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Dialetti architettonici .
Post n°5 pubblicato il 08 Maggio 2006 da sjones81
[...] Archi nient'affatto tondi, tetti sbilenchi, angoli obliqui, divergenze e curve approssimative che rievocano quelle dei colli e delle montagne, o delle membra umane; ed ancora panciuti muri a pietrame, lo sgretolarsi del tufo e di altri materiali friabili, le gobbe e i contorcimenti rusticheggianti, il gesticolare e il gorgheggiare di nodi ornamentali. << La deformazione giusta, quella che nella disarmonia visiva nasconde una comunione profonda con l'intorno naturale, si traduce in un senso di cordialità e modestia... Lo spigolo smusso e irregolare - non basta che sia arrotondato - si sposa poi magnificamente con i compatti muri imbiancati>>; ne scaturisce << Una tipicaimpressione di volumi non costruiti, ma ritagliati e scavati in un grosso blocco di materiale sorgente dal terreno>>. Il candore del bianco di calce << s'inpregna di riflessi freddi e azzurrini stupendamente intonati con la chiarità mattinale dell'atmosfera: per le strade se ne diffonde una vibrazione di pulviscolo argenteo, di riflessi marini. Rivela il suo pieno fulgoredopo la stagionatura, dopo anni ed anni di ripetute imbiancature: acquista allora una trasparenza vellutatadi madreperla, s'increspa in una trama di tessuto preziosoin cui sentire quasi pulsare il calore della vita. il muro imbiancato di calce si acende nella vampa dei meriggi, è l'unico che animi il chiarore lunare. é il muro su cui più vigoroso spicca il rabesco delle ombre vegetali>>. Su questo sfondo, macchie di colore violento o policrome, la gaiezza impazzita della terracotta smaltata i cui motivi grossolanamente geometrici evitano la meccanica precisione dei contorni. Questo sondaggio ha una valenza provocatoria. Le case e le strade degli aggregati contadini mantengono valori che sono andati perduti nelle città e nelle metropoli. E' una constatazione obiettiva, non un rilievo nostalgico. "Controstoria Dell'architettura in Italia", DIALETTI ARCHITETTONI, Bruno Zevi. Poi sono partito; con me ho portato tutto ciò che serviva e anche qualcosa di superfluo(timori infondati, pensieri periferici). Che viaggio!! ffuah... proprio quello che ci voleva: Il candore di quell'architettura "spontanetanea"; la spontaneità di quell'architettura "candida" , poterla riconoscere nei gesti e nei modi di quelle persone; gesti dal profumo arcaico, emozioni che sanno di naftalina; la semplicità maturata dalla consapevolezza di uno stato mentale condivisibile, la ricerca di qualcosa che può, anzi, deve RI-vivere... Grazie a tutti i miei compagni di viaggio... 2 giorni indimenticabili. |
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