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Mini Guida di Roma

Post n°106 pubblicato il 30 Dicembre 2016 da storie

La Grande Bellezza di Sorrentino è un'ottima sintesi di ciò che Roma rappresenta anche per me. E con questo potrei aver detto tutto.

In realtà non mi basterebbe un tomo alto così per dire delle mie emozioni, del rapporto complicato e contraddittorio, delle relazioni che mi hanno attraversato.

Vorrei essere comunque neutrale in questa mini-guida, e per quanto possibile obiettivo...

Il centro storico di Roma secondo le mie esperienze è il più bello del mondo. 

La periferia una delle più caotiche e degradate.

Nonostante la grande bellezza della città dentro le mura aureliane l'aspetto per me più deprimente è l'uso sconsiderato di automobili e motorini che deturpano anche gli angoli più affascinanti. Si riesce a posteggiare su aiuole e marciapiedi, si può scorrazzare anche fra i vicoli più stretti, e nelle aree pedonali.

Le deroghe ai divieti sono innumerevoli, la permessività oltre il limite, di conseguenza la prepotenza fa da padrona.

L'utilizzo coatto delle auto porta a due conseguenze che saltano all'occhio: lo stato deteriorato di strade e marciapiedi (le famose buche) e l'intenso traffico.

E' un circolo vizioso: il trasporto pubblico non funziona in misura del fatto che gli autobus si trovano costretti a rallentamenti e code. E i mezzi su ferro o le corsie preferenziali scarseggiano.

La metro.

Fino a un anno e mezzo fa le linee erano due. La linea A che va da nord-ovest a sud-est e la linea B (più vecchia, nonostante il declassamento alfabetico) che va da sud-ovest a nord-est, con una biforcazione verso la parte finale del percorso.

La linea C è stata inaugurata il luglio 2015, in stato ancora provvisorio, mancando un tratto fondamentale per la connessione con le altre due e che porti dentro il cuore della città.

A far di necessità virtù, una fitta rete ferroviaria che circonda il centro come una U è una buona alternativa alla metropolitana sotterranea, anche se spesso servita da treni regionali in stato precario.

E' il caso classico della Roma-Lido, a tutti gli effetti una metro di superficie che collega il centro a Ostia. Non fanno più notizia i blocchi e le proteste dei pendolari.

Meglio servita la tratta verso Fiumicino con due treni, uno diretto all'aeroporto, un altro con fermate in ogni quartiere. La qualità di questo servizio è forse la migliore di tutto il Réseau, sulla falsariga della RER parigina.

Anche se l'orografia e il clima della città potrebbero permettere una facile circolazione in bicicletta, collegando alcuni nodi di interscambio con una rete ciclabile, mancando gli uni e l'altra la mobilità sostenibile è questione solo di buona volontà, e in alcuni casi di un po' di incoscienza.

La ciclabilità per fortuna è stata una scoperta anche a queste latitudini, e piccoli passi vengono fatti soprattutto in provincia (oggi nominata città metropolitana) riscoprendo itinerari già predisposti al cicloturismo come gli argini del Tevere, la via Francigena e poche altre vie consolari.

La città conta 2.800 mila abitanti. Stima ufficiale, senza contare clandestini, fuori sede, pendolari. La città metropolitana arriva oltre i 4 milioni, diffusa su un territorio molto vasto (5.352 kmq) con una densità abitativa inferiore però a quella di Milano e Napoli.

La peculiarità dell'area di riferimento è anomala rispetto alle altre due metropoli, in quanto gravitano sul territorio altri centri urbani di una qualche attrazione raggiocentrica come Civitavecchia Pomezia e Tivoli. 

Altrettanto anomala la composizione comunale che conta 15 municipi formalmente autonomi (la cui media degli abitanti si aggira attorno ai 200 mila) ma collegati strettamente al Campidoglio, insistenti su un'area molto estesa, e per questo a mio parere difficilmente gestibile. Se pensiamo che fanno parte del Comune di Roma (oggi Roma Capitale) Ostia, Torre Angela e Cesano, abbiamo il polso di una varietà sociale ed economica profondamente multiforme.

Non credo siano molte le metropoli europee ad avere un assetto così complesso. Milano e Parigi, tanto per dire, hanno il loro limite comunale in un perimetro abbastanza circoscritto, mentre la loro vastissima area metropolitana (per Milano parliamo di circa 7 milioni, per Parigi di 12) è una composizione di comuni a sé stanti uniti dalla conurbazione, dai trasporti e da alcuni servizi.

La modernità di Roma e il suo sviluppo europeo.

Difficile parlare di modernità per una città che fonda tutto il suo stile sul glorioso passato.

Per giunta negli ultimi vent'anni, a causa anche di politiche sconsiderate, la qualità di vita dei cittadini non ha goduto di particolari miglioramenti, né di standard in fatto di residenzialità, trasporti, comunicazioni, servizi, che possano in qualche modo allinearsi alle altre grandi capitali europee.

Il settore più all'avanguardia è quello della cultura.

Core business per una metropoli che non ha quasi nulla di industriale, il settore museale e dell'arte ha invece implementato la sua offerta.

Il MAXXi, su progetto di Zaha Hadid, e l'Auditorium di Renzo Piano, sono due esempi prestigiosi del corso rigenerante che Roma aveva intrapreso alla fine degli anni 90.

Quando la personalità di Roma, la sua unicità, veniva sublimata con le notti bianche e uno spolvero generale dei suoi musei più prestigiosi.

La Galleria Borghese, ad esempio, uno degli scrigni artistici più belli del mondo.

In quella che fu la villa fuori porta della famiglia Borghese, attorniata dal parco urbano più vasto della capitale, il museo raccoglie fra i suoi dipinti i più belli del Caravaggio, le opere scultoree più famose di Bernini e Canova, e altri capolavori di Raffaello e Tiziano.

Basterebbe una visita a questo museo per essere ripagati del viaggio.

Invece Roma è altre cento volte meritevole di una visita, che non sia solo il classico tour dei monumenti più celebri.

Purtroppo alcune analisi statistiche non promuovono la città nemmeno in questo campo, relegandola a una delle capitali in cui ci si trattiene di meno, e dove probabilmente non si torna più. (1)

Temo che le motivazioni risiedano in gran parte  in quel che dicevo all'inizio: l'intolleranza alle regole della buona circolazione, e forse anche della buona ospitalità.

Se passeggiare per i vicoli di Parigi, per intendersi, è rilassante, circolare per quelli di Roma può essere spesso snervante.

Quel misto di necrofilo e spettrale, di luminoso e vitale al tempo stesso, è la cifra stilistica della scoperta di Roma.

Il Tevere può incantarvi per ore, affacciati dall'isola Tiberina, o distesi sui suoi margini come in una spiaggia ad Agosto. Nelle sere d'estate le banchine si riempiono di bancarelle e di locali all'aperto, e la città mostra il suo lato migliore, quel languido saper vivere all'ombra della bellezza senza tempo.

Il Pantheon, cuore pulsante del centro storico, è forse il luogo dove vale la pena soffermarsi in qualche locale e osservare.

Il via vai variopinto di cittadini da tutto il mondo trova in questa piccola piazza il meeting point più caratteristico. Circondati da colonne millenarie, cavalli e carrozze, cantori d'opera o menestrelli ambulanti, a volte anche da suk improvvisati, di certo non si rimane indifferenti.

A breve distanza Piazza Navona si spalanca in tutta la sua accecante bellezza. La fontana dei continenti del Bernini, la chiesa del Borromini, ad abbellire quel che fu uno stadio dell'epoca di Domiziano.

Da lì, una ramificazione di vicoli conduce verso il fiume, da un lato attraversando Campo de'Fiori (che la mattina si riempie di bancarelle e di sera di giovani) e Piazza Farnese (con il bellissimo palazzo omonimo, sede dell'Ambasciata di Francia), dall'altro attraversando via del Governo Vecchio con una sfilza di ristoranti e Bar caratteristici.

L'aspetto "borghese" della città, inteso nell'uso corrente, non si coglie al primo impatto.

Il centro città, e in gran parte anche la periferia, hanno un carattere prevalentemente popolare. Ad esclusione delle aree aristocratiche e barocche, quelle ottocento-novecentesche della borghesia sabauda si scorgono solo a tratti, nella galleria Alberto Sordi, ad esempio, o nel quartiere Prati. In effetti mancano a Roma, tranne alcuni casi rari, i caffè storici o le grandi pasticcerie che erano tratti distintivi di certe capitali europee. Molto diffuse invece trattorie ed osterie, sintomo di quella cultura gastronomica che anche nelle pietanze ha sapori e colori popolareschi.

Il lusso si respira invece sull'altra sponda del Tevere, dove sorge possente il complesso monumentale della Città del Vaticano.

Uno Stato dentro una città. Esempio unico al mondo. 

E che Stato!

Si tratta di una potenza politica ed economica che ha sempre vigilato sulla città e ne ha guidato lo spirito morale e civile.

Con le sue centinaia di chiese, Roma non ha potuto (e non può) sottrarsi all'egemonia della chiesa.

Le scuole, tanto per dirne una: difficile non trovare qualcuno che faccia educare i propri figli da suore e preti. Le conseguenze sulla formazione potrebbero essere significative. Sta di fatto che generalizzando un poco la città fatica a smarcarsi da un certo conformismo.

Il machismo è considerato ancora in certe sacche di popolazione un valore aggiunto.

Per la teoria degli opposti a Roma vi è anche una comunità LGBT con una street dedicata e i Gay Pride in faccia ai preti sono molto frequentati.

Lo spirito goliardico e una sagace vena ironica appartengono al DNA del romano "tipico". 

Quali eredi di quella Roma tardo Imperiale tramandata dai kolossal hollywoodiani, città dedita a piaceri e dissoluzione, i romani hanno vissuto fra gli anni 50-60 un po' la rendita di quel mito. 

La Dolce Vita, così come altra filmografia di Fellini, oltre a rappresentare bene questo salto vitale - giusto contrappunto al dramma della guerra che portò a Roma miseria e distruzione -  si pone in una relazione complessa e non risolta con la Chiesa. Gli affreschi della grande città rinata e cosmopolita contrastano con il senso di colpa e la ricerca di una dimensione più intima.

Pur mettendosi agli antipodi di Fellini, Pasolini giunge a simili considerazioni sulla città. Accattone o Mamma Roma dipingono una città che assomiglia di più a un paese, stordita dalla modernità, con la voglia di chiudere il mondo ai confini della propria strada.

E incarnazione della città si fa Anna Magnani, attrice sanguigna, unica interprete di tre capolavori intitolati alla capitale: Mamma Roma, Roma di Fellini e Roma città aperta, il capolavoro di Rossellini che fu la sua consacrazione.

Fra cinema e tv i set in città non si contano più. Rimane come motivo ricorrente soprattutto nelle commedie, questo spirito un po' provinciale, l'uso quasi esclusivo del dialetto (che ha la fortuna di essere molto comprensibile ovunque) e l'indolenza verso il nuovo.

Che poi, a parlare di romani "tipici" è questione ben complessa.

Consideriamo che Roma contava nel 1870, prima di diventare capitale del Regno d'Italia, 200 mila abitanti.

Molti romani ritengono di essere "romani de Roma" raggiunta la settima generazione, e guai a dar loro dei "burini"! Così, empiricamente, io direi che la maggioranza degli attuali abitanti sia composta da immigrati del centro sud, provenienti in particolare da Abruzzo, Calabria e Puglia.

Ministeri, presidenze, ambasciate e tutto il sottobosco politico hanno creato nel centro della capitale non solo una fucina di lavoratori ma soprattutto un polo di potere forte e quasi impenetrabile. I palazzi di senato e parlamento, pur essendo formalmente aperti al pubblico, rappresentano per il normale cittadino il regno inespugnabile della "casta". I politici schizzano per le vie in auto blu, mentre le manifestazioni e gli scioperi contro governi e partiti paralizzano le strade.

Se non fosse che dal circo della politica e dal suo indotto beneficia una gran fetta della città, il senso di sopportazione di privilegi sventagliati avrebbe già superato la soglia. Così non è e non sarà, perché tendenzialmente si tende a minimizzare, a passare oltre per indolenza e a volte anche a "perdonare".

Cercare e trovare le amicizie giuste potrebbe essere , come insegna Nick Gambardella nel film di Sorrentino, un'occupazione ben redditizia. Le feste e i famosi "salotti" romani sono i luoghi più indicati per questo genere di attività.

Allora può diventare di gran moda la casa della marchesa, o la terrazza della duchessa… perché un titolo nobiliare a Roma non si nega a nessuno...

Il quartiere Parioli è stato il più gettonato da certa alta borghesia.

Di solito il "pariolino" è un romano atipico e l'appellativo ha sempre un senso dispregiativo.

Sta in breve per "figlio di papà" e non si nota tanto per l'auto di grande cilindrata o per il taglio della camicia, quanto piuttosto per come parla e come si atteggia. Non è per forza di cose affettato o sostenuto, il pariolino ha però interessi "alti", sa le lingue, ha viaggiato e lavora magari come sceneggiatore o giornalista.

I suoi interessi di solito convergono sul torneo internazionale di Tennis, sul palio di piazza di Siena, sulla festa del Cinema e sulle spiagge di Sabaudia o Capalbio... Fregene se proprio non ci si può allontanare troppo dalla città!

Parioli è il quartiere a nord del centro, confina con Villa Borghese a sud, Flaminio a nord, Corso Trieste a est e il Tevere a ovest.

Accoglie l'hotel forse più prestigioso di Roma e la Galleria d'Arte Moderna di Valle Giulia.

Altri quartieri della città:

Prati. E' la ricca frontiera dei professionisti, avvocati, commercialisti, attori. E' di impianto umbertino, grandi palazzi come nell'Italia settentrionale e ampie arterie di scorrimento. E' la zona residenziale più prossima al Vaticano.

Il rione di Borgo è proprio a ridosso di San Pietro. E' quel che rimane della rivoluzione urbanistica del fascismo che abbattè i vetusti palazzi per costruire via della Conciliazione. Reticolo di viuzze affollate da ristoranti turistici, porta a Castel Sant'Angelo.

Il Castello è una sintesi perfetta della Storia di Roma. Ex mausoleo di Adriano, diventò fortezza medievale e residenza dei papi. Spettacolare la vista dalla terrazza sormontata dalla possente figura dell'arcangelo Gabriele con la spada sguainata. Una serie di angeli barocchi adornano il parapetto del ponte pedonale che fronteggia il castello.

Trastevere chiude da sud le mura vaticane arrivando fino a Porta Portese, il mercatino delle pulci della domenica.

Altro rione storico, con la più vasta area pedonale esclusiva del centro, nel senso che qui la sera non si circola proprio né in macchina né in motorino. Affollata di pub e turisti.

San Lorenzo è invece regno quasi esclusivo degli universitari che frequentano l'attiguo campus de La Sapienza, il rione fu bombardato durante la Seconda guerra e oggi ricostruito offre svaghi e area pedonale.

Testaccio è un rione dei più popolari fra quelli del centro, abitato prevalentemente da romani anziché da turisti e americani, conserva quell'aria un po' paesana fatta di negozi e botteghe in cui ci si conosce tutti.

Garbatella ha più o meno le stesse caratteristiche con la differenza che è stata costruita relativamente di recente, con l'edificazione da parte del fascismo di case popolari basse e con giardino.

Lo stile razionalista del Ventennio è caratteristico del quartiere Eur. 

Oggi prevalentemente sede di uffici, l'Eur si presenta con palazzi enormi e vie larghe, l'atmosfera che si percepisce è quella dei dipinti surrealisti di De Chirico. Molto verde, un laghetto dove praticare il canottaggio, un paio di grattacieli e di recente un nuovo centro congressi chiamato La Nuvola, su progetto dell'archistar Fuksas.

Nonostante conti quasi ottant'anni, è la zona più "moderna" e organizzata della capitale.

Da sud a nord in senso antiorario i quartieri prendono nome dalle vie consolari che dipartono dal centro. Ostiense, Appio Latino, Tuscolano, Laurentino, Casilino, Prenestino, Tiburtino, Nomentano, Salario.

L'Appio Latino e il Tuscolano hanno il loro punto di partenza da Porta San Giovanni, di fronte alla Basilica omonima, che similmente a San Pietro (e a San Paolo fuori le mura) ha un'impatto scenografico imponente, maestoso. 

Le arterie che attraversano questo municipio sono particolarmente affollate di negozi, e si aprono vaste aree verdi in prossimità del parco archeologico dell'Appia Antica e del Parco degli acquedotti.

Casilino, Prenestino e Tiburtino dipartono da Porta Maggiore, antica porta che dava accesso alla zona dell'Esquilino, oggi in gran parte assurta a Chinatown. 

Questo quadrante ad est della metropoli è il più popoloso e anche il meno fortunato. Se fino ad un paio di km dal centro, con i rioni popolari del Pigneto e di Centocelle, la qualità della vita è in linea con le periferie di altre grandi città (grazie anche a un paio di bei parchi e dell'arrivo della metro C), man mano che ci si allontana si percepisce la marginalità di certe borgate come Torre Maura, Torre Angela, Rebibbia, San Basilio…

A nord della città la situazione dei ceti migliora (a parte la costante saturazione da veicoli delle vie Salaria, Cassia e Trionfale) tant'è che similmente all'epiteto "pariolino" vale l'espressione "essere di Roma Nord".

A nord est i popolosi quartieri di Montesacro e Africano sono abitati dalla media borghesia, a ridosso del GRA (Grande Raccordo Anulare, l'autostrada che circonda la capitale) il nuovo quartiere di Porta di Roma è un grande centro commerciale contornato da palazzine anonime.

Attraversato ponte Milvio le zone chic di Collina Fleming e Vigna Clara sono costituite da residenze esclusive. Alla loro base la "cittadella dello sport" con lo stadio Olimpico, lo stadio Flaminio e il villaggio del tennis.

L'altura che sovrasta lo stadio si chiama Monte Mario ed offre un bel panorama sulla città, luogo di incontro fra innamorati.

Allontanandosi lungo la via Cassia si entra nel parco di Veio, oasi di verde tutelata e finalmente decontaminata dagli abusi edilizi.

Così come ad Est, anche nel quadrante Ovest più ci si allontana dal centro più si presenta un panorama caotico di abitazioni (in parte di origine abusiva) che affollano borgate arroccate intorno alle vie Boccea e Aurelia.

A sud ovest oltre Trastevere, si incrociano i quartieri residenziali di Monteverde e Marconi. La zona della Magliana, nome che evoca un passato di malavita e di romanzi criminali, è da anni assediata da rom che trovano sotto i ponti dell'autostrada e sugli argini del Tevere angoli in cui insediare i loro accampamenti.

Il palazzone di Corviale, lungo quasi un km, è uno dei monumenti alla spericolata edilizia pubblica anni 70.

Oltre il GRA, in località Malagrotta, ha sede la più grande discarica d'Europa. Oggi chiusa, mantiene in funzione un centro di smistamento rifiuti, ma tutta la parte collinare che si vede è una montagna di pattume ricoperta.

Infine quale miglior guida se non quella dei propri percorsi, delle proprie mete quotidiane?

Capita spesso che io vada al lavoro in bici.

Posteggio al primo posto utile entro il GRA e imbocco il marciapiede ciclabile di via della Magliana.

In breve si arriva a Ponte Marconi e al di là del fiume si nota benissimo il tetto della basilica di San Paolo fuori le mura. Quando il sole riflette i raggi sul mosaico dorato del tetto, è uno spettacolo. L'ho già detto, la basilica è imponente e merita di essere visitata.

La pista ciclabile del lungotevere è un'oasi che quando non piove e non si sbriciola è un piacere da percorrere in bicicletta o a piedi. Fa parte di un progetto di lunga percorrenza che dovrebbe risalire il Tevere dalla foce di Fiumicino e arrivare a nord sulla via Flaminia.

Per ora la parte più percorribile e sicura va da Ponte Marconi a Ponte Milvio.

Risalendo a Porta Portese imbocco il marciapiede ciclabile fino alla Bocca della verità

Siamo a due passi dal Circo Massimo.

Il parco è assai vasto e scenografico, con i ruderi del colle Palatino che sporgono dall'alto. Il lato destro provenendo dal Tevere risale leggermente lungo il giardino delle rose (profumatissimo d'estate) e il rione di San Saba all'Aventino, oasi quieta e aristocratica fra collegi religiosi e la sede dei crociati di Malta.

Attraversando Viale Aventino (l'arteria che collega la Piramide di piazzale Ostiense al Colosseo) e passando di fronte alla FAO, si costeggia un campo d'atletica e le mura delle Terme di Caracalla. Tutto su marciapiede ciclabile.

Questo tratto di strada è molto trafficato, e bisogna far attenzione per la velocità con cui le auto sfrecciano su più corsie, il percorso protetto però passa in mezzo agli alberi.

Piazzale Numa Pompilio è lo snodo su cui convergono Viale delle Terme di Caracalla, Via Appia Antica, Via Cristoforo Colombo (che porta diretto all'EUR) e Via dell'Ambaradam (che sfocia di fianco alla basilica di San Giovanni).

Risalendo da quest'ultima via e svoltando dopo poco a destra si passa sotto porta Metronia e si esce quindi dalla cinta muraria.

Via Gallia conduce con una leggera salita al caotico piazzale Re di Roma, snodo per la metro A e la metro C. 

Da qui basta con piste e marciapiedi ciclabili, bisogna affrontare la strada normale, e se non si è pratici di mobilità romana, meglio lasciar stare!...

Questo percorso, per gran parte in sede propria ci fa quindi visitare: Basilica di San Paolo, Bocca della Verità e Circo Massimo, Palatino e Aventino, Colosseo e Piramide (con piccola deviazione),Terme di Caracalla, San Giovanni.

Se poi vi va di scoprire anche il mare di Roma, una passeggiata al Lido di Ostia, sul pontile o nella rinnovata area pedonale, potrebbe rivelarsi una gradevole sorpresa.

Riguardo le possibilità di shopping, intorno a piazza di Spagna e via del Corso si trovano le boutique più prestigiose, nei centri commerciali (e ce ne sono almeno quattro di grandi dimensioni) le marche consuete diffuse un po' ovunque.

Uno di questi centri commerciali, Parco Leonardo, è attiguo a casa. E' ben collegato all'aeroporto e al centro di Fiumicino, e con il treno metropolitano anche al centro di Roma.

Ma questo è quanto dirò riguardo i dintorni di Roma, altrimenti potrei non finire più!


 
 
 
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