Creato da lakeghost il 13/11/2006

Mattone dopo mattone

nei cantieri della reggia del caos

 

Post N°93

Post n°95 pubblicato il 15 Luglio 2011 da lakeghost
 

Come un flauto senza soffio
come uno strumento senza artista
giaccio inerte, senza alcun vibrato
Prego che tu possa infondere il tuo respiro amorevole
aprire e chiudere i varchi senza stridore alcuno
cantare melodia celeste o bruna
muovere chi danza, toccare chi ode
vincere chi resiste, fortificare chi teme
ch’io da solo senza anima viva
sono vicino al nulla pieno di niente.

È dovere mio incidere il legno grezzo dell’anima mia
e permetter’a te d’amarmi nell’azione e nel movimento
senza pianto, senza volere, senza desiderio
come un fiore s’apre alla luce del sole di maggio
e un seno s’appresta a nutrire un vagito affamato.

Se ciò ancora non matura
cercherò prometto orto più fertile di questo
e investir meglio le ricchezze di cui ogni giorno abbonda la terra.

Riposerò i miei strumenti
e mi farò strumento tuo.

 
 
 

Post N°92

Post n°94 pubblicato il 08 Aprile 2011 da lakeghost
 

Sugar Mama, di John Lee Hooker

 
 
 

Post N°91

Post n°93 pubblicato il 11 Marzo 2011 da lakeghost
 

 

Devo mettere la mia barca in acqua. Le ore trascorrono languide sulla riva – povero me!
La primavera è fiorita e ha preso congedo. Io aspetto e indugio portando il peso di futili fiori appassiti. Le onde si sono fatte rumorose e nel viale ombreggiato sulla riva le foglie gialle volteggiano e cadono.
In quale vuoto si perde il tuo sguardo? Non senti un richiamo percorrere l’aria con le note di un canto lontano che giunge dall’altra riva?

da "Gitanjali", di Rabindranath Tagore


 
 
 

Post N°90

Post n°92 pubblicato il 15 Febbraio 2011 da lakeghost
 

Forse la causa è l’influenza crescente, il respiro stoppato dalle adenoidi gonfie di muco, o forse il timore di perdere il lavoro dopo aver battuto uno scontrino da 379 euro per una spesa da 36, aver ignorato il tutto ed essere stato ripreso dalla capa con grande disappunto dopo che aveva chiuso la cassa trovandosi la sorpresa proprio davanti ai suoi occhi increduli. Oddio, è difficile risalire alle cause dall’esamina degli effetti, non è un’avventura semplice, c’è da capirlo.
In ogni caso ieri notte ho volato fino ai confini del tempo, al giorno dei giorni, al grande giudizio. Era una serata cordiale alla periferia di Palermo, il cielo era nero come la disperazione, Orione stava ritto, poggiava i piedi sull’orizzonte e alzava il braccio robusto contro il firmamento. Io stavo proprio indicando la sua posizione, così poetica, dentro la magia del mito, ma le spalle non si vedevano assolutamente. Le stelle erano eccitate, si muovevano senza logica alcuna e Orione ormai sfuggiva completamente. Ma nel mondo fisico le stelle sono lontane, e le nuvole stanno di sicuro più vicine agli uomini, tra il cielo e gli uomini appunto. Nel mondo onirico, invece, le prospettive e le leggi sono sorprendenti. Perché dietro le stelle il cielo si illuminava di bagliori polverosi e rossastri, dei temporali dalle profondità disperse dell’universo. Non passa molto da quando provo a metterli a fuoco a quando il cielo si squarcia d’un gran boato e parte una saetta che si schianta sull’asfalto di quel rettangolo angusto tra due palazzi che la nostra innocente fantasia di bambini aveva soprannominato “parco giochi”.

Il cielo adesso è in fiamme, bruciano i nespoli e le mimose, si sciolgono le inferriate e l’asfalto bolle come acqua in pentola. Sale materiale lavico dappertutto, inghiotte il balcone e scioglie la base degli infissi.

Io adesso non so come va a finire. E non sono così saggio, lo ammetto, per estrinsecare una morale o per carpirne un insegnamento profondo. Quindi, che dire, buona notte a tutti, la notte di un mondo che dorme ancora, come un drago che caccia fumo dalle sue enormi rotonde narici bollenti.

 
 
 

Post N°89

Post n°91 pubblicato il 03 Gennaio 2011 da lakeghost
 

 

E' col cuore annerito e la bocca cucita che ti ascolto mentre singhiozzi, così dolce e decisa nel freddo di quest'umido inverno, attenta che le auto sfrecciandoti accanto non insozzino il tuo elegante cappotto grigio.Sei dolcissima donna, come vorrei essere l'uomo dei tuoi sogni. Vorrei dirti che la realtà è già di per se un grande spettacolo onirico, che un demone ha disegnato perchè noi non ne venissimo a capo, senza almeno aver prima versato dentro litri e litri di salatissime lacrime. Così mi trovo a pensare che come immerso in un febbrile sogno oscuro, con le caviglie legate nella melma, non posso issarmi a mirare il panorama di questo dedalo che è la vita, come scorgere l'orizzonte da queste bassezze? I tuoi sogni non sono come il marmo, e anche il marmo in fine si sgretola, così dovresti pensare che di ciò che ti muove adesso non resterà che un pugno di profumatissima sabbia colorata. Vorrei dirti di non aver paura, perchè il senso è giusto questo, la libertà dalle illusioni. Sei così legata ai tuoi abiti di ogni giorno che non vedi le tarme che ne stanno banchettando festose. Io dentro questi abiti ho soffocato, amore. E ora così nudo non mi riconosci, perchè non riconosci la luce abbagliante di cui ogni uomo è permeato quando agisce nel desiderio di affermare la propria libertà dai sistemi.
Ti saluto, dentro di me si muove un caldo abbraccio col quale, con grande dolore, non potrò salutarti. Dentro di me si muove il coraggio di andare, e la malinconia di scorgerti appena come un piccolo tenerissimo bagliore dorato, di là di questo fiume in piena che ci divide.
Ti saluto, in bocca al lupo, arrivederci.

 
 
 

Post N°88

Post n°90 pubblicato il 17 Ottobre 2010 da lakeghost
 

Stanotte avevo un gran maldistesta. Fondamentalmente, penso, perché ho fatto un volo di qualche metro, non riesco a quantificare, e non conosco le ragioni ma librandomi nell’aria ho assunto una posizione fetale e mi sono schiantato col capo sul cemento. Non vedevo sangue, ma riuscivo a toccare il cranio zigrinato dalla frattura, tutto spostato in qua. Passeggiavo non ricordo con chi sul balcone dello scheletro di un palazzo in costruzione, ho lambito troppo il bordo e sono finito giù. La gravità ci tira anche nel mondo dei sogni. Sempre attratti dal centro della terra. Legati coi piedi nel fango.
- Devo andare in ospedale. Mi sono rotto la testa, vedi il mio cranio?
Non ricordo bene quanto tempo è passato dall’auto diagnosi della frattura scomposta della mia pesantissima testa alla scena in cui mi ritrovavo, con le mani a tenermi insieme le povere ossa del cranio, ad assistere ad una vera e propria scena orgiastica che raccoglieva ahimè persone però scarsamente piacenti. Davanti ad un grotta io stavo inginocchiato, ma dentro invece c’erano tutti quelli con cui lavoro che vestiti solo di lenzuola color ottone si avvicendavano al loro capo per cercare di massaggiargli i testicoli e il pene, ansiosi di farlo eccitare. In un rito che aveva, a dire il vero, tanto di perverso quanto di infantilmente innocente. Cosa c’è di più bambinesco nel compiacere colui che ti parla con autorità?
Io però, in questo strano mondo astrale, e anche in questo strano mondo fisico, posso trarre la medesima conclusione di me stesso. Non mi piace compiacere alcuno. A parte me stesso.
Si potrebbe definire egoismo. Ma trattandosi di me scelgo un termine più dolce. E lo definisco amore incondizionato per la vita.

 
 
 

Post N°87

Post n°89 pubblicato il 16 Settembre 2010 da lakeghost
 

Le luci della città sfavillano incerte e allegre, come ragazzine nel fiore della giovinezza, e gli aerei volano sulle nostre teste e sembrano astronavi aliene che lasciano di corsa questo strano e triste mondo. Dal fango dove affondano le mie radici, pronte a sbocciare in uno splendido fiore purpureo, guardo il cielo coperto dalla notte, e quando tutto appare così distante da me  mi commuovo, e tendo una mano ma non è abbastanza lunga per toccarlo.
Devo ammettere, con merito o colpa, che sono mosso da desideri umani, pensieri di uomo, emozioni e paure da bambino . Ogni istante si affollano dentro la nostra vita tutte le età e tutto ciò che siamo stati che siamo e che un giorno saremo, come il fiore riposa dentro la radice, e come il frutto attende nel sonno dentro il suo fiore. Tutto, irrinunciabilmente, adesso.
Eppure, se penso a ciò che ho avuto e a ciò che non ho più, riguardo il cielo ed è sempre così maledettamente lontano, nonostante io sia ragionevolmente dentro di esso. Già immerso in quello spazio profondo e gelido, già proiettato nei vortici più arditi delle galassie più focose. Eppure, i miei piedi sono ancora coperti di fango. Mi è parso che il cielo abbia promesso l’amore, un’economia dignitosa, e una vita umana. E invece a ben vedere, il cielo non promette nulla, la vita non muove alcuna intenzione e non agisce alcun fine. Come un serpente che striscia per cercare una preda, una logica ferrea, ma per noi è comunque ben troppo alta. Dovrei piangere dalla gioia, sapendo ora che non possiamo attingere dalla fonte alcuna legge scritta valida ora e per sempre, che con robusti mattoni ectoplasmatici non possiamo imbastire grattacieli eterni. Ma devo ammettere, con merito o colpa, che così, nudo, esposto alle raffiche di vento che soffia questa vita selvaggia, si, ho freddo. E temo le tenebre.
Andrò a dormire pensando all’amore, alla vita e alla morte, sono tutte qui, irrinunciabilmente, adesso. Eppure così maledettamente lontane.

 
 
 

Post N°86

Post n°88 pubblicato il 07 Settembre 2010 da lakeghost
 

[…]
Si, e allora non giova, voi dèi della morte!,
se avete preso e tenete saldo l’uomo sconfitto,
se lo avete affossato nella lugubre notte, malvagi,
tentare, supplicare o adirarsi con voi,
o anche abitare in spaventoso esilio,
ascoltando da voi con un sorriso il canto nudo.
Se è così, dimentica la salvezza, e assopisci senza un suono!
Eppure sorge dal tuo petto un tono di speranza,
non puoi ancora, anima mia, ancora non puoi
abituarti, e dentro un sonno di ferro tu sogni.
Non so di feste, ma vorrei coronare la chioma;
forse non sono solo?, ma qualcosa di amico
mi è vicino da lontano, e devo sorridere e stupirmi
di come sia felice anche in mezzo al dolore.

Lume d’amore! Riluci aureo anche presso i morti!
Immagini di tempi luminosi, splendete nella mia notte?
Giardini di dolcezze, monti rossi al tramonto,
siate benvenuti, e voi, silenti sentieri del bosco,
testimoni di felicità celeste, e in alto voi, stelle osservatrici,
che un tempo mi concedeste tante occhiate benefiche!
Anche voi, amorose, belle figlie dei giorni di maggio,
quiete rose, e voi, gigli, ancora adesso vi chiamo!
Le primavere svaniscono, un anno spinge l’altro,
tutto muta e contende, così il tempo infuria,
sopra il capo mortale; ma non di fronte a occhi sereni,
e agli amanti è donata un'altra vita.
Poiché tutti loro, giorni e anni astrali, furono,
Diotima!, in noi nell’intimo eternamente uniti.

Da Lamenti di Menone per Diotima, di Friedrich Holderlin

 

 
 
 

Post N°84

Post n°86 pubblicato il 19 Luglio 2010 da lakeghost
 

La mia anima è asciutta e assetata, disseccata da un torrido vento estivo che soffia dal deserto. Spinge un paio di nuvole bianche dinanzi al sole, che pare essere l'ultimo dell'ultimo giorno del mondo.
Che splendide poesie avremmo scritto delle nostre vite se solo fosse stato così ogni giorno. Ogni luna,
l'ultima d'una fresca notte d'amore, e ogni sole, l'ultimo di un potentissimo e gioioso mattino.
Nel grande fiume in piena che è questa vita, nessun sasso riposa troppo a lungo da sembrare morto, nessuna molecola d'acqua naviga contro corrente. Ho rifiutato categoricamente l'immagine del mio corpo a galleggiare in pace nella corrente. Che cieco sono stato. Come possiamo pensare di conoscere noi stessi se giorno dopo giorno la vita non conosce pause? Ciò che possiamo sapere di noi stessi è la nostra implacabile e imperitura trasformazione. Il sonno e la dolce morte, il risveglio e un nuovo bambino che nasce pronto a suonare un felicissimo vagito che scuote le
fondamenta della terra. Tutte le volte che ho aperto gli occhi, ho aperto gli occhi di un cadavere. Tutte le volte che ho guardato una donna svegliarsi al mio fianco non l'ho salutata col caldo benvenuto che avrebbe meritato. Mio Dio, come sei bella. Chi sei, amore mio?
E ora, mi pare di capire con un certo scandalo, che tutte le volte che mi sono riconosciuto allo specchio, ho
contemplato un corpo senza vita. Tutte le volte che mi sono riconosciuto allo specchio ha vinto su di me la
maledettissima paura della vita.

 
 
 

Post N°83

Post n°85 pubblicato il 17 Luglio 2010 da lakeghost
 

Il Tempo, tratto da "Così lontano, così vicino", di Wim Wenders

 

 
 
 

Post N°82

Post n°84 pubblicato il 04 Luglio 2010 da lakeghost
 

Un passo dopo l'altro, finalmente possiamo a ragione bagnacri del buio della nostra camera, lì dove il Padre troverà tempo d'ascoltarci, noi e le nostre preghiere. Ne abbiamo spese troppe, sguinzagliate nel mondo, e dirette ai ladri di pensieri, parole e sentimenti. Ma il tempo delle parole si corcia sempre di più, e tante sbiancano tutti i loro significati, perdono la coltre delle loro illusioni e muiono come le foglie d'un coloratissimo autunno.
Siamo finalmente soli. Ma in quella solitudine abitata, che forse, così spaventati dalle nostre grandi responsabilità, non riusciamo ad amare. E invece obbiamo amare la nosrta solitudine. Cosicchè, quando i fantasmi del nostro passato vorranno venderci i loro giochi, noi potremmo anche ringraziarli e far loro cenno di passar oltre.
Se il mondo non è la nostra casa, non creiamo il mondo dentro la nostra casa. Se la nostra casa agli occhi del mondo è vuota, sarà piena di vita.
Nessuno canta come la dolce melodia del vento, niente corre delicata e leggera come l'acqua o si erge senza prepotenza nè ardore come una verde collina.
E tutto, incredibilmente, canta, scorre e sale nel buio della nostra camera.

 
 
 

Post N°81

Post n°82 pubblicato il 31 Maggio 2010 da lakeghost
 

 
 
 

Post N°80

Post n°81 pubblicato il 20 Maggio 2010 da lakeghost
 

Il sole sta proiettando gli ultimi raggi dorati sulla terra bruna, un vento fresco saluta il passaggio di queste nuvole grandi e rosse come spiriti indigeni.

In questo tempo, mi chiedo come di fronte a tanta bellezza il mio cuore possa essere insidiato dalla monotonia e dall'ignoranza. La mia anima è come un calderone di scorie dei secoli, che fermentano concetti, ideaologie, valori e pensieri che non mi appartengono, e che affollano un vasto buio di desolazione.
Questo circo di animali selvaggi vuole resistere al fiume della vita e alla sua piena. E' la paura di chi non vuole dissolversi nell'esistenza, di chi ha paura di annegare, e sparire negli abissi.

 

 
 
 

Post N° 79

Post n°80 pubblicato il 15 Febbraio 2010 da lakeghost

"Domanda: Francamente a me non interessa qualcosa che è semplicemente un pochino di più della stessa cosa.
Krishnamurti: Adesso che cosa mi sta chiedendo? Sta chiedendo come uscire dall'ottusa e grigia monotonia della vita
verso una dimensione completamente diversa?
Domanda: Si. la vera bellezza dev'essere qualcosa di diverso dalla bellezza del poeta, dell'artista, del giovane,
della mente vigile, anche se non voglio affatto sminuirla.
Krishnamurti: E' veramente questo che lei sta cercando? E' veramente questo che lei vuole? Se è così, deve accadere
la rivoluzione totale del suo essere. E' questo che lei vuole? Vuole una rivoluzione che sconvolga tutti i suoi concetti, i suoi valori, la sua moralità, la sua rispettabilità, le sue conoscenze, che la sconvolga in modo tale da ridurla all'annientamento assoluto, alla perdita di qualsiasi carattere, così da non essere più un uomo che cerca, che giudica, che è aggressivo o che forse non lo è; così da diventare completamente vuoto da qualsiasi cosa che non sia se stesso? Questo vuoto è la bellezza con la sua suprema austerità, dove non esiste una sola scintilla di asprezza o di affermazione aggressiva.
Significa aprire un varco; è questo che lei sta cercando?"

 
 
 

Post N° 78

Post n°79 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da lakeghost

Gesù disse a Nicodemo "Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce ma non sai di dove viene e dove va. Così è dunque chi è nato dallo spirirto ."
Replicò Nicodemo "Come può accadere questo?"
Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto."

Se oggi tutti gli uomini parlassero di quel che sanno e testimoniassero ciò che hanno veramente veduto, avremmo un lunghissimo silenzio di pace. Dopo, la prima e forse l'unica parola pronunciata all'unisino sarebbe: Ti Amo.

 
 
 

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