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Sarņ la tua Antipolitica Ecologica!

Post n°80 pubblicato il 21 Aprile 2012 da storie
 

Sarà più antipolitica un partitismo logoro che negli ultimi vent'anni si è riempito di parole, e nel migliore dei casi di buoni propositi, o un movimento popolare che nasce dal web, e coinvolge ormai migliaia di cittadini informati e volonterosi?

Questa è la questione che sta alla base di una mole indecorosa di scartoffie su cui poggia la teoria che non è politica ciò che è populismo o qualunquismo o demagogia.

Ora, a me il termine "populismo" può anche star bene, deriva da popolo e mi sembra che abbia una connotazione tutto sommato positiva. Non lo trovavo offensivo nei confronti di mr. B. (per il quale riservo semmai altro tipo di rimproveri), non lo trovo offensivo rivolto oggi ai "grillini". Qualunquismo sta per quel senso dell'uomo qualunque, incarnato in un vecchio partito anni 50, di cui si criticava la banalità. Banalità del bene o del male, fatto sta che spesso il buon senso o comunque l'impatto "emotivo" che si ha sul ricevente sono un prepotente elemento di giudizio. La demagogia invece non ho mai capito cosa sia. Ho spesso il sospetto che non lo sappia nemmeno chi la grida al proprio avversario in un'arena politica. E proprio perché nutro verso questa parola un forte senso di antipatia (insieme a "demonizzare" e poche altre) che mi rifiuto di andarla a vedere su wiki!

Insomma, credo che nella vita l'osservazione "oggettiva" delle cose, l'analisi scientifica dei fatti, sia una pratica possibile. Non mi illudo che il Movimento 5 Stelle possa essere salvifico per qualsiasi istituzione in cui sia presente, tuttavia in una valutazione oggettiva non si possono che riconoscerne gli intenti "politici" nell'accezione etimologica del termine. Se Polis sta per città, che siano i cittadini ad occuparsi direttamente delle loro istituzioni, senza più deleghe in bianco. I "grillini" rifiutano i rimborsi elettorali, le paghe da nabbabbi, la politica di carriera, le case a loro insaputa, e già questo da solo potrebbe fare la differenza. Ma non basta, in una continua bordata d'insulti, la maggior parte pretestuosi, ci si dimentica che il movimento non è solo destabilizzante per lo "status quo" ma è soprattutto uno strumento propositivo.

Dove sta tutta questa propositività? Beh, per esempio nell'aver raccolto 350mila firme su una legge d'iniziativa popolare bellamente ignorata per 5 anni dal Parlamento. E parliamo di movimento a livello nazionale, perché in verità la ricchezza di questa lava che scorre nel sottosuolo (e lo fa da circa 6 anni) sta nell'arroccamento locale, cittadino (appunto, polis-tico) e regionale. Le riunioni che settimanalmente si svolgono a Trieste come a Roma cementificano i rapporti fra persone che la pensano più o meno allo stesso modo, non fosse altro sull'idea che è tempo di cambiare rotta, e ciò che li unisce è fondamentalmente una certa dose di buon senso.

Non credo che questa si possa chiamare antipolitica. E' qualcosa di diverso da ciò a cui eravamo abituati: il partito del presidente - per dirne una - l'estrema personalizzazione dello scontro non interessano più, se non i tradizionalisti. E' per questo che i media tradizionali non sono ancora pronti a capire che la svolta sta proprio nel de-personalizzare la politica; non è un caso che si tenti mediaticamente di far sottostare il movimento alla figura del suo militante più famoso.

Quando si dice che i giornali e i partiti sono "morti" è chiaro che si fa un'iperbole, tuttavia vi è qualcosa di potenzialmente profetico in questa immagine poiché le resistenze degli organi "istituzionalizzati"(e lotizzati) nel capire dove non solo l'Italia (e allora sì davvero si tratterebbe di un'allucinazione) ma il mondo intero stanno andando, sono ancora troppe.

Chiarito a me stesso per primo alcuni punti focali della situazione (e mi si aprono scenari su cui vorrei riflettere in gruppo: ad esempio perché a Roma vi siano così tante difficoltà a coordinare con il Movimento 5 Stelle un piano di lavoro sulle mille urgenze della capitale...), voglio ora guardare avanti.

Analizzo gli ultimi decenni. Anni di sviluppo economico e sociale grazie a: anni 50 ricostruzione, anni 60 fabbriche ed edilizia, anni 70 automobile, anni 80 tv, anni 90 telefonia, primi anni 2000 nuove tecnologie.... e poi l'abisso. Crisi causata da mancanza di obiettivi e nuovi orizzonti di spese di massa? Io credo che un po' il motivo stia proprio qui: la sfiducia dei mercati sta nel mancare la visione di un obiettivo di crecita condiviso. Eppure questo obiettivo io lo riconosco. E' una delle ragioni per le quali il movimento è nato e si sta rafforzando.

L'economia VERDE

L'economia farà rima con ecologia. Il prossimo business globale è sicuramente la riconversione ecologica delle nostre città, lo spostamento delle abitudini di vita dalle tecnologie d'impatto inquinante a quelle a impatto zero.

Siccome è un settore che destabilizzerebbe tutta l'economia mondiale, mettendo gravemente in crisi il comparto petrolifero, non c'è paese al mondo che abbia sposato una drastica politica verde, o almeno non mi risulta. Tuttavia alcuni paesi ci stanno provando, la Germania ad esempio col risultato del fotovoltaico al 20% di copertura nazionale nel 2011 potrebbe essere un faro, se solo noi si fosse meno provinciali (e i media tradizionali, come sopra, meno succubi dei teatrini televisivi).

Esempio è il settore dell'automobile che da anni testa modelli ibridi - dalla Francia esce a giorni una mini utilitaria completamente elettrica - con l'esempio di grandi case automobilistiche (ancora una volta i tedeschi in pole-position) a realizzare modelli tanto futuristici quanto circolanti su strada. L'Italia non mi pare risponda all'appello, e nessuno chiede conto di questo agli AD responsabili dei piani di ricerca e sviluppo. Risulta che partiti e giornali abbiano fatto pressing per conoscere le strategie dei grandi gruppi nazionali del settore?

Se il web fra i mille rivoli di merda che l'attraversa ha un merito, è quello di saper filtrare le informazioni utili, quelle difendibili, quelle che reggono alla prova dei fatti. Insomma, poche chiacchiere e molta sostanza. In questo mood solo chi parte attrezzato, senza pesi sulle spalle fatti di diffidenze, rancori, incrostazioni ideologiche potrà a mio avviso avere successo.

Che si chiami Movimento 5 Stelle oppure no.

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