Creato da stefinoinpoesia il 09/10/2008
STURM UND DRANG
Pensieri e parole a cuore aperto
Creato da stefinoinpoesia il 09/10/2008
STURM UND DRANG
Pensieri e parole a cuore aperto Il tesoro delle nostre esperienze
- No! Aiuto, vai via! No!!! Nooooooooooooooo!!! -.
Il nostro eroe gridava impazzito nel cuore della notte e due degli uomini più valorosi della legione del Bianco Castello riuscivano a stento a trattenerlo affinché non si facesse del male, preso com'era in quel raptus di follia. La donna dai capelli neri e quella dai capelli biondi, cui erano state affidate le sue cure, guardavano il poveretto piene di paura e di compassione.
Arrivò infine un terzo militare, per cercare di fermare il nostro eroe. Era il capitano della compagnia di cavalieri che l'aveva tratto in salvo dal Bosco Tenebroso un paio di notti prima. Vestito con l'alta uniforme bianca del corpo militare, i suoi bottoni d'oro brillavano biondi e scintillanti alla luce delle candele che illuminavano la stanza da letto in cui si trovavano.
Dopo quasi un'ora e forse grazie all'arrivo di un quarto militare, anch'egli del gruppo di cavalieri che trassero in salvo il malcapitato la notte in cui ebbe inizio la triste vicenda, riuscirono finalmente a placare la sua pazzia. Le sue avventure precedenti lo avevano reso davvero forte, ma ora questa follia lo portava a distruggere tutto, se stesso compreso.
- Cosa c'era che ti turbava? -, gli chiese la donna dai capelli neri.
- Il suo fantasma! -
- Quale fantasma? C'eravamo solo noi, in questa stanza. -
- Ghelariel, la principessa dei miei sogni. Avevo una missione da portare a termine, per riconquistare il suo cuore. Mio padre mi aveva dato il suo esercito migliore, ma io ho perso tutti quegli uomini così valorosi. Ho perso loro ed ho perso lei. Come potrò ripresentarmi di fronte a mio padre? Di fronte a lei, poi... -
- Purtroppo non dipende tutto da noi. -, prese la parola il capitano di coloro che l'avevano tratto in salvo, - Pensa invece a tutto quello che hai imparato da questa brutta storia. Sei ancora vivo, e questo mi sembra già un grande successo. Pensa a tutti gli errori che non rifarai più grazie a questa esperienza. Il passato non c'è più, quindi può solo aiutarci a vivere il presente, non esserci di peso o di intralcio. Le nostre esperienze sono un tesoro inestimabile, se le inseriamo nella giusta dimensione. Dobbiamo ringraziare di averle vissute e mettere in pratica ciò che ci hanno insegnato per non ripetere più gli stessi errori. -
Arrivò infine un terzo militare, per cercare di fermare il nostro eroe. Era il capitano della compagnia di cavalieri che l'aveva tratto in salvo dal Bosco Tenebroso un paio di notti prima. Vestito con l'alta uniforme bianca del corpo militare, i suoi bottoni d'oro brillavano biondi e scintillanti alla luce delle candele che illuminavano la stanza da letto in cui si trovavano.
Dopo quasi un'ora e forse grazie all'arrivo di un quarto militare, anch'egli del gruppo di cavalieri che trassero in salvo il malcapitato la notte in cui ebbe inizio la triste vicenda, riuscirono finalmente a placare la sua pazzia. Le sue avventure precedenti lo avevano reso davvero forte, ma ora questa follia lo portava a distruggere tutto, se stesso compreso.
- Cosa c'era che ti turbava? -, gli chiese la donna dai capelli neri.
- Il suo fantasma! -
- Quale fantasma? C'eravamo solo noi, in questa stanza. -
- Ghelariel, la principessa dei miei sogni. Avevo una missione da portare a termine, per riconquistare il suo cuore. Mio padre mi aveva dato il suo esercito migliore, ma io ho perso tutti quegli uomini così valorosi. Ho perso loro ed ho perso lei. Come potrò ripresentarmi di fronte a mio padre? Di fronte a lei, poi... -
- Purtroppo non dipende tutto da noi. -, prese la parola il capitano di coloro che l'avevano tratto in salvo, - Pensa invece a tutto quello che hai imparato da questa brutta storia. Sei ancora vivo, e questo mi sembra già un grande successo. Pensa a tutti gli errori che non rifarai più grazie a questa esperienza. Il passato non c'è più, quindi può solo aiutarci a vivere il presente, non esserci di peso o di intralcio. Le nostre esperienze sono un tesoro inestimabile, se le inseriamo nella giusta dimensione. Dobbiamo ringraziare di averle vissute e mettere in pratica ciò che ci hanno insegnato per non ripetere più gli stessi errori. -
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Post n°14 pubblicato il 11 Novembre 2008 da stefinoinpoesia
Le fragilità che ci rendono "duri"
Ci sono dei momenti, nella nostra vita, in cui ci sembra davvero di toccare il fondo. Una delusione d'amore, la morte di una persona cara, la fine di un'amicizia, un tracollo economico, una malattia... Sono tutte situazioni che ci colpiscono nel profondo e ci mettono di fronte al naso tutta la nostra fragilità e la nostra infinita inadeguatezza. Paradossalmente, però, sono proprio queste situazioni che possono renderci delle persone più forti e soprattutto migliori.
Sono sempre più convinto infatti, e la mia esperienza personale continua a fornirmi ogni giorno nuovi elementi a favore, del fatto che nulla di ciò che ci succede avvenga per caso, ma faccia invece parte di un progetto ben chiaro e definito che tuttavia, se sappiamo guardarci indietro con attenzione, appare assolutamente evidente.
Prendiamo la nostra vita in apparenza tranquilla: tutto procede secondo equilibri più o meno precari ma definiti. Poi un giorno accade qualcosa che rompe questo equilibrio, ed ecco la crisi affacciarsi dinanzi a noi con tutto il suo disordine. Abbiamo davanti agli occhi un mucchio di lana attorcigliata in grovigli inestricabili. Che fare allora?
Le soluzioni possibili, a mio avviso, sono tre: 1) lasciare tutto com'è; 2) tagliare i nodi e buttare via la lana aggrovigliata; 3) prendere un capo e percorrere a ritroso il filo fino a trovare tutti i nodi, quindi scioglierli. Il primo ed il terzo partono entrambi dalla constatazione della nostra incapacità di comprendere il problema, dalla constatazione della nostra debolezza, ma differiscono nel finale: nel primo caso, infatti, ci lasciamo abbattere dalla difficoltà e lasciamo tutti i problemi esattamente come sono, mentre nel secondo iniziamo un lento lavoro di studio per cercare il bandolo della matassa. Il secondo caso parte invece dalla nostra presunzione di superiorità nei confronti del problema: crediamo infatti di poter risolvere tutto armandoci di forbici e tagliando via ciò che sfugge alla nostra comprensione o che abbiamo inteso nel modo sbagliato.
Se però vogliamo davvero trarre un insegnamento dalla situazione in cui siamo capitati, e diventare quindi delle persone migliori, dobbiamo seguire la terza via, quella che ci farà soffrire tanto, che ci porterà in profondità, fino al cuore del dramma, ma che poco a poco ci consentirà di risanare tutte le nostre ferite interiori. Scorrendo il filo troveremo infatti tutti i nodi e riusciremo a ricostruire la storia del nostro fallimento esistenziale, a comprendere il perché ci troviamo in una situazione tanto brutta. Riusciremo così ad intendere i reali motivi di certe nostre decisioni sbagliate, il susseguirsi delle diverse situazioni, e troveremo infine il modo per correggere o non ripetere più in futuro quelle scelte sbagliate.
In tutta umiltà, partendo dalle nostre fragilità più misere, potremo diventare quei "duri" che avremmo sempre sognato essere. Provare per credere! Nella vita, neppure quando questa giunge alla fine, nulla è perduto. Noi non siamo i nostri sbagli e non dobbiamo essere considerati come tali. Anche i fatti più terribili, portandoci a riflettere più intensamente, possono far nascere dentro di noi il desiderio di crescere ed essere delle persone migliori. Per questo motivo dico che nulla avviene a caso, ma tutto contribuisce ad influenzare il nostro equilibrio in maniera più o meno positiva, a seconda di come noi sappiamo rialzarci e contrastare quelle forze malefiche che ci vorrebbero invece a terra a leccare l'asfalto nero.
Non dobbiamo abbatterci mai nella vita, ma comprendere la strada che porta alla nostra vera dimensione e lottare per raggiungerla. Dal dolore possono nascere anche le storie più belle.
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Il Bianco Castello
Il nostro eroe si svegliò il mattino successivo sopra un morbido letto. Il Sole che filtrava attraverso le finestre, velato dalle tende chiare che coprivano il vetro, illuminava una stanza accogliente e riccamente arredata.
Si mise a sedere sul bordo del letto, stiracchiandosi, e si guardò intorno spaesato e confuso. Si chiedeva infatti dove fosse finito. Era forse morto? Si trovava nell'Aldilà? Non provava più la paura della notte precedente, si sentiva stanco ma sereno. Il suo animo sembrava non avere più i pesi.
Era ormai da qualche minuto in quello stato di lieta confusione quando sentì aprirsi la porta della stanza in cui si trovava. Entrarono due giovani donne, vestite con una tunica bianca. Avevano entrambe un portamento aggraziato ed un profumo fresco di fiori primaverili. Ambedue ricce, coi capelli lunghi di poco oltre le spalle, si distinguevano per il colore dei capelli: una infatti era bionda, mentre l'altra li aveva neri.
- Ecco, sono finito in Paradiso... -, disse il protagonista fra sé e sé.
- Tutt'altro! -, rispose la donna dai capelli neri, - Sei ancora vivo e vegeto. I nostri cavalieri ti hanno trovato questa notte ferito e privo di sensi ai margini del Bosco Tenebroso. Sei stato fortunato, sai? Non è da tutti uscire sani e salvi da quella selva. -
- Cavalieri? Ma dove sono finito? Chi siete voi? -
- Tranquillo. -, prese la parola la giovane coi capelli biondi, - Sei capitato nel Castello del Bianco Conforto, dove non hai proprio nulla da temere. La Bianca Signora ha già dato disposizione affinché ti curassimo e ti rifocillassimo. Quando sarai nuovamente in forze sarà lieta di fare la tua conoscenza. Noi siamo due delle bianche dame di questa dimora. Ti abbiamo portato qualcosa da mangiare e degli abiti puliti da indossare. Se avrai bisogno di parlare e di sfogarti fallo pure con noi: siamo a tuo completo servizio. -
- Grazie... -, fece il nostro eroe con voce tremante per la stanchezza e l'emozione, - Ne avrò proprio bisogno. Ho fatto tantissima strada e ho perso i miei compagni di viaggio. Non ho una casa e non ho una destinazione, ma ora sono sereno e felice. Vi sarò eternamente riconoscente. -
- Siamo davvero contente per quello che dici. -, riprese la donna dai capelli neri, - Non c'è per noi felicità più grande che vedere la gioia sul viso di chi ci chiede aiuto. -
Si mise a sedere sul bordo del letto, stiracchiandosi, e si guardò intorno spaesato e confuso. Si chiedeva infatti dove fosse finito. Era forse morto? Si trovava nell'Aldilà? Non provava più la paura della notte precedente, si sentiva stanco ma sereno. Il suo animo sembrava non avere più i pesi.
Era ormai da qualche minuto in quello stato di lieta confusione quando sentì aprirsi la porta della stanza in cui si trovava. Entrarono due giovani donne, vestite con una tunica bianca. Avevano entrambe un portamento aggraziato ed un profumo fresco di fiori primaverili. Ambedue ricce, coi capelli lunghi di poco oltre le spalle, si distinguevano per il colore dei capelli: una infatti era bionda, mentre l'altra li aveva neri.
- Ecco, sono finito in Paradiso... -, disse il protagonista fra sé e sé.
- Tutt'altro! -, rispose la donna dai capelli neri, - Sei ancora vivo e vegeto. I nostri cavalieri ti hanno trovato questa notte ferito e privo di sensi ai margini del Bosco Tenebroso. Sei stato fortunato, sai? Non è da tutti uscire sani e salvi da quella selva. -
- Cavalieri? Ma dove sono finito? Chi siete voi? -
- Tranquillo. -, prese la parola la giovane coi capelli biondi, - Sei capitato nel Castello del Bianco Conforto, dove non hai proprio nulla da temere. La Bianca Signora ha già dato disposizione affinché ti curassimo e ti rifocillassimo. Quando sarai nuovamente in forze sarà lieta di fare la tua conoscenza. Noi siamo due delle bianche dame di questa dimora. Ti abbiamo portato qualcosa da mangiare e degli abiti puliti da indossare. Se avrai bisogno di parlare e di sfogarti fallo pure con noi: siamo a tuo completo servizio. -
- Grazie... -, fece il nostro eroe con voce tremante per la stanchezza e l'emozione, - Ne avrò proprio bisogno. Ho fatto tantissima strada e ho perso i miei compagni di viaggio. Non ho una casa e non ho una destinazione, ma ora sono sereno e felice. Vi sarò eternamente riconoscente. -
- Siamo davvero contente per quello che dici. -, riprese la donna dai capelli neri, - Non c'è per noi felicità più grande che vedere la gioia sul viso di chi ci chiede aiuto. -
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La lunga notte dell'anima
Vagava solo e disperato per il Bosco Tenebroso, il nostro protagonista. Aveva scalato montagne e guadato fiumi, abbattuto draghi sputafuoco e sconfitto nemici contro cui chiunque avrebbe desistito. Aveva combattuto a mani nude contro i giganti e aveva perso tutti i suoi compagni di battaglia, ma era sopravvissuto. Le ferite subite gli avevano lasciato una pelle dura e resistente come il cuoio del cinturone che tratteneva la sua spada ed il suo animo sembrava una fortezza inespugnabile.
Sembrava invincibile, prima di addentrarsi fra quelle fonde oscure, poi la notte fredda e terribile lo colse e gli spettri mai sepolti del suo passato vennero a fargli visita uno ad uno.
Gli sembrava di morire, solo com'era dinanzi a tutte le sue paure. Il dolore gli lacerava lo spirito come un coltello piantato nel cuore. Sanguinava copioso e piangeva tutte le lacrime che aveva trattenuto per tutto il viaggio, ma gli sembrava che il mattino non dovesse mai arrivare.
Conobbe il Terrore, durante quella notte infinita, la Tristezza, la Frustrazione, la Solitudine, la Gelosia. Vide in faccia il suo Pianto di bambino, di cui pareva essersi dimenticato. La pressione gli saliva fino a fargli scoppiare la testa ed il suo cuore batteva forte e veloce nel suo petto, togliendoli il fiato e negandogli il riposo. Vide il Delirio, pallido e sudato, con gli occhi infiammati che guardavano all'infinito dietro di lui, in quel buio che pareva avvolgerlo come un gelido mantello.
Osservò infine la Rabbia schiantarsi cieca e frantumarsi contro un albero spoglio e duro come la roccia. Fece un passo nella sua direzione, cercando di fermarla, ma fece solo in tempo a sentire le schegge della sua pesante armatura conficcarglisi nella carne ormai stremata.
Non gli rimase nulla, a parte la sua Solitudine, e cadde infine a terra, in preda ad un sonno inquieto.
Sembrava invincibile, prima di addentrarsi fra quelle fonde oscure, poi la notte fredda e terribile lo colse e gli spettri mai sepolti del suo passato vennero a fargli visita uno ad uno.
Gli sembrava di morire, solo com'era dinanzi a tutte le sue paure. Il dolore gli lacerava lo spirito come un coltello piantato nel cuore. Sanguinava copioso e piangeva tutte le lacrime che aveva trattenuto per tutto il viaggio, ma gli sembrava che il mattino non dovesse mai arrivare.
Conobbe il Terrore, durante quella notte infinita, la Tristezza, la Frustrazione, la Solitudine, la Gelosia. Vide in faccia il suo Pianto di bambino, di cui pareva essersi dimenticato. La pressione gli saliva fino a fargli scoppiare la testa ed il suo cuore batteva forte e veloce nel suo petto, togliendoli il fiato e negandogli il riposo. Vide il Delirio, pallido e sudato, con gli occhi infiammati che guardavano all'infinito dietro di lui, in quel buio che pareva avvolgerlo come un gelido mantello.
Osservò infine la Rabbia schiantarsi cieca e frantumarsi contro un albero spoglio e duro come la roccia. Fece un passo nella sua direzione, cercando di fermarla, ma fece solo in tempo a sentire le schegge della sua pesante armatura conficcarglisi nella carne ormai stremata.
Non gli rimase nulla, a parte la sua Solitudine, e cadde infine a terra, in preda ad un sonno inquieto.
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Quando la fine non esiste più
Se c'è una parola che non sono mai riuscito a far entrare nel mio vocabolario mentale, questa è certamente "fine". Una maledetto vocabolo che non ho mai sopportato, il cui solo pensiero mi riempie di una tristezza indescrivibile; quattro lettere in un ordine così definitivo che quasi non oso controbattere. Eppure le cose non dovrebbero andare in questo modo.La fine infatti non esiste, ma ogni evento ha in sé un divenire in quello successivo, ogni singolo attimo che viviamo è già parte di quello che segue. Neppure i film ed i libri, come una bella canzone, finiscono con l'ultima immagine, l'ultima parola o l'ultima nota, ma continuano nella nostra mente assieme alle emozioni che hanno suscitato.
Come si può, dunque, mettere la parola "Fine" ai rapporti umani? Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto muta, e noi cambiamo insieme agli eventi che viviamo giornalmente. Si chiude un capitolo, se ne inizia un altro, ma la storia è la stessa; la nostra storia, la storia del Mondo intero.
Per questo motivo tutte le vicende che viviamo vanno guardate in senso positivo e non dobbiamo avere paura di guardare in faccia al nostro passato, per quanto doloroso esso possa essere. Gli antichi greci e romani pensavano che se un cadavere non fosse stato seppellito, l'anima di quell'individuo avrebbe vagato per l'eternità penando, senza poter raggiungere l'Ade. Personalmente trovo che questo sia esattamente ciò che avviene ad una parte di noi quando non chiarisce il suo passato: il suo pensiero vaga per la nostra mente facendoci soffrire tutto il suo dolore.
Un amore che non supera le difficoltà dello stare insieme, un'amicizia che si rompe, sono tutti eventi assolutamente non casuali e che vanno compresi nella loro più intima essenza, se vogliamo davvero superare la crisi e non ritornare più sugli stessi errori, se il nostro desiderio è sul serio quello di smettere di soffrire. Persino un cessate il fuoco può sfociare in una nuova sanguinosa battaglia, se non si comprendere appieno il motivo che causato le ostilità, se entrambe le parti non si sanno analizzare con senso di verità per cercare di risolvere tutte le divisioni.
Per vivere un domani migliore dobbiamo davvero cogliere in onestà la mutazione degli eventi che hanno portato alla situazione presente e che evolveranno a loro volta in quella futura. Solo così potremo realizzare il nostro vero bene e trovare la serenità tanto sospirata, vivendo la vita con coraggio e senza più nascondere la testa sotto la sabbia di fronte alle bordate degli eventi che tentano di sopraffarci.
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