attenta analisi dei resti carbonizzati si e' potuto giungere all'identificazione dei corpi."

Estratto dall'Arizona Telegraph

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"Cara mamma, scriverti cio' che non potrai mai leggere sembrera' sciocco alla maggior parte delle persone. Ma non me ne curo, a parte il lavoro ed il mio gatto sento di non essere ricambiata da nulla che mi circondi. Anche quell'uomo in cui ho riposto molto di me, e' diventato indisponente. Tuttavia, sembra che le cose vadano comunque avanti. Il sistema di elaborazione centrale e' quasi completo. La rete neurale dovrebbe essere pronta fra un paio di settimane. Ce la faro' ad ogni costo. Saresti orgogliosa di me. Un bacio."

Dalla raccolta di lettere personali della Dott.ssa Riyuko Kangii - capo reparto informatico del Gerf - sezione asiatica

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"Sembra vada tutto per il meglio, il processo di accrescimento e' completo al 99,9%. Sono eccitata. Dopo tanti tentativi falliti siamo in prossimita' di una svolta. Il test 01 non da alcun segno di anomalie. Presto lo sveglieremo. Chissa' se sara' solo un contenitore vuoto come dice il Dott. Sloan. Se cosi' non fosse cosa avremmo creato? Questo pensiero mi spaventa; essere arrivati ad un passo dall'essere Dio puo' essere pericoloso per l'uomo. Sono stanca, vado a letto."

Dal diario vocale della Dott. Shirley Campbell - vice caporeparto settore genetico della Gerf- sezione nordamericana.

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"Abbiamo trovato un soggetto interessante. I parametri sono rispondenti alle nostre necessita'. Ti invio in allegato la sua scheda personale. Se mi dai l'ok, ti invio il soggetto col prossimo carico. Saluti"

Dal registro email del Prof. Neubarth - Istituto Ricerche Esserling sull'evoluzione dell'uomo - Amburgo -Germania

File cancellato

 

Cos'e' un incipit? Dovrebbe essere una sorta di introduzione ad un racconto o un romanzo. Dovrebbe essere quel qualcosa che induce il lettore ad iniziare a leggere ed andare avanti nella lettura. Insomma, che fa dire: chissa' come finisce questa storia. Accendere la curiosita'. Nel caso specifico si tratta di frammenti, di idee che mi ronzano da un po'. Come pezzi di un puzzle. Ed e' bene fissarle. Chi scrive ha sempre un'idea che gli ronza silenziosa, talvolta basta trovare la voglia di scriverla superando la sindrome del foglio bianco. Di cosa scrivere? E' un falso problema. Si puo' scrivere di se, di un evento che ci ha colpito, di fantasia. Qualunque cosa puo' funzionare da scintilla. Non credo ci sia nemmeno un genere piu' nobile dell'altro. Nessuno vieta di usare la science-fiction per scrivere di questioni profonde ne di fare un bel pamphlet sulla societa' usando l'umorismo. La cosa importante e' trasmettere qualcosa a chi legge. Far vivere qualcosa che e' dentro chi scrive. Magari facendo riflettere. Tutti possono scrivere? Non credo.. non che mi ritenga di saper scrivere. Ma c'e' bisogno di quella volonta' che spesso manca perche' magari presi da altre cose. Una certa sensibilita' ma anche cultura di base (si la cultura serve). Chi scrive lancia bottiglie nell'oceano... a qualcuno arriveranno. Saluti da Simon Joyce

 

 
 
 

The evil inside me (di SJ) - episodio 2 -alpha (rewind)

Post n°338 pubblicato il 09 Aprile 2013 da simonjoyce

EPISODIO II - ALPHA


" Sei dolcissimo amore mio, sono contenta di averti."

...

" Ti amo così tanto."

...

" Non possiamo più rimanere insieme... non tormentiamoci ancora. Ti prego amore mio perdonami."

...

" Sai uccidermi e ricominciare."

...

" Perché?... Perché?"

Solo ricordi, fantasmi che lasciava sopravvivere. Nella notte, nei i suoi pensieri. Tornavano a divampare impietosi, come luce senza alcun calore. Anche quella notte, come tante ormai.

-         Non farmi piangere ancora... non adesso Elizabeth.

La sua auto correva veloce per la statale, lungo un serpente scuro nel desolante vuoto del deserto. Nessuno da seguire, nessuno che lo seguisse. Era solo, lo era da tanto. Accese l'ennesima sigaretta, ma quella gli sembrò avere un sapore più sgradevole delle altre e la gettò subito via. Ne aveva abbastanza. Pensò che fosse meglio arrivare il prima possibile ed allora spinse ancor più forte il pedale dell'acceleratore. Un'estremo tentativo, l'ennesima fuga dal passato.

Due ore di viaggio ormai; per distrarsi pensò di accendere la radio. Pessima idea. Nessuna canzone poteva fargli compagnia e così la spense, senza rimpianti.

L'auto correva veloce nella notte. Poche miglia ancora, tutte d'un fiato e poi il lavoro, si il suo lavoro da compiere lo avrebbe distratto. Avrebbe allontanato ogni tormento.

-         Elizabeth...

" Benvenuti, state entrando a Gatlin, la più bella città del... e di ogni altra parte. Pop. 5467".

Così recitava il cartello stradale. Entrò in città a forte velocità, senza accorgersi  di nulla; su entrambi i lati della strada vi erano graziose villette in stile coloniale, erano affiancate le une alle altre quasi a formare dei muri, interrotti talvolta da viottoli poco illuminati.

Sebbene fosse notte fonda, nessuna luce ad illuminare l'interno delle abitazioni. E poi, le auto; dov'erano? Le strade erano deserte. Gatlin appariva una città morta.

Mentre nella sua testa crescevano gli interrogativi, percorse Lumber street. Superò un distributore di benzina; era tutto spento, i cartelli con i prezzi del carburante, dondolavano rumorosamente per la leggera brezza che si era alzata.

Attraversò Elm street poi Sand street e giunse nella piazza cittadina. Qui le villette erano ancora più graziose. Erano in legno rustico con i portici coperti, con intorno prati avvizziti e ricoperti di polvere.

Fermò l'auto; dal fondo della piazza vide un cane venirgli incontro zoppicante. Questi sembrò accecato dalla luce dei fari quindi si fermò. Scodinzolò per un po' prima di accucciarsi in terra.

-         "Qui non c'è nessuno". Disse tra se lo straniero.

Scese dall'auto. L'aria aveva un odore dolciastro ma soprattutto poté udire silenzio intorno a se.

Più in là il cane che gli aveva dato il benvenuto dapprima si rimise in piedi, avrebbe voluto correre incontro allo straniero ma dopo pochi faticosi metri cadde a terra. Forse era troppo vecchio. Drake l'osservò per un attimo ancora poi distolse lo sguardo perché rapito da un... bar. Chiuso.

-         Maledizione non ho ancora cenato - disse a voce alta sicuro che nessuno lo ascoltato.

Stava per risalire in auto quando da uno degli angoli di Fineweek street udì una voce supplicante.

-         La prego... signore... la prego. Mi aiuti.

Era una donna, il primo flebile segnale di umanità che avesse ascoltato da quando era arrivato.

Drake fece per correrle incontro. La donna sporgeva appena dall'angolo, le ombre l'avevano fino ad allora nascosta alla vista. Lo straniero aveva fatto ancora pochi passi quando il corpo scomparve, repentinamente trascinato indietro, da una qualche forza. Doveva esserci qualcun altro, ma Drake non ci pensò su e continuo a correre fino a dove istanti prima era la donna. Quando si riebbe dalla corsa, vide in terra il corpo, silenzioso, inanimato, immerso nel suo stesso sangue. Mancava della parte inferiore del busto. Alzò lo sguardo da quel macabro spettacolo e allora vide.

Vide l'orrenda creatura che stava più in la, mostruosamente ingozzandosi.

Drake impugnò la sua pistola color argento e la puntò, pronto a far fuoco. Freddamente preferì prima fissare bene nella memoria quale forma potesse assumere l'orrore.

L'essere uscì dalla penombra, avvicinandosi ad un lampione per lasciarsi guardare. Sembrava un uomo spogliato della pelle. La sua testa era priva di occhi ed orecchie, la postura ricordava un grosso gorilla.

Spalancò la bocca, evidenziando i suoi denti aguzzi, e con la lingua parve saggiare l'aria allo stesso modo dei serpenti. No, no, nulla di simile era mai stato visto, né concepito. Di scatto la creatura si voltò in direzione dello straniero, verso un nuovo pasto. Drake pensò che l'esistenza di quell'orrore fosse durata abbastanza, così prima che quello potesse saltargli addosso, da buon tiratore, lo freddò alla testa. Un solo colpo, mortalmente preciso.

Rimase immobile a guardarlo steso in terra per qualche istante, mentre dalla canna della pistola, il fumo veniva portato via dalla brezza.

Era confuso. Avrebbe avuto molte domande da fare al vecchio.

Ma non ebbe il tempo di cercare risposte plausibili e mentre la sua ragione vacillava sentì ansimare alle sue spalle. Stavolta non ebbe incertezze, si voltò di scatto e sparò: una, due, tre volte. Un uomo; forse aveva sbagliato, forse si era lasciato sopraffare da quell'atmosfera.

Fece pochi passi verso il corpo riverso e ... no... non aveva sbagliato. Rigirò il cadavere; una volta lo si sarebbe potuto definire un giovanotto di bella presenza, ma la vita che lo animava era solo un pallido ricordo. I suoi occhi parevano iniettati di sangue ed in più punti della pelle recava strane chiazze di color verdastro. Chi fosse stato quell'uomo non aveva ormai molta importanza. Drake probabilmente lo aveva ucciso per l'ultima volta.

" Qui c'è tutto quello che deve sapere, Sig. Drake"

- Aveva ragione Miss. Parker. Solo ciò che dovevo sapere.

Questa volta parlò a voce bassa per timore che qualcuno o qualcosa potesse udirlo. Non aveva paura , no di certo. Piuttosto bisognava essere cauti. Non c'era paura in lui. Non c'è paura in chi non ha nulla da perdere.

Un uomo senza calore, senza emozioni così lo avevano spesso definito, ma non la sua Elizabeth, non lei. Cancellò quei pensieri e tornò a passo sostenuto verso l'auto.

" Non devi fuggire... non devi più fuggire."

-         Non fuggirò.

Salì in auto e riavviò il motore, prese velocemente il cellulare dal taschino della giacca. Compose un numero, inutilmente. Nessuno lo avrebbe ascoltato. Non c'era copertura.

" ... nella valigetta... c'è il suo compenso. Spero sia di suo gradimento."

Guardò attraverso il finestrino ripensando a tutto ciò che era accaduto e...

-         Dovevo chiedere di più.

Prese dal cassettino del cruscotto la piantina della città, l'esaminò velocemente, e spinse a fondo il pedale del gas. Via, via, c'era un lavoro da compiere e così poco tempo.

Le strade si susseguivano anonime avvolte dal solito silenzio e nient'altro.

-         Stazione di polizia, finalmente. - esclamò quasi avesse trovato un tesoro. Ciò che lo colpì più di tutto fu che...

-         E' illuminata.

Che vi fosse qualcuno? Le auto parcheggiate all'esterno erano danneggiate, ma da chi? Parcheggiò la sua, prese tre, quattro caricatori dal cassettino e quindi scese. Si dette un occhiata intorno, tutto tranquillo, già, così accennò un sorriso pieno di sarcasmo.

La stazione della polizia di Gatlin era stata ricavata in un vecchia villa coloniale, gli sembrava però uno spreco destinare un così bell'esempio di architettura per una così comune funzione. Dette una sistemata al suo elegante abito nero e si avviò verso il cancello d'entrata. Aperto. Da un punto del giardino che circondava l'edificio gli sembrò di udire un rumore, che non seppe riconoscere. Mise mano alla pistola come per estrarla, ma non lo fece. Tornò il silenzio.

-         Un animale.

Ma più che una convinzione pareva essere la sua speranza.

La porta che dava all'interno era aperta. Si fermò un attimo prima di entrare. Cosa avrebbe inventato per giustificare la sua presenza? Non lo sapeva. Avrebbe raccontato la prima storia che gli fosse venuta in mente.

Non ce ne fu bisogno; non c'era nessuno a cui raccontarla. La porta d'entrata dava in una grande sala; vi erano tavoli per ufficio e sopra di essi terminali ancora accesi. Sembrava come se tutti fossero fuggiti via senza avere il tempo per spegnerli.

Sulla sinistra, due porte. La prima nascondeva una sala adibita al ricevimento della gente. Anch'essa vuota ed in più in disordine. Schedari aperti, cartelline in terra e... macchie di sangue sulle pareti. Quella visione lo fece trasalire. Decise di esplorare l'altra stanza. Veniva usata come spogliatoio dagli agenti. Anche questa era in disordine, gli armadietti erano aperti ed alcuni erano in terra ma con grande sorpresa vide che non era solo. Qualcuno era lì con lui. Un agente. Era steso in terra supino. Doveva essere morto da un po' di tempo a causa dell'emorragia provocatogli dal profondo morso mostrato dalla sua gola.

Sembrava quello di un grosso animale ma no; Drake sapeva. Poteva essere stato quell'essere che poco prima aveva affrontato ed ucciso. O forse di quell'essere potevano essercene più di uno. Meglio tenersi pronti. Nessun posto era davvero sicuro.

Chissà se qualcuno fosse ancora vivo. Ma si, poteva anche essere possibile. Guardò l'agente, e cominciò velocemente a spogliarlo. Indossò l'uniforme. Trascinò il corpo verso uno sgabuzzino e ve lo chiuse dentro. Quella divisa gli donava. Lesse la targhetta con il nome del cadavere.

-         Leon Tucker... Leon... si mi piace.

Da quel momento sarebbe stato Leon Tucker. Controllò le tasche dei pantaloni. Scoprì che Leon era arrivato a Gatlin in mattinata. Quello sarebbe stato il suo primo giorno di servizio. Era stato l'ultimo.

-         Il destino, si sa, non è avaro d'ironia.

 

 
 
 

senza titolo

Post n°337 pubblicato il 06 Aprile 2013 da simonjoyce

Questa volta sono serio. Ma devo partire da ieri. Mi chiama piangendo e mi dice di aver litigato ancora con il padre, di brutto. Di prepararsi le sue cose e di andarsene ovunque voglia. Si chiude in una stanza e chiama, in certi momenti si chiama la persona più fidata. Capisco che non è uno scherzo ne un'esagerazione, certe cose si capiscono. Sono stato ad ascoltarla, a farmi spiegare. Voleva lasciare anche il moroso, perchè diceva che con lei non sarebbe mai stato felice. Si sarebbe trovata un'altra e anche se avrebbe sofferto, gli sarebbe passata. Gli ho detto no, lui non centra, non prendere decisioni affrettate. Cos'è un delirio di onnipotenza? Lasci una persona per il suo bene (questa mi è sempre sembrata una stron...ata ipocrita e non cambio idea)? Sicura che sia così? Le ho detto di calmarsi e che nel caso a mali estremi avrebbe potuto prendere il treno e stare con la mia famiglia un paio di giorni. Fortunatamente si è tutto stabilizzato per il meglio. Oggi pomeriggio mi richiama per ringraziarmi, sente che nel mio tono c'è qualcosa che non va, in effetti stavo pensando ad alcune cose, e non sapevo se essere più deluso o più incazzato. Comunque non ero il solito e anche questo si sente. Chi ti conosce davvero lo sente. Abbiamo parlucchiato sul lui e sul fatto che talvolta non risponde alle sue aspettative. Io sono onesto cerco di non immischiarmi (per questo mi chiama ponzio pilato) ma è meglio (anche per me) che le cose vengano vissute sulla pelle, anche gli errori o presunti tali. Io non devo salvare nessuno, non mi sento un tale potere. Posso esprimere il mio punto di vista ma nulla più. E poi ho sbagliato tante volte, non sono la persona indicata. Insomma mi faccio i cavoli miei e mi spiace. Poi ha detto una cosa dopo avermi pregato di non arrabbiarmi: vorrei fosse come sei tu.
Da un lato ne sono stato orgogliosamente contento (si apprezzano le persone quando vanno via. Come andai via tanti anni fa. Certe cose si danno per scontate finchè non riesci a ritrovarle), dall'altro no. Le ho risposto che il mio modo di essere lo sto pagando caro, e che sto riconsiderando molte cose. Forse a ragionar grezzamente non si sbaglia. Gliel'ho detto. Forse così funzionano le cose. Sto a distanza dai sentimenti, nessun coinvolgimento a priori. Freno a mano tirato e marcia bassa. Mi si deve conquistare in un certo senso. E poi preferisco l'ignoto alle strade già battute. Perchè ho un grave difetto (?) non dimentico. Non dimentico facilmente. L'ho sempre sostenuto, ogni cosa sedimenta e rimane la. E una volta sporcata l'acqua non torna mai pura come all'inizio."Stiamo bene così, come amici decennali anzi come fratello e sorella, è il nostro punto d'equilibrio". E' meglio così. Con affeto sorellina "cazza, frici e mancia"

 
 
 

oggi (perchè sforzarsi per un titolo???)

Post n°336 pubblicato il 05 Aprile 2013 da simonjoyce

Chi mi conosce dal vero sa bene quanto sia "pericoloso" rivolgermi la parola di primo mattino (a meno che non sia la morosa... ma al momento non c'è pericolo). Appena sveglio voglio il silenzio, almeno venti minuti buoni, di pace assoluta. Tutto e dico davvero tutto può aspettare almeno venti maledetti e brevi minuti. Quindi anche se non rivolgo il classico "buongiorno" non è per maleducazione... semplicemente c'è d'aspettare. Stamattina invece no; squilla il telefono e inizia una conversazione surreale:
- A. sei sveglio? Buongiorno.
(se non fossi stato sveglio non ti avrei risposto. Mi pare evidente...)
- Buongiorno P. dimmi che c'é?
- Tu dove abiti esattamente?
- Di solito a casa mia. In che senso? Che vuoi? (sembro cattivo, ma è che per esprime re un concetto talvolta fa dei giri lunghissimi)
- No perchè stavo pensando...
(Dio santo quando pensa è simpaticamente pericolosa)
- Ma in quale zona abiti?
- (sono dieci anni che mi conosce non l'ha mai capito) Nella zona residenziale? Quella nuova. Perché?

Nel frattempo la mia amica parlava col moroso (son cavoli suoi, io ho già dato), mentre cercavo di chiedere inascoltato chiarimenti su quelle domande astruse.

- Verso dove fanno la fiera? Come si chiama la fiera?
- Agli inizi di ottobre... ma che centra? E' una fiera estemporanea
- Verso Martina o verso Francavilla?
- Ehm diciamo in direzione Martina (a quel punto avevo rinunciato a seguire un senso)
- E' lontana Martina?
- 17 km....
- Ah è lontana....
- Lontana per cosa?
- Tu poi hai già trentotto anni no?
- Quest'anno si, anche te sei vecchiotta comunque (tié). E quindi?
- No perchè stavamo pensando che potresti direttamente fare il capo scout. Ci dovrebbe essere qualcosa anche a Grottaglie.
- Io che? Senti è venerdì e non si mangia carne per cui non ti sbrano. Come c...o te ne vieni con tutte 'ste idee??
- Vabbè dai poi ci sentiamo più tardi. Quando connetti meglio
- Io????????????

Aspettando Godot al confronto è nulla!!! IO capo scout? Va bene che non mi dispiacerebbe stare a contatto con la natura e all'aperto; coi bambini ci so fare (quelli non pestiferi, altrimenti li lego penzoloni ad un albero e li lascio in pasto ai bruchi) e che ai miei tempi son stato un caporale (di quelli tosti... ma giusti) però essere scioccato di primo mattino??? E si dice buongiorno.... Però le voglio un gran bene.

 

 
 
 

... continua da prima... insomma dal post di sotto

Post n°335 pubblicato il 03 Aprile 2013 da simonjoyce

La prima cosa che ho fatto è stato reperire quanto più materiale possibile liberamente fruendo dalla rete. Sono documentato su quasi tutto: dalla postura al bending, dal famigerato barré ai power chords (si legge cords!!!) alle tab. Pronto, allora parto: il primo giorno è stato vagamente disillusorio; avambraccio indolenzito, polso ligneo e mano sinistra pietrificata. Oh non pensavo certo di diventare The Edge in un'ora... però speravo di svegliare un talento innato (scherzo, sono autoironico; siate autoironici nella vita altrimenti si diventa tragicamente e seriosamente comici... ugualmente). Ho però fatto una scoperta sbalorditiva: ho una mano sinistra. Direte, questo è fuori, non se ne era accorto prima? Allora faccio una domanda, se siete destri quante volte fate affidamento sulla sinistra? Quando aziono l'indicatore di direzione in auto... Quanto è precisa la sinistra? Ecco in questo senso si scopre di avere una mano sinistra. E' fondamentale perchè è quella che preme sulle corde; e i suoi ditini (licenza poetica) vanno a spasso sul manico e nasce tutto da lì. Tutto un mondo di armonie e di emozioni. Deve essere precisa, forte, e il più possibile articolata e fluida. Non sono cose facili che si realizzano dall'oggi al domani, per questo è importante la passione; altrimenti il primo pensiero sarebbe: chi me lo fa fare??? A maggior ragione considerando che le prime corde (nda: di tante cose o vi documentate oppure leggete e basta... e zitti), quelle più sottili dopo un pò sembrano penetrare nei polpastrelli. E vi bruceranno, oh si se vi bruceranno. A me ormai non fanno quasi più nulla, grazie al dio minore dei chitarristi, all'ispessimento cutaneo. E alla costanza. La strada è lunga molto lunga ma intanto il do maggiore mi riesce quasi pulito, comincio a suonare "Come as you are" dei Nirvana e questo mi gratifica. Col tempo verrà tutto il resto, non ho fretta. Intanto son contento. E non è poco. Perchè faccio qualcosa che ho sempre desiderato; perchè non mi lascio influenzare dalle difficoltà, dai disfattisti e da quelli che pensano che la vita sia riassumibile soltanto in soldi, mangiare, sesso. E che raggiunto ciò, abbiano tutto. Ma ci sono anche altre cose: i sogni, per quanto piccoli per quanto realizzabili in piccolo, non dimenticateli anzi muovetevi ed inseguiteli. Io non sarò mai come Jimi, forse non scrivo neanche bene (non questi post ma i pezzi di racconto disseminati in passato) e forse tu che leggi non dipingerai mai "come quelli famosi solo dopo morti" ma in fondo neanche Picasso metteva gli occhi al posto giusto. L'importante è partire e godersi il viaggio.

Simon è così. Creativo, appassionato, a volte sopra le righe, forse persino antipatico nel suo gusto del dissacratorio (ma esiste questa parola?). Ma è se stesso. Altrimenti se muore Simon e muore anche A.


 
 
 

Oggi

Post n°334 pubblicato il 03 Aprile 2013 da simonjoyce

Quando qualcosa in cui hai creduto finisce, qualche strascico rimane: delusione, amarezza, disincanto e diciamolo senza ipocrisia: un'incazzatura di fondo non da poco (e vi assicuro ho buone motivazioni). Tuttavia è il momento buono per tornare a pensare a se stessi, correggere la rotta e ripartire, pensando agli errori commessi. E non sempre gli errori sono cose han fatto del male, talvolta gli errori son quelli che derivano dal "pensavo di far bene, e guarda il risultato". Ma al di là di questo, si deve tornare un pò a pensare solo a se stessi, a quello che ci piace, che ci soddisfa, alla proprie aspirazioni. E perchè no, a tirar fuori dal cassetto qualche sogno. Io nel mio piccolo l'ho fatto e son soddisfatto di non aver dato retta a nessuno. Vi assicuro che è più facile trovare gente disfattista (io detesto i disfattisti cronici, mi scoglio..no. Sto imparando a suonare uno strumento vero, una chitarra elettrica. Anche prima "suonavo", con il sequencer (il 95% delle persone non sa cos'è quindi non ritenerti un/una deficiente, tuttavia si può usare la Wiki, è gratis e impari una cosa nuova. Fallo invece di star solo a rimorchiare o essere rimorchiata). Avevo iniziato così perchè era il modo più economico e prontamente fattibile. Quattro album, una tecnica migliore via via (purtroppo la sezione video di questa "fantastica" community è stata eliminata.... vi avevo caricato delle cose) ma in un sequencer manca qualcosa, come in tutto ciò che si realizza col pc. Il calore. La fisicità. Le ragazze che rientrano nella schiera delle ex aveva avuto una fortuna, che a me non era capitata. Entrambe avevano avuto una chitarra in regalo e avevan preso anche lezioni, fino a stufarsi (ci si stufa delle cose che richiedono impegno...o in cui non ci si crede) e sapendo ciò, mi veniva spontaneo: "perchè non mi insegni qualcosa? Sei fortunata, dai dev'essere bello". "No, non mi va, non sono capace, ho le dita piccole, dita corte, l'oroscopo è negativo, ho le mie cose, pensa alla cose serie". Ci rimanevo male, io che sognavo quella cosa, non ce l'avevo. Erano chitarre classiche da poco, certo, e nessuno chiedeva chissà quale brano. Ma tant'è, non c'era verso. Allora un pò di tempo fa: "pensa solo a te A.", bene mi dico è il momento di pensare a me. Fare qualcosa che mi gratifichi. La gratificazione è importante tanto quando si è soli quanto quando si è accoppiati (si in quest'ultimo caso si pensa alla gratificazione dell'altra, che ci faccia guadagnare punti; non è così. Si gratifica l'altra ma se non si riceve altrettanto, nasce l'insofferenza e una striscante delusione. Equilibrio, equilibrio, equilibrio e parità. Capitelo una buona volta). Siccome sono uno che si informa: cosa scegliere? Classica, austica o elettrica. In cuor mio (nel muscolo cardiaco per meglio dire) sapevo già. Elettrica. La classica non mi ha mai entusiasmato. Non mi interessano i falò sulla spiaggia e le grigliate. L'acustica è come la classica con le dovute differenze. Quando pensavo ad una chitarra, la pensavo elettrica. Tipo Fender o Gibson. Leggendo qua e la sulla rete, molti dicevano: meglio iniziare con la classica. Ma su un forum lessi: "Se vuoi l'elettrica, inizia con quella. Imparerai con maggior passione. E la passione è la molla di tutto". Mi ricordai di un concerto visto quest'estate, c'è un post nel mese di agosto... Il chitarrista, mi fece una grande impressione. Sapendo che ha un negozio mi ci fiondai. Non volevo chissà cosa. Per iniziare non è necessario una Fender originale. Presi un kit per principianti: chitarra modello stratocaster, amplificatore, cuffie (così nessuno mi rompe le...), plettri, metronomo e corde di ricambio. Quando ho passato il plettro sulle corde è stata un'emozione indescrivibile. Bellissima. Ho schitarrato all'impazzo per dieci minuti. Una sensazione di energia che si liberava che è la stessa che provo ogni volta. Quell'elettricità sulle corde che vibrano e suonano, prendono voce. E' indescrivibile. Devo ammetterlo ogni giorno mi riservo almeno un paio d'ore per suonare. Fa sentire bene.
Tutto facile? No, schitarrare alla ca..o è un conto, suonare è un altro. E qui vengono i dolori. Ma ora mi attende la materia contabile e quindi continuerò poi.

 
 
 

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