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LON OF 1000 FACES and other fellows...

Post n°21 pubblicato il 16 Ottobre 2007 da suniz
 
Tag: tesi
Foto di suniz

Oggi ho studiato.

Cioè, non solo oggi, studio tutti i giorni –la tesi non si scrive da sola- eccetto magari i weekend strong, tipo quest’ultimo. Ma oggi, forse perché sono così nervosa e scazzata e un po’ angustiata per i fatti di sabato sera e non mi va di stere ferma a pensarci, ho particolarmente studiato, tant’è che hanno dovuto cacciarmi fuori dalla cinemateca mentre guardavo un film che dovevo vedere.

Questa tesi mi piace. Oggi ho letto un’intervista a Tod Browning, un paio di saggi su Edward Scissorhands e Frankenweenie, insomma su film di Tim Burton, poi due articoli sulla recitazione di Johnny e per finire mi sono guardata la versione parlata di “The Unholy Three”, che è sempre un film di Browning, con Lon Chaney. L’ultimo film di Lon Chaney, per l’esattezza, e l’unico in cui si può sentire la sua voce.

Questi quattro personaggi sono interessantissimi, e diversi, e lontanissimi se si pensa che tra i due diversi periodi in cui lavorano questi artisti c’è uno scarto di settant’anni. Eppure hanno cose in comune più di quanto possa sembrare e soprattutto sono tutti e quattro individui molto particolari.

Il mio preferito, in questo momento è Lon –ormai mi permetto di chiamarlo semplicemente per nome, visto che passiamo le giornate insieme. Sì, conoscendomi sarete stupiti di leggere che non sto facendo la ola per Capitan Sparrow, ma il fatto è che Lon era un tipo straordinario e comincio ad essere seriamente convinta che sia stato il più grande attore della storia del cinema.

Ci sono parecchie cose strane in Lon, tanto che sembra lui stesso il personaggio di una sceneggiatura. I suoi genitori erano entrambi sordomuti, e per questo fin da bambino ha imparato a usare il linguaggio dei segni e ad esprimersi a gesti e sguardi. Quando aveva otto o nove anni sua madre accusò una forma di dolori reumatici piuttosto grave e fu costretta a letto: sorda, muta e immobilizzata. Lon tornava a casa la sera e cercava di spiegarle il mondo di fuori e tutto quello che gli succedeva durante la giornata soltanto con il corpo: da ragazzino era già in grado di padroneggiarsi nell’arte del mimo, e del tutto senza volerlo. Il teatro era quasi una scelta obbligata, una specie di volontà divina.

Si è sposato abbastanza giovane con una cantante, hanno avuto un figlio. Erano alquanto poveri, c’erano le tournées della compagnia, e lui era un po’ stizzoso, sul genere “stai-a-casa-col-bambino-fai-la-madre-e-smettila-di-farti-corteggiare”, erano piuttosto in crisi. Cleva, sua moglie, tentò il suicidio in scena, durante un’esibizione. Fallì ma si rovinò la voce. Lon si è tenuto il bambino e ha deciso che una vita in giro tra i teatri d’America non andava bene per un ragazzo-padre: è stato semplicemente per questo che ha pensato che forse fare la comparsa nei nuovi studios di Hollywood non doveva essere così male, con una paga fissa e un posto di lavoro relativamente stabile, nello stesso posto.

E poi, invece, è saltato fuori che era un genio.

Cioè, non era un raccomandato, era piuttosto brutto per i canoni dell’epoca, era schivo, si dava da fare e lavorava sodo. Sono cose che milioni di persone fanno ogni giorno nel mondo senza che per questo accada qualcosa di particolare, soltanto che Lon Chaney aveva un talento del tutto fuori dal comune.

Io ne ho visti, di suoi film, e ho visto foto, e servizi.

Quell’uomo poteva diventare qualcun altro. Non sto parlando semplicemente di recitare una parte. C’era un qualche tipo di sensibilità al di sotto che gli permetteva di trasformarsi in toto. Per esempio, lui andava in giro a studiare la gente. I comportamenti, le facce, i modi di muoversi, camminava per strada intabarrato per non farsi riconoscere e analizzava gli esseri umani che gli capitavano davanti.

Non rilasciava interviste, quasi mai.

Non frequentava gli ambienti mondani.

Ha avuto una seconda moglie con cui ha condiviso un matrimonio molto felice.

Ha girato alcuni film straordinari, e questo spesso proprio grazie alla qualità delle sue interpretazioni e al suo genio di caratterista.

Lon Chaney iniziò a lavorare a Hollywood nel 1912, se ricordo bene. Gli studios non hanno avuto dipartimenti del trucco e addetti al mestiere fino al 1925, né alla Universal né alla MGM.

Lon aveva una valigetta a scomparti con i suoi trucchi, le matite, i capelli posticci, le vernici, il collodio. Prima del 1925 è stato Quasimodo, il Gobbo d Notre-Dame. E’ stato cieco, nell’Isola del Tesoro, mettendosi la pellicina delle uova, quella sottile e bianca che sta dentro il guscio, sugli occhi. Alcune delle sue maschere sono talmente incredibili da renderlo completamente irriconoscibile, come quella di Erik ne “The Phantom of The Opera” o quelle dei personaggi cinesi. L’Enciclopedia Britannica gli richiese di scrivere un saggio sul trucco: è stato l’autorità massima in quel campo, e un assoluto precursore, ma non solo: tutto il suo modo di muoversi e di compiere qualunque azione era incredibilmente duttile e versatile. Durante la sua carriera ha interpretato personaggi con parti del corpo paralizzate –una volta le gambe, un’altra tutto un lato del corpo- dando l’impressione di soffrire realmente del problema in questione. Aveva un’ostinazione masochistica nel rendere in modo perfettamente autentico i personaggi interpretati. Per “The Penalty” Lon era diventato un criminale con le gambe amputate dal ginocchio in giù; pretese che non vi fossero illusioni dovute agli angoli di ripresa ma indossava una speciale imbargatura che gli teneva le gambe piegate dietro al schiena. Poteva recitare per pochi minuti consecutivi prima di interrompersi e farsi fare un massaggio cardiaco-circolatorio, perché il dolore era troppo forte. Un’altra volta dovette fingersi storpio, malformato: per la parte la produzione voleva ingaggiare un contorsionista professionale, ma Lon riuscì ad avere un’audizione ed ottenne il ruolo.

E’ stato una delle più grandi star del cinema muto.

Ha lavorato con Browning, ed i loro film insieme sono perlopiù strepitosi. Browning ne aveva fatto una specie di musa per il modo in cui poteva calarsi in qualunque ruolo. La leggenda vuole che quando pensò originariamente di girare “Dracula” –il primo Dracula, parlato- avesse immaginato Lon nel doppio ruolo del Conte e di Van Helsing.

Ma Dracula è del 1931.

Troppo tardi.

Dal 1927 inizia l’epopea del cinema sonoro. Nelk 1929 la tecnica si stava pefezionando, e Tod Browning e Lon Chaney pensarono di fare un remake parlato di uno dei loro grandi successi, appunto “The Unholy Three”. Fino a quel momento, si vociferava che Lon Chaney avesse paura di affrontare la prova del sonoro, che non fosse in grado di recitare bene vocalmente o addirittura che fosse muto come i genitori.

Nel 1930, dunque, uscì il primo film parlato del grande Chaney, in un ruolo peraltro impegnativo dal punto di vista vocale: un ventriloquo. Usava almeno tre diversi timbri vocali, gestendoli perfettamente. Aveva una voce calda, profonda, impostata dagli anni di teatro della giovinezza.

Come ho detto, ho visto il film oggi: è straordinario vedere come un attore che da anni era abituatro alla gestualità enfatica e sopra le righe del cinema muto fosse in grado di adattarsi con tanta naturalezza ad una recitazione così controllata e misurata com’è invece quella sonora, talmente realistica da non sfiguarare al paragone con l’Actor’s Studio.

Poche settimane dopo, a quarantasette anni, Lon chaney morì.

Di cancro alla gola.

Appena ebbe il tempo di sfoderare la sua strepitosa voce che le corde vocali decisero che non era il caso di procedere. La vita è buffa.

Tod Browning morì molti anni dopo. Per la stessa malattia.

Non esistono più attori così, oggi. Non dico che siano meno bravi o meno dotati, è tutto solo molto diverso. Nel 1920 c’era solo un uomo e una videocamera, e qualche pezzo di stoffa, parrucche o matite colorate per trasformarsi. Eppure lui era assolutamente credibile.

E’ un peccato che se ne sia andato così presto.

-Fine della lezione-

 

 
 
 
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