« LA LEZIONE DEL PASSATO | Preservativi a scuola, n... » |
Il cronista de L'Unità, Marco Mongiello, chiede al premier cosa ne pensa di quanto scrive la stampa internazionale sulle vicende italiane, Berlusconi dice «non le rispondo. Ho nei confronti del suo giornale una disistima totale, parliamo di cose serie e non di sciocchezze». E poi si inalbera: «Basta spioni, in questa Italia non ci sto».
C'è spazio solo per l'invettiva durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo a Bruxelles. Dell'inchiesta di Bari il premier non vuoel parlare: «Per me è tutto chiarissimo, per me è tutta spazzatura. Ed io di spazzatura me ne intendo, perchè a Napoli l'ho fatta fuori farò fuori anche questa». «Quando leggo di complotti dentro il Pdl - dice sempre Berlusconi - sono storie di fantapolitica». Su possibili scenari di governi tecnici a guida Tremonti o Draghi, il Cavaliere è categorico: «Lavoro bene con Tremonti con cui c'è un'assoluta amicizia, stima e fiducia. Lavoro bene anche con Mario Draghi di cui apprezzo la capacità e la correttezza».
Nega tutto Berlusconi. Anche di essersela presa con il suo avvocato Ghedini per quell'espressione «utilizzatore finale». E sul fuori-onda catturato dalle telecamere di Sky mentre lui è al cellulare con Ghedini, dice: «Vi dovreste vergognare, siete degli spioni... io non ci sto a un'Italia di questo genere. Io ho detto una serie di frasi in questa telefonata a proposito di giornali che mi hanno attribuito cose che non ho mai detto. Io invece continuo a lavorare per il bene del Paese».
Niccolò Ghedini sdrammatizza: «Quando ho chiamato il presidente per notificargli che il Garante della privacy ci ha dato ragione sulla inibizione all'uso delle foto a Villa Certosa ho esordito dicendo "mi pare che le cose vadano bene nonostante tu abbia un avvocato impazzito"». Però poi più tardi arriva se non proprio l'abiura almeno le scuse per aver usato quell'espressione. Scuse che rivolge alle donne: «Nel rilevare che si trattava di una risposta tecnica, in astratto, ad una domanda specifica e non correlata quindi al caso concreto, che veniva negato nella sua esistenza, ho preso atto che poteva apparire politicamente non corretto e mi sono pubblicamente scusato nei confronti di quelle persone, in particolare donne, che potevano essersi sentite offese da quell'espressione», dice l'avvocato del premier. Ma, ammesso l'errore, «tutto il resto è sterile polemica e tentativo di delegittimare l'avversario politico, anche attraverso la falsa attribuzione di giudizi negativi da parte del presidente berlusconi».
E sul rischio che le vicende emerse dall'inchiesta barese possano travolgere il premier e il governo è tornato il presidente della Camera Gianfranco Fini. «Non credo che ci sia un rischio di instabilità per il governo. C'è un rischio di minore fiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni, cioè del fondamento della democrazia», ha risposto Fini alle domande dei cronisti. E il presidente della Camera, che parla a una conferenza stampa seguita a un dibattito al Cnel su futuro del parlamentarismo in Italia e in Germania, aggiunge: «È questo un tema che non riguarda governo o opposizione, ma tutti gli attori della politica italiana».
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