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Dalle Piramidi a Fantasia (2)

La semiseria storia del mondo oggi tratta della fondazione di Roma e della prima "appendice dotta" su Iliade e Odissea.

ROMOLO E REMO (753 a.C.)

Remolo non pervenuto.

Il cliché dei gemelli antagonisti nasce da qui, anzi da Marte (dio della guerra) e Rea Silvia (vestale), i genitori. Il perfido Amulio, usurpatore del trono del fratello, costrinse la di lui figlia Rea alla castità per evitare la successione con un nipote maschio. Rea Silvia di nipoti gliene diede 2, Amulio la arrestò e condannò i neonati alla morte. Come insegnano Mosè e Biancaneve mai fidarsi di servi mal pagati, i gemelli chiusi in una cesta vennero affidati alle correnti del Tevere, che li salvò. La lupa li trovò e li allattò finché il pastore Faustolo li adottò.

Si dice che la vera lupa fosse la moglie del pastore, Acca Larenzia, un bel caratterino e forse anche un po' mignotta. Facile bersaglio dei politically correctors specifico che "lupa" pare derivi da "lupanare", antico bordello.

La leggenda dei gemelli fondatori di Roma è raccontata da Livio in Ad urbe condita e da Plutarco ne Vita di Romolo in maniera sostanzialmente identica. I due "pischelli" cresciuti e informati della loro origine tornano a casa, ad Alba Longa regno del perfido zio Amulio, lo smascherano e restituiscono la corona al nonno Numitore . Ottengono da lui il permesso di fondare una nuova città e si appostano su due colli sulle rive del Tevere: Il Palatino e l'Aventino. Romolo scelse il primo e lo fortificò di mura, Remo il secondo e aspettò un presagio per confermare la buona scelta. Pare che il segno divino arrivò in forma di avvoltoi su entrambi i colli e l'acclamazione del leader fu assai problematica. Remo decise di espugnare le mura del Palatino, Romolo si arrabbiò, scoppiò la rissa e Remo ci rimise le penne.

Roma nacque con un fratricidio.

 

APPENDICE DOTTA: ILIADE E ODISSEA (720 a.C.)

Cantami o Diva del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei...

Così inizia il caposaldo della letteratura occidentale. L'opera immensa di Omero - 24 canti, 16mila versi - ha diffusione orale, quindi una datazione incerta (intorno all'800 a.C.). Solo intorno al 500 a.C. il tiranno ateniese Pisistrato decise di darne forma scritta. Il 720 a.C., secondo alcuni studiosi, può essere una buona data di compromesso. Famosa fu l'edizione del 300 a.C. creata da Aristotele per la formazione di Alessandro Magno.

Stesso discorso per l'Odissea: 24 libri e 12mila versi.

Interessante è la storia filologica dei due poemi che ebbe un percorso parallelo. Essi furono analizzati approfonditamente dagli studiosi della Biblioteca di Alessandria d'Egitto, che assegnarono a ogni libro/canto una lettera dell'alfabeto greco (formato da 24 lettere, appunto) in maiuscolo per l'Iliade e in minuscolo per l'Odissea.

La nota storia dell'Iliade inizia con il rapimento di Elena di Troia e finisce con il famoso cavallo. Nel mezzo guerre sanguinose fra Achei (greci) e troiani in assedio. Protagonista assoluto l'intrepido Achille dal tallone fatale. Per vendicare la morte dell'amico Patroclo, Achille sfida Ettore, principe di Troia, e lo massacra restituendo poi le spoglie al contrito e arrendevole re Priamo. Dietro le quinte vi è una resa dei conti fra dei dell'Olimpo degna di Beautiful, ciascuno coi suoi protetti terrestri. E' solo grazie a loro e all'ingegno di Ulisse che i troiani cadono nel tranello del cavallo di legno infarcito di soldati greci, e segnano così la loro fine. Nella fuga dalla città in fiamme, Ulisse per nave vivrà la sua avventura che sarà una vera e propria odissea.

Non di meno Enea, soldato troiano figlio di Anchise e Afrodite, fuggirà con sulle spalle il vecchio padre alla volta di Cartagine e poi del Lazio. Oltre ad essere l'eroe del poema latino per antonomasia, l'Eneide di Virgilio (29-19 a.C.) è anche, secondo la leggenda, antenato di Numitore e Amulio, nonno e zio dei fondatori di Roma.

Il destino di Ulisse nell'Odissea è guidato da due dei greci: Atena che lo protegge e Poseidone che lo contrasta. E' a causa del dio dei mari che Ulisse naufraga sull'isola dei feaci e racconta al re Alcinoo la sua avventura. Ecco prendere corpo le vicende del ciclope Polifemo da un occhio solo - e da un'intelligenza non proprio brillante -, della maga Circe che trasformò i compagni di Ulisse in porci (non fu difficile visto gli anni passati in guerra senza donne), delle sirene dal canto ipnotico, e dei mostri di Scilla e Cariddi... I primi 12 libri si concludono con il ritorno dell'eroe nella sua Itaca, e gli ultimi 12 raccontano della vendetta contro i Proci, usurpatori del regno. Happy end con la sconfitta dei cattivi e il ricongiungimento di Ulisse al figlio e alla pazientissima moglie Penelope, che ormai di tela ne aveva da vendere. Primordiale imprenditrice femminista non accreditata?

Vista la sua struttura l'Odissea può considerarsi non solo un poema epico nostoi, ma addirittura un anticipatore del romanzo moderno, tanto quanto l'Ulisse di Joyce può esserne il destrutturatore.

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