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A proposito di MONTECRISTO

Post n°71 pubblicato il 21 Novembre 2011 da storie

L'anteprima di "Un Amore e una Vendetta" che avevo visto al Roma Fiction Fest non mi aveva entusiasmato, soprattutto se messa a confronto in un paio d'ore con l'americano "Revenge". Stessa fonte: Il conte di Montecristo, diverse modalità di trasposizione e di originalità della scrittura. La fiction italiana è un esplicito rimando alla telenovela argentina "Montecristo" talmente celebrata in patria da venir trasmessa nell'ultima puntata in piazza davanti a migliaia di spettatori entusiasti. Quindi il plot è bello forte, con lo svolgimento delle puntate la storia ti prende e alla fine bisogna ammettere che io, pur non sopportando di norma i tempi di recitazione e le scelte registiche italiane, rendo merito a Mertes di aver fatto uno sforzo encomiabile per rendere credibile e naturalistico l'insieme, dando un bel ritmo. La mia città, Trieste, riesce ancora una volta a imporsi come uno dei personaggi della storia.
Quando una fiction italiana funziona sarebbe un bene ripartire da lì.

"Il conte di Montecristo" è uno degli esempi più affascinanti della scrittura su commissione, la tecnica di sviluppo da evento a evento può portare a una serie di trame e sottotrame pressoché infinita. E' il metodo del feuilleton, antica soap-opera, già  raffinato dallo stesso Dumas ne "I Tre Moschettieri". "Le Comte de Monte-Cristo" ha però qualcosa in più: un fascino dovuto all'intelligente incastro delle varie vicende e a una perfetta circolarità.

L'ultima puntata del romanzo fu pubblicata il 31 agosto 1845 sul "Journal des débats" e a stilare le innumerevoli pagine non fu Dumas da solo, ma si avvalse dell'aiuto di Auguste Maquet (già collaboratore per la trilogia dei moschettieri e "La Regina Margot"). Pare fosse costui a suggerire l'incipit della storia, una delle carte vincenti. In effetti, nello spiare i tre nemici riuniti alla locanda per pianificare l'eliminazione di Edmond Dantès e ritrovarlo subito dopo prigioniero nel Castello d'If, non si può che provare simpatia per un eroe alla fine dei conti così "mostruoso". Altri lampi di genio sono gli incontri che Edmond farà dapprima con l'abate Faria e poi con Bertuccio, Haydée e Luigi Vampa. Tutti personaggi dallo spessore molto più letterario che machiettistico, lontani quindi dagli stereotipi del romanzo d'appendice.

La seconda parte del romanzo ricorda un po' "Il Rosso e il Nero" di Stendhal (1830), l'ambientazione è il mondo dell'aristocrazia francese, un tono quasi di contrasto con le location precedenti: Marsiglia per quanto riguarda la prima vita dell'eroe e la sua prigionia, e Roma - una Roma quasi selvatica - come residenza del ricchissimo conte misterioso. Edmond, alias Montecristo, fa amicizia con il giovane Albert de Morcef, lo salva da un rapimento orchestrato da lui stesso. Occasione d'oro per conoscere la sua famiglia ed entrare in contatto con i Morcef, i Danglars e i Villefort, i tre nemici causa di tutti i suoi mali.

Non solo i tre si sono arricchiti alle sue spalle dopo una falsa denuncia, ma a son di malefatte si son fatti strada nella ricca borghesia parigina sposando donne anche peggiori di loro. Eccezion fatta per Mercedes, moglie di Morcef e madre di Albert, la mai rassegnata vedova bianca di Edmond Dantès!

Come si evince da poche note il romanzo è una fonte quasi inesauribile di spunti, è a sua volta debitore di altri cliché, ma nessun altro romanzo a mio avviso è una sintesi così ben riuscita. Da Montecristo in poi il tema della "vendetta" è una costante di moltissimo materiale cinematografico e televisivo, a partire da Zorro (in cui come Bertuccio l'aiutante è muto) ai vari supereori, un universo di fumetti e graphic novel (V come Vendetta). Batman, il riccone che diventa di notte vendicatore mascherato, Arsenio Lupin, Diabolik, il Gladiatore e molti suoi simili. Non vi è argomento più trattato nel cinema d'azione e di avventura che quello dell'eroe a cui è stata tolta la famiglia e la libertà che ricerca una feroce vendetta contro il proprio aguzzino. Spesso la rivalsa personale ha anche una sublimazione sociale in quanto il vendicatore opera in un contesto repressivo.

Tuttavia il nucleo della vicenda non è sufficiente a esaurire l'apporto suggestivo che Montecristo ha avuto nella cultura popolare. La lettura del romanzo è per questo sorprendente perché si aprono pagine di pura avventura al fianco di briganti italiani e di donne esotiche dal passato burrascoso, interi capitoli di mistery, altri in cui pare di vedervi il tocco di Hitchcock... Non stupisce quindi che ogni versione del romanzo che sia fedele come nell'edizione francese del 1998 con Depardieu e Ornella Muti, sia più letteraria come in quella di Fenoglio con Andrea Giordana del 1966, sia in versione moderna come nella telenovela argentina e i suoi adattamenti, abbia sempre ottenuto un grande successo di pubblico.

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