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ROMA - Quando si parla di riforme "l'approccio non può che essere senza strumentalizzazioni di tipo propagandistico", ma "non può che essere finalizzato allo spirito costituente, cioè di avere come obiettivo l'interesse generale". Suona proprio come un secco altolà alle tentazioni di Silvio Berlusconi quello pronunciato dal presidente della Camera. "Questi concetti devono essere tenuti ben presenti almeno dalle istituzioni" continua Fini intervenuto con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta ad un convegno dell'associazione Civita. Parole pronunciare all'indomani delle affermazioni del premier che ha proposto di far decidere agli elettori nei gazebo sulla riforma presidenzialista.
Diverso è l'approccio finiano. Che, ancora una volta, si smarca dalle posizioni del premier. "L'approccio - insiste il presidente della Camera - non può essere legato al vantaggio legittimo ma di parte di questa o quella forza politica. Serve uno spirito costituente, e l'obiettivo deve essere l'interesse generale, il bene comune, nel rispetto ovviamente della dialettica fra le forze politiche e le culture politiche, con il dichiarato intento di garantire che la carta costituzionale riformata rappresenti una garanzia per la casa di tutti gli italiani, non soltanto di quelli del sud o del nord, ma anche di quelli che legittimamente votano per questa o quella forza politica". E' questa la via maestra indicata da Fini. Che non vede rischi "per l'unità della Repubblica", ma non nasconde la sua preoccupazione per "la sua coesione".
Chi invece dimostra di non guardare con contrarietà all'idea berlusconiana del sentire il popolo è la Lega. "Della riforma presidenziale non ne abbiamo ancora parlato ma ogni volta che si consulta il popolo va bene" dice il ministro della Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli. Mentre Umberto Bossi taglia corto: "Bisogna ragionare, non è che seguiamo ciecamente. Alcune cose, forse, vanno smorzate, comunque le riforme vanno fatte, anche sulla giustizia. Comunque se il paese diventa federalista non penso che il presidenzialismo rappresenti un pericolo".
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