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Post n°428 pubblicato il 03 Marzo 2009 da manonsolospine
Appalto unificato ristorante-bar e la ditta ritocca il listino
I prezzi scendono del 20%, il caffè a quaranta centesimiMiracolo alla buvette dei senatori
i prezzi "politici" calano del 20%I questori: sul bilancio effetto zero. I servizi di risto-razione
nel 2008 sono costati quasi un milione e mezzo di euro
di CARMELO LOPAPAROMA - La pasta al ragù di ieri dicono fosse ben condita e cotta al punto giusto. E pagarla 1,50 centesimi anziché 1,80 l'ha resa ancora più buona. Carne tenerissima e speziata come si deve per il roast beef servito per secondo. Due euro e non più 2,50. E che dire del caffè? Precipitato a 42 centesimi anziché i 50 pagati fino a venerdì scorso (e che nel famoso bar accanto Palazzo Madama vola a 1 euro per i comuni mortali). Da oggi, quando come ogni martedì torneranno al lavoro dal lungo weekend, i 315 senatori si imbatteranno nella novità che di questi tempi vale doppio: sconto del 20% per tutti i prodotti serviti in buvette.
Sì, la novità è quella: dentro il palazzo che è stato dei Medici e di Margherita d'Austria e che ospita uno dei due rami del Parlamento, a differenza di quanto accade fuori e a dispetto delle indennità complessiva da 14 mila euro dei suoi inquilini - i prezzi da ieri mattina anziché aumentare sono diminuiti. Svolta che matura nel giorno in cui crollano le borse, vengono ufficializzati il tracollo del pil 2008 e l'inflazione all'1,6%, insomma fa un certo effetto. Ma va pure detto che al "miracolo" del Senato non corrisponderà un aggravio per le casse pubbliche.
L'aggiornamento al contrario del prezziario, si affrettano a precisare i senatori questori, è dovuto all'avvicendamento nella gestione della buvette. Infatti, da ieri è subentrata alla vecchia ditta quella stessa multinazionale "Compass group" che già gestiva da 15 anni il ristorante dei senatori. Prezzi "politici" anche lì, com'è noto, fermi però da qualche tempo.
Invece, al bar del primo piano di fronte l'aula, accessibile solo a senatori, funzionari e giornalisti, tac, si taglia di un quinto. Mantenendo ferma per il momento la voce di spesa del bilancio di Palazzo Madama, che per la voce "ristorazione dei senatori" nel 2008 ha comportato un esborso da 1 milione 427 mila euro.
"No, la crisi con le riduzione non c'entra. Abbiamo affidato per cinque mesi la gestione a una società che garantiva il medesimo servizio con costi ridotti - spiega il questore Benedetto Adragna (Pd) - C'è già un bando di gara che tra poco tempo ci consentirà di affidare tutti i servizi di ristorazione al medesimo soggetto, con un notevole risparmio". In attesa, subentra la Compass group. "La nostra è una multinazionale, sia chiaro - precisa il direttore del ristorante e della buvette, Giovanni Moralli - e grazie a una serie di economie interne, grazie alle cucine del ristorante di cui già disponiamo nell'edificio, abbiamo potuto garantire l'ulteriore sconto sui prezzi. Partecipiamo alla gara e speriamo dunque di restare".
Il ribasso è minimo ma si nota, considerate le cifre già modeste. Elenca il direttore, giusto per farsi un'idea: una spremuta da 1,20 euro a 92 centesimi; panino col prosciutto da 1,50 a 1,17; il tramezzino da 1,20 euro a 96 centesimi; il cappuccino da 0,70 a 58; il the con fette biscottate, gettonatissimo al pomeriggio dalle onorevoli senatrici, da 1 euro a 84 centesimi. E poi tutto giù del 20%, appunto, il liquore come l'aperitivo a 0,93, il pasticcino a 0,46, la birra a 1,60.
"La cosa veramente scandalosa è che noi, al bar dei dipendenti al piano di sotto, riservato ai lavoratori, pagheremo adesso di più" lamentava un impiegato ieri pomeriggio sventolando tanto di scontrino. Poca cosa in più: la spremuta giù costa 1,10 euro, il cappuccino 0,60, roba di pochi centesimi, ma è il segnale che a loro no va.
"Diciamo la verità, non sono quei pochi centesimi che d'ora in poi risparmieremo che cambieranno la vita di noi senatori - prova a minimizzare una vecchia guardia come Carlo Vizzini (Pdl), presidente della commissione Affari costituzionali - Chi mangia in buvette, contrariamente a quanto si pensa fuori, è un disperato come me, che mangia sempre in piedi come un cavallo perché non ha il tempo di sedere al ristorante. Detto questo, certo, è un'operazione virtuosa a costo zero per il Senato che rischia però di avere un pessimo impatto all'esterno. Si ritirerà fuori la storia della casta. Il momento magari non era dei migliori, ma conta il fatto che sia a costo zero".
Sorpreso il dipietrista Francesco "Pancho" Pardi. "Ma sul serio hanno tagliato i prezzi? Ma erano già bassi! Non è che ne avessimo bisogno, inviterei i vertici del Senato a risparmiare, sì, ma in settori più strategici che non a vantaggio della nostra pausa caffè".
I prezzi scendono del 20%, il caffè a quaranta centesimiMiracolo alla buvette dei senatori
i prezzi "politici" calano del 20%I questori: sul bilancio effetto zero. I servizi di risto-razione
nel 2008 sono costati quasi un milione e mezzo di euro
di CARMELO LOPAPAROMA - La pasta al ragù di ieri dicono fosse ben condita e cotta al punto giusto. E pagarla 1,50 centesimi anziché 1,80 l'ha resa ancora più buona. Carne tenerissima e speziata come si deve per il roast beef servito per secondo. Due euro e non più 2,50. E che dire del caffè? Precipitato a 42 centesimi anziché i 50 pagati fino a venerdì scorso (e che nel famoso bar accanto Palazzo Madama vola a 1 euro per i comuni mortali). Da oggi, quando come ogni martedì torneranno al lavoro dal lungo weekend, i 315 senatori si imbatteranno nella novità che di questi tempi vale doppio: sconto del 20% per tutti i prodotti serviti in buvette.
Sì, la novità è quella: dentro il palazzo che è stato dei Medici e di Margherita d'Austria e che ospita uno dei due rami del Parlamento, a differenza di quanto accade fuori e a dispetto delle indennità complessiva da 14 mila euro dei suoi inquilini - i prezzi da ieri mattina anziché aumentare sono diminuiti. Svolta che matura nel giorno in cui crollano le borse, vengono ufficializzati il tracollo del pil 2008 e l'inflazione all'1,6%, insomma fa un certo effetto. Ma va pure detto che al "miracolo" del Senato non corrisponderà un aggravio per le casse pubbliche.
L'aggiornamento al contrario del prezziario, si affrettano a precisare i senatori questori, è dovuto all'avvicendamento nella gestione della buvette. Infatti, da ieri è subentrata alla vecchia ditta quella stessa multinazionale "Compass group" che già gestiva da 15 anni il ristorante dei senatori. Prezzi "politici" anche lì, com'è noto, fermi però da qualche tempo.
Invece, al bar del primo piano di fronte l'aula, accessibile solo a senatori, funzionari e giornalisti, tac, si taglia di un quinto. Mantenendo ferma per il momento la voce di spesa del bilancio di Palazzo Madama, che per la voce "ristorazione dei senatori" nel 2008 ha comportato un esborso da 1 milione 427 mila euro.
"No, la crisi con le riduzione non c'entra. Abbiamo affidato per cinque mesi la gestione a una società che garantiva il medesimo servizio con costi ridotti - spiega il questore Benedetto Adragna (Pd) - C'è già un bando di gara che tra poco tempo ci consentirà di affidare tutti i servizi di ristorazione al medesimo soggetto, con un notevole risparmio". In attesa, subentra la Compass group. "La nostra è una multinazionale, sia chiaro - precisa il direttore del ristorante e della buvette, Giovanni Moralli - e grazie a una serie di economie interne, grazie alle cucine del ristorante di cui già disponiamo nell'edificio, abbiamo potuto garantire l'ulteriore sconto sui prezzi. Partecipiamo alla gara e speriamo dunque di restare".
Il ribasso è minimo ma si nota, considerate le cifre già modeste. Elenca il direttore, giusto per farsi un'idea: una spremuta da 1,20 euro a 92 centesimi; panino col prosciutto da 1,50 a 1,17; il tramezzino da 1,20 euro a 96 centesimi; il cappuccino da 0,70 a 58; il the con fette biscottate, gettonatissimo al pomeriggio dalle onorevoli senatrici, da 1 euro a 84 centesimi. E poi tutto giù del 20%, appunto, il liquore come l'aperitivo a 0,93, il pasticcino a 0,46, la birra a 1,60.
"La cosa veramente scandalosa è che noi, al bar dei dipendenti al piano di sotto, riservato ai lavoratori, pagheremo adesso di più" lamentava un impiegato ieri pomeriggio sventolando tanto di scontrino. Poca cosa in più: la spremuta giù costa 1,10 euro, il cappuccino 0,60, roba di pochi centesimi, ma è il segnale che a loro no va.
"Diciamo la verità, non sono quei pochi centesimi che d'ora in poi risparmieremo che cambieranno la vita di noi senatori - prova a minimizzare una vecchia guardia come Carlo Vizzini (Pdl), presidente della commissione Affari costituzionali - Chi mangia in buvette, contrariamente a quanto si pensa fuori, è un disperato come me, che mangia sempre in piedi come un cavallo perché non ha il tempo di sedere al ristorante. Detto questo, certo, è un'operazione virtuosa a costo zero per il Senato che rischia però di avere un pessimo impatto all'esterno. Si ritirerà fuori la storia della casta. Il momento magari non era dei migliori, ma conta il fatto che sia a costo zero".
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