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Dopo tanto cercare finalmente ti ho trovato almeno nel vasto mare virtuale. Troppi anni son passati eppure un violento turbinio di emozioni mi ha scosso il cuore. "E' proprio lui... oddio che faccio?". Un momento di indecisione, poi il mio istinto ha il sopravvento: "Ma sì, gli scrivo, chi se ne frega!". Due parole e diciotto anni passati sopra alle nostre teste. "Ciao ti ricordi di me? Come stai?", ecco la tua risposta, il putiferio dentro me mi aveva scombussolata. Mi scrivi che stai bene, e auguri ogni bene a me e soprattutto alla mia famiglia. No, diciotto anni! e non posso accettare una risposta che mi congeda così in quattro e quattr'otto. Insisto con garbo, e ti faccio capire che non son più disposta a lasciarti andare. Mi rispondi che le persone che ti hanno dato qualcosa restano nel tuo cuore e che tu ci sarai sempre per loro. Son lusingata, grazie! Così ci lasciamo con la speranza di riscriverci ancora.
Diciotto anni e trecento chilometri ci separano, ma c'è ancora tanto che vorrei raccontarti e altrettanto che vorrei sapere da te.
Altro è giusto che taccia. La ragione mi guiderà.
Io intanto ti ho ritrovato e ciò che per te può essere un'inedia per me non lo è.
Non sei il grande amore, ma un amore grande.
Oggi, come allora, un turbinio di emozioni.
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IV (PARLA PER ME)
Fossi una foglia appassita che tu potessi portare;
fossi una rapida nuvola per inseguire il tuo volo;
un'onda palpitante alla tua forza, e potessi
Condividere tutto l'impulso della tua potenza,
soltanto meno libero di te, oh tu che sei incontrollabile!
Potessi essere almeno com'ero nell'infanzia, compagno
Dei tuo vagabondaggi alti nei cieli, come quando
superare il tuo rapido passo celeste
sembrava appena un sogno; non mi rivolgerei
A te con questa preghiera nella mia dolente
necessità. Ti prego, levami come un'onda, come
una foglia o una nuvola. Cado
Sopra le spine della vita e sanguino! Un grave
peso di ore ha incatenato, incurvato
uno a te troppo simile: indomito, veloce e orgoglioso.
V
Fà di me della tua cetra, com'è della foresta;
che cosa importa se le mie foglie cadono
come le sue! Il tumulto
Delle tue forti armonie leverà a entrambi un canto
profondo ed autunnale, e dolcemente triste.
Che tu sia dunque il mio spirito, o Spirito fiero!
Spirito impetuoso, che tu sia me stesso!
Guida i miei morti pensieri per tutto l'universo
come foglie appassite per darmi una nascita nuova!
E con l'incanto di questi miei versi disperdi,
come da un focolare non ancora spento,
le faville e le ceneri, le mie parole fra gli uomini!
E alla terra che dorme, attraverso il mio labbro,
tu sia la tromba d'una profezia! Oh, Vento,
se viene l'Inverno, potrà la Primavera essere lontana?
Percy B. Shelley