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Post n°466 pubblicato il 10 Aprile 2009 da manonsolospine
tradizionalisti non accettano il testo riformulato da Benedetto XVI
"Continueremo a chiedere a Dio che questo popolo trovi la salvezza"
insistono sulla conversione degli ebrei
ROMA - I riti del Venerdì santo sono accompagnati da un nuovo strappo dei lefebvriani. Dopo le polemiche sulla revoca della scomunica e sulle posizioni negazioniste del vescovo Williamson, i tradizionalisti rifiutano la preghiera per gli ebrei riformulata da papa Ratzinger. La sezione tedesca della Fraternità sacerdotale San Pio X - criticata negli ultimi mesi sia dall'associazione ebraica tedesca che dai vescovi cattolici tedeschi - sostiene che oggi i lefebvriani continueranno a pregare per la conversione degli ebrei, in contrasto con le indicazioni della Santa Sede.
"Ogni uomo ha il diritto di formulare le proprie preghiere come glielo suggerisce la sua fede personale", scrive in un comunicato il superiore dei lefebvriani tedeschi, Franz Schmidberger. "Non vogliamo che venga tolta alla Chiesa la possibilità di pregare perché questo popolo (gli ebrei, ndr.) trovi quella salvezza che il Messia ci ha donato".
La preghiera sugli ebrei del Venerdì santo è tornata in uso con il messale preconciliare liberalizzato da Benedetto XVI (la cosiddetta messa in latino) e da allora è legittimamente utilizzato nei circoli tradizionalisti. Già Giovanni XXIII, nel 1959, aveva 'ammorbidito' la preghiera - il cosiddetto 'oremus' - eliminando il riferimento alla "perfidia" giudaica. Ma nella preghiera erano rimasti riferimenti all'"accecamento" e alle "tenebre" del popolo ebraico, eliminati da Ratzinger. La nuova formula di preghiera per gli ebrei, introdotta lo scorso 6 febbraio, invoca Dio affinché "illumini" i cuori degli ebrei "perché riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini" e - evitando il concetto di conversione - perché "tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità".
La decisione del Papa, che voleva andare incontro alla sensibilità ebraica, ha invece rinfocolato le polemiche tra Vaticano ed ebrei, risentiti comunque per la preghiera del Venerdì santo. I problemi sono poi esplosi a causa delle dichiarazioni negazioniste del vescovo lefebrviano Richard Williamson, uno dei quattro presuli tradizionalisti al quale il Benedetto XVI ha revocato la scomunica. Solo ripetuti interventi del Vaticano e del Papa hanno riportato il sereno nelle ultime settimane.
La Fraternità lefebvriana, puntualizza adesso il superiore tedesco, "vuole condurre un vero dialogo, improntato al rispetto e alla comprensione per l'altro, senza per questo rinunciare alle proprie posizioni teologiche. Deve essere chiaro, soprattutto, che è impossibile ogni evangelizzazione coatta". Niente 'religiosamente corretto', insomma. I lefebvriani tedeschi rifiutano l'accusa di antisemitismo, citando, tra l'altro, la lettera di San Paolo ai romani (2,9): "Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il giudeo prima e poi per il greco. Gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il giudeo prima e poi per il greco, perché presso Dio non c'è parzialità". La preghiera per la conversione degli ebrei, spiegano, appartiene alla "antichissima tradizione" della chiesa cattolica.
"Ogni uomo ha il diritto di formulare le proprie preghiere come glielo suggerisce la sua fede personale", scrive in un comunicato il superiore dei lefebvriani tedeschi, Franz Schmidberger. "Non vogliamo che venga tolta alla Chiesa la possibilità di pregare perché questo popolo (gli ebrei, ndr.) trovi quella salvezza che il Messia ci ha donato".
La preghiera sugli ebrei del Venerdì santo è tornata in uso con il messale preconciliare liberalizzato da Benedetto XVI (la cosiddetta messa in latino) e da allora è legittimamente utilizzato nei circoli tradizionalisti. Già Giovanni XXIII, nel 1959, aveva 'ammorbidito' la preghiera - il cosiddetto 'oremus' - eliminando il riferimento alla "perfidia" giudaica. Ma nella preghiera erano rimasti riferimenti all'"accecamento" e alle "tenebre" del popolo ebraico, eliminati da Ratzinger. La nuova formula di preghiera per gli ebrei, introdotta lo scorso 6 febbraio, invoca Dio affinché "illumini" i cuori degli ebrei "perché riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini" e - evitando il concetto di conversione - perché "tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità".
La decisione del Papa, che voleva andare incontro alla sensibilità ebraica, ha invece rinfocolato le polemiche tra Vaticano ed ebrei, risentiti comunque per la preghiera del Venerdì santo. I problemi sono poi esplosi a causa delle dichiarazioni negazioniste del vescovo lefebrviano Richard Williamson, uno dei quattro presuli tradizionalisti al quale il Benedetto XVI ha revocato la scomunica. Solo ripetuti interventi del Vaticano e del Papa hanno riportato il sereno nelle ultime settimane.
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